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« Fletcher LVIIIl Tragitto Vol.58 »

Fletcher LVIII

Post n°230 pubblicato il 11 Luglio 2014 da lost4mostofitallyeah

 




Nella tavola calda smozzicarono ancora dei discorsi ma era evidente che l'entusiasmo di poco prima era evaporato. Teneva banco Henry Grassi con i suoi consigli utili ma tutti i suoi uditori erano scazzati e stanchi e abbozzavano giusto per cortesia un po' di attenzione. Alla fine anche Lui si arrese e lasciò che la notte facesse il suo corso con il suo strascico di visi ottusi e sbadigli clamorosi. Finalmente si decisero a lasciare quel posto, che si era rivelato nulla più di un parcheggio per le anime inquiete, ma senza riuscire a offrire delle risposte. Sulla via del ritorno Fletcher stava incollato a Christine mentre Peter camminava un metro più avanti, immerso in un
ruminare pensieroso. Grassi ed Edward chiudevano la fila confabulando fitti. Arrivarono alla maestosa catapecchia di Sereni e salirono le scale nel buio più assoluto finché, a un cenno di Ed, capirono di essere arrivati al pianerottolo giusto. "é saltata l'elettricità, come capita spesso. Succede altrettanto che ce la sospendano perché qui più o meno Tutti sono morosi o agganciati illegalmente." "Ottimo" notò Fletcher "Come ci si muove adesso?". "Ho delle candele sempre sottomano per i casi di emergenza" Grugnì Ed "E comunque lo sapevate che qui non siamo in un superattico di Uptown." "Nessuno ha mai preteso questo. La mia voleva essere solo una domanda e una curiosità. Non mi dà nessun problema restare al buio fintantoché sono lontano da Percace e vicino alla persona che amo." Peter sorrise e lanciò un'occhiata obliqua e strana a Christine, cercando di ricavarne le fattezze alla luce delle candele che si accendevano. Per un attimo, malgrado la differenza di età, gli parve di riconoscere i tratti di Rihanna e si morse le labbra, poi deviò il pensiero su terreni meno dolorosi e riuscì ad abbandonarsi a quella notte punteggiata da lucine. "Erano secoli che non vedevo una candela...dove lavoravo Io e poi in Clinica le luci erano o bestiali o soffuse, ma nulla eguaglia la bellezza di alcune candele accese..."
Fletcher notò immediatamente lo sguardo offuscato di Peter e le sue sopracciglia corrugate, così decise in un istante che quella notte avrebbe vegliato, fanculo la stanchezza. Henry Grassi, nel frattempo, stava lanciando gli ultimi saluti prima di avviarsi per la sua strada e giungere al meritato riposo. Diede due baci a tutti malgrado le proteste di Sereni che voleva trattenerlo in Casa visto il black-out. "Non sono zone pericolose ma comunque avviarsi al buio per farti un chilometro e mezzo a piedi non è salutare per la propria conservazione." "E Tu dammmi una candela "Rise Grassi "Me ne andrò in processione nella mia personale Via Crucis. Vuoi mettere l'effetto scenico?". Ed annuì e gli rifilò una candela accesa "Buona fortuna, allora. E non indugiare troppo agli incroci." Fu così che Grassi infilò la porta e prese a discendere le scale interne. Nel frattempo Peter cercava la stanza con il Crotalo. Sereni lo afferrò per un braccio :"Chris probabilmente dorme. Gli ho dato da mangiare abbondante prima che arrivaste Voi." "Volevo solo vederlo alla luce della candela". Piagnucolò Peter. "Così non faresti che innervosirmelo e disturbarmelo, perciò Ti chiedo un favore: lasciamelo in pace." Il giovane taxista fissò il piccolo mago della rete e alla fine annuì pur scrollando interiormente la testa. Non era convinto ed era sovreccitato. Se ne rendeva perfettamente conto: il cervello gli mandava scariche elettriche dall' ipotalamo giù, fino all'ultima vertebra e la vista (non ci si fosse messo anche il black-out) era torbida. Le mani gli tremavano lievemente e non osava voltarsi verso Fletcher e Christine per non indugiare troppo sulle forme di quest'ultima. Fletcher, dal conto suo, realizzava in pieno lo stato d'animo del giovane. Ne aveva visto anche troppo durante le sue peregrinazioni in clinica e Lui stesso aveva provato quel brivido libidinoso percorrergli le cellule nervose e annebbiargli gli occhi. Solo adesso, che si era reso pienamente conto dell'amore per Christine, aveva superato quella fase e tratteneva la sessualità sulla punta delle dita. Ma lo stesso non poteva dirsi di Peter. L'eccitazione lo imbrogliava e confondeva. la passione improvvisa erompeva da tutti i pori fornendogli l'oblivio di tutti i sensi di colpa e gli autocontrolli, sfrenandolo a crimini che non avrebbe mai creduto possibili e trasformandolo in una delle più basse forme di vita che la Natura conosceva: l'Uomo lussurioso.
 
 
 
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