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Juliet Berto: "Bisogna tenere a mente il colore della propria ferita per farlo risplendere al sole"

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Messaggi di Settembre 2009

 

Videocracy

Post n°1551 pubblicato il 05 Settembre 2009 da ossimora
 
Tag: Utility

Silviocracy

BARBACETTO

locandina "Videocracy"


Uscita in sala: 04/09/2009

Regia: Erik Gandini
Anno di produzione: 2009
Durata: 85'
Tipologia: documentario
Genere: sociale
Paese: Svezia
Produzione: Atmo AB, Zentropa Entertainment, SVT; in collaborazione con BBC4 Storyville, Danish Broadcasting Corporation, YLE Coproductions
Formato di ripresa: S16mm e HDV
Formato di proiezione: 35mm, colore
Ufficio Stampa: Publicity Manager Atmo / Fandango Press Office
Vendite Estere: Nordisk Film International Sales
Titolo originale: Videocracy
Altri titoli: Videocrazia - Videokrati - Italia Anno Zero - Italy Year Zero

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Sinossi: Erik Gandini vive in Svezia ma è nato e cresciuto in Italia. Con Videocracy, torna nel suo paese d’origine, per raccontare dall’interno le conseguenze di un esperimento televisivo che gli italiani subiscono da trenta anni. E riesce a ottenere l’accesso esclusivo alle sfere più potenti, rivelando una storia significativa, derivata dalla spaventosa realtà della televisione italiana, un paese in cui il passaggio da showgirl a Ministro per le Pari Opportunità è puramente naturale.

 
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Benigni in festa

Post n°1550 pubblicato il 04 Settembre 2009 da ossimora
 

«Silvio perchè non mi inviti alle orge, tutti ignudi, chi fa l'amore con le bambole gonfiabili, chi con le pecore.Silvio ci sono i disoccupati dagli qualche escort anche a loro».

Il premio Oscar Roberto Benigni scherza così dal palco della festa del Pd.

 «L'Italia - dice Benigni - è piena di farfalline e di tartarughine. Se ne è occupato anche Superquark.

Clinton negava e invece a

Berlusconi gli piace farlo sapere.

E poi diciamo la verità: le fa diventare assessori, non dico ministre... ma alla fine le paghiamo noi, almeno le pagasse lui».

 Benigni ripete di invidiare le capacità amatorie del presidente del Consiglio: «Non è Superman è Hulk... secondo me ce l'ha verde. Alla storia è passato Carlo Magno, Berlusconi vuole passare alla storia come Berlusconi il trombatore».

 Capacità che non trova uguali nei leader della sinistra: «Veltroni è famoso... la prostituta con lui è durata 3 minuti compreso la doccia».

FELTRI - «Berlusconi si è un pò incattivito, ha venduto Kakà e ha comprato Feltri.

 Costa di meno, ma sulle punizioni non sbaglia.

Pubblica le veline? Beh, è un pò un vizio di famiglia...».

Benigni è un fiume in piena sugli ultimi spunti di attualità. «Boffo - afferma Benigni tra gli applausi della platea - si è dimesso, Feltri non se ne è andato e ne ha di veline: su Bersani e Franceschini dice che hanno gli scheletri nell'armadio e tutti e due hanno chiamato Fassino: 'a Piero la devi smettere di venire a casa mia».

 Benigni scherza anche sulla libertà di stampa. «Non è vero che non c'è libertà di stampa. Oggi Berlusconi ha dettato all'ANSA: 'In Italia c'è la libertà di stampà e ha obbligato tutti i giornali a pubblicarla domani».

E sulla querela a Repubblica aggiunge: «Ha detto che avrebbe risposto ad altre domande tipo:

'Come stai?'

Ecco a quelle avrebbe risposto».

Notte.

