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GABRIELLA E IL CASTELLO IN OLTREPO' racconto (781) di Dino Secondo Barili

Post n°16026 pubblicato il 22 Ottobre 2014 da dinobarili
 

22 OTTOBRE 2014

ALMANACCO DI STORIA PAVESE

Trivolzio – 22 ottobre 2014 – Mercoledì - 12.00

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere, sono

 frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che

vedere con persone o fatti realmente avvenuti)

781

Gabriella e il Castello in Oltrepò

Nella vita bisogna sempre essere ottimisti. Con l’ottimismo si superano tutte le difficoltà e gli imprevisti. Con il pessimismo non si risolve niente. Un anno fa, ne sapeva qualcosa la Dott. Gabriella. Quarant’anni, bellissima, Dirigente di un Ufficio a Milano, abitante a Pavia. Un anno fa, Gabriella era giù di corda. Aveva la testa in confusione. In un anno aveva ambiato quattro morosi… quattro morosi (o quasi tali) con i quali non era riuscita a legare. Quando una persona infila quattro “porte” sbagliate una dietro l’altra comincia a farsi dei problemi. “Non sarà mica colpa mia?” aveva cominciato a chiedersi Gabriella… la quale faceva i confronti con la sua amica del cuore, Rosalba, che aveva lo stesso moroso da dieci anni. Alla prima occasione ne parlò proprio con Rosalba con la quale aveva una confidenza speciale. “Rosalba, ho bisogno del tuo aiuto. In un anno è il quarto moroso che cambio. Pensi che sia grave?” La domanda era studiata per far parlare l’amica. Rosalba non amava andare sul discorso uomini perché aveva le sue idee… sulle donne. “Gabriella, come tu sai sono dieci anni che mi trovo bene con Alberto, però, ho visto ormai tante situazioni che potrei scrivere un libro. Oggi, le donne pretendono troppo dagli uomini. Dopo aver messo gli occhi addosso ad un uomo, la donna, non si accontenta. Vuole sempre qualcosa di nuovo. Alla fine un uomo si sente oppresso, scrutato …e fugge a gambe levate…” Gabriella reagì… “Ma, io non sono quel tipo di donna. Sono conciliante…eppure in un anno, sono stata costretta a dire addio a quattro uomini. Un uomo perché usciva solo al sabato e la domenica. Un altro perché aveva in mente solo il calcio. Il terzo era sempre a chiedere consiglio alla mamma… Il quarto non mi piaceva come si esprimeva … un linguaggio scurrile che peggio non poteva essere…” Rosalba riprese a parlare. “Se è così, hai fatto bene a dire loro addio. Certi atteggiamenti sono difetti… e basta” Gabriella ne approfittò per tirare acqua al suo mulino… “Rosalba tuttavia sono sola… e non riesco ad uscire dal vicolo in cui mi trovo… Cosa devo fare?” Rosalba era una quarantenne molto riflessiva. Comprendeva il disagio dell’amica Gabriella e voleva darle una mano. Uscì con il più classico dei consigli. “Gabriella se io fossi in te comincerei a visitare qualche Galleria d’Arte. E’ il luogo dove si incontrano spesso uomini single, sui cinquant’anni, alla ricerca di qualche opera d’arte. Lo fanno per arricchire le loro collezioni private. Si tratta in genere di uomini molto colti, raffinati, educatissimi…e pieni di soldi. Non dico che sia sempre facile trovarli. Anche loro hanno i loro difetti. Spesso sono molto guardinghi e diffidenti. Per esempio. Quando una donna fa loro troppe domande … levano i tacchi e non si vedono più” Gabriella comprese che si trattava di una strada tutta in salita. Una strada dove l’attesa poteva essere lunga… senza portare a nulla. Un anno fa, nell’Ufficio di Gabriella si è tenuta una riunione riservata ai Dirigenti per fare il punto su alcune questioni insolute. Tra i Dirigenti presenti alla riunione c’era il Dott. Camillo. Un single, cinquantenne molto riservato. Misurava le parole con il contagocce. Il Dott. Camillo era perfetto. Durante una pausa della riunione, Gabriella fece in modo di prendere il caffè con il Dott. Camillo e chiedere consiglio. “Camillo, ho bisogno del tuo aiuto. Mi hanno regalato un quadro, ma non sono una esperta d’arte. Avrei bisogno del consiglio… di una persona competente per aggiornarmi sull’autore, sul valore dell’opera e quale posizione dare ad essa nella mia casa” Il Dott. Camillo si sentì a suo agio. Anzi, si è aperto come fiore a primavera. “Gabriella, se vuoi posso venire io a darti un consiglio. Sono un collezionista d’arte… Se vuoi… posso anche mostrarti la mia collezione privata” Per Gabriella è stato come il cacio sulla pastasciutta. Al termine della riunione, Camillo ha accompagnato a casa Gabriella. Ne ha approfittato per dare un’occhiata al quadro. Camillo conosceva l’autore, ma non gli era troppo simpatico e chiese tempo per il giudizio. E’ stata, l’occasione, però, perché il cinquantenne invitasse a cena Gabriella e dopo la cena, le mostrasse la sua collezione d’arte. Camillo sembrava un fiume in piena. L’arte era il suo pane…anzi, meglio… molto più del suo pane. “Gabriella… io sono innamorato dei quadri… di tutti i quadri. Quando un quadro mi piace lo faccio mio. A proposito. Sai Gabriella che sono Proprietario di un Castello in Oltrepò. Veramente, non sono ancora il vero Proprietario. La Proprietaria è mia Zia Caterina, nubile, sorella di mia mamma, della quale io sono l’unico erede” A Gabriella vennero i brividi. Comprese che si stava giocando la partita della vita. La cosa migliore era … rischiare. “Camillo, perché non mi fai conoscere tua Zia?” Gabriella era certa che se “lei” fosse piaciuta alla Zia Caterina … sarebbe diventate moglie di Camillo. Così stato. A volte … nella vita vale la pena tentare. ” - Questo è il racconto 781 scritto dal 2 settembre 2012. Un racconto al giorno per… il piacere di chi scrive… e di chi legge. Non resta che continuare per raggiungere il racconto numero 1000 (mille)… con la speranza di riuscirci. Dino

