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Supplica a Maria di Padre Raffaele Amendolagine OCD

Post n°9 pubblicato il 19 Gennaio 2013 da AntonioPasquale
Foto di AntonioPasquale

O Maria, non ci sarebbe bisogno di chiederti nulla, perché siamo sicuri della tua premura, della tua attenzione alle nostre necessità. Comunque domandarti, pregarti, per ottenere qualcosa richiama alla nostra mente la tua presenza e la missione che il Signore ti ha dato. Invocando te, ci sentiamo già più vicini a Gesù.
Guarda ciò di cui abbiamo bisogno. Tu lo sai meglio di noi e noi forse tante volte sbagliamo chiedendo ciò che non è per il nostro bene. Purtr conosciamo neppure le nostre vere necessità. Ci perdiamo tante volte in cose materiali, in piaceri sensibili, in soddisfazioni temporanee...
O Maria, tu sai scegliere per noi. Abbiamo fiducia in te. Ti supplichiamo di richiamare alla nostra mente i beni spirituali che sono i più importanti. Certo, ci serve anche la salute, fin quando il Signore ce la vuole concedere, e questa l’affidiamo a te, ma donaci soprattutto la salute dell’anima. Liberaci dall’offendere Dio e ottienici di poterlo amare come l’hai amato tu.
Questo te lo chiediamo per tutti i nostri cari, soprattutto per i membri della nostra famiglia.
O Maria, il mondo che ci circonda avvelena i sentimenti anche più santi. La sacralità della famiglia, voluta da Dio perché rispecchiasse la sua stessa essenza di amore, sta scomparendo.
L’amore che è gioia, come il vino in una festa, è stato da noi annacquato, anzi è proprio finito e stiamo affogando nell’acqua delle nostre passioni. Aiutaci e ripeti per noi a Gesù la tua richiesta di quel giorno: “Non hanno più vino!”. E a noi: “Fate tutto quello che vi dirà!”.
Ridona la gioia alle nostre famiglie, soprattutto a quelle che sono in crisi. Fa’ capire che l’amore è sacrificio e si manifesta solo col sacrificio.
Mantieni l’armonia dove già c’è e falla rinascere dove manca

 
 
 

Messaggio di Speranza

Post n°8 pubblicato il 23 Gennaio 2012 da AntonioPasquale
Foto di AntonioPasquale

Le quattro candele 

Le quattro candele, bruciando, si consumavano lentamente.
Il luogo era talmente silenzioso,
che si poteva ascoltare la loro conversazione.

La prima diceva:
"IO SONO LA PACE,
ma gli uomini non mi vogliono:
penso proprio che non mi resti altro da fare
che spegnermi!"
Così fu e, a poco a poco, la candela si lasciò spegnere completamente.

La seconda disse:
"IO SONO LA FEDE
purtroppo non servo a nulla.
Gli uomini non ne vogliono sapere di me,
non ha senso che io resti accesa".
Appena ebbe terminato di parlare, una leggera brezza soffiò su di lei e la spense.

Triste triste, la terza candela a sua volta disse:
"IO SONO L'AMORE
non ho la forza per continuare a rimanere accesa.
Gli uomini non mi considerano
E non comprendono la mia importanza.
Troppe volte preferiscono odiare!"
E senza attendere oltre, la candela si lasciò spegnere.

...Un bimbo in quel momento entrò nella stanza
e vide le tre candele spente.
"Ma cosa fate! Voi dovete rimanere accese,
io ho paura del buio!"
E così dicendo scoppiò in lacrime.

Allora la quarta candela, impietositasi disse:
"Non temere, non piangere:
finchè io sarò accesa, potremo sempre
riaccendere le altre tre candele:
IO SONO LA SPERANZA"

Con gli occhi lucidi e gonfi di lacrime,
il bimbo prese la candela della speranza e riaccese tutte le altre.

CHE NON SI SPENGA MAI LA SPERANZA
DENTRO IL NOSTRO CUORE...

...e che ciascuno di noi possa essere
lo strumento, come quel bimbo,
capace in ogni momento di riaccendere
con la sua Speranza,
la FEDE, la PACE e l'AMORE
.

 
 
 

La prima Stella Alpina

Post n°7 pubblicato il 23 Gennaio 2012 da AntonioPasquale
Foto di AntonioPasquale

Una volta tanto tempo fa una montagna malata di solitudine piangeva in silenzio. Tutti la guardavano stupiti: gli abeti, i faggi, le querce, le pervinche e i rododendri. Nessuna pianta però poteva farci niente, poiché era legata alla terra dalle radici. Così neppure un fiore sarebbe potuto sbocciare tra le sue rocce. Se ne accorsero anche le stelle, quando una notte le nuvole erano volate via per giocare a rimpiattino tra i rami dei pini più alti. Una di loro ebbe pietà di quel pianto senza speranza e scese guizzando dal cielo. Scivolò tra le rocce e i crepacci della montagna, finché si posò stancamente sull'orlo di un precipizio. Brrr!!! Che freddo faceva! ...Che pazza era stata a lasciare la quiete tranquilla del cielo! Il gelo l'avrebbe certamente uccisa. Ma la montagna corse ai ripari, grata per quella prova di amicizia data col cuore. Avvolse la stella con le sue mani di roccia in una morbida peluria bianca. Quindi la strinse, legandola a sé con radici tenaci. E quando l'alba spuntò, era nata la prima stella alpina...