 
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Mattanza

Post n°1549 pubblicato il 03 Settembre 2009 da ossimora
 

Chiamiamo le cose col loro nome: oggi nella scuola italiana è in atto il più grande licenziamento di massa della storia della nostra Repubblica. È un fatto storico, drammatico, ma ben pochi organi di informazione ne parlano. Gelmini ha parlato di 150 mila lavoratori in meno in tre anni: se fossero lavoratori della Fiat o dell'Alitalia scoppierebbe una mezza rivoluzione, ma visto che a licenziare è lo Stato e licenzia docenti, tutto, inquietantemente, tace. Prima di ogni elezione ogni politico ci ricorda che occorre investire di più nei giovani e nella formazione perché sono il nostro futuro.
Ma oggi il nostro Paese è noncurante del futuro grigio che l'attende ed è appiattito su un presente manipolato quotidianamente da un'informazione governativa di parte che condiziona pesantemente ogni settore dell'opinione e della vita pubblica.
Scuola compresa.
Il licenziamento di massa colpisce soprattutto i precari, la cosiddetta plebe indocent.
Alcuni occupano le sedi degli ex uffici scolastici provinciali, gli ex provveditorati agli studi. Altri si raccolgono in sit-in.
Altri fanno lo sciopero della fame
. Altri ancora, ben 15.000, patrocinati dall'Anief - l'Associazione nazionale insegnanti ed educatori in formazione -, hanno ottenuto dal Tar Lazio l'inserimento in graduatoria «a pettine» (cioè, in base al punteggio) e non «in coda», come preteso dalla Lega. Per il momento il ministero ha dato indicazioni di ignorare la sentenza in attesa che il Consiglio di Stato confermi o meno quanto già stabilito dal Tar: se dovesse dargli ragione, si dovranno ripetere le nomine a anno scolastico iniziato, creando ulteriore caos nelle aule.
I tagli agli organici del personale previsti in questo primo anno sono 42mila e 500 tra insegnanti e 15 mila tra il personale ausiliario. E questo sarebbero solo l'inizio di un «virtuoso» triennio. Saranno almeno 16 mila i supplenti di scuola media e superiore che non troveranno più la cattedra. A loro occorre sommare i colleghi della scuola elementare, appiedati dallo smantellamento del «modulo». E almeno 10 mila Ata che, dopo anni di supplenza e l'aspettativa di entrare di ruolo, si ritrovano di punto in bianco disoccupati.
E' facile prevedere che nei prossimi giorni, quando si svolgeranno le convocazioni per l'assegnazione delle supplenze, la protesta si estenderà a macchia d'olio: solo allora, infatti, tutti avranno l'esatta percezione di quanti di loro resteranno senza lavoro.

E al Sud ci si accorgerà improvvisamente di trovarsi in una vera e propria emergenza sociale: tanto è vero che, dopo aver brandito la scure, ora anche Tremonti parla timidamente di cassa-integrazione per i docenti..
Gelmini, annunciando nei giorni scorsi le novità sul reclutamento e la formazione dei nuovi insegnanti, che in buona parte possiamo anche condividere, è come le maestrine della penna rossa di una volta: fa un bel segno su quello che c'era prima, strappa la pagina, tutto da rifare, senza preoccuparsi di chi rimarrà senza lavoro. Ma c'è di più: vieta protestare. Perché, per esempio, «ogni dirigente scolastico, a qualunque parte politica appartenga, è tenuto al dovere di lealtà verso lo Stato e al necessario riserbo nelle sue esternazioni». Parola dell'onorevole Garagnani (Pdl). Ma la pensa così anche il direttore scolastico regionale dell'Emilia Romagna: non ritiene che una preside, Daniela Turci, consigliere comunale a Bologna, possa criticare le politiche della Gelmini.

Questa è la regola non scritta della Gelmini: siate ubbidienti e servili.

 L'ideologia pericolosa del Governo-Azienda si riproduce nella Scuola-Azienda.

Non ti licenzio, osi protestare?

