Un blog creato da chic47 il 02/11/2005

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URIAH HEEP

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SPAZIO INTERIORE

ESISTE DAVVERO IL TEMPO, IL DISTRUTTORE?
QUANDO, SUL MONTE IMMOBILE, SPEZZERA' LA FORTEZZA?
E QUESTO CUORE, CHE APPARTIENE INFINITAMENTE AL DIO
QUANDO LO VIOLENTERA'IL DEMIURGO?

SIAMO DAVVERO COSI ANGOSCIOSAMENTE FRAGILI,
COME IL DESTINO VUOLE FARCI INTENDERE?
L'INFANZIA PROFONDA E PROMETTENTE,
SI FA - POI - SILENZIONSA ALLE RADICI?

AH, IL FANTASMA DELL'EFFIMERO
ATTRAVERSA COME UN FUMO
CHI L'ACCOGLIE SENZA SOSPETTI.

NOI SIAMO QUESTO ANDARE ALLA DERIVA,
E PER QUESTO ABBIAMO VALORE,
COME USO DIVINO PRESSO LE DUREVOLI FORZE.

Rainer Maria Rilke

 
 
 
 
 
 
 

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Whitesnake - Too Many

  

La nostra Paura più Grande

La nostra paura più profonda non è quella di essere inadeguati.
La nostra paura più grande è che
noi siamo potenti al di là di ogni misura.
E’ la nostra luce, non il nostro buio
ciò che ci spaventa.
Ci domandiamo: "Chi sono io per
essere brillante, magnifico, pieno di talento, favoloso?".
In realtà, chi sei tu per non esserlo?
Tu sei un figlio dell’Universo.
Il tuo giocare a sminuirti non serve
al mondo.
Non c’è nulla di illuminato nel
rimpicciolirsi in modo che gli altri non si sentano insicuri intorno a noi.
Noi siamo fatti per risplendere come
fanno i bambini.
Noi siamo fatti per rendere manifesta
la gloria dell’universo che è in noi.
Non solo in alcuni di noi, è in ognuno
di noi.
E quando permettiamo alla nostra luce
di risplendere, noi, inconsciamente, diamo alle altre persone il permesso di fare la stessa cosa.
Quando ci liberiamo dalle nostre paure,
la nostra presenza automaticamente
libera gli altri.

Nelson Mandela

 
 
 
 
 
 
 

 

 

Keiko Matsui

Post n°162 pubblicato il 25 Aprile 2007 da chic47

  

 

La musica di Keiko Matsui è potente e introspettiva, fondendo le influenze della cultura occidentale e della cultura orientale. Dimostra così nella composizione musicale una vera visione spirituale che la ispira in ogni suo brano, tanto che lei stessa dice "come se venisse a me da un altro spazio, da un'altra dimensione e io catturassi le note dal silenzio per metterle semplicemente insieme" . Keiko Matsui vede la musica come "il grande dono delle anime del passato per i figli del futuro" . Lei stessa crede che la musica abbia il potere di unire le persone e di cambiare la loro vita. Scrive Keiko Matsui: "Siamo tutti uniti dalla musica come l'Oceano unisce i continenti" .

Amante della natura, Keiko Matsui fa spesso riferimento alle piante, agli animali, agli elementi e altri fenomeni naturali nei titoli delle sue canzoni. Guardando al numero di brani che fanno riferimento alla Luna nel titolo, dimostra di esserne affascinata.

La musica di Keiko Matsui è evoluta negli anni. Il suo album di debutto americano, A Drop of Water, prometteva di far incontrare l'oriente e l'occidente nelle tonalità del jazz fusion. Tuttavia le sue registrazioni per la MCA Records degli inizi degli anni '90 abbandonarono questo percorso e, per i più, s'incamminò in quello che ora è a tutti noto ed evidente come smooth jazz. Partendo da Cherry Blossom, la sua musica crebbe in popolarità nel momento in cui iniziò a differenziarsi dal resto del jazz contemporaneo. E proprio mentre Sapphire veniva lanciato nel 1995, la sua musica si mescolava alle sonorità del funk music, della musica latina e della world music.

Whisper From the Mirror del 2000 segnò la svolta per Keiko Matsui che lasciò lo stile smooth jazz per la new age e il soundscape acustico. Alcuni fra i suoi fan ebbero difficoltà a seguirla in questa evoluzione dello stile musicale (sebbene lei continuasse a suonare smooth jazz ai suoi concerti), ma molti altri apprezzarono il cambiamento; gli album successivi al 2000 mostrarono più sfumature worldbeat. La sua uscita del 2005 con l'album Walls of Akendora è tuttavia un ritorno alla vena artistica pre-2000, ai giorni dello smooth jazz.

 
 
 

ITACA

Post n°161 pubblicato il 19 Aprile 2007 da chic47

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Se per Itaca volgi il tuo viaggio,
fa voti che ti sia lunga la via,
e colma di vicende e conoscenze.
Non temere i Lestrigoni e i Ciclopi
o Poseidone incollerito: mai
troverai tali mostri sulla via,
se resta il tuo pensiero alto e squisita
è l'emozione che ci tocca il cuore
e il corpo. Né Lestrigoni o Ciclopi
né Poseidone asprigno incontrerai,
se non li rechi dentro, nel tuo cuore,
se non li drizza il cuore innanzi a te.

Fa voti che ti sia lunga la via.
E siano tanti i mattini d'estate
che ti vedano entrare (e con che gioia
allegra) in porti sconosciuti prima.
Fa scalo negli empori dei Fenici
per acquistare bella mercanzia,
madrepore e coralli, ebani e ambre,
voluttuosi aromi d'ogni sorta,
quanti più puoi voluttuosi aromi.
Recati in molte città dell'Egitto,
a imparare dai sapienti.

Itaca tieni sempre nella mente.
La tua sorte ti segna a quell'approdo.
Ma non precipitare il tuo viaggio.
Meglio che duri molti anni, che vecchio
tu finalmente attracchi all'isoletta,
ricco di quanto guadagnasti in via,
senza aspettare che ti dia ricchezze.

Itaca t'ha donato il bel viaggio.
Senza di lei non ti mettevi in via.
Nulla ha da darti più.

E se la ritrovi povera, Itaca non t'ha illuso.
Reduce così saggio, così esperto,
avrai capito che vuol dire un'Itaca.

 

Di Costantinos Kavafis 

 
 
 

Post N° 160

Post n°160 pubblicato il 17 Aprile 2007 da chic47

RISCALDAMENTO GLOBALE O SPAZIALE?

La temperatura della Terra va aumentando sempre di più,
ma l'effetto serra non sarebbe l'unica causa di ciò...

Da anni è stata riscontrata una curiosa anomalia: non sarebbe solo la Terra a scaldarsi, ma l'intero Sistema solare. La cosa più strana la temperatura ha iniziato a lievitare sui pianeti più distanti dal sistema solare: Plutone, poi Giove, Marte, la Terra...

Qual è la causa di questo riscaldamento globale? Forse non dobbiamo attribuire tutta la colpa all'effetto serra, che tuttavia contribuisce all'incrementarsi del fenomeno.

Si riscaldano anche Marte, Giove e Plutone
05/02/2007 - di Maurizio Blondet

«Da tre estati marziane di seguito, i depositi di biossido di carbonio ghiacciato [ghiaccio secco] al polo sud di Marte si sono ristretti, indicando un cambiamento climatico in corso».
Così comincia un articolo della NASA apparso il 20 settembre 2005.
Sull'ipotesi che un riscaldamento globale sia in corso nell'intero sistema solare avevo scritto tempo fa un breve articolo. L'amico di un lettore ha messo in dubbio le mie fonti scientifiche.
Questa è appunto la NASA:
http://mars.jpl.nasa.govmgs/newsroom/20050920a.html

Sui fenomeni osservati nell'atmosfera di Giove che possono essere dovuti ad un processo di riscaldamento, è apparso un articolo su «Nature» il 22 aprile 2004:

La pressione atmosferica di Plutone è triplicata in 14 anni d'osservazione, il che significa che si sta scaldando: almeno secondo un gruppo di astronomi del Masssachusetts Institute of Technology (MIT): http://web.mit.edu/newsoffice/2002/pluto.html

L'aumento della pressione atmosferica di Plutone, 300 % in 14 anni, è il più forte osservato nei pianeti del sistema solare. Se la causa del riscaldamento planetario fosse l'anomala attività del Sole (come ipotizzato da alcuni astrofisici), è difficile spiegarsi come mai sia proprio Plutone, il più lontano dal Sole, ad esibire i processi più rilevanti. Quale può essere la causa del fenomeno?

