Messaggi del 05/09/2014

IL PROF. GILBERTO racconto (526) di Dino Secondo Barili

Post n°15259 pubblicato il 05 Settembre 2014 da dinobarili
 

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere, sono

 frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che

vedere con persone o fatti realmente avvenuti)

526

Il Prof. Gilberto

Due anni fa, il 14 febbraio, giorno di San Valentino, il Prof. Gilberto, quarant’anni, Docente di Musica in un Liceo del milanese, era in Borgo Ticino a Pavia. Cercava di scaricare le tensioni interne che l’attanagliavano. Girare per Borgo Ticino non è il massimo della felicità… Per il Professore di Musica, però, era l’unico modo per farsi passare la profonda delusione che provava dentro sé stesso. Da qualche settimana era stato lasciato dalla sua fidanzata, Silvia, che abitava proprio in Borgo. Un amico Psicologo, Il Dott. Felice, gli aveva consigliato di camminare sulle stesse strade dove aveva vissuto momenti piacevoli. Ora, il Professore di Musica era lì, su quelle strade, giù di corda e arrabbiato con sé stesso. Secondo il consiglio del Dott. Felice, per farsi passare la delusione, era necessario mescolare “presente e passato”, rivedere gli stessi luoghi in cui ha camminato sottobraccio a Silvia… ed era felice. Una teoria strana che il Prof. Gilberto accettava, ma di cui non conosceva gli effetti. Infatti, ad un certo punto si sentì talmente male e depresso che lasciò in fretta Borgo Ticino e si incamminò sul Ponte Coperto per percorrere le vie del centro di Pavia. A metà del Ponte il Prof. Gilberto ebbe delle vertigini. Barcollò e si trovò steso per terra quasi senza accorgersene. Cercò di rialzarsi… ma non vi riuscì. In quell’istante si fermò una ragazza, bellissima…sui venticinque anni, bionda con gli occhi azzurri, minigonna mini… e due gambe che erano la fine del mondo. Si chinò sul Professore steso per terra. “Signore si sente male?” Gilberto sentì una voce dolcissima. Aprì un occhio per il timore che fosse un sogno. Sogno non era… Alla vista della ragazza, il Professore, li aprì tutti e due… Si rialzò… ma la ragazza di nome Iris, volle assolutamente essere d’aiuto. “Mi, dica. Mi dica. Si sente male? Posso fare qualcosa per lei?“ Il Prof. Gilberto si rese conto che un’occasione così non poteva capitargli un’altra volta. Ne approfittò e fece un po’ di moine… Intanto, Iris non lo perdeva di vista. Era curiosa di sapere cosa gli fosse capitato…Gilberto, per sdebitarsi offrì il caffè. La ragazza l’accettò. Gilberto e Iris si sedettero al tavolino di un Bar poco distante dal Ponte Coperto e Iris venne a sapere il dramma che Gilberto stava vivendo. Anche Iris era appena uscita da una storia simile, ma non ne parlò. Sembrava che due avessero molte altre cose da dirsi…ma non c’era tempo. Iris, infatti, doveva prendere l’aereo per gli Stati Uniti per seguire un corso di specializzazione di un anno. Gilberto decise di accompagnarla con la sua automobile all’Aeroporto della Malpensa. Durante il viaggio parlarono di molte cose e decisero di rivedersi al rientro di Iris dagli Stato Uniti. Prima di lasciarsi, però, la ragazza ebbe un’idea. Nella borsetta teneva un piccolo lucchetto d’argento con tanto di chiave funzionante. “Gilberto …se il destino ha deciso qualcosa per noi …c’è un solo modo per saperlo. Mia nonna mi ha dato questo piccolo lucchetto con tanto di chiave. Ti do il lucchetto chiuso …ed io mi tengo la chiave. Se “le rose dovranno fiorire” … ci rivedremo sul Ponte Coperto di Pavia il prossimo 14 febbraio, giorno di San Valentino. Sino a quel giorno… nessuna comunicazione tra noi due.” Gilberto accettò. Il 14 febbraio, giorno di San Valentino di un anno fa, il Professore di Musica, alle nove del mattino, era già sul Ponte Coperto. Quando si aspetta una persona il tempo non passa mai. Inoltre, non era detto che Iris arrivasse davvero. L’anno era stato lungo. Il quarantenne aveva un calendario tascabile. Ogni giorno sottolineava la giornata trascorsa. A volte, Gilberto si guardava nello specchio e si chiedeva. “ Come fa un uomo di quarant’anni a fare queste cose? Eppure, se la vita è un’emozione… quella che sto vivendo è una delle più belle emozioni della vita.” Poi, nella testa del Professore di Musica, nascevano dubbi, incertezze. Ora, però, era giunto il giorno di San Valentino, e il Prof. Gilberto era Sul Ponte Coperto di Pavia. Ogni tanto, metteva la mano in tasca per toccare il suo piccolo lucchetto d’argento… le dieci, le undici, le dodici. Gilberto decise di prendere un caffè allo stesso Bar e allo stesso tavolino dove era stato con Iris un anno prima. Si rese conto che spesso l’amore è una follia… una follia per la quale vale la pena vivere. Cosa sarebbe, infatti, la vita senza una simile follia? Gli occhi del Professore di Musica guardavano le persone che transitavano da una parte all’altra del Ponte. Un ininterrotto via vai di persone. Di uomini e di donne… Ad un tratto vide una donna … che poteva essere Iris. Pagò in fretta la consumazione e si precipitò sul Ponte. Gilberto si mise a correre per raggiungere la donna che poteva essere Iris. Lui correva… ma donna sembrava allontanarsi sempre di più. Il Professore si diede dello stupido da solo… “se le cose devono accadere …accadono anche senza correre” si disse. Si fermò. Mise la mano in tasca per toccare il “suo lucchetto”…Una mano leggera si posò sulla sua spalla… e… “Sono qui. Ecco la chiave … della felicità”. (526)

