Creato da lost4mostofitallyeah il 04/03/2009
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Guarda che luna. Capitolo quinto.

Post n°270 pubblicato il 14 Aprile 2016 da lost4mostofitallyeah







Ci risistemammo e, quando fu allestita una colonna decente, fummo sul punto di metterci in marcia. "Esponete tutte le armi che avete, come veri combattenti!" Urlai. Dopo cinque minuti di ulteriori consultazioni e di rassettamento iniziammo a muoverci. L'ex capitano Eberhard (ora sottotenente) e il Tenente Omologoh alla mia destra e sinistra, il Sergente Dakwaafi più dietro a rinserrare le fila. Un proiettile isolato cadde a una quarantina di metri da Noi facendoci sobbalzare ma non demordere. "Avanti!" Continuai a gridare come un ossesso "Ne avrete viste di peggiori come unità di combattimento ricoperta di onorificenze!" Altre cariche di media taglia ci piovvero intorno, ma ormai la colonna si era posta in marcia e Nulla avrebbe potuto arrestarla. Ci avviammo verso l'ingresso dello stabilimento industriale senza scambiarci una parola. Solo quando fummo all'aperto, lungo le strade acquitrinose della Brianza, cominciai a tornare a scambiare qualche chiacchiera con Eberhard mosso da un improvviso scetticismo sulla riuscita dell'impresa :"Andiamo, Capitano! Crede forse sia così facile bucare le postazioni di entrambi i contendenti in maniera risibile? Tempo venti minuti e saremo fermati dalle mie pattuglie che chiederanno conto a tutti di questa bizzarra carovana." Il graduato nero osservò il cielo che si stava schiarendo da est a ovest e rispose :"Le ripeto che sia Lei che la Nostra persona abbiamo tutto l'interesse a farci sortire assieme da questa trappola. Adesso è ancora buio e le nostre divise non ci tradiranno. Nessuno si prenderà la briga in mezzo a tutto questo macello. Saremo null'altro che un valoroso manipolo di combattenti neri disperso in azione durante una delle micidiali offensive del nostro grazioso esercito. Un manipolo di valorosi che rientra alla base, scavalcando le linee, dopo essersi coperto di gloria durante un vasto rastrellamento di elementi nemici infiltratisi." E qui non fa una piega, pensò Ariele Defant: è esattamente quello che sono. "Ma...una parola. Vedo nel gruppo (malgrado le perdite e i feriti) uno stato d'animo esaltato e una determinazione cieca, e quasi folle. A cos'è dovuto, di grazia, questo stato d'animo? Non mi sembra che vi sia parecchio di cui stare allegri e sovreccitati, secondo la mia personale, umile opinione." Eberhard  grugnì soddisfatto mostrando i denti bianchissimi :"La mia gente ha trovato un nuovo gioco a cui giocare. Si chiama nascondino. E Chi arriva primo batte sulla tana e libera tutti. Le è mai piaciuto signor ufficiale bianco?" "Da piccolo ero un campione: sapevo nascondermi nei luoghi più impensati, e poi uscivo dal mio rifugio quando Tutti erano sfiniti e abbandonavano il divertimento. Era giusto allora il mio personale trionfo." Il Capitano nero lo sogguardava di lato e pareva divertirsi un mondo a questi ricordi infantili :"Noi la concepivamo in maniera diversa. Io, almeno. Per me tutto stava nella velocità e nel fattore sorpresa :Mi celavo non distante dalla base e correvo come un forsennato quando Chi stava sotto iniziava a muoversi. Ero aggressivo. Stupivo tutti per i miei repentini cambiamenti e per la mia capacità di aggiornare il cervello ai cambiamenti in atto con velocità spesso sorprendenti." Defant, che iniziava a capire il linguaggio cifrato del coloured, gli restituì una lunga, intensa occhiata :"è cambiato qualcosa dall'Eberhard bambino a quello attuale? Riesce ancora a pensare all'altrui doppia velocità e a regolare le sue azioni sui mutamenti improvvisi in atto?" L'altro si fermò un istante, obbligando tutta la colonna a fermarsi :"Può scommetterci, sottotenente. Può scommetterci. Ma ora mi pare  sia il caso di darci Tutti una regolata: siamo sul punto di avere visite. E non del tutto piacevoli." Defant distolse gli occhi dalle pupille di Eberhard e guardò in direzione della mano sollevata verso un punto imprecisato all'orizzonte, fra i pioppeti e i canali :"Esploratori?" "Peggio. Marocchini del Generale D'Amico. Compagnie di punizione, probabilmente, mandate a sminare attraverso i campi". "E sminare con cosa? Mai saputo che i Marocchini avessero materiale adeguato." Il Capitano nero espirò con un sibilo fastidioso :"Lei conosce di guerra, Defant. Ma non abbastanza. Quella gente si è resa responsabile di saccheggi, stupri e violenze di ogni tipo, Nonché ABBANDONO DEL CAMPO DI BATTAGLIA. Così hanno trovato un modo più proficuo per punirli. Niente fucilazione o impiccagione collettiva. Semplicemente vengono mandati nelle prime linee a dragare i campi minati con i loro corpi. Avanzano a ventaglio e il 70 % dei Loro salta in aria immediatamente. Il restante 30 % più tardi nel corso dell'offensiva. Non lo trova sottile? E, a suo modo, divertente?" Il Sottotenente lasciò cadere le braccia lungo i fianchi e cominciò a sbattere la lingua sul palato con fare cogitabondo :"Ho riso, in passato, per scherzi più divertenti. Lo sa, Eberhard, che questo sarà il destino del suo reggimento se verranno a conoscenza della diserzione in massa e dei piani per passare al Nemico?" "Indubbiamente. E Lei, caro il mio ufficiale, sa di essere sul punto di diventare la pietra dello scandalo per il suo anziano genitore? Il giovane Ariele Defant arrestato alla guida di un manipolo di disertori negri mentre faceva l'altalena tra il fronte in movimento dei Regolari e quello dei Ribelli. E con quale giustificazione, poi? Umanitarismo, confusione mentale, o, peggio, Intelligenza con il Nemico? Ci pensi bene, Defant. Rifletta su suo padre, Lei stesso e il futuro di sua figlia e di sua madre. E si regoli di conseguenza. La pelle che Noi negri stiamo salvando potrebbe essere la sua."





(Continua)







 
 
 
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