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CHIMICA sperimentale

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I razzi dell'Anselmo

Post n°282 pubblicato il 14 Luglio 2014 da paoloalbert

I temporali praticamente quotidiani di questo mezzo luglio 2014 mi hanno fatto venire in mente i razzi dell'Anselmo.
Sentite questa storia, che è ancora più incredibile di quella del clorato di potassio che si comprava in drogheria.
Ancora una volta mi piace osservare come siano incredibilmente cambiati i tempi in pochi decenni e come il cambiamento si possa ormai misurare per così dire in anni luce...  e non parlo del medioevo, ma di quando c'era la seicento.

Abitando in campagna, capitava talvolta che mi mandassero da bambino a prendere qualche bottiglia di latte, fresco di mungitura, da un contadino che chiamerò Anselmo.
Anselmo aveva un paio di vacche, qualche campo a frumento, dei buoni filari di vigne e quant'altro.
Aveva tutte le caratteristiche per essere un perfetto contadino medio.
Ma Anselmo in realtà non era per niente un contadino medio: da casa sua si lanciavano i razzi antigrandine!
Che roba è? Roba da sballo, ve lo dico io! Sicuramente è da allora che mi piacciono gli spettacoli pirotecnici, l'imprinting fanciullesco lascia tracce indelebili, non c'è niente da fare.
Me li ricordo come li vedessi in questo momento quei missili di cartone, belli colorati in blù e rosso, con il lungo governale e la punta di alluminio argenteo.
C'è stato un (breve) periodo in quegli anni in cui si era ritornati a sperimentare l'uso dei razzi per tentare contrastare i danni della grandine estiva verso le coltivazioni a vigneto, diffusissime nella mia zona.

La lotta con razzi e cannoni antigrandine è vecchissima e non ha mai portato a nessun risultato concreto, per quanti tentativi si fossero fatti lungo tutto il secolo appena passato.
Mi ricordo fra l'altro anche un gigantesco cannone (più o meno come quelli che si possono vedere con Google) arrugginito e mai usato, da quando si era constatato che tutto il potere di quello smisurato trombone si limitava ad un tremendo BOOOOMMMM! verso il cielo, che le nuvole tranquillamente irridevano.
La grandine, cannone o non cannone, cadeva giù tal quale come non ci fosse.
Però, si diceva allora, il cannone è a terra e le nuvole sono alte... bisogna portare il booommm lassù se si vuole disgregare quei maledetti chicchi di ghiaccio!
E così era rinata la moda dei razzi, costruiti appunto dalla ditta Italrazzi che li esportava in quantità perfino nella Russia di Chruščёv.
Erano costituiti da un robusto tubo di cartone di circa un metro di lunghezza per otto centimetri di diametro, con una spoletta di accensione a strappo e pieni di polvere nera per il lancio ed erano predisposti per raggiungere un'altezza di 1000, 1500 e 2000 metri.
Prima del lancio il nostro Anselmo applicava la testa esplosiva che teneva chiusa a chiave nella credenza in cantina, contenente il detonatore e tre quarti di chilo di tritolo (!!!) in un bel cono di alluminio.

Avete letto cosa ho scritto? Forse è il caso che lo ripeta forte: nella sua cantina (e nelle cantine di tanti "Anselmi" della zona) c'erano una decina di razzi da un chilometro e mezzo e altrettante punte per un totale di 7-8 chili di TNT innescato...

E allora vi immaginate la gioia dei bambini di quelle campagne durante un temporalone estivo, uno di quelli con le nuvole nere gravide di grandine che parevano dire:- sparatemi addosso, vediamo chi vince-?
E poichè Anselmo non era il solo abilitato al lancio, cominciava un finimondo di lampi, tuoni e boati, accompagnati dai rumori caratteristici della salita dei razzi, una specie di RRRRAAAAAKKKK assordante, con le loro belle scie di fumo spezzate dal vento e fino alle luci gialle degli scoppi in mezzo ai nembi.
Erano ogni volta venti minuti di guerra contraerea concentrata, ma senza aerei, senza morti nè feriti, esattamente Don Chisciotte contro la Natura.

Alla fine del temporale tutti i ragazzi erano sguinzagliati nei campi alla raccolta dei tubi e dei governali, delle belle asticellone gialle di legno pregiato lunghe due metri.
Se lo sapevo, ne tenevo una e la piazzavo qui nel 2014.
Naturalmente, finito il loro compito, governale e tubo di cartone cadevano liberamente dovunque nei campi, e non erano proprio residui leggerissimi...
E la grandine, i cui chicchi dovrebbero essere stati disintegrati dalle eplosioni in seno alla nuvola? Beh, la grandine se ne fregava di tutto questo ambaradan; se doveva cadere cadeva, altrimenti sarà per la prossima volta.
Qualcuno aveva proposto in quel periodo anche i razzi allo ioduro d'argento, ancora più costosi (ma non furono usati nella mia zona), che avrebbero dovuto seminare dall'alto nelle nubi dei nuclei di condensazione per rendere i chicchi di grandine più piccoli e meno dannosi.
Così, rapidamente come era nata, l'era dei razzi antigrandine finì, ed è proprio il caso di dire con tutti i soldi buttati letteralmente al vento.
Ma sono contento di non essermi perso parecchi di quegli spettacoli.

Trovare una immagine di quei razzi è oggi impossibile; quella che più vi si avvicina è questa vecchia foto americana, anche se l'ambiente ed i personaggi sono palesemente diversissimi dai nostri.
Questi due signori col nostro ruspante contadino del Nordest hanno men che niente in comune, ma è per far vedere com'erano quei razzi.


Razzi antigrandine

 

E che fine ha fatto il prode Anselmo con la sua credenza piena di TNT?
E morto di vecchiaia e la sua casa è ancora in piedi, come tutte le altre.
Proprio altri tempi... ma altri altri  A L T R I.

 
 
 
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