 
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FLORENCE NIGHTINGALE di Teresa Ramaioli

Post n°15258 pubblicato il 05 Settembre 2014 da dinobarili
 

FLORENCE NIGHTINGALE 

di

Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 04/09/14 alle 13:38 via WEB
FLORANCE NIGHTINGALE---Florence Nightingale nacque a Firenze nel 1820, da famiglia inglese . I genitori tornarono in patria l'anno dopo, con le due figlie (la maggiore era nata a Napoli nel 1819), dove furono educate agli studi dal padre. Nel 1837 Florence cominciò ad interessarsi ai malati dei paesi e degli ospedali vicini, anche contro il parere dei genitori, poiché essere infermiera a quei tempi non era una cosa di cui andare fieri. Nel 1849, insieme ad alcuni amici, cominciò un viaggio in Europa; durante questo viaggio, Florence incontrò Padre Theodore Fliedner, che si occupava di un ospedale, che lei stessa descrisse in una sua opera. Quest'uomo e quell'ospedale la colpirono a tal punto che nel 1851 studiò da infermiera e nel 1853 fu nominata Soprintendente a Londra . Nel 1854 scoppiò la Guerra di Crimea, che vedeva Francia, Inghilterra e Turchia contro la Russia. L'allora Ministro della Guerra inglese Sidney Herbert, conoscendo il suo impegno ed il suo valore, chiese quindi a Florence Nightingale di organizzare un gruppo di infermiere volontarie e andare ad occuparsi dei feriti di guerra in Turchia. Florence accettò e partì alla volta della Turchia nel 1854 con 37 volontarie. Il lavoro della Nightingale non si limitò, però, alla cura delle ferite; ella si occupò anche di aiutare i feriti a spedire pacchi e lettere a casa, creò una sorta di sala lettura per i degenti, aiutò perfino economicamente i ricoverati. La sua fama in patria crebbe a dismisura, tanto che, al suo ritorno in patria dopo essersi ammalata, la Regina Vittoria volle ascoltare da lei la sua esperienza diretta sul campo di battaglia. Ritiratasi in privato, Florence Nightingale scrisse molte opere sulle condizioni igieniche durante le guerre, sul sistema militare e sanitario indiano, i famosi "grafici a torta" furono una sua invenzione; le servivano a dimostrare statisticamente nei suoi studi le probabilità dell'insorgere delle malattie. Lei li chiamava "coxcombs" (berretti da giullare) che, a pensarci bene, sono colorati proprio come i nostri moderni grafici. Nel 1860 aprì una scuola per la preparazione delle infermiere, dando così lustro alla professione infermieristica, fino ad allora ritenuta di second'ordine. Nel 1861, la sua malattia si aggravò; Florence non riuscì più a camminare e fu necessario trasportarla nelle varie stanze della sua casa. Nel 1865 si trasferì a Mayfair, dove morì il 13 agosto del 1910. Ciao Teresa Ramaioli