Secondo alcuni studiosi del Laboratoire de Physique Stellaire et Planetaire, (Verrieres-le-Buisson, Essonne, France), AB (CNRS), il sistema solare sta entrando in una «nube interstellare», che potrebbe essere la causa del riscaldamento. Il testo è stato pubblicato su «Astrophysical Journal», Part 1, volume 223, 15 luglio, 1978, pagine 589-600. Come si vede, l'ipotesi è stata avanzata nel 1978, quasi trent'anni orsono (1).
La vera domanda è allora un'altra: perché l'immensa grancassa dei poteri forti sta tambureggiando l'allarme del riscaldamento globale, attribuendone la causa alle produzioni industriali e ai consumi umani.
La risposta è in un lungo, trionfante articolo di Barbara Spinelli su "La Stampa" (
2).
Questa signora, vale la pena di ricordarlo, è la figlia del gran massone europeista Altiero Spinelli, ed attualmente la «compagna» di Tommaso Padoa Schioppa, dunque profondamente interna ai circoli del potere burocratico e globalista.
Con queste nozioni in mente è bene leggere le sue parole.
«Il consumo dei combustibili fossili deve essere radicalmente ridotto. Questo consumo ha una parentela con la droga pesante, ed è perversamente connaturato con l'idea che ci facciamo del liberalismo. Bisogna sapere che ogni cura disintossicante è inflessibile, dolorosissima. E bisogna sapere che nella disintossicazione perirà una parte dell'esperienza liberale: quella che ci ha abituato a credere nel cittadino-consumatore libero di fare quello che gli piace».
«Per ottenere brutali riduzioni del consumo di carbonio […] occorre una mano ferrea dello Stato. Occorre alzare il prezzo che paghiamo per consumare energia, mettere fine alla retorica dell'abbassamento delle tasse [deve averglielo detto il suo Tommaso]. Esiste la possibilità di correggere politiche e comportamenti se non ci si affida a visioni salvifiche, ma a visioni di possibili catastrofi».
«Ma la vera rivoluzione è politica, e riguarda sovranità e laicità […]. Lo Stato-nazione è solo una tappa nella storia della democrazia».
«Infine la laicità. Le guerre sulle risorse, gli obblighi di un'economia eco-compatibile, lo spostamento di popoli in seguito a inondazioni, tutto questo rafforzerà gli integralismi, non solo nell'Islam. In assenza di un governo mondiale, si ergeranno Chiese che vogliono prendere il posto della politica».

Ecco il punto e il programma massonico.
Governo mondiale burocratico.
Mano ferrea dello Stato.
Aumento del controllo repressivo da parte dei poteri non-eletti.
Controllo totalitario sui comportamenti privati, per governare la decrescita e la penuria.
Fine della libertà sotto i Grandi Orienti.

E non pregate, soprattutto.
Affidatevi alla «laicità».

MAURIZIO BLONDET

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Note
1) Si veda anche http://biocab.org/Cosmic_Rays_Graph.html#anchor_77.
2) Barbara Spinelli, «Il dovere della paura», La Stampa, 4 febbraio 2007.

Fonte: http://www.effedieffe.com

Per gentile concessione di EFFEDIEFFE - Copyright © - EFFEDIEFFE - all rights reserved.

 
 
 

Post N° 158

Post n°158 pubblicato il 11 Aprile 2007 da chic47

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Se io sapessi

di Gaber - Luporini


1995 © Edizioni Curci Srl - Milano




Una logica ormai acquisita
è che l'uomo è provvisorio
e che ha un senso un po' precario della vita.
Ma morire è un gesto innaturale
che di solito è accettato
per un dato più statistico che razionale.

Se io sapessi cosa mi fa bene
se io sapessi cosa mi fa male
nella marea di cose e di persone che c'ho intorno
se non tradissi le mie pulsioni vere
potrei sul serio diventare
un uomo pluricentenario
forse eterno.

[parlato:] Forse aspirare all'immortalità è un po' eccessivo. Ma quando uno si innamora di una teoria, a volte, si lascia prendere la mano.

Se io sapessi quanto sono strani
i miei pensieri e le emozioni
se avessi letto un po' meglio il mio libretto di istruzioni
se io sapessi, d'un tratto io sapessi, se quando sono nato
i miei han ringraziato Iddio o hanno imprecato
se io sapessi uscire allo scoperto
se io mi fossi accorto
che mio fratello o qualcun altro mi voleva morto
se io sapessi al di là delle parole
che il mio inferno infantile
sarà sempre presente al mio fianco, al mio capezzale.

Se io sapessi fisicamente
cosa mi fa bene e cosa mi fa male
se io sapessi più concretamente
cosa mi fa bene, cosa mi fa male.

Se io sapessi perché la mia salute
fa delle cose un po' insensate
e io non riesco nemmeno a spiegarmi una banale gastrite
se io sapessi, che bello se sapessi
se quando soffro per amore
mi convenga toccare il fondo o andarmene a ballare
se io sapessi scegliermi un'amante
se io sapessi veramente
distinguere un delirio idiota da uno intelligente
se io sapessi se sia meglio essere fedele
e in ossequio alla morale
rinunciare tranquillamente a una scopata celestiale.

Se io sapessi fisicamente
cosa mi fa bene e cosa mi fa male
se io sapessi più concretamente
cosa mi fa bene, cosa mi fa male.

Se io sapessi le mie fatiche umane
e le commedie quotidiane
se fossi certo che almeno io mi voglio un po' di bene
se io sapessi, magari io sapessi
se ho dato ai figli il giusto amore
o sono stato, come quasi tutti, un padre di mestiere
se io sapessi se lei che è così forte
e condivide la mia sorte
sarà schierata comunque e per sempre
dalla mia parte
se io sapessi se nel nostro convivere civile
in questo abbraccio generale
c'è anche chi piangerà veramente al mio funerale.

Se io sapessi fisicamente
cosa mi fa bene e cosa mi fa male
se io sapessi più concretamente
cosa mi fa bene, cosa mi fa male
cosa mi fa bene, cosa mi fa male
cosa mi fa bene, cosa mi fa male
cosa mi fa bene, cosa mi fa male.

 
 
 

Post N° 157

Post n°157 pubblicato il 30 Marzo 2007 da chic47
Foto di chic47

L'ipnotismo e le parole dell'anima  a cura di Paola Felici

E' opinione comune associare il termine psicologia a qualcosa di razionale. La stessa origine del termine, d’altronde, giustifica questa comune abitudine, infatti, “psiche” è una parola che deriva dal greco e significa anima. Tutti, grosso modo, sanno che la psicologia è una scienza che tende a studiare i comportamenti umani, ossia una disciplina che cerca di sintetizzare delle strutturazioni che permettano, al momento opportuno, di approfondire l'essenza della natura umana con la speranza di poterla "guarire".

Grazie a diversi studi del passato, sappiamo che il nostro cervello divide i propri compiti tra i due emisferi: quello destro e quello sinistro. Uno preposto alla razionalità, quindi la logica, la parola, il pensato ecc, l'altro è predisposto, invece, ad assolvere le mansioni “creative”, ossia tutte le rappresentazioni di tipo intuitivo che sconfinano in quella che si è soliti definire arte.

Buona parte della psicologia predilige lavorare sull'emisfero razionale usando tecniche verbali che si pongono l’obiettivo di riorganizzare il vissuto dell'individuo, facendo emergere quelle situazioni traumatiche che, in un secondo momento, saranno depotenziate del loro carico negativo.

Un altra parte della psicologia, invece, impegna il proprio lavoro focalizzandosi essenzialmente sull'immaginativo e sul simbolismo, è questa corrente che si occupa delle tecniche di guarigione di tipo ipnotico come il training autogeno, il rilassamento guidato e l'autoipnosi, che viene anche usato per aumentare la chiarezza mentale, l'intuizione e la cura della patologia.

Un fenomeno, quello dell'ipnosi conosciuto e usato da millenni. Già i sacerdoti greci, egizi e sciamani, amavano dedicarsi a queste tecniche. Per quanto riguarda l’applicazione moderna dell’ipnosi, questa trova le sue radici nella pubblicazione di Mesmer del 1778, il quale, dopo aver studiato le teorie di Paracelso (risalenti al 1500), pubblicò un suo scritto sul "magnetismo animale", in cui riassunse l'essenziale della sua dottrina.

È proprio a Mesmer, insieme a Charcot e Bernheime, la Scuola della Salpetriére e quella di Nancy, che viene attribuito un importantissimo valore storico per quanto riguarda l'elaborazione delle tecniche ipnotiche. Furono, infatti, sue le uniche fonti sull’ipnosi fino al Primo Congresso Internazionale di Ipnotismo Sperimentale e Terapeutico tenutosi a Parigi nell'Agosto 1889.

Lo stesso Sigmund Freud, l’inventore della psicanalisi, affascinato della realtà del fenomeno ipnotico, lo utilizzò per la comprensione dei processi psichici, impiegandolo nella sua pratica come mezzo terapeutico.

Oggi, la tecnica ipnotica sembra si stia riappropriando della sua dignità scientifica, riacquistando una veste ben delineata e professionale che negli anni scorsi aveva perso, vittima del suo errato utilizzo a scopo pubblicitario. Diversi problemi e patologie, sia di origine psicologica che fisiologica, possono trovare una giusta risoluzione con l’ipnotismo. Si tratta di uno sforzo per comprendere la propria anima, che permette, inizialmente, di sviluppare l'apparato mentale e, poi, ad un coordinamento delle facoltà di pensiero efficace.

 
 
 

La storia del Diavolo nelle religioni non Cristiane

Post n°156 pubblicato il 08 Marzo 2007 da chic47
Foto di chic47

a cura di Fabrizio Benaglia

     

La storia del diavolo, o meglio, di un vero e proprio diavolo, si trova nelle religioni monoteiste, o semimonoteiste: altrimenti si potrebbe meglio parlare di demoni o di demonismo. Particolarmente importante è la figura del diavolo nell'Islam e nello zoroastrismo o mazdeismo.

