Creato da lost4mostofitallyeah il 04/03/2009
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Messaggi del 03/10/2014

Fletcher LXIII

Post n°241 pubblicato il 03 Ottobre 2014 da lost4mostofitallyeah







Stefano Grassi prese la bottiglia e la scagliò contro il muro facendo un rumore d'inferno. Gladys nel frattempo non la smetteva di fissare Fletcher e sembrava che assieme ai frammenti di vetro piombassero a terra anche i suoi sguardi, invitanti e suggestivi e si spargessero al suolo. Ed Sereni strabuzzò gli occhi :"E questo cosa sarebbe? In questo luogo non si viene a sfogare le proprie pulsioni!". Grassi continuava, imperturbabile, a ridere della grossa ma delle strane lacrime affioravano sotto le sue ciglia inumidendogli ben presto le guance giallastre da fumatore incallito. Fletcher afferrava benissimo il pensiero subitaneo e sconvolgente del Tipo ma se ne vergognava e girò la testa con fare colpevole. In quel momento voleva evitare tutto: la sua improvvisa eruzione di violenza, l'ubriacatura malsana e orgiastica e le profferte silenziose di Stefano su sua moglie. Tutta la sua eruzione vulcanico-sessuale nei confronti di Gladys era scomparsa in un attimo quando si era accorto che il suo Uomo non riusciva a tenere a bada la voglia incoercibile di vedere la moglie a letto con un altro. Al senso del proibito e del suggestivo era subentrato un disgusto improvviso e totale che lo portava sulla soglia dello stordimento e del sonno malsano. Voleva uscire da quella trappola e non farsi trascinare in giochini strani che potessero implicare anche Christine. E in quel momento squallido si rese conto che stavano dando pienamente ragione a Percace, abbruttendosi, ubriacandosi e facendosi pensieri impuri sulle rispettive compagne. Tutto ciò che aveva diagnosticato il dottore si stava rivelando implacabilmente vero
e quasi spingeva Fletcher ad alzare le braccia e arrendersi per farsi ricoverare e cominciare la trafila dei Casi gravi. Mai era arrivato fino a quel punto: sempre lo aveva sorretto un sano desiderio di Libertà e la Coscienza di essere dalla parte del Giusto. La sua corsa era stata pura e disinteressata, con la ferma convinzione che il Delirante Sporcaccione fosse proprio Percace, il medico deviato e grufoloso, il guardone implacabile e lo scienziato paranazista. Ora, invece, davanti all'osceno spettacolo fornito da Tutti loro le sue saldezze iniziavano a vacillare e veniva meno la ragione della fuga. Da chi o da cosa stava scappando? Veramente fuggiva dalla punizione oppure dalla cura. Che fosse seriamente e incontrovertibilmente deviato? Non in grado di sostenersi da solo e dedito alle più basse perversioni? gli sembrò di sprofondare e il locale prese una tinta oscura e i contorni a sfuocarsi. Mosso da una spinta inarrestabile abbandonò lo squallido siparietto in corso e corse verso il salotto, lasciando tutti a bocca aperta. Giuntovi, accese la luce e osservò con cura il crotalo nella gigantesca teca: era immobile, con un colore bianco-giallo dalla politezza accecante. Fletcher restò senza fiato ad osservarlo mentre la bestia lanciava dei timidi segnali di attenzione. Ogni tanto muoveva la testa e faceva guizzare la lingua biforcuta ma pareva ancora stordita e come risvegliata da un riposo profondo. L'Uomo aprì il contenitore dall'alto e vi infilò la mano senza pensare più a nulla. Afferrò per la coda il rettile e lo trascinò all'aperto facendogli fare dei grossi giri e tenendo istintivamente la mano lontana dalla sua bocca letale. Continuò a fargli descrivere dei grossi cerchi nell'aria per alcuni secondi e poi, avvolto da una trance ossessiva e pericolosa, corse nella stanza dove stavano Tutti. Appena lo vide entrare Gladys urlò e Christine si aggrappò alle tende mentre Peter, Grassi e Sereni spalancavano i fanali attoniti. Fletcher, con un sorriso inebetito a fior di labbra, scagliò il serpente in mezzo alla stanza e cominciò a battere le mani furiosamente. Da lì scoppiò il pandemonio mentre il rettile guizzava selvaggio e incontrollabile sul pavimento non sapendo, evidentemente, nemmeno Lui come comportarsi in una situazione così bizzarra. Dopo il primo attimo di smarrimento, e mentre alcuni fuggivano a rotta di collo dal posto, Ed Sereni si avvicinò al rettile furioso che si era nascosto dietro una poltrona e cominciò ad emettere dei versi strani e a muovere la mano destra disegnando strani geroglifici nell'aria. Nel mentre che lo faceva si appropinquava sempre più velocemente al crotalo finché gli arrivò a pochi centimetri dalla testa, poi, con un repentino cambio di programma, lo afferrò per la coda e si scagliò in piedi lasciandolo dondolare con il corpo verso il basso. Il crotalo si agitò per alcuni minuti, poi parve trasformarsi in un bastone privo di vita. Ed, sussurrandogli parole dolci, si spostò gradualmente verso l'uscita dal locale finché scomparve momentaneamente con il suo compagno. Nella stanza erano rimasti solo Fletcher e Stefano Grassi che si fissavano senza scintille di esistenza negli occhi. Passò ancora un po' di tempo nel silenzio fino a quando Sereni rifece la sua apparizione sulla soglia. Aveva minuscole goccioline di sudore sulla fronte bianchissima e il labbro inferiore gli tremava quasi impercettibilmente. "Non è così che si rispetta l'ospitalità" Disse, rivolgendosi a Fletcher. Fu l'ultima cosa che l'Uomo sentì per parecchio tempo insieme alla frustata del pugno del ragazzo sul suo mento.
 
 
 
 
 

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