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« Avvocaticchiovattiamoci »

le stronzate di Lady Ignoranza dei miracolati

Post n°1681 pubblicato il 10 Marzo 2010 da ossimora
 

« La stronzata è un nemico della verità più grande della menzogna»

Il Ministro Gelmini è intervenuto di nuovo sulla vicenda della sanatoria delle liste elettorali del suo partito criticando una dichiarazione di Romano Prodi nella quale, a causa del decreto salva-liste, si definiva senza parole, impaurito e amareggiato. La Gelmini risponde a Prodi con la seguente dichiarazione "

Oggi anche Romano Prodi è intervenuto nella campagna a base di falsità che la sinistra sta conducendo contro il decreto del governo che garantisce la libertà di voto per i cittadini.

 Non accettiamo lezioni da chi, nel 2006, vinse a stento le elezioni, prevalendo per poche decine di migliaia di voti, al termine di uno spoglio molto dubbio su cui gravano molte ombre, durante una nottata che presentò un’evoluzione dei dati elettorali molto sospetta, dando poi al Paese un esecutivo traballante e incapace di prendere qualsiasi decisione. L’ex-premier oggi manifesta "paura" e "preoccupazione" ma, prima di impartire lezioni ad altri, forse lui e le forze politiche che, per due volte, l’hanno dapprima sostenuto e poi rovesciato, dovrebbero ricordare@ le circostanze che li hanno mandati al governo"

Come è noto nel 2006 la coalizione di centrodestra contestò l’esito del voto senza tuttavia mai esibire prove che giustificassero così gravi affermazioni. Ci furono comunque indagini, controlli e riconteggi dei voti e tutto si concluse, senza ulteriori contestazioni, con la conferma dei risultati. Prodi quindi, avendo vinto regolarmente le elezioni e governato in pieno diritto, è pienamente autorizzato a esprimere un dissenso nei confronti di un decreto che considera lesivo delle norme che presiedono le competizioni elettorali. Non si capisce davvero perché il Ministro Gelmini lo inviti a tacere per indegnità. Ancor più grave poi sono le affermazioni circa uno "spoglio molto dubbio su cui gravano molte ombre, durante una nottata che presentò un’evoluzione dei dati elettorali molto sospetta". Non si dice un Ministro, ma un normale cittadino se ha degli elementi per provare simili affermazioni li presenta alle autorità competenti, altrimenti rischia di essere considerato un calunniatore.

Fin qui la polemica politica, ma se analizziamo la tecnica comunicativa utilizzata dal Ministro è possibile definire tecnicamente le sue affermazioni come "stronzate", dall’inglese "bullshit". Harry G. Frankfurt, eminente filosofo statunitense, ha dedicato a questo concetto un interessante saggio pubblicato anche in Italia con il titolo appunto di "Stronzate". Secondo l’autore uno dei tratti salienti della nostra cultura è la quantità di bullshit in circolazione, intese non solo come deliberate false rappresentazioni della realtà – in questo coincidono con le menzogne - ma più precisamente come affermazioni formulate senza alcun legame con un interesse per la verità. L’indifferenza per come stanno davvero le cose è essenziale per la definizione di stronzate. L’essenza delle stronzate non sta infatti nell’essere false, ma nell’essere finte. Ciò che muove chi racconta stronzate prescinde dalla considerazione di come stanno davvero le cose di cui parla. Il suo interesse è un altro, non è rivolto ai fatti, non si preoccupa che le cose che dice descrivano correttamente la realtà, ma le sceglie, o le inventa, perché si adattino al suo scopo. A ben pensarci il berlusconismo è un fenomeno politico fortemente caratterizzato da queste tecniche comunicative in gran parte costituite da balle ripetute ad oltranza.