IL DIAVOLO NELL'ISLAM

Il diavolo ha nell'Islam il nome proprio di "Iblis" (che è una probabile corruzione del greco "diàbolos") e quello più in generale di "shaitan", dall'ebraico "satan". Ma l'idea-forza basilare dell'Islam, quella cioè dell'assoluta onnipotenza, libertà e arbitrarietà di Dio, toglie molta della sua malignità radicale alla figura del diavolo, che appare poco più che un servitore, di un Dio che in sostanza è al di là del bene e del male. Anche per l'Islam, "Iblis" era prima un angelo buono, che decadde al ruolo di diavolo per un peccato di superbia identificato dall'Islam col suo rifiuto di prosternarsi obbedendo ad un ordine apparentemente assurdo di Dio davanti ad Adamo. "Iblis" rifiutò perchè solo a Dio ci si deve prosternare e perchè Adamo, fatto di terra, sarebbe stato inferiore a lui, fatto di fuoco. Ma ignorò così che il vero monoteista obbedisce all'atto del comando divino, qualunque esso sia, anche se apparentemente assurdo: in quanto secondo tali religioni Dio solo sa quel che fa. Tale figura del diavolo si è prestata ad interessanti sviluppi in molte correnti della mistica. Fra gli altri, al-Hallaj ha espresso in brani di appassionata tensione il dramma di Satana (ossia "Iblis"), innamorato adoratore di Dio, e pur portato dal proprio giudizio a disobbedirgli, pensando di interpretare il più vero pensiero del suo Signore.

IL DIAVOLO NELLE RELIGIONI SEMIMONOTEISTE

Ben diversa è invece la figura del diavolo nel semimonoteismo mazdaico. Qui il Dio unico del monoteismo assoluto, al di sopra e oltre lo stesso bene e male, si scinde in un Dio buono, "Ahura Mazdah", e un Dio cattivo, "Angra Mainyu". Anche se è vero che alla fine dei tempi il Dio buono risulterà vittorioso e annienterà lo Spirito del Male, in questo periodo "di mescolanza", come è chiamato nei testi zoroastriani, nella vita del mondo "visibile", la potenza di Ahriman è grande; egli ha una sua creazione, mescolata con la creazione buona, e ha i suoi angeli.

I DEMONI SECONDARI

Sia nell'Islam, sia nel mazdeismo, il vero e proprio diavolo ha al suo servizio demoni secondari. Nell'Islam sono detti "shayatin" e la loro opera è la tentazione, che è espressa col termine tecnico di "waswas", da una radice che significa "bisbigliare", sempre tuttavia "col permesso di Dio". Nell'Islam poi esiste una speciale categoria di esseri semidemoniaci, o geni, i cosiddetti "ginn", i quali però sono, più che diavoli o demoni, diciamo pure entità diverse dall'uomo e a lui per lo più invisibili. I "ginn" possono essere sia credenti che miscredenti, sia buoni che cattivi, sia maschi che femmine, e possono persino, secondo la tradizione, aver rapporti sessuali con gli esseri umani. I demoni secondari mazdei sono invece delle vere e proprie ipostasi dei vizi, e uno dei più feroci e pericolosi è il demone "Aeshma", cioè il demone dell'ira. Circa il nome dei demoni mazdaici, "daeva" (nome indiano che corrisponde a "divinità" o "dio") è ormai quasi del tutto abbandonata l'ipotesi che "Zarathustra" nella sua riforma monoteistica abbia volutamente dato il senso di demone al vocabolo indicante gli dei del politeismo indo-ario. E' più probabile che nel linguaggio antico iranico, dove già esisteva un termine per "dio", cioè "baga", "daeva" fossero dei di popolazioni parenti ma nemiche, cui si attribuiva già, a prescindere dalle riforme monoteistiche, forte carica satanica.

 
 
 

VERE BUGIE E FALSE VERITA'

Post n°155 pubblicato il 03 Marzo 2007 da chic47

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Per amore o per odio, perché siamo coraggiosi o vili, furbi o poco intelligenti, diciamo le bugie per una quantità di motivi molto ampia ed è difficile aspettarsi di sapere tutta la verità su di esse. Di questa facoltà umana tutti potrebbero a vario titolo dirsi esperti: per aver mentito, per aver subito le menzogne altrui o per aver sperimentato entrambe le cose. Le bugie sono come il sesso e nessuno al mondo può dire di non conoscere per via diretta o indiretta, le regole di questo gioco antico. Antico anche perché la menzogna è l'essenza stessa del peccato originale: il serpente disse ad Eva che se avesse mangiato la mela sarebbe diventata come Dio. Quasi incredibile che la prima bugia fu trasmessa oralmente proprio nel paradiso terrestre, cosa che le impresse un marchio di infamia forse esagerato (Schelotto, 1996).
Bisogna riflettere sul fatto che di piccole e grandi bugie è intessuta la trama del vivere sociale. Ne troviamo traccia un po' dappertutto: nella buona educazione, nei legami amorosi, nel commercio, nella lotta politica, nella medicina e nella religione.
''E' stata una serata veramente stupenda''. C'è forse qualcuno che non abbia pronunciato una frase simile anche dopo aver trascorso una serata incredibilmente noiosa?
Anche la parola ''ti amo'' suona stupenda alle orecchie degli innamorati eppure quando una storia si conclude è possibile sentirsi accusati di aver mentito per tutto il tempo della storia.
Anche in politica ci sono fatti evidenti. Chi non ha in mente infiniti esempi di promesse non mantenute? Le bugie, come accennato, fanno ampiamente parte della nostra vita, motivo per cui dovrebbe esserci un clima di tolleranza nei loro confronti e invece trovano spesso una marcata disapprovazione. Mentire è ritenuto grave dagli uomini e dalla religione, non accettabile sia nei rapporti privati sia in quelli sociali. Forse il motivo di tanto accanimento sta proprio nel fatto che tutti gli uomini, anche i più franchi e leali, prima o poi finiscono col discostarsi dal vero. Pare cosa ineluttabile, e riesce quasi sempre poco piacevole riconoscerci bugiardi o ingannati.
In effetti la menzogna è governata da complessi meccanismi psichici che si intrecciano tra loro determinando le scelte e i comportamenti delle persone.
Non si mente solo per malvagità o interesse o per nuocere agli altri. Le ragioni sono molte e diverse e per questo non possono essere giudicate in maniera univoca o sempre negativa.
Sugli aspetti psicologici di questa attitudine umana, che ha una storia lunga quanto quella umana, sono stati scritti relativamente pochi libri e sia terapeuti che pazienti hanno avuto qualche difficoltà a far emergere ricordi riguardanti le proprie menzogne. I ricordi, quando si tratta l'argomento, diventano parziali e frammentati e anche quando vengono alla mente le bugie del passato, spesso risultano ripulite, più bonarie e quindi anche meno aderenti ai fatti realmente accaduti. Forse dopo un po' di tempo le persone credono alle proprie bugie o non vogliono rifletterci su temendo magari di scoprirsi più bugiarde di quanto vorrebbero far credere a se stesse. In questo caso si può parlare di resistenze inconsce (Freud, 1904) che sopravvengono anche quando una persona desidererebbe essere veramente sincera: dopotutto, ''la menzogna sembra obbedire a un suo codice rigoroso che i bugiardi stessi non conoscono: si nasconde, si trasforma, si sottrae, diventa impalpabile e difficile da spiegare. Insomma, come direbbe monsieur de Lapalisse, la bugia è menzognera'' (Schelotto, 1996, p. 12).

 
 
 

LETTERA APERTA A PRODI

Post n°154 pubblicato il 21 Febbraio 2007 da chic47

DI Paolo Ares Morelli

 
 
 

Post N° 153

Post n°153 pubblicato il 12 Febbraio 2007 da chic47

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FELICITA’ E ORGOGLIO

(Di Giuseppe Staffolani)

Non credo che la felicità sia un dono, né credo che derivi dall’assenza del dolore come affermava il Leopardi, ma al limite, ritengo sia uno stato d’animo che, dopo il dolore, ci fa apprezzare anche le cose più piccole alle quali non pensiamo mai, quando godiamo buona salute fisica e psicologica.

Penso che la felicità sia essenzialmente ricerca incessante di ciò che può renderci felici; metaforicamente, potrei definirla un simbolo nella sua accezione greca symbàllò (metto insieme). Nella cultura greca, infatti, il simbolo designava le due metà di un oggetto le quali, avvicinandole, diventavano un segno di riconoscimento: io ti do la metà di quest’oggetto e se un giorno ci dovessimo incontrare metteremo insieme le nostre due metà, come segno dell'amore che ci ha fatto ritrovare insieme.

In tal senso la felicità è una conquista del pensiero e un’azione del corpo, funzioni che non dànno nulla di materiale, ma che fanno vivere momenti di totale abbandono. Per questo penso che il Leopardi nel suo "e naufragar m’è dolce in questo mare" abbia raggiunto l’attimo sublime della sua felicita la quale, non è un dato permanente che rimane nel tempo, ma rappresenta il segno di come si riesce a godere il tempo stesso che, così, diventa causa o conseguenza della felicità medesima.

Un medico, è felice al termine di una difficilissima operazione ben riuscita? Uno psicologo, è felice al termine di una psicoterapia sofferta che ha restituito benessere ed equilibrio ad un’altra persona? Un muratore, quando ha ultimato la costruzione di un palazzo e l’architetto, che l’ha progettato, sono felici?