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Commenti al Post:
franzkline
franzkline il 22/10/14 alle 18:18 via WEB
Ricco e gli piacciono i quadri più amore artistico di così si muore… Ha proposito di arte il Movimento di Corrente sta preparando una mostra che nessun'altro ha mai fatto! Gli sviluppi ci saranno naturalmente attraverso i ns amati Blog. Ciao Dino
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 22/10/14 alle 19:28 via WEB
Ciao Stefano - l'arte è dappertutto. Anche nel Castello dell'Oltrepò Pavese. Insomma l'arte è arte. Dino
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 22/10/14 alle 19:36 via WEB
Ciao Stefano - Buona serata. Dino
(Rispondi)
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 22/10/14 alle 18:55 via WEB
Storia- leggenda-Esistono documenti che proverebbero che da qualche parte, all’interno del castello di Pavia vi sia un uomo murato. Si tratterebbe del cremonese Pasquino Capelli, segretario di Gian Galeazzo Visconti. Pasquino Capelli teneva nelle sue mani le fila dei rapporti diplomatici. Quando i rappresentanti di principi e di governi giungevano a Pavia, era attraverso il Capelli che essi cercavano di ottenere un incontro con il Visconti, a lui illustravano i loro problemi, da lui cercavano di ottenere informazioni attendibili. Il Capelli era stato elevato al rango di consigliere, ed è probabile che egli fungesse da abituale intermediario tra Gian Galeazzo e il Consiglio segreto, nel senso che a questo egli presentava le questioni da mettere in discussione e quindi riportava al signore le decisioni del Consiglio. Quale cancelliere, segretario e consigliere, il Capelli aveva una posizione di alta responsabilità e potere. Non si è in grado di assegnargli un preciso contributo alle decisioni politiche e diplomatiche di quel periodo, dato che i dispacci degli inviati stranieri lo descrivono di solito soltanto come portavoce del Visconti e mancano testimonianze di discussioni tra il Capelli e il suo signore che avrebbero permesso di comprendere se il parere del Capelli avesse valore per Gian Galeazzo, e in quale misura. Sembra comunque chiaro che il Visconti aveva pieno rispetto della capacità del Capelli e gli accordava tutta la propria fiducia. . Pasquino Capelli fu accusato di tradimento nel 1398, dopo la sconfitta subita dai Visconti sotto il Serraglio di Mantova,(era un’opera di fortificazione edificata nel XIII secolo per proteggere il territorio mantovano dalle incursioni nemiche) avvenuta a seguito di una falsa lettera del Duca. Pasquino Capelli fu avvolto nudo in una pelle di bue ancora calda e murato fino alla testa nel Castello di Pavia , chiamata la Lunga Dimora.. Gian Galeazzo lo fece nutrire per venti giorni, sino a che la pelle, seccandosi, non lo stritolò. Il duca , ogni giorno, andava a interrogarlo, chiedendogli di confessare. Quando morì la sua testa fu spinta nella nicchia aperta nel muro e chiuso con mattoni. Quando il Visconti stabilì col signore di Mantova una tregua di dieci anni, seppe che i mantovani avevano usato lo stratagemma di falsificare il sigillo e la lettera ducale. Si disse che il duca fu scosso dalla morte ingiusta del suo segretario, ma lo lasciò dentro il muro, forse per non far sapere a tutti che si era sbagliato. Dunque il corpo dello sfortunato si troverebbe ancora lì, ma non si conosce il punto esatto per …tirar fuori i resti di Pasquino Capelli.Ciao Teresa
(Rispondi)
iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 22/10/14 alle 18:58 via WEB