 La concezione della democrazia e del rapporto fra i funzionari dello Stato e loro dirigenti è sempre più preoccupante. Chi è dipendente dello Stato non potrebbe esprimersi criticamente e pubblicamente su come i superiori operano per quel «bene comune» che è sempre meno bene e sempre meno «comune». Per quanto tempo ancora i direttori generali, regionali, provinciali, e pure tantissimi presidi tenteranno di tenere chiuso il coperchio d'una pentola che, ora per ora, borbotta sempre più? Nessuno si accorge che stiamo arrivando a larghe falcate alla fascistizzazione della Scuola?
Giuseppe Caliceti

SOlidarietà con i colleghi di Palermo in Sciopero della fame

 
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Faccia di feccia

Post n°1548 pubblicato il 02 Settembre 2009 da ossimora
 

I casi sono due: o il curatore dell'immagine di Silvio Berlusconi è in ferie, o è stato segretamente licenziato e sostituito da Vittorio Feltri. ( ...detto pure LITTORIO Feltri...)

Di certo dev'esserci una mente feroce e raffinata dietro quanto è accaduto ieri.

Come ci racconta Umberto De Giovannangeli, il nostro presidente del Consiglio è andato a Tripoli per festeggiare con l'amico Gheddafi il primo anniversario dell'onerosissimo accordo italo-libico, si è beato tra le ovazioni a comando dei sudditi del colonnello, ha ricambiato l'omaggio con una spettacolare, costosa e anche imbarazzante esibizione delle Frecce tricolori.


Tutto questo mentre un gommone con a bordo settantacinque migranti somali (tra i quali quindici donne e tre minorenni), superate le acque maltesi grazie all'ormai consueta collaborazione della locale marina militare, entrava nel mare nostrum e veniva intercettato da un pattugliatore della Guardia di Finanza che provvedeva a scortarlo verso le coste della Libia. Per la cronaca, solo uno dei passeggeri ha evitato il «respingimento» perché, avendo avuto la fortuna di fratturarsi le costole, è stato ritenuto inidoneo a una permanenza in un lager e ricoverato in un nostro ospedale.


Si trattava, cioè, di persone che fuggivano da uno dei paesi più disgraziati del mondo

 (una nostra ex colonia, tra l'altro, proprio come la Libia) e che se solo avessero potuto presentare la domanda avrebbero avuto l'asilo politico o la protezione umanitaria.

 E si sarebbero salvati la vita.
È probabile che, distratto dallo studio delle biografie dei suoi avversari, il nostro premier si sia scordato di aver nominato a un incarico importante come il ministero degli Esteri
tale Franco Frattini il quale, travolto dall'imbarazzo e speriamo anche dalla vergogna per l'ultima strage di migranti, una settimana fa aveva lanciato un appello perché tutti i paesi dell'Unione si facciano carico del problema dei rifugiati politici.
Ed ecco come diamo l'esempio: arriva una barca di rifugiati politici nelle nostre acque territoriali, cioè a casa nostra, e noi la spediamo indietro impedendo la presentazione della domanda. E così, come già un altro migliaio di migranti che negli ultimi mesi avevano creduto di trovare aiuto in Italia, i settantacinque somali saranno sistemati in uno dei lager dell'amico del nostro premier. Il quale - dopo aver detto «ci vuole rigore» - si è guardato bene dal pronunciare davanti a Gheddafi altre quattro paroline che avrebbero dato senso, credibilità e dignità alle prime tre:

 «Rispetto dei diritti umani».

DA "filo rosso" di Giovanni Maria Bellu

 
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Pattume

Post n°1547 pubblicato il 01 Settembre 2009 da ossimora
 

Roma!!!?

Il nuovo rifiuto amministratore delegato della società Ama che si occupa dei rifiuti a Roma

è   Stefano Andrini.

Perché il sindaco Alemanno ha scelto proprio lui?

Evidentemente per il suo curriculum: una condanna a 4 anni e otto mesi per tentato omicidio, una militanza ventennale tra i naziskin romani, una aggressione (in compagnia di suo fratello) a colpi di spranga ai danni di due ragazzi finiti in ospedale e in coma, la convinta celebrazione nella città di Wunsiedel del delfino di Hitler Rudolf Hess, ecc...

E il Fogliaccio del capo ...lo difende ;

la solita sinistra pretestuosa ...come no!

 
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