In ogni arte e mestiere la felicità non sta nel benessere economico ricavato, ma nella soddisfazione di aver compiuto l’opera con tale orgoglio e fierezza da predisporre l’animo alla distensione per guardare lontano, oltre la "siepe". Sotto quest’aspetto, è un’illusione soggettiva che dura finché non subentra la delusione distruttiva. Io, infatti, sono felice se penso di essere amato da tutti, ma la mia felicità crolla, non appena la realtà della vita mi dimostra il contrario.

E’ felice, quindi, chi impara a vivere nell’alternanza dei sentimenti, chi ama senza aspettarsi nulla dall’altro, chi supera l’odio senza rancore e chi riesce ad amare ciò che ha disprezzato, perché la felicità distaccata delle condizioni pratiche della vita, dall’odio e dall’amore, non è indicativa di uno stato di benessere in un mondo contraddittorio ed inquieto come quello in cui noi viviamo.

Nietzsche in un suo celebre aforisma afferma: Un saggio chiese ad un pazzo quale fosse la via che conducesse alla felicità. Il pazzo rispose senza indugio, come un uomo che conduce alla città più vicina. " Ammira te stesso e vivi nella strada." "Fermati, gridò il saggio, tu esigi troppo, basta già l’ammirare se stesso!" Il pazzo replicò: " Ma come si può costantemente ammirare, senza costantemente disprezzare?"

La felicità dipende dal saper leggere e ri-vivere le esperienze del passato, anche disprezzandole, ma senza rimpianto e senza acredine, senza commiserazione e senza desideri di vendetta; solo con l’orgoglio di un essere libero che si muove con passo fermo, audace e, a volte, anche temerario, per dominare le tristezze del mondo che, in ultima analisi e al di fuori d’ogni valutazione pedagogica o moralistica, è quel mondo che i nostri padri hanno voluto.

Ora, se quel mondo nel quale siamo stati gettati non ci piace, dobbiamo avere l’orgoglio costruttivo di cambiarlo, senza l’arroganza di trovare i responsabili delle tristezze, perché l’Universo fatto solo d’amore, pace e serenità permanenti, è pura illusione ingannevole che non appartiene al mondo degli umani.

Per estirpare il male nel mondo occorre prima conoscerlo, altrimenti s’ingaggerebbe una lotta contro scenari fantasmatici dove proiettare desideri consci irrealizzabili e, dopo averlo conosciuto occorre agire, rimuovendo le situazioni inaccettabili e proponendo nuovi valori, diversamente non ha senso parlare di felicità che, per essere vera, deve proporsi come una risultante di uno sforzo fra l’orgoglio di esserci e la disponibilità di appartenere anche agli altri.

In altre parole, la felicità è sempre l’esito di una lotta fra due opposte tendenze del sentimento: quella dinamica che tende allo sviluppo delle relazioni e quella statica che tende ad imprigionarne il processo e, per di più, non dura molto a lungo, ma se l’uomo impara ad alimentare il flusso delle emozioni e il gioco dei sentimenti che sono in lui, la felicità riappare di tanto in tanto, per poi sfuggire e, poi, riapparire di nuovo, ma questo è il bello della vita perché ci fa sentire protagonisti del mondo.

 
 
 

Post N° 152

Post n°152 pubblicato il 05 Febbraio 2007 da chic47

Quando sarò capace d'amare

di Gaber - Luporini

1994 © Edizioni Curci Srl - Milano




Quando sarò capace d'amare
probabilmente non avrò bisogno
di assassinare in segreto mio padre
né di far l'amore con mia madre in sogno.

Quando sarò capace d'amare
con la mia donna non avrò nemmeno
la prepotenza e la fragilità
di un uomo bambino.

Quando sarò capace d'amare
vorrò una donna che ci sia davvero
che non affolli la mia esistenza
ma non mi stia lontana neanche col pensiero.

Vorrò una donna che se io accarezzo
una poltrona, un libro o una rosa
lei avrebbe voglia di essere solo
quella cosa.

Quando sarò capace d'amare
vorrò una donna che non cambi mai
ma dalle grandi alle piccole cose
tutto avrà un senso perché esiste lei.

Potrò guardare dentro al suo cuore
e avvicinarmi al suo mistero
non come quando io ragiono
ma come quando respiro.

Quando sarò capace d'amare
farò l'amore come mi viene
senza la smania di dimostrare
senza chiedere mai se siamo stati bene.

E nel silenzio delle notti
con gli occhi stanchi e l'animo gioioso
percepire che anche il sonno è vita
e non riposo.

Quando sarò capace d'amare
mi piacerebbe un amore
che non avesse alcun appuntamento
col dovere

un amore senza sensi di colpa
senza alcun rimorso
egoista e naturale come un fiume
che fa il suo corso.

Senza cattive o buone azioni
senza altre strane deviazioni
che se anche il fiume le potesse avere
andrebbe sempre al mare.

Così vorrei amare.

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RICCARDO VENO - Il silenzio di Orfeo

Post n°151 pubblicato il 03 Febbraio 2007 da chic47
Foto di chic47

Mercoledì 31 ho avuto la fortuna di assistere ad un concerto di Riccardo Veno,il silenzio di Orfeo,un'esperienza ritengo per me unica da un punto di vista emozionale.

L'ultimo brano recitava un ritornello che quì riporto.

Ci sono parole che non riescono a nascere.
Ci sono parole che non trovano la strada.
Ci sono parole che nel momento in cui vengono dette, scompaiono.
Altre si rincorrono e si fondono.
Ci sono parole che non portano da nessuna parte…
Ci sono discorsi di bimbo.
Allora le vedi, felici.  

Per fortuna c'è la musica che, solo di rado, mente…

 
 
 

Post N° 150

Post n°150 pubblicato il 02 Febbraio 2007 da chic47
Foto di chic47

Se anche cantassi come gli angeli,
ma non amassi il canto,
non faresti altro che rendere sordi gli uomini
alle voci del giorno e alle voci della notte.
 

Kahlil Gibran
"Il profeta"

Kahlil Gibran nel 1898 circa. Foto di Fred Holland Day.

 
 
 

Post N° 149

Post n°149 pubblicato il 01 Febbraio 2007 da chic47
Foto di chic47

Gli inca masticavano le foglie per sopportare la fatica. Leone XIII la usava come tonico. 
Oggi i consumatori aumentano, soprattutto tra gli adolescenti europei. L'Italia è al terzo posto

 

Usi e abusi della cocaina 
Paul Vallely, The Independent (UK)
Tratto da Internazionale n.633 17/23 marzo - www.internazionale.it

Secondo me è stata tutta colpa del papa. Non quello nuovo. E neanche quello precedente. Ma uno di nome Leone XIII vissuto nel diciannovesimo secolo. Non solo faceva uso di cocaina, ma la pubblicizzava. Accettò addirittura di apparire su un manifesto in cui era rappresentato mentre consegnava una medaglia d’oro al fabbricante di quel "tonico" che portava sempre con sé in una fiaschetta, per fortificarsi quando la preghiera non era sufficiente.
Come vedremo, esiste un legame diretto tra Sua Cocaina e i dati dell'International narcotics control board secondo i quali in Gran Bretagna le persone che hanno usato la cocaina sono più numerose che nel resto del mondo. Circa il 6,8 per cento degli adulti britannici ammette di averla provata, rispetto al 4,9 per cento degli spagnoli, che occupano il Secondo posto. A dimostrazione della sua diffusione, due ragazze di 14 e 15 anni sono state espulse perché sono state trovate a sniffare cocaina nei bagni della scuola di Crawley, nel West Sussex. Oggi il 2 per cento dei britannici - la stessa percentuale degli statunitensi - fa regolarmente uso di cocaina, che ormai è diventata la droga più diffusa negli ambienti alla moda.

 

Le linee eterne
Naturalmente si potrebbe andare più indietro di Leone XIII e prendersela con gli inca. Gli abitanti dell'area compresa tra Colombia, Perù e Bolivia, dove si producono tre quarti della cocaina del mondo, masticano foglie di coca da migliaia di anni. Ufficialmente la coca era riservata alla famiglia reale, ma, come dimostrano alcuni reperti archeologici di sculture e ceramiche, era ampiamente usata anche dalla popolazione per motivi mistici, religiosi, sociali e curativi. Non la masticavano solo per le sue proprietà stimolanti - che cancellano la fatica e danno l'energia necessaria per affrontare le ripide salite nell'aria rarefatta di quella regione montuosa - ma anche perle sue qualità alimentari, poiché le sue foglie contengono vitamine e proteine.