 
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ANNAMARIA ...E IL MISTERO DELLA VITA

Post n°15257 pubblicato il 05 Settembre 2014 da dinobarili
 

ANNAMARIA ...

E

IL MISTERO DELLA VITA

annamariamennitti
annamariamennitti il 05/09/14 alle 15:55 via WEB
La vita è un mistero ...e tale resterà..Nessuno è mai tornato da su per darci almeno qualche accenno e allora vuol dire che si sta bene...Andiamo avanti serenamente dobbiamo dare noi un senso alla vita ,facciamoci guidare da un Angelo con tranquillita La vita è tua e ne fai cio che vuoi sopratttuto AMA intensamente.....CIAO DINO
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 05/09/14 alle 19:46 via WEB
Ciao Annamaria - hai detto bene. Per vivere bene ... "ama intensamente"... è proprio l'impostazione di questo Blog. Buona serata. Dino
(Rispondi)

 

 
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LUXXIL...E IL RACCONTO SULL'AMICIZIA (525)

Post n°15256 pubblicato il 05 Settembre 2014 da dinobarili
 

LUXXIL...

E

IL RACCONTO SULL'AMICIZIA (525)

Luxxil
Luxxil il 05/09/14 alle 13:22 via WEB
Dino sei un saggio, e questo racconto dovrebbe essere messo sui libri di scuola, i giovani hanno bisogno di conoscere gli aspetti della vita, per poter dirigersi a testa alta verso la loro, che è nuova. un saluto cordiale Giovanna
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 05/09/14 alle 19:41 via WEB
Ciao Giovanna - grazie del bel giudizio. L'amicizia è fondamentale per vivere bene. Buona serata. Dino
(Rispondi)

 
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ANNAMARIA ...E IL RACCONTO SULL'AMICIZIA

Post n°15255 pubblicato il 05 Settembre 2014 da dinobarili
 

ANNAMARIA ...

E

IL RACCONTO SULL'AMICIZIA

annamariamennitti
annamariamennitti il 05/09/14 alle 12:02 via WEB
L'amicizia è importante quando si coltiva da giovani certo che non si compra al mercato L'amicizia deve essere disinteressata ,la parola deve essere vangelo,anche se verbale deve rimanere leale è affetto che scaturisce dal cuore Alfredo ha avuto ragione ti accorgi solo quando vengono a mancare e chi perde un amico perde un tesoro ciao Dino
(Rispondi)
 
dinobarili
dinobarili il 05/09/14 alle 19:37 via WEB
Ciao Annamaria - hai ragione. Bel commento. L'amicizia è un dono, per chi la da e chi la riceve. Buona serata. Dino
(Rispondi)

 

 
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PENSIERO DEL GIORNO

Post n°15254 pubblicato il 05 Settembre 2014 da dinobarili
 

PENSIERO DEL GIORNO

“Non bisogna soffermarsi troppo

su ciò che si è fatto…

Bisogna, invece, concentrarsi

su ciò che si deve fare”

Dino

 

 

 
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IL RAG. PAOLO racconto (6) di Dino Secondo Barili

