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Poltronissime! Dalla Palombelli a Mimun ecco il "nuovo" cambio di poltrone.

Post n°9 pubblicato il 04 Luglio 2007 da ossservatore
 

In questi giorni una serie di cambi di “poltrona” sta scuotendo il mondo dell'informazione e della comunicazione in Italia.
Con attenzione e costanza cercherò di seguire e di riportare “chi va dove” e, soprattutto, ad occuparsi di cosa, ripercorrendo le vie della rete con i link alle notizie pubblicate online sul «personaggio» di interesse.
Chiunque volesse aiutarmi in questa raccolta di informazioni e notizie è assolutamente benvenuto.
Oggi mi è balzato all’occhio i cambi di poltrona di Barbara Palombelli, giornalista del Tg5; Giulio Anselmi, direttore della Stampa; Massimo Donelli di Canale 5 e il futuro "impiego" di Clemente Mimun.
Barbara Palombelli. Ha firmato un contratto con il Tg5 e la sua collaborazione inizierà il primo ottobre. Lo rende noto Mediaset in un comunicato, in cui "si complimenta con il direttore Carlo Rossella per l'eccellente scelta". La giornalista, moglie del vicepremier e leader della Margherita Francesco Rutelli, avrebbe dovuto condurre uno spazio a "Domenica in" su Raiuno, a cui ha però rinunciato in seguito alle polemiche scaturite da più parti politiche al suo approdo sulla rete ammiraglia della Rai.
Giulio Anselmi. Giorni felici per il direttore della Stampa. Il quotidiano del Gruppo Fiat (‘dopo otto anni di segni meno') registra un trend positivo nelle diffusioni, porta in edicola un'edizione rinnovata e potenzia l'online, in attesa del debutto con il full color. Non solo, Giulio Anselmi continua a restare il candidato più accreditato alla successione sulla poltrona di direttore del Corriere della Sera, oggi di Paolo Mieli.
Massimo Donelli. Dalla direzione del settimanale mondadoriano Sorrisi e Canzoni Tv (dove arriva l'ottimo Umberto Brindani) passa a quella di Canale 5. A Donelli il compito di contribuire a risollevare gli ascolti dell'ammiraglia di Cologno Monzese, nella passata stagione battuta da RaiUno sia nel prime time che nella giornata.
Clemente Mimun, attuale direttore delle Tribune e servizi parlamentari, la testata della Rai che si occupa dei lavori parlamentari, ed ex direttore del Tg1, è in procinto di lasciare la tv pubblica, per approdare alla direzione del Tg5 di Mediaset. Secondo le ultime indicazioni provenienti da viale

Mazzini, l'ufficializzazione dell'addio alla Tsp, dovrebbe venire domani, sabato 30 giugno.
Di questo passaggio alla guida del Tg 'ammiraglia' di Mediaset si parla da molto tempo, e solo i tempi erano ancora incerti. Mimun ha visto ieri in due incontri separati, i presidenti del Senato, Franco Marini, e della Camera, Fausto Bertinotti. Due visite di cortesia, che hanno avuto già dei precedenti, ma che qualcuno ha letto come un 'saluto' ai due presidenti delle Camere, visto l'ultimo incarico di Mimun in Rai.

Mimun prendera' il posto di Carlo Rossella, destinato a diventare presidente di Medusa Film, la societa' di produzione e distribuzione cinematografica del gruppo Fininvest che starebbe per passare sotto il diretto controllo di Mediaset.

 
 
 

In Costa Azzurra nasce un settimanale per italiani

Post n°8 pubblicato il 29 Giugno 2007 da ossservatore
 

Ogni anno sono 1,2 milioni i nostri connazionali che visitano la Costa Azzurra.
Quest'anno ci sono stato anche io per un week-end.
Ho scoperto che è nato da poco il settimanale “7 Giorni”.

L'iniziativa è di 'Nice Matin', terzo quotidiano della Francia, che vuole offrire ogni giovedì, al prezzo di un euro, un giornale di trentadue pagine che segnala gli avvenimenti da non perdere offrendo al tempo stesso utili indicazioni pratiche. La direzione del giornale, che si occupa di attualità, spettacoli, mostre, moda, cucina e turismo, è stato affidato a Giovanni Serafini, corrispondente a Parigi del gruppo Poligrafici ed ex direttore del quotidiano 'France Soir'.

La nuova pubblicazione aspira a 60.000 lettori italiani, una stima prudente se si tiene conto che ogni anno sono 1,2 milioni gli italiani che visitano la Costa Azzurra.
Il giornale sarà disponibile tutto l'anno sulla Costa Azzurra e anche nelle città italiane vicine alla frontiera.