Maria Pellegrina Amoretti Nata ad Oneglia il 12 marzo del 1756, la Amoretti era la nipote del celebre giurista Carlo, che già a dodici anni le insegnò il latino e il greco e inoltre la fece studiare giurisprudenza sui testi che le erano stati regalati dal fratello maggiore. Dopo aver compiuto gli studi presso alcuni giuristi da sempre cari amici di famiglia, la ragazza fece domanda presso l’università di Torino per discutere la sua tesi di laurea, ma venne respinta a causa della poca considerazione che in quei tempi veniva riservata alle donne letterate. Una ragazza minuta ma slanciata, dalla pelle bianchissima, i capelli neri e dotata di ampia cultura, di vivace inellgenza e altrettanto coraggio ,se non aveva esitato a rivolgesi al conte Karl Joseph Firmian, governatore austriaco della Lombardia, pregando “l’eccellenza Vostra”, per ottenere la laurea in legge nella regia Imperial Università di Pavia Spinta dal padre, la Amoretti fece domanda all’università di Pavia, che nel dicembre del 1776 le diede una risposta positiva. Arriva il 25 giugno giorno fissato per il conseguimento della laurea …. l’accompagnatrice donna Enrichetta si reca in carrozza a prendere Pellegrina, "... _la ragazza scende vestita elegantemente, ma non troppo: giubboncino, gran guardinfante, quell’intelaiatura a campana che regge la gonna, strascico di seta nera con pizzo. In Università l’attendono tutti i professori e dottori della Facoltà di Giurisprudenza per il benvenuto e i saluti di rito; la solenne seduta, data l’eccezionalità, si terrà non in Ateneo, dove non c’è uno spazio così capiente da contenere tutti gli spettatori, ma nella sconsacrata chiesa del Gesù, vicina, anzi vicinissima all’Università_ . La laureanda sale sulla cattedra ed inizia con un’elegante prefazione … si distribuiscono poi le tesi che Ella intende discutere, ed incominciano le argomentazioni … risponde a tutte le domande accademiche con sicurezza… dopo sei delle cento tesi che abbracciano le più difficili questioni di diritto canonico, feudale, criminale…. il pubblico impaziente, costituito dalle autorità, il Corpo Accademico, i membri del Collegio dei Giudici e Notai, gli esponenti della Nobiltà, ed un migliaio di studenti universitari pavesi , vuole acclamarla “dottrice” e rumoreggia. Allora il Rettore interrompe la seduta , prega gli astanti di fare silenzio e propone l’acclamazione pubblica invece del voto segreto della Commissione d’esame sul finire della sua orazione latina il Promotore le conferì le insegne, come indicano le parole stesse, cioè le presentò il libro, prima aperto e poi chiuso, l’anello ch’ella prese e si pose in un dito, la corona d’alloro e la fascia, che le due dame madrine le adattarono. La fascia era fatta ad imitazione della così detta Becca, insegna della Regia Università di Pavia : ricamata a oro e a colori vi si vedeva su un fondo di raso cremisino lo stemma dell’Università. Gli interminabili applausi inondano la Chiesa del Gesù ed accompagnano Maria Pellegrina anche lungo il percorso fino all’abitazione della Marchesa Donna Maria Ordono (moglie del marchese Belcredi), sua madrina. Nei giorni successivi anche i salotti milanesi la accolgono e viene perfino ricevuta da Sua Altezza Reale Serenissima Arciduchessa che le fa dono di una scatola d’oro smaltata. Maria Pellegrina muore a soli trent’anni il 12 novembre del 1787 Ciao a tutti gli amici del blog Teresa
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menegi53
menegi53 il 22/10/14 alle 19:16 via WEB
Ottimo l'impatto finale come in tutti i tuoi post Dino! Poi, quando c'è di mezzo l'arte è tutta un'altra cosa, si aprono tutte le porte e non ci sono ostacoli nemmeno all'amore! Un abbraccio e un sorriso, e come sempre l'augurio di una serata tranquilla e serena!
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dinobarili
dinobarili il 23/10/14 alle 08:57 via WEB
Ciao Giovanni - grazie del commento. L'impatto finale dei racconti deve essere come un rullo di tamburi. Dino
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 23/10/14 alle 09:00 via WEB
Ciao Giovanni - buona giornata. Dino
(Rispondi)
anna1564
anna1564 il 22/10/14 alle 22:58 via WEB
LETTO GRAZIE
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 23/10/14 alle 09:01 via WEB
Ciao - grazie per aver letto il racconto di Gabriella e il Castello dell'Oltrepo'. Dino
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