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CHIMICA sperimentale

Esperienze in home-lab: considerazioni di chimica sperimentale e altro

 

 

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Scommetto 50 zecchini d'oro che... - Prima parte

Post n°397 pubblicato il 07 Marzo 2018 da paoloalbert

Ho seguito qualche tempo fa una piacevolissima conferenza storica avente per tema "Le nitriere artificiali secondo il Conte Gazzola".
Mi è rimasta, alla fine, la voglia di approfondire un po' una amena e curiosa questione, collaterale alle nitriere settecentesche e che con quelle del Gazzola non ha nulla a che fare, ma che è significativa per il periodo: la disputa fra l'Abate Fortis e il Conte Carburi e l'ultima pietra posta sulla questione da parte di Pietro Pulli.
E' evidente che a questo punto devo dare un volto agli attori della commedia di oggi, altrimenti rimarrebbero solo emeriti sconosciuti sepolti dall'oblio di un paio di secoli e oltre.
Siamo ai tre quarti del diciottesimo secolo, la Rivoluzione francese incalza.

Il Conte Gazzola rappresenta solo il pretesto per iniziare il mio discorso, poi non avrà più parte.
Giovanni Battista Gazzola (Verona 1757-1834) era un colto naturalista di quel periodo illuminato, oltre che grande collezionista dei già famosi fossili di Bolca con i quali aveva allestito un ricco museo; la sua importante collezione gli fu confiscata seduta stante nel 1797 appena mise piede nella città scaligera quel geniale condottiero (e ancor più gran ladrone) che fa rima con Napoleone e la raccolta si trova da allora al Museo di Storia Naturale di Parigi.
Ma questo non c'entra; ecco invece gli

 

ATTORI DELLA COMMEDIOLA DI OGGI:

L'Abate Alberto Fortis (Padova 1741–Bologna 1803).
Letterato, geologo e naturalista, ebbe il merito fra gli altri di scoprire ed esplorare, durante un suo soggiorno in Puglia un fenomeno naturale e "geologicamente" interessante che poi vedremo; si comprenderà anche perchè ho messo le virgolette.

Il Conte Marco Carburi (Cefalonia 1731-Padova 1808).
Medico dedicatosi prevalentemente alla chimica, per la quale aveva gran passione e competenza, e docente della materia presso la prestigiosa università patavina.
Una piccola curiosità: fu il primo a isolare l'anidride solforica (SO3) cristallizzata, ritengo sicuramente prodotta da una efficace quanto tosta distillazione dell'H2SO4 fumante. Tanto di cappello.

Il Cavaliere Pietro Pulli (Terlizzi 1771-Parigi 1842).
Fra una chilometrica lista di titoli professionali e accademici si trova anche ad essere Ispettore Generale delle Nitriere e Polveriere del Regno di Napoli.
La borbonica lista di titoli fornisce fiducia nell'attendibilità delle sue considerazioni in merito alla questione di cui si parlerà.

LUOGHI DELLA COMMEDIA:

- il Caffè Pedrocchi di Padova ed il Pulo di Molfetta.

Il Pulo di Molfetta è una grande cavità di crollo di origine carsica, come tante ve ne sono in quel territorio.
Ha un diametro di oltre 150 metri ed una profondità di una trentina.
Sicuramente un bel buco da visitare anche oggi (link).

pulo

 

SCENA I - ANTEFATTO NEL PULO DI MOLFETTA

Il Canonico Giuseppe Giovene e l'erudito Minervini, naturalisti di Molfetta, invitano l'Abate Fortis nel 1783 a continuare in maniera scientifica l'esplorazione sistematica del Pulo, già da loro iniziata.
Ciò che subito desta interesse al nostro Abate sono le abbondanti efflorescenze che ricoprono parecchie zone delle pareti della dolina di crollo, che sembrano essere ciò che comunemente si riteneva (e che purtroppo erroneamente si ritiene tutt'ora) salnitro, ovvero KNO3.
I rilevamenti del Fortis fanno scalpore e subito si diffonde la notizia di una "miniera" di salnitro a Molfetta.
Le autorità militari borboniche ovviamente non si fanno sfuggire la ghiotta occasione di impiantare immediatamente (già nel 1784! ...quando si dice la proverbiale efficienza borbonica!) una Reale Nitriera nel fondo del Pulo, per estrarre convenientemente i nitrati che la natura sembra fornire quasi con nessuna fatica, senza dover ricorrere alle laboriosissime procedure che le nitriere artificiali richiedono.