 
 
 

Chiude il Chelsea hotel "la casa degli artisti"

Post n°7 pubblicato il 29 Giugno 2007 da ossservatore
 
Foto di ossservatore

Cala il sipario sullo storico Chelsea Hotel di New York, l'albergo cult simbolo della vita culturale internazionale. Dopo quasi 60 anni il Chelsea l'hotel cambia di mano, e diventa albergo di lusso.
Io l'ho visitato nel dicembre del 2001. Ero in vacanza a New York ed entrando nella hall ti accorgi subito che si respira un'aria magica.
Fino a oggi, e per sessant'anni, l'edificio nel quale hanno vissuto le stelle della corte di Andy Warhol - Edie Sedgwick, Viva, Ultra Violet, Candy Darling - immortalate dal padre della pop art nel film Chelsea Girls del 1966, era stato gestito dai membri della famiglia Bard. Pronti a far credito a tutti in cambio di un pizzico di creatività. Adesso, i Bard sono stati messi da parte dal consiglio di amministrazione, che ha affidato il timone dell'hotel a un team reduce dalle ristrutturazioni di tre alberghi extralusso di Manhattan, il Chambers, il Maritime e il Bowery Hotel: alberghi di divi, modelle e stilisti, personaggi dal cachet ben diverso dagli artisti che oggi, in forma di fantasma, popolano le stanze del Chelsea.
La decisione di rimpiazzare Stanley Bard, 73 anni, e suo figlio David, 41, con un nuovo management ha provocato allarme tra gli artisti.
Un passato prestigioso, quello dell'albergo, e un posto d'onore nella storia della cultura. Costruito nel 1883 con dodici piani di appartamenti per 40 famiglie (la prima coop di Manhattan), restò fino al 1902 l'edificio più alto di New York. Nel 1905 divenne hotel per clienti a lungo termine. Nel corso della sua lunga vita ci hanno abitato, o sono comunque passati di lì, Mark Twain e O. Henry, Jack Kerouac e Arthur Miller (che ci scrisse After the Fall), Jean Paul Sartre e Simone de Beauvoir, Tom Wolfe e Gore Vidal, Patti Smith che divise una stanza con Robert Mapplethorpe.
E quei locali sono stati anche fonte di ispirazione per tante canzoni, dalle quali sono stati immortalati: Chelsea Morning di Joni Mitchell (che indirettamente ha dato il nome a Chelsea Clinton), Third Week in the Chelsea dei Jefferson Airplane, Like a Drug I Never Did Before di Joey Ramone.
Resta il ricordo di quello che, come scrive The International Herald Tribune, "è stato una specie di Torre di Babele della creatività e delle cattive abitudini e che alcuni dei cervelli più sballati e autodistruttivi del mondo, almeno una volta, hanno chiamato 'casa'".

 
 
 

A Napoli politica a punti come al supermercato

Post n°6 pubblicato il 29 Giugno 2007 da ossservatore
 

Un cronista de "Il Mattino" scopre in Consiglio regionale tre foglietti

Sono schemi in cui le poltrone vengono "quantificate" per stipendio,
voti e potere

A Napoli politica a punti come al supermercato

A ogni posizione corrisponde un punteggio, ogni partito del
centrosinistra ha diritto a un certo numero di punti in base al
proprio peso elettorale


MARGHERITA: punti spesi 33,1, punti residui 19,3. Democratici di sinistra:
punti spesi 28,2, punti residui 22,2. Oggi si fidelizza su tutto. Prima erano
solo i supermercati oggi anche la politica ha scelto di fidelizzare.
Come? Molto semplice con i punti!

In base ai punti accumulati ricevi una presidenza o una commissione.

Un attento cronista de "Il Mattino", passeggiando nei corridoi del consiglio
regionale della Campania, ha raccolto tre foglietti sui quali era sistemata la
griglia delle poltrone spartite, e quelle da spartite. Era segnalata secondo
un punteggio prefissato la fame di ciascun gruppo politico. Ciò che aveva
ottenuto, ciò che poteva ancora ottenere.
Ecco il manuale:



Chi, ad esempio, preferisce la sinistra, anche l’estrema sinistra, può
scegliere di guidare la Commissione per il lavoro: pochi punti (1,5) ma
molto onore.
Vero, in alcuni ruoli di guida non si prevede compenso.
Essendo la quantità di moneta ricevuta un indice che fa aumentare e anche
di parecchio il punteggio, alcune funzioni da svolgere gratis sono individuate
negli ultimi posti in classifica. La Consulta per l'immigrazione (l'altra per la
Pace, la terza per la Cooperazione) valgono zero euro. Sono dunque destinate
alla minoranza.

Un vero partito di governo vuole di più. Il Corecom, il comitato regionale sulle comunicazioni, vale tantissimo. Chi conquista la presidenza raccoglie cinque
punti. Qui non serve chiedere cosa faccia il presidente e soprattutto cosa sia il Corecom. Il valore della poltrona che presumibilmente si occuperà di
controllare i TG regionali della Rai, è irrobustito da un alto compenso che automaticamente lo proietta nell'olimpo lottizzatorio. Cinque punti, tanto
quanto tre revisori di conti di una Asl (1,5 punti a testa).

Ce n'è però per tutti i gusti, proprio come al supermercato: dimmi quanto hai
e ti dirò che premio avrai.