 

Ai conquistadores la cosa non piacque. All'inizio gli invasori spagnoli vietarono la coca definendola "uno strumento del diavolo". Ma poi scoprirono che senza quel "dono degli dèi" gli indigeni non riuscivano a lavorare nei campi o a estrarre l'oro. Improvvisamente la coca fu legalizzata e anche tassata, e gli invasori cominciarono a tenere per sé un decimo dei raccolti. Le foglie erano distribuite ai contadini tre o quattro volte al giorno, durante le pause dal lavoro. E la chiesa cattolica cominciò addirittura a coltivarla.
Poiché le foglie sopportavano male il viaggio venivano esportate in Europa solo sporadicamente. Eppure le analisi effettuate su alcune pipe del diciassettesimo secolo, trovate nel giardino di Shakespeare qualche anno fa, hanno rivelato la presenza di residui di cocaina - il che forse spiega il riferimento alle “linee eterne" in un famoso sonetto, e il frequente uso del verbo "tirare" nel Re Lear. In epoca vittoriana la tecnologia aveva già fatto molti passi avanti. Nel 1863, il chimico italiano Angelo Mariani produsse un tipo di vino chiamato Vin Mariani, trattato con foglie di coca. Sperimentò il suo ricostituente su un'attrice depressa e i risultati furono spettacolari. L'etanolo presente nel vino serviva da solvente ed estraeva la cocaina dalle foglie, dando origine a un composto chiamato cocaetilene, che rafforzava decisamente l'effetto di entrambe le droghe.

 

Ogni oncia di Vin Mariani conteneva l’11 per cento di alcol e 6,5 milligrammi di cocaina. Probabilmente fu per questo che Leone XIII gli diede una medaglia. E non era l'unico ad apprezzarlo.
Gli scrittori lo adoravano. Henrik Ibsen, Emile Zola, Jules Verne, Alexandre Dumas e sir Arthur Conan Doyle ne andavano matti. Robert Louis Stevenson scrisse “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde” durante un trip da cocaina durato sei giorni. Anche i reali ne erano entusiasti. La regina Vittoria, il re Giorgio di Grecia, re Alfonso XIII di Spagna, lo scià di Persia e i presidenti americani William McKinley e Ulysses Grant, tutti ne facevano uso. L’esploratore polare Ernest Shackleton affrontò l'Antartide con un prodotto simile sotto forma di pastiglie e lo stesso fece il capitano Scott, sebbene con risultati meno felici. Auguste Bartholdi dichiarò che se avesse conosciuto prima il Vin Mariani avrebbe progettato la statua della Libertà diverse centinaia di metri più alta. Oltre alla generale sensazione di benessere che produceva, si dice che "rinvigorisse meravigliosamente gli organi sessuali".

 

La bibita più famosa del mondo arrivò più tardi. Un farmacista di Atlanta di nome John Pemberton si era già fatto il suo vino di coca personale. Ma quando con il proibizionismo l'uso dell'alcol fu vietato in tutti gli Stati Uniti, dovette sostituire il vino con una speciale ricetta a base di sciroppo di zucchero. La chiamò Coca-Cola: la bevanda della temperanza, "che presentava le virtù della coca senza i vizi dell'alcol", e la commercializzò come la bibita perfetta per “la nuova America turbolenta, fantasiosa, rumorosa e nevrotica”. Nella sua pubblicità Pemberton la definiva "una bevanda intellettuale" e "una delle bibite più gradevoli, rallegranti e rinvigorenti".

 

Un orgasmo totale
Ogni bottiglietta conteneva l'equivalente di un piccolo tiro di cocaina. All'epoca la cocaina si poteva comprare liberamente. Negli Stati Uniti, all'inizio del 1900, Sears & Roebuck vendevano un vino di coca peruviana che "corrobora e ristora il corpo e la mente, e può essere assunto in qualsiasi momento con perfetta sicurezza". La cocaina era ampiamente usata anche per curare il mal di denti e per produrre medicinali, uno dei quali - il rimedio perla febbre da fieno e il catarro - era costituito al 99,9 per cento da cocaina pura. A Londra, nel 1916, i magazzini Harrods vendevano un kit descritto come "un gradito regalo per gli amici al fronte": conteneva cocaina, morfina, aghi e siringhe.
    Tutto questo fu reso possibile dalla scoperta di un sistema per separare l'alcaloide della cocaina dalla foglia. Il metodo fu perfezionato da uno studente tedesco, Albert Niemann, che distillò un alcaloide cristallino della serie del tropano dalle foglie della pianta. Questa versione più raffinata della droga innescava un effetto tonificante. inducendo il cervello a pensare che stava vivendo un'esperienza piacevole.

 

Come l'eroina e la nicotina, anche la cocaina agisce sul circuito cerebrale della gratificazione, inducendo maggiore lucidità mentale, più fiducia in se stessi, una sensazione di forza e di potenza sessuale. Questo effetto entusiasmava anche le grandi menti. Nel 1884 Sigmund Freud pubblicò il saggio Uber Coca, in cui affermava che la cocaina produce “una sensazione prolungata di euforia, che non differisce in alcun modo da quella di una persona in buona salute. In altre parole ci si sente normali ed è difficile credere di essere sotto l'effetto di una droga. Si riesce ad affrontare un lungo e intenso sforzo fisico senza alcuna fatica. Ci si sente bene senza nessuna delle sgradevoli conseguenze dell'assunzione di alcol”.
    Più rapidamente è ingerita e più veloci e sensazionali sono gli effetti. A tal punto che Arthur Conan Doyle fa dire a Sherlock Holmes che "è così straordinariamente stimolante e rende così acuta la mente che i suoi effetti collaterali diventano irrilevanti". 0 per usare il linguaggio più popolare di un moderno consumatore di crack: "E’ come un orgasmo totale". Ma l'intensità di questa sensazione assolutamente diversa da qualsiasi altra esperienza umana ha un costo.

 

La natura, per usare le parole di un tossicodipendente pentito, è crudelmente avara nel dispensare il piacere. Più l'esperienza è eccitante, più il cervello soffre quando si rende conto che è già finita. Con il passare del tempo, ci vogliono dosi sempre più forti o più frequenti per ottenere lo stesso risultato. Inoltre, l'accumulo di dosi di cocaina può causare problemi neurologici e comportamentali, come vertigini, mal di testa, difficoltà di movimento, ansia, insonnia, depressione e perfino allucinazioni. Poiché la cocaina stimola le cellule del sistema nervoso centrale e del sistema cardiovascolare, nell'ora successiva all'assunzione il rischio di un attacco cardiaco aumenta di 24 volte. E molti dei pazienti ai quali Freud consigliava la cocaina per curare una serie di malattie finirono per assuefarsi alla droga.
    Sul finire del diciannovesimo secolo, l'atteggiamento nei confronti della cocaina cambiò. Ormai era chiaro che creava dipendenza. Il suo uso cominciò a essere descritto come un vizio. La pubblica opinione fu presa dal panico. Nel 1903 L’American journal of pharmacy dichiarò che l’uso di cocaina era diffuso soprattutto tra “bohémien, giocatori d'azzardo, prostitute di tutte le razze, portieri notturni, fattorini, ladri, malavitosi, ruffiani e lavoratori occasionali".

 

Un funzionario del Pennsylvania state pharmacy board testimoniò che “la maggior parte delle aggressioni nei confronti di donne bianche del sud sono la diretta conseguenza dell'uso della droga da parte dei neri". Nel 1904 fu eliminata la cocaina dalla Coca-Cola. Il governo statunitense cercò di costringere la società a ribattezzare la bevanda ma, dopo un lungo contenzioso legale, il nome restò quello. La Coca-Cola company è ancora molto sensibile sull'argomento. Nel suo museo di Atlanta non si fa nessun cenno al fatto che la bevanda discende dalla magica pianta peruviana, anche se è ancora aromatizzata con foglie di coca dalle quali è stata tolta la cocaina.
    Negli ambienti alla moda, invece, si continuò a usarla per tutti gli anni venti e trenta. Perfino Cole Porter la usava, anche se affermava di "essere sicuro che se anche facessi una sola sniffata mi annoierebbe a morte". Così come lo scrittore William S. Burroughs e l'attrice Talulah Bankhead, famosa per aver dichiarato: “La cocaina dà assuefazione? Ma certo che no. Io lo so bene. La uso da anni".
    Comunque sia, nei decenni successivi, la cocaina fu messa in ombra sul mercato nero da stimolanti sintetici come l'anfetamina. I figli dei fiori degli anni sessanta scelsero invece la marijuana e l'Lsd. La cocaina ebbe un breve revival ma predominavano l'ecstasy, l'eroina, l'acido e le anfetamine. Alla fine degli anni novanta e all'inizio del ventunesimo secolo, negli Stati Uniti la cocaina ha avuto un ritorno di fiamma e nel 2003 le vendite nelle strade hanno raggiunto i 35 miliardi di dollari. E non appena il mercato statunitense si è saturato, i mercanti di droga si sono rivolti all'Europa.

Soldatini bianchi
La ricerca di effetti sempre più sconvolgenti comporta grossi rischi. Se viene fumata, la cocaina raggiunge il cervello entro cinque secondi, producendo un'eccitazione molto più intensa di quella che si avrebbe sniffandone la stessa quantità. Per fumare la cocaina pura, o freebase, si usa un solvente come l'etere dietilico.
    Ma questa tecnica è pericolosa perché il composto è molto infiammabile, come ricorderanno i fan di Richard Pryor, che si diede fuoco nel tentativo di fumarla. E’ anche una tecnica che spinge il consumatore a eccedere nelle dosi, perché l'eccitazione dura una decina di minuti ma raggiunge il suo apice subito dopo l'inalazione del vapore. Il rischio di combustione spontanea ha portato alla creazione della forma più letale di cocaina nota come forfora del diavolo, rock, o semplicemente crack. In questo caso la cocaina è miscelata con l'ammoniaca o il bicarbonato di sodio fino a raggiungere un colore marroncino pallido. E’ la miscela che crea maggiore dipendenza, ancor più dell'eroina.

