Creato da lost4mostofitallyeah il 04/03/2009
CON QUEL TRUCCO CHE MI SDOPPIA LA FOCE
 

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 73
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Ultime visite al Blog

lisa.dagli_occhi_bluEasyTouchclaryssa_kVasilissaskunkprefazione09nurse01spagetiangi2010Narcyssecassetta2vita.perezopiumianodopurpureosolaconme1967LSDtrip
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

« Guarda che luna. Capitol...Guarda che luna. Capitol... »

Guarda che luna. Capitolo dodicesimo.

Post n°277 pubblicato il 19 Maggio 2016 da lost4mostofitallyeah

 




"Hanno scoperto tutto: si tolga quella giacca, sottotenente Defant. Le risulterà più salutare." Feci come mi consigliava non prima di avergli suggerito la stessa cosa. Lui abbozzò e si tolse il panno gettandolo al lato della strada. Poi ci avviammo senza più speranze e con un oscuro presentimento nel cuore. Ogni tanto nel nostro cammino verso le retrovie incrociavamo cadaveri conosciuti del XVI reggimento Togo: passati rapidamente per le armi come disertori. Era un atroce peccato vedere così validi combattenti gettati alla rinfusa l'uno sopra l'altro, nelle pose più oscene che la morte improvvisa aveva deciso per loro. A un certo punto del nostro cammino ci imbattemmo nel sergente Dakwaafi, o in quello che ne era rimasto. Stava seduto con la schiena eretta appoggiata a un albero, ma la testa gli era stata spiccata dal busto e messa in grembo, giusto sotto la scritta "disertore" scarabocchiata su un cartone con un pennarello nero. Non so perché ma mi venne da pensare al ragazzo che Dakwaafi  aveva strangolato con le sue mani per una questione di irregolarità a poker. E stupidamente pensai "Quello che dai è quello che ricevi." Per quanto riguarda il mio compagno d'avventura, ormai non reagiva più. Aveva visto abbastanza e ora restava impassibile di fronte alla macabra messinscena del sergente Dakwaafi. "Vada per la sua strada, sottotenente. Temo che il mio destino sia ormai segnato. è inutile che ti rovini la carriera per avere cercato di salvare un disertore. " Non ci riesco, Freddie. è questa guerra che è sbagliata, non gli uomini che la combattono." Lui non rispose e recuperammo due giacche quasi intonse da un mucchietto di cadaveri di regolari. "Che intendi fare?" "Arrivare al quartier generale di mio padre e perorare la tua causa. Quante battaglie avete combattuto? In quante occasioni vi siete distinti eroicamente? Tutto questo non può finire in una latrina per un gesto avventato degli ultimi giorni di guerra." Eberhard sorrise stancamente. "Allora conosci tuo padre meno di quanto lo conosca Io. è un individuo d'acciaio. Sarai fortunato se non ci farà impiccare alla stessa corda." Sputai ostentatamente a terra mentre a dai due lati della carreggiata non si interrompeva il flusso dei militari in marcia. "Mio padre mi deve molto." Urlai per farmi sentire nel frastuono." "Credi davvero che salverà un negro disertore per la tua bella faccia. Povero illuso!" "Mio padre è a Trescore Cremasco. Mettiamoci in cammino." "Può essere che sia molto più avanti, ormai." Ero d'accordo con lui ma dovevamo appigliarci a qualcosa. "Almeno in quel paese ci diranno dove si è spostato." Freddie scosse il capo, evidentemente scettico, ma sembrava che le sue energie si fossero svuotate insieme al desiderio di combattere per la propria vita. O forse, chissà, vedeva seriamente nel ragazzo che gli stava a fianco l'ultima speranza per salvarsi la ghirba. Nel frattempo la notte era praticamente giunta al termine e la bizzarria del nostro dirigersi verso le retrovie mentre tutto spingeva in avanti cominciava a dare nell'occhio. Ci salvammo in diverse occasioni spacciandoci per gli ultimi sopravvissuti di una colonna fatta a pezzi che retrocedeva verso qualche punto di raccoglimento, giusto per essere riorganizzata e rigettata nel forno della battaglia. Ovunque chiedevo del generale Defant. Taluni lo davano a Bernareggio, Altri già a Vimercate, altri ancora ad Agrate Brianza. Il fronte si muoveva come un polipo e avvolgeva stritolandoli gli ultimi reparti di irregolari impegnati in una vacua resistenza. Avevo perso ogni pudore e spacciavo a tutti di essere il figlio di Prospero Defant, ma ricevevo in cambio solo informazioni contraddittorie. Nessuno era sicuro dove il grande condottiero si stesse portando. E, in quei momenti, ancora più assurdo mi parve il destino del XVI reggimento Togo che aveva avuto misere pretese di eliminarlo. Ora di quel valoroso reggimento non era rimasto nulla e Io mi trovavo a perorare la causa di uno dei suoi ultimi superstiti. Passato da valoroso e decorato comandante a pallido e incerto ombra delle glorie che furono.





(Continua)







 
 
 
 
 
Vai alla Home Page del blog
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963