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Messaggi di Aprile 2015

14 APRILE GIORNATA DI ATTAR

Post n°57 pubblicato il 15 Aprile 2015 da unpersiano
Foto di unpersiano

Farid al-Din Attar, mistico e poeta persiano, era figlio di un ricco speziale e ricevette un'eccellente educazione. Studiò l'arabo, la medicina e le scienze religiose. Da giovane aiutò il padre in bottega e alla sua morte la ereditò. Da speziale, i clienti che si rivolgevano a lui gli confidavano tutti i loro problemi medici ed egli ne era spesso profondamente toccato. La leggenda vuole che fu proprio lì che avvenne il suo avvicinamento al sufismo, per opera di un Derviscio che lo rimproverò per l'opulenza delle merci esposte - si dice infatti che ricevesse nella sua bottega "500 clienti al giorno" - invitandolo alla vita meditativa, l'unica in grado di dargli una morte dignitosa: alla richiesta di Attar che gli venisse fornita prova di ciò, il derviscio si distese a terra e morì. Quest'esperienza avrebbe colpito tanto Attar da indurlo ad abbracciare immediatamente la ricerca mistica. Infine decise di abbandonare la sua attività e viaggiò moltissimo. Durante la sua permanenza a vari paesi, ebbe l'occasione di incontrare numerosi maestri sufi ed al suo ritorno promosse il Sufismo. Le sue opere furono d'ispirazione per Jalal al-Din Rumi e per molti altri poeti mistici. Attar, insieme a Sanaii di Ghazna, fu colui che influenzò maggiormente Rūmī nelle sue concezioni sul sufismo. Rūmī li cita entrambi numerose volte nelle sue opere e con la più alta stima. Rūmī lodò ʿAttār nel seguente modo: "Attarr percorse errante le sette città dell'amore - Siamo ancora nella stessa Via."

Fu uno degli autori più prolifici della letteratura persiana, la sua opera più conosciuta è tuttavia il Manṭiq al-ṭayr (Il Verbo degli uccelli). Oltre opere importanti sono l'Asrār-Nāme (Il libro dei segreti), il Musibat-nāme (Libro delle avversità) e la Tadhkirat al-Awliyāʾ, (Memoriale degli Intimi di Allah che contiene le biografie di molti maestri sufi e di uomini santi). Compose inoltre un ampio Canzoniere (dīvān) formato da ghazal e quartine (rubʿayyāt). In generale, la maggior parte dei suoi libri è alla portata di tutti e relativamente facile da leggere.

In Italia molti artisti si sono ispirati ad Attar e alle sue opere. I Radiodervish si sono ispirati al Manṭiq al-ṭayr nel loro album "In search of Simurgh" del 2004. Sono state fatte anche trasposizioni teatrali come ad esempio quella di "Ali di Polvere In Search of Simurgh" di Teresa Ludovico e "II Verbo degli Uccelli - Anno I: II Viaggio Analogo" di Domenico Castaldo.

In altre letterature si trovano citazioni attariane in: W. Beckford (Watek); in Jorge Luis Borges (L'accostamento ad Almotasim in Finzioni) e nei versi di The unending rose, oltre che nel cap. n. 7, intitolato "Il Simurg e l'Aquila", del suo Nove saggi danteschi; in varie opere di A. De Mello; in R. Musil  (L'uomo senza qualità).

 Alcuni studiosi ritengono che lui rimanesse ucciso durante la distruzione della città da parte degli invasori Mongoli.

"L’ALLEGORIA DELLE FARFALLE", meravigliosa poesia di Attar è tra quelle più note ed amate.

E’ importante leggere gli ultimi versi… con attenzione. Essi, a prima vista, potrebbero sembrare un po’ misteriosi, ma poi, invece, rivelano ai nostri cuori il messaggio che il poeta ha voluto inviarci

Il messaggio, infatti, stavolta non appare tanto sibillino ma, volendo, è suscettibile tuttavia di diverse altre interpretazioni.

Una notte le farfalle si riunirono
in assemblea, volevano conoscere
che cosa fosse una candela. E dissero:
“Chi andrà a cercar notizie su di essa?”

La prima andò a volare intorno a un castello
e da lontano, dall’esterno vide
una luce che brillava. Tornò
e con parole dotte la descrisse.
Ma una saggia farfalla – presiedeva
lei l’assemblea – le disse:
“Tu nulla sai”.

Ed un’altra partì, si avvicinò
arrivò sino a urtare nella cera.
Nei raggi della fiamma fece svoli.
Tornò, raccontò quello che sapeva.
Ma la farfalla saggia disse: “Tu,
tu nulla più della prima hai conosciuto”.

Un terza si mosse infine, ed ebbra entrò
battendo le ali forte nella fiamma
tese il corpo alla fiamma, l’abbracciò
in essa si perdette piena di gioia
avvolta tutta nel fuoco, di porpora
divennero le sue membra, tutte fuoco.

E quando di lontano la farfalla
saggia la vide divenuta una
cosa sola con la candela, e tutta luce
disse: “Lei sola ha toccato la meta, lei sola sa”.


Chi più di sé è dimentico
quello tra tutti sa.
Finché non oblierai
il tuo corpo, la tua anima,
che cosa mai saprai
dell’Amata?

 
 
 
 
 

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