 

La cocaina è una sostanza che i farmacologi definiscono "a forte dipendenza". Lo dimostrano anche gli esperimenti sugli animali. Se è messa a loro disposizione, i topi da laboratorio ne fanno ampio uso. Sono addirittura disposti a sopportare le scosse elettriche e a rinunciare al cibo e all'acqua pur di averla. E’ dimostrato che la cocaina provoca dipendenza in modi simili all'alcol, ma è maggiore il numero di consumatori circa il 50 per cento - che alla fine ne diventa dipendente. Il problema è che non è possibile determinare quali saranno le vittime. “Tutti cominciano a usare cocaina in modo casuale", spiega il professor Adani Winstock del National addition centre. "Nessuno pensa che ne diventerà dipendente in cinque anni". La dipendenza dalla cocaina si sviluppa dopo circa tre anni di uso costante. Ma mentre per assuefarsi all'eroina ci vogliono circa sei mesi, per il crack bastano sei volte.
    C'è anche un ulteriore pericolo che deriva dalla combinazione con altre droghe. Assunta insieme all'alcol, la cocaina causala formazione di cocaetilene nel fegato, che provoca una maggiore euforia ma fa anche aumentare il rischio d'infarto o arresto respiratorio. Assunta insieme all'eroina, in una miscela chiamata speedball o moonrock, la cocaina produce una rapida accelerazione del battito cardiaco, ma quando l'effetto svanisce, l'eroina rallenta il cuore e si rischia l'arresto. John Belushi e River Phoenix sono morti per una dose di speedball. Assunta con una piccola dose di chetamina ne riduce l'effetto allucinogeno e paralizzante. Ma se la dose è alta, può anche uccidere.

 

La maggior parte delle persone che la usa per divertirsi è convinta che non cadrà mai in queste trappole. Dopo cena fanno passare intorno al tavolo un piattino con delle strisce di polvere - "una fila di soldatini bianchi" per usare le parole di un habitué - come i loro nonni avrebbero fatto circolare una bottiglia di Porto, o i loro genitori uno spinello. Molti ne assumono la stessa quantità per lunghi periodi senza diventarne dipendenti. Sarà per un colpo di sfortuna se scopriranno che il 25 per cento degli infarti nelle persone tra i 18 e i 45 anni sono causati dalla coca, e forse non sapranno mai che facendo uso regolare di cocaina corrono sette volte di più il rischio di avere un infarto rispetto a chi non la usa.
    Ma per alcuni arriva il momento in cui il divertimento diventa bisogno e poi ossessione. Spenderanno quasi tutti i loro soldi per acquistare la droga. Passeranno la maggior parte del tempo pensando a come procurarsela. A causa del loro comportamento allontaneranno da sé familiari, amici e colleghi.

 

La strada che conduce alla dipendenza è un piacevole sentiero in discesa. Quella per uscirne è in salita e molto più faticosa.

 
 
 

Post N° 148

Post n°148 pubblicato il 30 Gennaio 2007 da chic47

Quando la musica sostituisce qualsiasi parola

 
 
 

Post N° 147

Post n°147 pubblicato il 29 Gennaio 2007 da chic47

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Il percorso di distruzione della psichiatria
Tratto da PSICHIATRIA del CCDU

E’ stato spesso detto che chi non conosce la storia è condannato a ripeterla. Questo certamente vale per le Pratiche della psichiatria, le cui "cure" distruttive e le false soluzioni hanno portato alla rovina della società più e più volte. L'evoluzione della psichiatria non ha seguito basi scientifiche ma i soldi e, come strumento dello stato, le tendenze politiche del momento. Questo breve arco di tempo fa da cronaca alla storia che si sta ripetendo. Abbiamo iniziato con i primi praticanti, i cui trattamenti brutali e programmi sociali risultarono in sofferenza e dolore indicibili. Vedrai che nel caso della psichiatria, alcune cose non cambiano mai.

1700 – 1800 : LE ORIGINI DELLA PSICHIATRIA

I primi trattamenti per i malati di mente non erano differenti dalla tortura. I pazienti venivano confinati in gabbie, celle o stalle per animali, incatenati nudi ai muri, picchiati e frustati. Benjamin Rush, autore del primo libro di testo di psichiatria americano, insegnava che il terrore ha effetti terapeutici, sosteneva terapie come il salasso, la repressione, il bruciare parti dei corpo, lo shock come ad esempio immergere a sorpresa il paziente in bagni di ghiaccio

1879: L’UOMO UN ANIMALE

Prima dello psicologo tedesco Wilhelm Wundt, la parola psicologia significava "logia - studio del" e “psiche - anima". Wundt si rifiutò di accettare lo spirito umano perché "non scientifico", dichiarando che l'Uomo era un animale e la sua nuova scienza, la psicologia sperimentale, il rimedio alle malattie dell'uomo. Le teorie di Wundt, che trovarono l'appoggio degli imperialisti tedeschi del 19° secolo, si diffusero rapidamente in tutto il mondo attraverso i suoi numerosi studenti che incominciarono a fare esperimenti con scimmie, cani, ratti, gatti e polli, tentando di risolvere l'enigma del comportamento umano.

1833: ELIMINARE GLI INADATTI

La parola eugenetica, che significa “la buon specie", fu coniata dallo psicologo inglese Francis Galton (cugino di Charles Darwin). Galton teorizzò che l'incrocio selettivo degli adatti poteva portare alla razza superiore, come l'aristocrazia inglese di cui faceva parte. Nella stessa epoca Herbert Spencer sviluppò “l’evoluzione della psicologia” teorizzando che molte persone nella società erano biologicamente imperfette e degne solo di una “morte veloce”.

1905: LA CRESCITA DELL'IGIENE MENTALE 

Lo psichiatra Ernst Rudin e Alfred Ploetz fondarono la Società tedesca dell'igiene razziale per attuare il piano per la superiorità razziale promosso nel libro di Ploctz del 1895, “La sanità della nostra razza e la protezione del debole”. Ploetz propose che le cure mediche non fossero fornite ai "deboli" così che potessero morire. Rudin invece diventò uno dei principali architetti del programma di igiene razziale nazista per liberare la Germania dagli "inadatti".

1915: EUGENETICA NELLA SOCIETA’

Finanziati da potenti famiglie americane, gli psichiatri hanno promosso l'eugenetica come una "scienza". In breve tempo, leggi sulla sterilizzazione obbligatoria furono approvate in 24 stati americani ed in quasi tutte le nazioni non cattoliche dell'ovest, desiderose di "purificare i geni". Furono sterilizzati criminali, tossicodipendenti, folli ed idioti e, troppo spesso, poveri ed analfabeti. In Svezia, uno dei motivi della sterilizzazione erano “le caratteristiche inconfondibili degli zingari". Sotto l’egida di queste leggi, Stati Uniti, Giappone, Svezia, Danimarca, Finlandia e Norvegia costrinsero alla sterilizzazione circa 164.500 persone.

1925: IL PRELUDIO DELL'ORRORE

Lo psichiatra Alfred Hoche e Karl Binding, Capo della Giustizia del Reich tedesco, scrissero il libro “Il permesso a distruggere la vita delle persone indegne di vivere”. La genetica umana e l'igiene razziale fu scritto da Erwin Bauer, Eugen Fischer e Fritz Lenz. Questi e altri libri e trattati di eugenetica formarono le basi ideologiche dell'opera razziale di Adolf Hitler, il “Mein Kampf” (La mia battaglia) e fornirono la giustificazione "scientifica" per l'uccisione di milioni di persone.

1933 – 1938: LA NASCITA DEI TRATTAMENTI A BASE DI SHOCK

Mentre la medicina ha continuato il suo cammino con la scoperta scientifica di importanti diagnosi e terapie per la cura delle malattie, la psichiatria ha sviluppato brutali trattamenti corre shock a base di Metrozol, shock insulinici ed elettroshock. Se da una parte i medici hanno fatto tutto il possibile per prevenire le crisi epilettiche ed altri tipi di attacchi nei pazienti, dall'altra la psichiatria inventava metodi debilitanti per procurarli.

1935: PSICOCHIRURGIA

Promossa come "cura miracolosa", la psicochirurgia fu sviluppata per distruggere tessuti sani del cervello e controllare il comportamento dell'uomo. Uno studio, durato 12 anni sui pazienti di Egas Moniz, ideatore della lobotomia, mostrò che ebbero ricadute, crisi epilettiche e morte. L'americano Walter J. Freeman promosse con l'uso di un punteruolo una lobotomia prefrontale meno complicata. Moniz eseguì e supervisionò migliaia di queste operazioni, lasciandosi alle spalle pazienti con cervelli danneggiati e vite distrutte.

1940: LE PRIME VITTIME

Gli psichiatri tedeschi iniziarono il loro sterminio sterilizzando i malati mentali e trovarono, nel regime nazista, un ben disposto collaboratore per i loro piani di eugenetica. Entro il 1941 il piano si completò con "successo" con lo sterminio di 300.000 persone considerate "inadatte".