Post n°15253 pubblicato il 05 Settembre 2014 da dinobarili
 

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere,

sono frutto di fantasia,

pertanto non hanno  nulla a che vedere

 con persone reali o fatti realmente avvenuti)

7

Il Rag. Paolo… e la ragazza bionda

Il Rag. Paolo lavorava a Milano, ma abitava a Pavia. Per il Ragioniere, trentacinquenne, appassionato della natura selvaggia … Pavia era la più bella città del mondo … perché aveva il fiume Ticino. Infatti, “il pendolare” (così si faceva chiamare sul posto di lavoro) aspettava il sabato mattina per fare delle lunghe passeggiate sulla riva destra del Ticino, quella che prima dell’Unità d’Italia, era la riva “piemontese” … o “dei Savoia”. Il Rag. Paolo preferiva la riva destra (alla sinistra)… perché offriva un numero maggiori di sentieri “senza fine” in mezzo ai boschi. Ai primi di settembre dello scorso anno, lungo un sentiero aveva fatto amicizia con un suo coetaneo appassionato di “camminate”. Erano entrati in confidenza e si erano scambiati informazioni sui vari sentieri e sui vari tracciati. Il coetaneo di nome Giovanni aveva confidato al Ragioniere alcune sue “raccomandazioni”. Una di queste “raccomandazioni” riguardava un sentiero poco lontano da Carbonara al Ticino . “Se io fossi in te… su quel sentiero non ci andrei… mai”. Basta un’informazione del genere per scatenare nella testa di una persona una ridda di domande. Ed è, appunto, quello che accade al Rag. Paolo. A poco valsero i perché rivolti al coetaneo. Giovanni non dava spiegazioni… sempre più misterioso, scantonava e lasciava cadere la domanda senza dare alcuna risposta. Un giorno Paolo si stufò di fare domande. Volle vederci chiaro, di persona, vedere cosa c’era su quel sentiero. Un sabato mattina di settembre dello scorso anno il Ragioniere si avventurò lungo il tracciato, non molto diverso dagli altri. Ogni tanto, il sentiero, aveva una pozza d’acqua risorgiva. Le pozze erano quasi tutte uguali, poco profonde, con pesci e rane in quantità. Durante un percorso il Rag. Paolo si sentì stanco e decise di fare una sosta in riva ad una pozza d’acqua. Fu in quel momento che si trovò accanto una bellissima ragazza bionda con occhi azzurri la quale cominciò a fare domande. Come ti chiami… quanti anni hai…dove lavori…fino a chiedere… se il Ragioniere avesse una fidanzata. La conversazione era piacevole e Paolo non aveva nulla da nascondere. Le domande erano più che legittime… Da quel sabato mattina, però, il Ragioniere non vedeva l’ora di alzarsi presto, prepararsi … e recarsi alla pozza d’acqua per l’appuntamento con la ragazza bionda… Fu un settembre da sogno. Il Rag. Paolo cominciò “a sognare”… e a volte, quando era in ufficio, si “incantava” davanti al computer. Per fortuna c’era Gisella, la sua collega, che lo curava a vista e ogni tanto lo riprendeva benevolmente. Un sabato mattina, il Rag. Paolo, aveva deciso di fare “una proposta seria” alla bellissima ragazza bionda con gli occhi azzurri. Raggiunse la pozza d’acqua, si sedette, attese, ma nessuna ragazza bionda comparve all’orizzonte… E da quel giorno, la ragazza non si fece più vedere. Paolo ci rimase male… ma capì che ogni cosa vissuta “intensamente” merita un piacevole ricordo. Buona giornata a tutti Dino (7)

 
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DISEGNO DI TERESA RAMAIOLI

Post n°15252 pubblicato il 05 Settembre 2014 da dinobarili
 

DISEGNO DI TERESA RAMAIOLI

"Buon Sabato...a tutti"

DIARIO CORALE

 del

6 settembre 2014

 
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PENSIERI SPARSI DEL 5 SETTEMBRE 2014