Un esempio che ha recentemente colpito i commentatori è quello della giovane esponente del Partito della Libertà Francesca Pascale, consigliere provinciale a Napoli dopo una carriera in televisioni locali, che in una trasmissione televisiva ha accusato esplicitamente Rosa Russo Jervolino di avere compiuto brogli alle elezioni comunali di Napoli. Durante la trasmissione l’accusa della Pascale non ha avuto praticamente alcun effettivo contraddittorio e, per la cronaca, la Jervolino ha sporto querela e chissà quando arriverà la sentenza. Intanto la Pascale ha però ottenuto il suo scopo, tanti telespettatori pensano o hanno il sospetto che la Jervolino abbia fatto brogli (fatto inesistente anche per la Pascale che non ha mai fatto denunce o portato prove) e si diffonde l’idea che in fondo i politici sono tutti uguali, tutti rubano e tutti fanno brogli, con evidente guadagno politico per la destra al governo, in particolare in questo momento in cui su questi argomenti è sotto pressione dell’opinione pubblica. Al pari della Pascale, nota anche per una sua performance televisiva in cui quattro ragazze in costume cantano "Se abbassi la mutanda si alza l'auditelle", il Ministro Gelmini reinventa la bufala delle elezioni truccate da Prodi, vero o falsa che sia non è un problema per lei rilevante, il suo obiettivo è di attenuare e rendere così accettabile la grave violazione delle regole elettorali posta in essere dal decreto varato dal suo governo.

D’altra parte il Ministro Gelmini ci sta abituando a questo stile comunicativo, ricordiamo la riforma epocale, i tagli che innalzano la qualità della scuola, i grembiulini per dare serietà alla scuola, il maestro unico per rinnovare la scuola elementare, il sessantotto che ha rovinato la scuola, l’aumento delle bocciature come ritorno alla serietà degli studi, l’apprendistato per combattere la dispersione scolastica … tutta una serie di "bullshit" scelte apposta per dare una visione del suo operato accettabile all’opinione pubblica tradizionalista (molto consistente sulle tematiche scolastiche) e per coprire provvedimenti sostanzialmente dettati dalla logica del contenimento della spesa.

Nel suo ultimo articolo Federico Niccoli ha già messo in luce l’incongruenza di un Ministro dell’Istruzione che "racconta al popolo la favola delle interferenze (sic!) dei giudici ai danni del PDL con una strana inversione nella declinazione delle responsabilità dei vari protagonisti". È forse il caso di rammentare al Ministro che il modo in cui esercita la sua eminente funzione ha notevole influenza sul mondo della scuola, costituito da giovani in apprendimento e da insegnanti, la cui professione si basa sulla convinzione che la realtà possa essere conosciuta e che i giudizi e le valutazioni, quali essi siano, debbano basarsi sulla conoscenza della realtà.

In altri tempi mai sarebbe venuto in mente a ministri dell’istruzione quali Berlinguer, De Mauro, Franca Falcucci o Giovanni Galloni, figure di indubbia statura politica e morale, di esorbitare così vistosamente dal proprio ruolo di servitori dello Stato lasciandosi andare ad affermazioni di carattere politico-partitico apertamente faziose. Per due motivi, sostanziali. Il primo è che un settore chiave come quello della Pubblica Istruzione è sempre stato considerato patrimonio di tutti, della Nazione. La scuola come istituzione al di sopra delle parti e servizio pubblico di interesse generale. Non a caso si tendeva a ricercare il massimo consenso, a partire dal confronto con il mondo della scuola e le sue organizzazioni. Altro senso dello Stato e delle istituzioni. Il secondo è che proprio nel settore della ricerca, della conoscenza e del sapere si ricercava la massima obiettività dando ampio spazio al pluralismo delle idee e alle diverse componenti culturali. Ma erano altri tempi. E’ sin troppo evidente quanto siamo caduti in basso.

Invitiamo pertanto il Ministro Gelmini a desistere citando gli effetti del persistere nel raccontare stronzate descritti da Frankfurt: "A causa di un eccessivo indulgere a quest’ultima attività, che implica fare asserzioni senza prestare attenzione ad alcunché, tranne a ciò che fa comodo al proprio discorso, la normale abitudine di badare a come stanno le cose può attenuarsi o perdersi".

Fabrizio Dacrema e Gianni Gandola

 
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