[Nota - L'antica industria del nitro era assai più complessa di quello che si crede. Ne ho parlato la prima volta [link post 290 e seg.] riportando il sistema di fabbricazione di Biringuccio, che praticamente è rimasto quasi immutato per secoli].

Il Re di Napoli manda un chimico e un ingegnere, tecnici della Commissione del Real Salnitro in sopralluogo ed i due esperti sono categorici: il nitro del Pulo ha origini minerali ed è abbondantissimo! Una bella miniera a cielo aperto insomma. Cosa vuoi di più?
E l'impianto viene realizzato sui due piedi con la consulenza del Fortis, senza ulteriori approfondite indagini scientifiche.
Consiste in un sistema di fornaci e vasche di decantazione ed evaporazione delle acque di dilavamento delle terre nitrose estratte dalle grotte laterali della dolina (subito ossequiosamente chiamate Grotta Ferdinando e Grotta Carolina: rispettivamente il Re e la consorte), di caldaie per la concentrazione del carbonato di potassio estratto dalla cenere di legna e di recipienti di cristallizzazione e conservazione finale del nitrato.
L'industria sembra partire bene e suscita notevole interesse, al punto che l'impianto viene visitato da molti illustri naturalisti provenienti da ogni parte del Regno e dall'estero, tant'è che arriva a Molfetta fra gli altri perfino Tancrède de Dolomieu (quello che ha dato il nome alle Dolomiti!).
Dopo le iniziali promettenti escavazioni però la resa in salnitro si riduce progressivamente e inesorabilmente.
Si dà la colpa agli operai, all'acqua salmastra, al caldo, eccetera, ma di salnitro ne viene sempre meno.
Fortis è assai amareggiato ma persiste ad aver ancora fiducia nella sua "miniera".


INTERVALLO E COMMENTO

Perchè prima ho messo "geologicamente" e "miniera" tra virgolette?
Semplicemente perchè non esistono miniere di nitrato di potassio di origine geologica.
Esistono giacimenti di nitrati di origine evaporitica (come quelli famosissimi del Cile) ma si tratta di nitrato di sodio, non di potassio, e sono resi possibili solo dalle condizioni estremamente ed eccezionalmente aride delle località in cui si trovano.
Non sarebbero possibili evaporiti superficiali di tale tipo in un clima europeo, e non sarebbero comunque a base di KNO3.
Da dove derivava allora quel salnitro che l'Abate Fortis ed i chimici avevano indubbiamente trovato nel Pulo?
Da una specie di nitriera naturale formatasi nel corso dei secoli.
Il suolo sovrastante la dolina (ed anche il terreno del fondo) contiene materiale organico azotato di origine animale e vegetale in decomposizione che viene lentamente permeato dall'acqua piovana e percola pian piano verso il basso attraversando rocce fessurate e porose contenenti una certa (poca) quantità di potassio, quest'ultimo di origine minerale o vegetale.
Per la sostanza organica penso per esempio (oltre all'humus) a quante generazioni di pecore hanno nei secoli pascolato e deiezionato attorno e dentro quel buco; certo hanno aiutato significativamente a farne una nitriera quasi naturale, alla quale non può venir attribuita una genesi geologica.
I batteri nitrificanti (come nelle nitriere artificiali) si occupano di ossidare l'azoto ad azoto nitrico (NO3-) il quale in contatto con la roccia calcarea dà origine a (scarse) patine cristalline di KNO3 e molto più abbondanti di nitrato di calcio, Ca(NO3)2.
Ma col nitrato di calcio non si fa la polvere da sparo e occorre convertirlo in potassico con l'aiuto della cenere di legna, che contiene K2CO3, e di laboriosi passaggi di concentrazione, precipitazione, separazione, cristallizzazione.
Intanto dopo la Gran Rivoluzione il Regno di Napoli traballa, va a finire in mano francese e intanto il Pulo declina sempre più.

E dove sta la scommessa da 50 zecchini?
Quella verrà nella prossima puntata.

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