Creato da paoloalbert il 20/12/2009

CHIMICA sperimentale

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Ma da dove arrivano? Da Liuyang!

Post n°417 pubblicato il 31 Dicembre 2018 da paoloalbert

Stavolta non voglio dire di qualche esotico metallo che arriva tutto (o quasi) da quell'unica miniera situata, di regola, nel posto più scomodo al mondo che uno possa immaginare.
C'è una cosa, diffusa una volta all'anno in tutto il mondo, che arriva veramente da un posto solo: i fuochi o fuochetti artificiali di massa, quelli che si trovano adesso anche nei supermercati a milioni, miliardi di pezzi, dovunque ci sia da sparare qualcosa a cavallo di San Silvestro.

Ebbene, quei fuochi colorati, tanto amati da qualcuno e altrettanto odiati da qualcun altro arrivano quasi tutti (il "quasi" è sempre d'obbigo) da Liuyang, una città cinese col suo solito milione e mezzo di abitanti.
Tutti da lì arrivano! Miliardi di tubetti gialli e rossi che invadono capillarmente il mondo per finire, com'è giusto, in fumo.
Avete mai visto un fuochetto artificiale, dal più piccolo al più grande, sul quale non ci sia scritto Made in PRC?
Ci gioco qualsiasi cosa che non l'avete mai visto, nè, credo, mai lo vedrete.

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A meno che... a meno che non siate in America Latina dove esiste la seconda capitale mondiale della pirotecnia, e allora avreste in mano un petardino prodotto certamente a Tultepec, Messico.
Anche qui tutta la via economica di questa rurale città non gravita più sulla produzione di pulque, mais e fagioli, ma si è riconvertita alla grande nel mescolare salnitro, nitrato di stronzio, alluminio e quant'altro serve (ne ho già parlato) per far fuoco luce e rumore più che si possa.
E le emerite fabbriche pirotecniche italiane?
Ancora resistono per fortuna, e rallegrano le deliziose sagre paesane del nostro Meridione.
Come non ricordare sicuramente una delle più incredibili, quella di San Trifone ad Adelfia, con i suoi quattro giorni di pazzia luminaria e sonora?
Invidio il mio caro amico Matteo di Fermo, che li ha visti, da vero appassionato.

Ma nel caso italiano parliamo di un'industria per lo più locale, di alto livello e che non è destinata ad invadere i supemercati e le tabaccherie del mondo e finire magari in mano a gente di dubbia intelligenza che si spara il petardo in mano, come domani mattina puntualmente verificheremo al Telegiornale.
[Delle fabbriche clandestine e dei fai-da-te improvvisati non ne parlo].
Due cose completamente diverse, l'invasione di massa e il prodotto di nicchia.

E mi va di citare l'azienda francese Ruggieri, che da secoli organizza fuochi degni di un Re, come quelli commissionati nel 1749 da Giorgio II d'Inghilterra e per quali Friedrich Haendel musicò la meravigliosa suite Royal Fireworks Music.
Cose grosse e d'altri tempi, che nulla hanno in comune con ciò che troviamo nelle tabaccherie e che arriva oggi, appunto, da Liuyang, Cina.

Tutto dovrebbe finire nelle mani giuste: guarda di che meravigliose opere d'arte son capaci i cinesi con i loro fuochi...


fuochi cinesi

 

e tanto per finire veramente in gloria ecco un frammento dei Reali Fuochi d'Artificio di Haendel:

 

 

e tanto basta per augurare a tutti Buon DueMilaDiciannove!

 
 
 
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