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LA SOVRANA LETTRICE - GENIALE INNO ALLA LETTURA DEL "BRITISH" ALAN BENNETT

Post n°42 pubblicato il 24 Giugno 2014 da paolafarah

Novantacinque pagine, edizioni Adelphi, “La sovrana lettrice” è una novella dal tipico humor britannico, insaporita al punto giusto da battute efficaci e simpatici aforismi come da una spruzzata di pepe di qualità. Per tutti coloro che preferiscono e possono addentrarsi nella lingua originale, il titolo è “The uncommon reader”, edizioni Picador, copertina a tappezzeria anni venti.

Chi ama la scrittura di Alan Bennett (in generale colui che adora leggere alla svelta e volentieri) decide di entrare in questa novella senza porsi alcun dubbio sulla sua piacevolezza, e lo fa semplicemente per gustare come d’abitudine lo stile ironico e divertente che caratterizza il vivace scrittore e commediografo inglese dello Yorkshire, nato precisamente a Leeds il 9 maggio 1934 nel quartiere operaio di Armley; chi non lo conosce rimane invece titubante di fronte a un libricino brutalmente smilzo e, per di più, con la foto della regina Elisabetta II in copertina su sfondo grigio-viola pallido, graficamente non coreografica ma indubbiamente magnetica (impossibile non notarla gironzolando fra gli scaffali di una qualsiasi libreria ben rifornita).

Se vi sentite parte integrante di questa seconda categoria, ovvero degli inguaribili indecisi, sappiate che nel libricino brutalmente smilzo nulla è scontato: in poche pagine è racchiusa una vera e succosa sorpresa, anche per coloro che hanno già letto dello stesso autore “La cerimonia del massaggio”, “Due storie sporche”, “Gli studenti di storia”, “Nudi e Crudi”, “Signore e Signori” e, perché no, l’intera produzione.

In una gradevole sit-com narrativa di stampo comico, con la regina che scopre inaspettatamente la passione per i libri per colpa dei cani (già questo dovrebbe incuriosire), s’inneggia alla lettura senza correre il rischio di annoiare e, considerando che è quasi impossibile invogliare a leggere senza suscitare l’effetto contrario, di certo non è poco. Fossi un’insegnante di lettere, proverei a usare coraggiosamente quest’opera a scuola per dare l’input letterario ai miei studenti più imbronciati.

Ma la sorpresa non è solo questa, e vi spiego il perché.

Tutto parte da lì, poche righe dopo l’incipit:

Jean Genet, vous le connaissez?

È la domanda che a bruciapelo la simpatica regina di Bennett rivolge spassosamente a un immaginario presidente francese prima di una cena di gala (mettendolo ovviamente in imbarazzo) e Jean Genet è soltanto il primo di una serie di scrittori che vengono citati nel corpo del romanzo nelle più svariate occasioni. Il lettore inesperto si chiede inizialmente se siano soltanto nomi di fantasia e, quando finalmente realizza che così non è, gli si apre un mondo. A questo punto basta un pizzico di sana curiosità e lo smilzo libricino diventa il centro da cui dipanano numerosi accattivanti percorsi di lettura: da Denton Welch a Christopher Isherwood, da Kazuo Ishiguro ad Anthony Trollope, da Rose Tremain a Ivy Compton-Burnett e tanti altri ancora. Non sono esclusi neppure i classici: da William Shakespeare a Charles Dickens, da Jane Austen a George Eliot. Fa la sua giusta apparizione anche Alice Munro, l’abile scrittrice di racconti premio Nobel 2013.

Che dire? Un regalo non da poco per tutti coloro che,  concluso un romanzo, si chiedono smarriti:  «ed ora cosa leggo?»

 

Non sempre è facile attingere a consigli di lettura.

 

Grazie Alan, grazie infinite per queste novantacinque pagine che non si concludono riverse su se stesse ma aprono bensì utili finestre su panorami diversi. Basta affacciarsi, senza paura.

Si sa che la ristrettezza di vedute non è cultura e si sa che l’arte si affina frequentandola, anche l’arte di leggere, quindi … perché non cogliere questa opportunità? Di Alan Bennett possiamo fidarci.

«Non conosco piacere più grande» confidò la Regina al suo vicino, il ministro canadese per il commercio con l’estero, «che trovare un autore che amo e poi scoprire che non ha scritto solo un paio di libri ma una dozzina, e tutti (ma questo lo tenne per se) in edizione economica.» - breve estratto da “La Sovrana lettrice” 

 
 
 
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