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Messaggi del 24/01/2015

L'olocausto: oggi come ieri per futili motivi religiosi o di etnia

Post n°122 pubblicato il 24 Gennaio 2015 da pasquale.zolla
Foto di pasquale.zolla

Si può occultare la storia? Auschwitz, Buchenwald, Birkenau… dicono no!

27 gennaio 1945: le truppe sovietiche entrano nel campo di concentramento di Auschwitz e trovano una triste verità: i nazisti avevano messo in atto ciò che nel 1942 definirono “Soluzione finale” l’eliminazione degli ebrei, dei rom, degli omosessuali, dei testimoni di Geova e degli oppositori politici perché ritenuti “inferiori” e per sancire il dominio della “razza ariana” in un mondo purificato.

In decine di campi di concentramento sparsi in Europa vennero rinchiusi adulti e bambini, costretti a lavori sfiancanti, ad esperimenti pseudoscientifici e torturati e uccisi in camere a gas.

Quel giorno rimase e rimane indelebile nella memoria della gente e viene ricordato come giorno della memoria per non dimenticare che la consapevolezza dell’odio gratuito è una realtà e per far sì che i “corsi e ricorsi storici” non diventino errori, come nel passato, prendendo a pretesto la religione, cosa che accade in diverse parti del mondo civile ai giorni nostri.

Quel triste avvenimento viene anche ricordato come olocausto (tutto bruciato), in riferimento ai sacrifici fatti dagli ebrei che bruciavano animali uccisi sull’altare del tempio, e Shoah (distruzione, catastrofe). Vennero uccisi, difatti, quasi sei milioni di ebrei!

L’Italia, per l’istituzione del Giorno della Memoria, ha previsto nell’art. 1 della Legge della Repubblica Italiana del 20/10/2000, n.211, che: La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, Giorno della Memoria, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.


Kanzune d’Ammòre da macèrje nzutturrate

‘A mòrte, da kapecifere vestute,

bbrannisce ‘na favece frèdd’assaje

ka i vitteme suje dekapetéje

ke uèrre nzenzate, sènza kape nè kòde.

Lagreme de sóle vèrz’u gavete

kum’a lègge fraffralle scelljèjene,

tramènde i vuce lóre ndunèjene

kanzune d’Ammòre sòtt’a macèrje

nzutturrate è llukkule nzuffukate

de pandaseme d’a vite struzzate.

Lukkul’è kkanzune ka sènde se fanne

nd’i kusscènze nòstre k’addummannene

u pekkè de tanda ‘naùdite vjulènze.

‘A mammòrje se jènghe de presènze

sènza facce, de maréje vagabbònne

de penzire ka sciussce addevendèjene

de kambà pe ne nfà skumbarì né murì

kuille ka éje state: ‘a ‘trucetà

d’u nzenzate jèste fatte kòndre vite

‘nnucinde ka cchjù ne nge stanne è kka,

kum’akkuarèlle ka cigghje addefrèsscke,

chjìne de séte de kujéte sònne!

 

 

Canzoni d’Amore sepolte dalle macerie

La morte, vestita da demone folle,

brandisce una gelida falce

che le sue vittime decapita

con guerre senza senso, assurde.

Lacrime di sole verso l’alto

volano come leggere farfalle,

mentre le loro voci intonano

canzoni d’Amore da macerie

sepolte e grida soffocate

di fantasmi stroncati della vita.

Grida e canzoni che echeggiano

nelle nostre coscienze che si chiedono

il perché di tanta inaudita violenza.

La memoria si popola di presenze

senza volto, di maree vagabonde

di pensieri che divengono alito

di vita per non far sbiadire né morire

ciò che è stato: l’atrocità

dell’assurdo gesto compiuto contro vite

innocenti che non ci sono più e che,

come rugiada che rinfresca germogli,

assetati sono di pace!

 

 
 
 
 

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