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« IL Tragitto Vol. 59Fletcher LX »

Fletcher LIX

Post n°233 pubblicato il 01 Agosto 2014 da lost4mostofitallyeah






Arrivò la notte e ognuno si ritirò nella propria stanza. Fletcher non aveva nemmeno provato a dormire con Christine perché era ancora sotto la cattiva influenza degli sguardi continui di Peter alla sua compagna. La sua lingua si era intorpidita e il suo desiderio era evaporato in stretta connessione con la consapevolezza che il Sesso era diventato qualcosa di simile all'accoppiamento fra animali: sia Lui che Peter in quel momento miravano a scoparsi la donna e questo era spaventoso...dava ragione alle peggiori teorie di Percace sulla libidine come malattia da curare clinicamente. Al contrario Fletcher voleva essere in grado di dimostrare che la sua fuga con Lei sottintendeva un Amore lontanissimo dalle rilevazioni di piacere fisico, uno scambio di anime innanzitutto, una comunione di intenti in secondo luogo. Certo.....ma appena entrato nella sua grande stanza con in mano la sua candela una pesante sensazione di oscurità e un'opprimente fitta di lancinante desiderio presero a squassarlo da cima a fondo. La stanza era enorme, con le imposte sbarrate con chiodi e un sontuoso letto a baldacchino proprio al centro del locale, mai si sarebbe detto di essere al centro di un quartiere multiforme e formicaio, una zona di Artisti, con locali, showroom, esposizioni, bar. Al momento, in quel semi buio opprimente l'unica decisione che sembrava approdargli al cervello era quella di scacciare i fantasmi da sotto il letto con la scopa e di spalancare quegli scuri per fare irrompere un minimo di aria fresca lungo quella notte viscosa. Ma rinunciò ben presto a ogni sua idea rivoluzionaria per coricarsi. Prima aveva salutato Tutti. Anche Christine con un lungo bacio sulla guancia, poi aveva rivolto uno sguardo non privo di lame a Peter battendogli con la mano sulla spalla e augurandogli un buon riposo. Il Ragazzo gli aveva appena risposto annuendo con il capo, ma si intuiva che era a migliaia di miglia da quel posto, preda di pensieri selvatici e ruvidi, dominato dalla foia, e dalla violenza che deriva dalla impossibilità di soddisfarla appieno. Fletcher l'aveva scrutato con attenzione, poi s'era avviato. La stanza di Christine era esattamente al centro fra quelle dei due maschi e ognuno di Essi aveva una buona ragione per pensarla. Peter, dopo essersi spogliato, s'era abbandonato sul suo letto, poco più di una branda appoggiata al muro che forniva l'impressione di non essere stata rassettata per anni. Lì, seminudo, si era messo le braccia dietro alla testa e si era abbandonato a una serie sorprendente di fantasticherie. Tentava di concentrarsi sul pensiero di Rihanna ma il cervello vagava in piena libertà e tornava sempre da Christine. Chissà cosa stava facendo in quel momento? si era già addormentata o lo ricordava anche Lei? Magari si era spogliata e Peter non poteva fare a meno di pensare alle sue forme piene e mature, le sue cosce pienotte e il seno prominente, la curva invitante delle natiche......Prese a girarsi e rigirarsi nella branda fino a quando gli spuntò un'erezione fra le dita della mano sinistra. E fu allora che decise di levarsi. Era in un bagno di sudore malgrado la temperatura frizzantina della notte, si mise la maglietta sopra le mutande e riaccese la candela, poiché la luce elettrica non era ancora tornata. Si guardò in uno specchio minuscolo sopra il comodino e non riusciva a credere a quello che stava vedendo: profonde rughe gli incidevano la pelle, gli zigomi erano mollicci e  la faccia gonfia, un velo di barba incolta gli ricopriva le guance e gli occhi erano talmente rossi da risultare iniettati di sangue. Fu in piedi in un secondo con una determinazione feroce nei movimenti, s'avvicinò alla porta, poi spense nuovamente la candela e la appoggiò a terra. Aprì nel più grande silenzio possibile e iniziò ad avanzare nel corridoio sotto la luce misteriosa di una grande vetrata a mosaico che dominava quella parte dell'edificio. Gli sembrava che ogni scricchiolio lo potesse perdere, quindi si muoveva, letteralmente, in punta di dita. Con le mani procedeva a tastoni lungo il muro e riuscì a muoversi in quella maniera per diversi metri fin quando toccò la superficie liscia di una porta: era la stanza di Christine. Si toccò istintivamente la fronte e la trovò madida d'acqua. Sotto le mutande l'erezione non accennava a diminuirgli, al contrario. Restò immobile a respirare pesante per alcuni minuti. I muscoli gli si erano contratti come in uno spasmo irrevocabile. Alla fine, facendo violenza anche su sé stesso, abbassò la mano contro la maniglia e prese a girare pianissimo. Il rumore quasi impercettibile della maniglia che cedeva lo faceva quasi impazzire. Fu l'ultima cosa che sentì in quella sera perché una forma imponente gli balzò addosso da un angolo e lo atterrò nel corridoio con un tonfo sordo. Poi, subito si levò un grande strepito.






 
 
 
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