Molti hanno speso tanto, la Margherita più di tutti, ma anche l'Italia dei Valori:
3,78 per cento di voti che fanno in valore 5,72 per cento. Punti attribuiti 12,48,
spesi: 9,5, da spendere 2,98. E con due punti e novantotto Antonio Di Pietro può prendersi l'Inps (2 punti) o scambiarlo con la seconda università di Napoli
(2,5 punti) oppure col Parco del Vesuvio o del Cilento (due punti). I verdi di
Pecoraro Scanio stanno meglio: degli 11 punti attribuiti ne hanno spesi
soltanto 5. Gliene restano 6.

Chi non ha speso nulla sono i comunisti italiani: intatta la cassaforte con
nove punti. Decideranno se, quando e dove fare gli acquisti.

 
 
 

La Casta - Così i politici italiani sono diventati intoccabili.

Post n°5 pubblicato il 28 Giugno 2007 da ossservatore
 

Ho letto il libro “La Casta” scritto a quattro mani da Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo.

Parla di un’Italia dove la fame di poltrone ha spinto a inventare le comunità montane al livello del mare; dove il Quirinale spende il quadruplo di Buckingham Palace e dove una "lasagnetta al ragù bianco e scamorza" dello chef del Senato costa la metà di una pastasciutta alla mensa degli spazzini.



Il libro inchiesta mette a nudo la nostra classe dirigente.

Leggo che aerei di Stato volano 37 ore al giorno, pronti al decollo per portare Sua Eccellenza anche a una festa a Parigi. Palazzi parlamentari presi in affitto a peso d'oro da scuderie di cavalli. Finanziamenti pubblici quadruplicati rispetto a quando furono aboliti dal referendum. "Rimborsi" elettorali 180 volte più alti delle spese sostenute. Organici di presidenza nelle regioni più "virtuose" moltiplicati per tredici volte in venti anni. Spese di rappresentanza dei governatori fino a dodici volte più alte di quelle del presidente della Repubblica tedesco. Province che continuano ad aumentare nonostante da decenni siano considerate inutili. Indennità impazzite al punto che il sindaco di un paese aostano di 91 abitanti può guadagnare quanto il collega di una città di 249mila anime. Candidati "trombati" consolati con 5 buste paga. Presidenti di circoscrizione con l'autoblù.


Mi ha colpito il capitolo dedicato a Sergio De Gregorio fondatore del movimento politico Italiani nel Mondo (InM) che ha l’obiettivo di diffondere e promuovere l'immagine dell'Italia e degli italiani nel mondo. A tal fine, il movimento ha allestito anche un canale televisivo satellitare (Italiani nel mondo Channel canale 888)

Gian Antonio Stella non ha utilizzato un cosiddetto “colpo di fioretto” ma un affondo con la sciabola attaccando il senatore napoletano e accusandolo di “inciuci”.

Qualche politico afferma: “De Gregorio è selvaggina pregiata!”


Guarda caso in contemporanea Il Corriere pubblica un attacco al senatore De Gregorio accusandolo di riciclaggio in quanto era stato trovato un assegno a casa di un contrabbandiere. In seguito si scoprirà che De Gregorio aveva acquistato casa a Roma da una gentile signora partente di questo contrabbandiere.

Ma torniamo al “u’ senatò” e al Movimento Italiani nel Mondo.

InM ha partecipato alle elezioni politiche del 2006 a seguito di un accordo federativo con l’Italia dei Valori (il partito di Di Pietro per intenderci).

De Gregorio è stato eletto al Senato in Campania.


Subito dopo le elezioni è tuttavia è risultato al centro di un caso politico: in Commissione Difesa si è fatto eleggere presidente con i voti del centrodestra contro il centrosinistra.


Ma perché Gian Antonio Stella attacca in maniera diretta e spregiudicata il senatore Sergio De Gregorio? Non avete ancora compreso?

Sarò più diretto!

De Gregorio è il fautore della cosiddetta "Grande Coalizione" sul modello tedesco della Merkel.


De Gregorio si è progressivamente allontanato dalla maggioranza di governo, per spostarsi su posizioni vicine all'opposizione di centrodestra mettendo in serie anzi serissime difficoltà l’attuale governo Prodi fino a farlo quasi cadere.



Questa mossa del senatore De Gregorio ha suscitato  molti malumori all'interno della coalizione di Governo e  anche ai non pochi aficionados catto-comunisti.


L'Unione, più volte in bilico per le scelte di Sergio De Gregorio, ha costantemente accusato De Gregorio di ambiguità, di essere un voltagabbana e di aver sfruttato l'Italia dei Valori (sempre Di Pietro per intenderci) per entrare in Parlamento.


In seguito alla crisi del Governo Prodi II, il 21 febbraio 2007, e alla successiva richiesta di fiducia da parte di Romano Prodi, il Movimento Italiani nel Mondo e De Gregorio ha negato la fiducia seguendo la decisione della CdL lamentando, tra l’altro, gli  eccessivi tagli al bilancio della Difesa e prendendo decisamente le distanze da centrosinistra.

E vi pare poco?

 
 
 
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