1940: IL PIANO GENERALE DELLA PSICHIATRIA

Il 18 giugno 1940, lo psichiatra militare inglese J. R. Rees durante l'annuale assemblea generale del Consiglio Nazionale per l'Igiene Mentale del Regno Unito delineò le mete della psichiatria nei settori chiave della società, le quali comprendevano l'infiltrazione nella politica, nella legge, nella chiesa, nella medicina e nell'insegnamento. Gli anni della guerra furono il trampolino di lancio per l'espansione della psichiatria che si insinuò nei governi e nei posti chiave dei servizi segreti militari.

1941: L'OLOCAUSTO

Dopo aver messo a punto quella che si può definire una catena di montaggio per lo sterminio dei pazienti nei manicomi, gli psichiatri tedeschi esportarono le loro tecniche, completandole con le camere a gas e i forni crematori, ai campi di concentramento dando luogo all'annientamento di milioni di persone.

1945: LA DISTRUZIONE DEI VALORI

Lo psichiatra G. Brock Chisholm fu sostenitore del piano generale di J.R. Rees del 1940, portando avanti uno degli scopi principali della psichiatria: la "reinterpretazione ed infine lo sradicamento del concetto di giusto e sbagliato”. Chisholm affermò che per prevenire una guerra era necessario che gli psichiatri eliminassero la "moralitá". Nel portare avanti questa missione la psichiatria ha creato un'escalation di violenza, crimine ed una società che abusa di psicofarmaci.

1948: LA FEDERAZIONE MONDIALE DELLA SALUTE MENTALE

I piani della psichiatria furono favoriti dalla formazione di un'organizzazione mondiale chiamata la Federazione Mondiale della Salute Mentale (WFMH, World Federation for Mental Health), i cui co-fondatori furono Chisholm e Rees. Fin da allora la WFMH ha svolto funzioni di consulenza per i governi relativamente al soggetto delle politiche sulla salute mentale. Nello specifico, la necessità di un sempre maggior numero di psichiatri e di fondi.

1952: PSEUDOSCIENZA

In America alla fine degli anni' 40, con l'arrivo delle assicurazioni contro le malattie, fu necessario per la psichiatria trovare un nuovo modo per diagnosticare malattie mentali. Non essendo riuscita ad isolare una singola malattia mentale scientificamente dimostrabile la professione compilò una lista di sintomi comportamentali definiti “disturbi mentali” che approvò tramite votazione e pubblicò  nel nuovo Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali

1954: UN NUOVO PSICOFARMACO

La clorpromazina (Thorazine) fu scoperta dagli psichiatri francesi Jean Delay e Pierre Deniker, fu il primo farmaco “antipsicotico". Fu considerato come una lobotomia chimica e fu soltanto il primo di una lunga serie di “meravigliosi" psicofarmaci introdotti nel mercato come trattamento per la cosiddetta malattia mentale. Quando le cure promesse non si materializzarono, gli psichiatri e le case farmaceutiche cambiarono direzione ed incominciarono a promuovere il fatto che i disturbi mentali erano incurabili e che i loro farmaci potevano controllarne i sintomi. Raggirando i governi per ottenere l'approvazione di trattamenti farmacologici obbligatori sui pazienti si sono garantiti dei consumatori a vita.

1955: DROGARE I BAMBINI

Negli Stati Uniti viene approvato il Ritalin, un eccitante che possiede caratteristiche simili alla cocaina. Divenne il farmaco principale per trattare "l'iperattività" infantile o i disturbi di "deficit dell'attenzione", disturbi che non hanno una base scientifica e che vengono diagnosticati utilizzando un elenco di comportamenti dell'infanzia. A milioni di bambini viene somministrato il Ritalin. Viene promosso come sicuro dagli psichiatri, ma è stato dimostrato che provoca violenza, psicosi, suicidio e pericoli alla salute come per esempio attacchi cardiaci, ictus e morte.

1987: ANTIDEPRESSIVI

Nuovi tipi di antidepressivi, come per esempio il Prozac, furono reclamizzati conte psicofarmacisicuri con meno effetti collaterali rispetto ai loro predecessori. Nel corso di 15 anni dalla loro scoperta, questi farmaci furono prescritti per ogni sintomo, dalla gelosia alla depressione. Ma nel 2004 furono rivelati un numero sempre maggiore di effetti collaterali su questo tipo di psicofarmaci rispetto a qualsiasi altro tipo. Questo indusse la FDA ed altre agenzie del farmaco ad avvertire i consumatori sul fatto che questi antidepressivi potevano provocare pensieri suicidi e non era consigliato prescriverli ai bambini e non si doveva abusare sugli adulti.

ANNI ’90: IL DECENNIO DEL CERVELLO

per ottenere nuovi finanziamenti governativi e diffondere un numero sempre maggiore di psicofarmaci, gli psichiatri dell'Istituto Nazionale della Salute Mentale concepirono una nuova manovra di marketing: "Il decennio del cervello". Questo fu il modo per giustificare maggiori finanziamenti per "effettuare ricerche su di una base biologica per la malattia mentale”. Furono promossi termini come il "disturbo cerebrale curabile”, la "malattia cerebrale omnicomprensiva" e lo "squilibrio biochimico" dando il via ad una nuova ondata di vendite di psicofarmaci che nel 2005 è arrivata a 76 miliardi all'anno in tutto il mondo.

DAL 2000: DANNEGGIARE NEL NOME DELL’AIUTO

Nel corso dei suoi 200 anni di storia la psichiatria non è riuscita a determinare la causa o a sviluppare una singola cura di nessun disturbo mentale. I suoi trattamenti causano dolori e sofferenze indicibili a coloro che cercano aiuto. Invece di migliorare la salute mentale nella società, la psichiatria ne trae enormi profitti. Oggi la psichiatria sta creando l'apparenza di un progresso scientifico nella cura della malattia mentale con nuovi trattamenti al cervello. Ma come la storia ha dimostrato, la nuova miracolosa cura di oggi è l'atrocità di domani. Con la psichiatria alcune cose non cambiano mai, i loro metodi continuano a danneggiare nel nome dell'aiuto.

Violenza indotta dagli psicofarmaci

Gli psichiatri conoscono i pericoli legati agli psicofarmaci che prescrivono. Alcuni studi pubblicati hanno mostrato che sia gli psicofarmaci che una improvvisa cessazione della assunzione possono provocare un comportamento violento. Il giornale scientifico inglese “The Lancet” ha riportato casi di pazienti che hanno sviluppato comportamenti omicidi dopo aver smesso di assumere antidepressivi.

 
Nel 2001 Mamoru Takuma pugnalò a morte 8 bambini a scuola e ne ferì gravemente altri 15 mentre era sotto l’effetto di un tranquillante. Nel 1999 Kip Kinkel, 15 anni, uccise due persone e ne ferì altri 22 dopo aver aperto il fuoco nella sua scuola a Springfield nell’Oregon, mentre era sotto trattamento con psicofarmaci. Negli USA otto sparatorie a scuola su 13 sono state commesse da adolescenti che facevano uso di psicofarmaci. Nel 2001, Andrea Yates annegò i suoi cinque figli di età da sei mesi a sette anni. Uno degli antidepressivi che assumeva, secondo la casa farmaceutica produttrice dello psicofarmaco, causava pensieri di suicidio.

 

Queste ultime righe lasciano riflettere su molti eventi di "inspiegabile violenza" a cui abbiamo assistito ultimamente. 

Non bisogna meravigliarsi, i perchè esistono !!

 

 
 
 

Post N° 146

Post n°146 pubblicato il 27 Gennaio 2007 da chic47

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Ecco alcune delle cose che ho imparato nella vita:

- Che non importa quanto sia buona una persona, ogni tanto ti ferirà.
E per questo, bisognerà che tu la perdoni.
- Che ci vogliono anni per costruire la fiducia e solo pochi secondi per distruggerla.
- Che non dobbiamo cambiare amici, se comprendiamo che gli amici cambiano.
- Che le circostanze e l’ambiente hanno influenza su di noi, ma noi siamo responsabili di noi stessi.
- Che, o sarai tu a controllare i tuoi atti, o essi controlleranno te.
- Ho imparato che gli eroi sono persone che hanno fatto ciò che era necessario fare, affrontandone le conseguenze.
- Che la pazienza richiede molta pratica.
- Che ci sono persone che ci amano, ma che semplicemente non sanno come dimostrarlo.
- Che a volte, la persona che tu pensi ti sferrerà il colpo mortale quando cadrai, è invece una di quelle poche che ti aiuteranno a rialzarti.
- Che solo perché qualcuno non ti ama come tu vorresti, non significa che non ti ami con tutto se stesso.
- Che non si deve mai dire a un bambino che i sogni sono sciocchezze: sarebbe una tragedia se lo credesse.
- Che non sempre è sufficiente essere perdonato da qualcuno. Nella maggior parte dei casi sei tu a dover perdonare te stesso.
- Che non importa in quanti pezzi il tuo cuore si è spezzato; il mondo non si ferma, aspettando che tu lo ripari.
- Forse Dio vuole che incontriamo un po’ di gente sbagliata prima di incontrare quella giusta, così quando finalmente la incontriamo, sapremo come essere riconoscenti per quel regalo.
- Quando la porta della felicità si chiude, un’altra si apre, ma tante volte guardiamo così a lungo a quella chiusa, che non vediamo quella che è stata aperta per noi.
- La miglior specie d’amico è quel tipo con cui puoi stare seduto in un portico e camminarci insieme, senza dire una parola, e quando vai via senti che è come se fosse stata la miglior conversazione mai avuta.
- E’ vero che non conosciamo ciò che abbiamo prima di perderlo, ma è anche vero che non sappiamo ciò che ci è mancato prima che arrivi.
- Ci vuole solo un minuto per offendere qualcuno, un’ora per piacergli, e un giorno per amarlo, ma ci vuole una vita per dimenticarlo.
- Non cercare le apparenze, possono ingannare.
- Non cercare la salute, anche quella può affievolirsi.
- Cerca qualcuno che ti faccia sorridere perché ci vuole solo un sorriso per far sembrare brillante una giornataccia.
- Trova quello che fa sorridere il tuo cuore.
- Ci sono momenti nella vita in cui qualcuno ti manca così tanto che vorresti proprio tirarlo fuori dai tuoi sogni per abbracciarlo davvero!
- Sogna ciò che ti va; vai dove vuoi; sii ciò che vuoi essere, perché hai solo una vita e una possibilità di fare le cose che vuoi fare.
- Puoi avere abbastanza felicità da renderti dolce, difficoltà a sufficienza da renderti forte, dolore abbastanza da renderti umano, speranza sufficiente a renderti felice.
- Mettiti sempre nei panni degli altri. Se ti senti stretto, probabilmente anche loro si sentono così.
- Le più felici delle persone, non necessariamente hanno il meglio di ogni cosa; soltanto traggono il meglio da ogni cosa che capita sul loro cammino.
- Il miglior futuro è basato sul passato dimenticato, non puoi andare bene nella vita prima di lasciare andare i tuoi fallimenti passati e i tuoi dolori.
- Quando sei nato, stavi piangendo e tutti intorno a te sorridevano.
Vivi la tua vita in modo che quando morirai, tu sia l’unico che sorride e ognuno intorno a te piange.

