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CHIMICA sperimentale

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Il Flogisto e il "peso negativo"

Post n°185 pubblicato il 21 Giugno 2012 da paoloalbert
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Sono convinto che la realtà superi sempre la fantasia.
Tuttavia vi è (almeno) un caso storico dove sembra che questa affermazione possa essere messa in dubbio: solo una fantasia galoppante poteva superare la concreta realtà del concetto di "peso" di un oggetto, nel senso ovvio che più si aggiunge massa più quell'oggetto peserà.
Lapalissiano! Mica tanto... c'è stato anche chi si è spinto ad asserire il contrario.
Ma partiamo dal principio.

Lo sviluppo dell'arte mineraria e metallurgica nei secoli XIV, XV e XVI aveva spinto gli studiosi a prestare particolare attenzione al fenomeno per cui un metallo sottoposto all'azione del fuoco in presenza di aria si trasformava in una "calce" (noi oggi la chiamiamo "ossido") oppure, viceversa, che una calce opportunamente trattata poteva ripristinare il metallo di partenza.
La somiglianza esteriore fra i prodotti di una normale combustione e quelli di una calcinazione faceva pensare ad una sorta di analogia tra i due fenomeni.
Si deve allo iatrochimico tedesco (seguace di Paracelso) Johann Beker e al suo allievo Georg Ernst Stahl (1660-1734) la prima spiegazione unitaria dei due fenomeni; lo fecero tirando in ballo una "sostanza" che sarebbe rimasta in favor di scienza per lunghi anni a venire, fino ed oltre alle inconfutabili esperienze del "rivoluzionario" Lavoisier (al collo del quale, a dire il vero, la parola rivoluzione non giovò certamente...).

La "sostanza" che Stahl introdusse artificialmente per spiegare i fenomeni di cui sopra derivava dalla "terra infiammabile" di Beker e la chiamò FLOGISTO, cioè "pricipio di infiammabilità", presente in quasi tutti i corpi naturali: animali, vegetali e minerali.
Ogni corpo che in qualche modo potesse dar luogo ad una sorta di combustione conteneva il flogisto, che veniva liberato dalla combustione stessa, secondo lo schema:

materia combustibile (in senso lato) --> materia deflogisticata + flogisto

Il flogisto si allontanava dall'ambiente di reazione e si disperdeva nell'aria, producendo i fenomeni termici associati alla combustione; l'aria dunque non partecipava alla reazione, ma aveva un ruolo puramente fisico di dispersione del flogisto.
Si capisce che sostanze facilmente combustibili e infiammabili fossero considerate ricchissime in flogisto, mentre poche altre (la sabbia, il sale, ...) ne erano prive.

E i metalli?
I metalli non bruciano, ma... calcinano! E allora anch'essi dovevano contenere il flogisto, secondo il seguente ragionamento:

metallo --> calce + flogisto

Ecco accomunati, grazie a questo nuovo amico, i due fenomeni apparentemente simili della combustione e della calcinazione!
E il flogisto, una volta liberato, dove andava a finire?
Per esso iniziava un vero e proprio ciclo, che lo portava ad essere prima assorbito dalle piante, da queste passava agli animali e da questi finalmente ritornava al regno minerale.
Il "principio di infiammabilità" poteva perciò tramettersi da una sostanza all'altra all'interno dei tre regni della natura.
Per esempio mescolando e arroventando una calce (un ossido) con carbone (ricchissimo in flogisto) si poteva ripristinare il metallo facendo assorbire alla calce l'eccesso di flogisto del carbone.

Col senno di poi noi diremmo: PbO + C --> Pb + CO
Stahl diceva: Calce di piombo + Carbone(flogisticato) --> Piombo(flogisticato) + Carbone(deflogisticato)

Suggestivo vero? Ma adesso viene il bello.

Essendo il flogisto considerato una "terra" (quella infiammabile di Beker!) doveva essere dotato di peso, e ciò creava non pochi problemi all'interno della teoria, poichè era noto che una "calce" pesava di più del metallo che l'aveva generata.

Ma un metallo che ne perde un pezzo (il flogisto) alla fine deve pesare DI MENO, non di più'! Come la mettiamo?
Semplice: questa anomalia, in nome della potenza esplicativa della teoria, veniva semplicemente trascurata, o ritenuta irrilevante, o si pensava che si sarebbe potuta spiegare in futuro.
Qualcuno, più ortodosso, pensò perfino ad una soluzione elegantissima, da vero principe del Foro: la calce pesa di più? Elementare Watson: è perchè il flogisto ha un peso "negativo"! Ergo, più ne togli e più pesa il rimanente!
Geniale il salvagente per la teoria, vero?


A parte la facile ironia, c'è però da dire che Lavoisier non era ancora arrivato ed il metodo quantitativo, fondamentale per i futuri sviluppi della chimica, non aveva in quel periodo quel significato che noi oggi diamo per scontato.
Semplicemente ci si faceva poco caso.
La teoria di Stahl ebbe grande successo in tutta l'Europa scientifica del settecento, con seguaci assolutamente illustri fino agli inizi del XIX secolo; ci vorrà la forza sperimentale di Antoine Laurent Lavoisier per sconvolgere completamente l'edificio storico e sperimentale della chimica, facendo alla fine crollare anche la suggestiva teoria del flogisto, da allora evaporato nel nulla, rendendoci tutti inesorabilmente e perennemente "deflogisticati".

 
 
 
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