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Juliet Berto: "Bisogna tenere a mente il colore della propria ferita per farlo risplendere al sole"

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« NovembreTornando a casa... »

Scrittore

Post n°2002 pubblicato il 20 Novembre 2014 da ossimora
 

L' inizio  ( dimenticare incipit...) di "Verderame" di Michele Mari ( Einaudi) , ancora una volta copiato e riscritto con foga neo amanuense alla faccia del copia incolla...



Dimidiata da un colpo preciso di vanga , la lumaca si contorceva ancora un attimo : poi stava.Tutto il vischioso lucore le rimaneva dietro ,perché la scissione presentava una superficie asciutta e compatta che il colore viola – marrone  assimilava al taglio di una bresaola in miniatura. 

Dunque della sua bavosa vergogna l’animale si  doveva liberare in continuazione per rimanere puro nell’intimo suo  ,e a questa nobile pena era premio la metamorfosi dell’immonda deiezione in splendida scaglia iridescente .

Corrugato da solchi paralleli e regolari , il tegumento esterno era di un rossiccio che teneva del boleto ; ciò che distingueva il nostro mollusco come lumaca rossa ovvero lumaca francese; più tozza e più chiara delle nostrali ,con una sagoma più vicina alla balena che al serpente ,e corna più corte e meno facili alla protrusione.

-Puàh!- fece il villano sputando sopra il cadaverino ma mancandolo di qualche centimetro.Poi ritrasse la vanga e ne passò la lama fra due dita , come a nettarla di una poltiglia che esisteva solo nella sua testa . 

–Lumàgh frances!-e nuovamente esplose un bolo di saliva che come il precedente scaracchio nessuna benedizione avrebbe trasformato in madreperla .- Lumàgh schifus vacaboia ! – e finalmente si allontanava .



 
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