Creato da paoloalbert il 20/12/2009

CHIMICA sperimentale

Esperienze in home-lab: considerazioni di chimica sperimentale e altro

 

 

« Non è AtlantideLa chimica della sciura Adele »

Un frequenzimetro "a capoccia"

Post n°339 pubblicato il 06 Gennaio 2016 da paoloalbert

Una ventina di anni fa i televisori a schermo piatto erano da poco apparsi, poco diffusi e molto costosi, una specie di sogno futuristico più o meno come si vede nel film Farenheit 451 del 1966.
Fino alla fine degli anni novanta praticamente tutti i televisori erano costruiti col classico tubo catodico, pesantissimo ed ingombrante.
Il tubo catodico di un vecchio televisore era in sostanza una grossa valvola termoionica, con un emettitore termico di elettroni (il catodo), delle griglie controllo e un anodo al quale era collegata una altissima tensione positiva (circa 30mila volt per i televisori a colori dell'ultima generazione).
Gli elettroni emessi dal catodo venivano accelerati verso l'anodo, situato dietro lo schermo in forma di sottilissima reticella, e per inerzia ci andavano a sbattere contro illuminando i "fosfori" spalmati sulla parte interna del vetro.
Le griglie del tubo regolavano opportunamente il flusso di elettroni, a seconda dell'immagine da formare.
Per far sì che il pennello di elettroni scorresse su tutta la superficie dello schermo esso veniva (con opportuni metodi che non sto a dire) deviato da una parte e dall'altra e dall'alto in basso con dei segnali detti di sincronismo, identici a quelli della stazione trasmittente.
Per non farla troppo complicata, immaginiamoci un pennello intinto nel colore che scorra da sinistra a destra e da destra a sinistra 15625 volte al secondo, e dall'alto in basso e poi d'accapo 50 volte al secondo.
Si capisce che in un attimo tutto lo schermo sarà colorato, poi cancellato, poi ricolorato... e così via fin che la TV rimane accesa.

Perchè tutto questo prologo sui vecchi televisori?
Perchè l'oscillatore interno all'apparecchio che generava i 15625 Hertz (detto oscillatore di riga) aveva una frequenza che cadeva nello spettro delle frequenze acustiche e che io da giovane udivo benissimo pur essendo al limite superiore di quelle udibili.
Accendendo il televisore si sentiva un finissimo sibilo, che nelle persone più sensibili poteva anche dar fastidio e che sicuramente qualcuno ricorderà.
Magari esiste ancora qualche tradizionalista (?) che guarda la TV con un vecchio apparecchio a tubo e che magari (sempre più improbabile!) è abbastanza giovane da sentire i 15 KHz acustici... ci credo poco, ma potrebbe anche essere.
Un tempo (ho sempre avuto la mania degli esperimenti) mi divertivo a "misurare" la frequenza di riga dei televisori col metodo che chiamerò "a capoccia".
Eccolo:

- si sa che la frequenza è data dal rapporto tra la velocità di propagazione dell'onda e la sua lunghezza.

- come misurare la lunghezza d'onda di quel sibilo?

- mi ero accorto che muovendo la testa lateralmente, poco poco, il sibilo subiva delle modificazioni di intensità, fino ad annullarsi in certi punti.

- si sa che tra un minimo e l'altro la distanza deve essere pari a una lunghezza d'onda, come si vede dalla figura qui sotto.



Lunghezza d'onda

 

- di conseguenza, misurando la distanza di movimento della testa tra un minimo e l'altro si poteva risalire alla lunghezza d'onda, e da questa alla frequenza.

- come misurare il movimento della testa? Basta simulare una stampante: matita in bocca, foglio di carta e collo rigido!

- trovare un minimo (la posizione in cui il sibilo non si sente), traslare con attenzione la testa tracciando una linea sul foglio e fermarsi al prossimo minimo.

- misurare la lunghezza della linea in mm.

- dividere 340000 (velocità di propagazione del suono nell'aria in mm/s) per il numero trovato sopra... e quella è la frequenza cercata!

Naturalmente io sapevo già la frequenza (15625 Hz, un numero fisso per tutti i televisori) e questo metodo, ruspante che più ruspante non si può, serviva solo come divertente conferma alla teoria.
Essendo la lunghezza d'onda 340000/15625 = circa 22 mm, il segno sulla carta è dell'ordine di un paio di centimetri.
E la precisione di questo metodo? (che ad essere sincero mi ricorda un po' gli IG Nobel...)
Quella dipende "pesantemente" dall'operatore, o meglio da come controlla la sua capoccia; in ogni caso si capisce che non sarà certo esaltante.
Si sarebbero potute fare le cose un po' più seriamente, ovvero sostituire la capoccia con un microfono, le orecchie con un milliamperometro, il cervello con un amplificatore e la matita in bocca con un fissaggio meccanico scorrevole su una guida millimetrata.
[Come le vecchie linee di Lecher usate in radiofrequenza per intenderci].
Ma chi mi faceva fare un ambaradam del genere per niente? Il metodo a capoccia, per divertirsi scientificamente con poco, mi bastava e avanzava.

E se il vecchio televisore con l'oscillatore di riga fischiante l'hai buttato in discarica già da un decennio?
Rimane una speranza: che tu faccia il musicista e che abbia un diapason.
Prova con un diapason, ma tieniti spazio attorno.
La capoccia, per sentire i due nulli a 440 Hz, deve spostarsi stavolta (in maniera perfettamente parallela) di circa 78 cm.

La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/paoloalbert/trackback.php?msg=13337082

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
Nessun trackback

 
Commenti al Post:
Nessun commento
 

ULTIME VISITE AL BLOG

p_noragigrobrossigiulianoRamses670amorino11matteo_amatomaurograndi0loretolollosyamam12ps12virgola_dfmisonorottoqualcosajasssminebree121diegovan83
 
 

I MIEI LINK PREFERITI

AREA PERSONALE

 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963