PAULO COELHO

 
 
 

William Shakespeare

Post n°145 pubblicato il 24 Gennaio 2007 da chic47

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(Il Doge di Venezia; Atto I, Scena III)

Quando non c'è più rimedio è inutile addolorarsi, perché si vede ormai il peggio che prima era attaccato alla speranza. Piangere sopra un male passato è il mezzo più sicuro per attirarsi nuovi mali. Quando la fortuna toglie ciò che non può essere conservato, bisogna avere pazienza: essa muta in burla la sua offesa. Il derubato che sorride, ruba qualcosa al ladro, ma chi piange per un dolore vano, ruba qualcosa a se stesso.

 
 
 

Post N° 144

Post n°144 pubblicato il 23 Gennaio 2007 da chic47
Foto di chic47

Giordano Bruno

Tratto da La Futura Scienza di Giordano Bruno di Giuliana Conforto, ed. Macro

Giordano Bruno (1548-1600) è uno dei grandi saggi che sapevano senza bisogno di conoscere; hanno compiuto "miracoli", fatto magie, intrapreso grandi avventure, sfidato la morte, espresso una sapienza più profonda ed ampia dei loro tempi e persino di quelli attuali: scienza eretica, ermetica così semplice da spiegare i più grandi misteri, le origini, la vita e la morte dell'uomo.
Il 17 febbraio 1600 in piazza Campo de' Fiori al centro di Roma fu arso vivo sul rogo. Era l'esecuzione di una sentenza pronunciata dopo un processo durato otto anni: la sua "colpa" era eresia, ovvero idee audaci, contrarie alla dottrina della chiesa cattolica. Si uccideva allora il suo corpo, ma non il suo pensiero, non la traccia di quella filosofia delle filosofie che unisce tutti i saperi e ha il dolce, sublime profumo della verità. 
Quale verità? L'immortalità dell'essere umano!
La sua vita ha segnato la storia del Rinascimento. L'eco della sua esistenza, del lungo processo e del rogo si è poi spenta per più di due secoli, sepolta negli archivi del vaticano. Fu la presa di Roma da parte delle truppe di Napoleone (1809) ad aprire gli archivi e a portare i documenti a Parigi, dove tutta la storia venne alla luce. 

- "Se questa scienza che grandi vantaggi porterà all'uomo, non servirà all'uomo per comprendere se stesso, finirà per rigirarsi contro l'uomo."

- "Verrà il secolo in cui l'uomo scoprirà forze potenti nella Natura."

- "Dio è atto puro, luce purissima, è l'Uno da cui tutto origina e che è nel tutto. Tutto è Dio e Dio è il tutto..."

- "...Verrà un giorno che l'uomo si sveglierà dall'oblio e finalmente comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto le redini della sua esistenza, a una mente fallace, menzognera, che lo rende e lo tiene schiavo... l'uomo non ha limiti e quando un giorno se ne renderà conto, sarà libero anche qui in questo mondo."

- "...L'uomo che infligge morte è colui che più la teme; è un paradosso, ma chi procura la morte, cerca disperatamente di comprenderla, di penetrare la mente di Dio."

- "...Il tempo è l'interazione tra il concepimento di un'idea e la sua manifestazione."

- "...Non so quando, ma so che in tanti siamo venuti in questo secolo per sviluppare arti e scienze, porre i semi della nuova cultura che fiorirà, inattesa, improvvisa, proprio quando il potere si illuderà di avere vinto."

- "...Che ci piaccia o no, siamo noi la causa di noi stessi. Nascendo in questo mondo, cadiamo nell'illusione dei sensi; crediamo a ciò che appare. Ignoriamo che siamo ciechi e sordi. Allora ci assale la paura e dimentichiamo che siamo divini, che possiamo modificare il corso degli eventi, persino lo Zodiaco..."

- "La morte è il dissolversi dei vincoli, tra il corpo composto da atomi e il corpo diafano e trasparente che è l'essere sustanziale."

- "Non è la materia che genera il pensiero...è il pensiero che genera la materia."

- "...Dio il Signore di tutta la natura, ha concepito tutti gli esseri e ha concesso a loro questo mistero della riproduzione eterna che comprende in sé l'affetto, la gioia, l'allegria, il desiderio e l'amore divino..."

- "...In nessuno modo un corpo può agire su un corpo, né la materia sulla materia, né parti della materia e del corpo possono agire su altre parti, ma ogni azione proviene dalla qualità, dalla forma ed in definitiva dall'anima..."

- "...L'anima infatti abbandona il suo corpo alla fine della vita, ma non può certo abbandonare il corpo universale, né essere abbandonata da questo..."

- "C'è un'unica vera Luce che illumina gli universi ed un unico Sole che li rende vivi."

- "...Chi perciò consistendo nel luogo e nel tempo, libererà le ragioni delle idee dal luogo e dal tempo, si conformerà agli enti divini..."

- "Il linguaggio degli astri è musica, è canto che si riflette anche nell'uomo perché...c'è un'aurea catena che collega la terra al cielo

LE SUE ULTIME PAROLE PRIMA DEL VERDETTO:

"Forse voi giudici pronunciate la sentenza contro di me con più paura di quanto io ne abbia nell'ascoltarla"

 
 
 

Post N° 143

Post n°143 pubblicato il 14 Gennaio 2007 da chic47

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LA NOSTRA VITA

E' un vero peccato
capir della vita il significato
quando tardi è troppo ormai
ed il ricordo del passato diventa l'immergersi
in un improvviso accumulo di nubi.
Siamo nel futuro davanti allo specchio
senza alcun velo sul volto
perché par che l'aurora abbia capito tutto
ma non ha chiuso i nostri occhi.
Così, come debole foglia e ingiallita
a quel margine di strada ,
siamo sbattuti tra odio e amore dal tocco del vento.
La vita è tutto ciò che ci appartiene:
niente va sprecato banalmente,
niente può esser lasciato nelle mani del diavolo.
Più ci avviciniamo a lei in manifestazione d'amore
tanto più il suo oceano danzerà con le onde
sino all'immenso  firmamento.
E noi potremo cogliere a piene mani
l'immortalità della gioia.

 
 
 

Post N° 142

Post n°142 pubblicato il 13 Gennaio 2007 da chic47

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Vorrei segnalare il post di  pier89ilmeglio

veramente interessante così come il suo blog

la nuova genesi

 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Le gioie violente hanno violenta fine, e muoiono nel loro trionfo, come il fuoco e la polvere da sparo, che si distruggono al primo bacio. Il più squisito miele diviene stucchevole per la sua stessa dolcezza, e basta assaggiarlo per levarsene la voglia. Perciò ama moderatamente: l'amore che dura fa così.

W. Shakespeare

 

 

 
 
 
 
 
 
 

SONETTO 121

È meglio esser colpevole che tale esser stimato
quando non essendolo si è accusati d'esserlo;
e perso è ogni valor sincero perché creduto colpa
non dal nostro sentire, ma dal giudizio d'altri.

Perché mai dovrebbero gli occhi altrui adulteri
considerar vizioso il mio amoroso sangue?
Perché nelle mie voglie s'insinuan lascive spie
che a parer lor condannano quel ch'io ritengo giusto?

No, io sono quel che sono e chi mira
ai miei errori, colpisce solo i propri;
potrei esser io sincero e loro non dire il vero,

non venga il mio agir pesato dal loro pensar corrotto;
a men che non sostengano questo mal comune -
l'umanità é malvagia e nel suo mal trionfa.

William Shakespeare




 
 
 
 
 

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