Leggenda della Val D'Aosta

 
 
 

Parola di Vita - Gennaio 2012

Post n°6 pubblicato il 21 Gennaio 2012 da AntonioPasquale
Foto di AntonioPasquale

«Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio» (Col 3,1).


Queste parole, rivolte da san Paolo alla comunità di Colossi, ci dicono che esiste un mondo, nel quale regna l’amore vero, la comunione piena, la giustizia, la pace, la santità, la gioia; un mondo dove il peccato e la corruzione non possono più entrare; un mondo dove la volontà del Padre è perfettamente compiuta. È il mondo al quale appartiene Gesù. È il mondo che egli ha spalancato 

a noi con la sua risurrezione, passando attraverso la dura prova della passione.

«Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio».

A questo mondo di Cristo, dice san Paolo, noi non soltanto siamo chiamati, ma già apparteniamo. La fede ci dice che mediante il battesimo noi siamo inseriti in lui e perciò partecipiamo della sua vita, dei suoi doni, della sua eredità, della sua vittoria sul peccato e sulle forze del male: siamo infatti risorti con lui.
Ma, a differenza delle anime sante che hanno già raggiunto il traguardo, la nostra appartenenza a questo mondo di Cristo non è piena e svelata; soprattutto non è stabile e definitiva. Fino a che ci troviamo su questa terra noi siamo esposti a mille pericoli, difficoltà e tentazioni, le quali possono farci tentennare, possono frenare il nostro cammino o addirittura deviarlo verso false mète.

«Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio».

Si comprende allora l’esortazione dell’Apostolo: «Cercate le cose di lassù». Cercate di uscire non già materialmente, ma spiritualmente da questo mondo; abbandonate le regole e le passioni del mondo per lasciarvi guidare in ogni situazione dai pensieri e dai sentimenti di Gesù. “Le cose di lassù”, infatti, stanno a indicare la legge di lassù, la legge del Regno dei cieli, che Gesù ha portato in terra e vuole che realizziamo fin da ora.

«Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio».

Come vivere allora questa Parola di vita? Essa ci sprona a non accontentarci di una vita mediocre, fatta di mezze misure e compromessi, ma a conformarla, con la grazia di Dio, alla legge di Cristo.
Ci spinge a vivere e a impegnarci a testimoniare nel nostro ambiente i valori che Gesù ha portato sulla terra: potrà essere lo spirito di concordia e di pace, di servizio ai fratelli, di perdono, di onestà, di giustizia, di correttezza nel nostro lavoro, di fedeltà, di purezza, di rispetto verso la vita, ecc.
Il programma, come si vede, è vasto come la vita; ma per non rimanere nel vago, attuiamo in questo mese quella legge di Gesù che è un po’ il sunto di tutte le altre: vedendo in ogni fratello Cristo, mettiamoci al suo servizio. Non è poi questo che ci sarà chiesto al termine della nostra esistenza?

Chiara Lubich

 
 
 

Benedetto XVI. Perchè stessero con Lui...

Post n°5 pubblicato il 20 Gennaio 2012 da AntonioPasquale
 
Foto di AntonioPasquale

Incontro con i seminaristi di Freiburg im Breisgau, sabato, 24 settembre 2011

Mi colpisce sempre più di tutto il modo in cui san Marco, nel terzo capitolo del suo Vangelo, descrive la costituzione della comunità degli Apostoli: “Il Signore fece i Dodici”. Egli crea qualcosa, Egli fa qualcosa, si tratta di un atto creativo. Ed Egli li fece, “perché stessero con Lui e per mandarli”: questa è una duplice volontà che, sotto certi aspetti, sembra contraddittoria. “Perché stessero con Lui”: devono stare con Lui, per arrivare a conoscerlo, per ascoltarlo, per lasciarsi plasmare da Lui; devono andare con Lui, essere con Lui in cammino, intorno a Lui e dietro di Lui. Ma allo stesso tempo devono essere degli inviati che partono, che portano fuori ciò che hanno imparato, lo portano agli altri uomini in cammino – verso la periferia, nel vasto ambiente, anche verso ciò che è molto lontano da Lui. E tuttavia, questi aspetti paradossali vanno insieme: se essi sono veramente con Lui, allora sono sempre anche in cammino verso gli altri, allora sono in ricerca della pecorella smarrita, allora vanno lì, devono trasmettere ciò che hanno trovato, allora devono farLo conoscere, diventare inviati. E viceversa: se vogliono essere veri inviati, devono stare sempre con Lui. San Bonaventura disse una volta che gli Angeli, ovunque vadano, per quanto lontano, si muovono sempre all’interno di Dio. Così è anche qui: come sacerdoti dobbiamo uscire fuori nelle molteplici strade in cui si trovano gli uomini, per invitarli al suo banchetto nuziale. Ma lo possiamo fare solo rimanendo sempre presso di Lui. Ed imparare ciò, questo insieme di uscire fuori, di essere mandati, e di essere con Lui, di rimanere presso di Lui, è – credo – proprio ciò che dobbiamo imparare... Il modo giusto del rimanere con Lui, il venire profondamente radicati in Lui – essere sempre di più con Lui, conoscerLo sempre di più, sempre di più non separarsi da Lui – e al contempo uscire sempre di più, portare il messaggio, trasmetterlo, non tenerlo per sé, ma portare la Parola a coloro che sono lontani e che, tuttavia, in quanto creature di Dio e amati da Cristo, portano nel cuore il desiderio di Lui.

 
 
 
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Un blog di: AntonioPasquale
Data di creazione: 10/06/2010
 

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