Post n°15251 pubblicato il 05 Settembre 2014 da dinobarili
 

PENSIERI SPARSI DEL 5 SETTEMBRE 2014

“La vita è un mistero…

e tale rimane”

Dino

 
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ROMEO EA LA SIGNORA EVELIN racconto (734) di Dino Secondo Barili

Post n°15250 pubblicato il 05 Settembre 2014 da dinobarili
 

5 SETTEMBRE 2014

ALMANACCO DI STORIA PAVESE

Trivolzio – 5 Settembre 2014 – Giovedì - 12.00

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere, sono

 frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che

vedere con persone o fatti realmente avvenuti)

racconti di settembre

734

Romeo e la Signora Evelin

Siccome i giorni non sono tutti uguali, così non ci sono mesi uguali e anni uguali. Ne era più che convinto il Dott. Romeo, cinquant’anni, scapolo, Dirigente di una Agenzia di Pubblicità a Milano, abitante a Pavia. Quando una persona ha le responsabilità gestionali e di “creatività” di una Agenzia pubblicitaria è sempre in movimento. Non può stare fermo neanche un minuto. Prima di tutto ci sono i conti che devono essere sempre a pareggio… anzi, in attivo di parecchio… per coprire e prevenire eventuali momenti di crisi. Il team del Dott. Romeo era al corrente del principio e si guardava bene dal metterlo in discussione. Gli umori, però, non si possono controllare come i conti… Bisogna prenderli per quelli che sono, e come vengono. Un anno fa, il Dott. Romeo era in crisi di creatività. La creatività non è come i conti che si possono prevedere… è tutt’altra cosa. In passato il Dott. Romeo aveva un suo metodo per affrontare i momenti di crisi di creatività. Si prendeva un paio di giorni di ferie e si recava in un Albergo in Svizzera. Bastavano due giorni per riprendesi e rimettersi a correre come e più di prima. Un anno fa, invece, i due giorni non sono serviti. Motivo. Alla Direzione dell’Albergo c’era stato un avvicendamento e la Signora Evelin, Direttrice della struttura, non c’era più. Aveva assunto un altro incarico, molto più elevato. Per il Dott. Romeo è stato un colpo inaspettato. Al suo ritorno nell’Agenzia, dopo i due giorni di ferie, tutto il personale se ne era accorto e si preoccupò. Specialmente la Segretaria, Dott. Rosy, cinquant’anni, bellissima. La Dott. Rosy non era solo la Segretaria, ma l’anima dell’Agenzia. Sapeva tutto di tutti… specialmente del Dott. Romeo. Quando si ha a che fare con la creatività il problema è molto complesso. Gli umori di una persona sono determinanti e condizionanti. Il Dott. Romeo aveva bisogno di riprendersi in fretta e doveva trovare la soluzione adeguata. Cosa fare? Chiese aiuto alla Dott. Rosy la quale aveva un’amica in Lomellina… Era un’amica un po’ particolare. Si chiamava Ersilia la Maga… un donnone che con una mano avrebbe fatto girare il mondo intero. Però, aveva dei saperi che nessun’altra donna della Lomellina aveva. Quando i problemi sono urgenti non si guarda tanto per il sottile. Rosy fece la propsota al Dott. Romeo, e il cinquantenne accettò. L’incontrò è avvenuto in modo insolito… sulla riva del Torrente Terdoppio nei pressi di Lomello. La Maga Ersilia si appartò in un boschetto con il Dott. Romeo. Scelse un ansa del Torrente dove l’acqua correva veloce e vi gettò una foglia. Dopo alcuni minuti di osservazione, la Maga Ersilia sentenziò. “Lei, Dott. Romeo, deve recarsi per tre mattine alle ore cinque sul Ponte Coperto di Pavia. Camminare avanti e indietro sul Ponte per un’ora. La terza mattina sul Ponte transiterà un’automobile… e lì ci sarà la sorpresa” Al Dott. Romeo gli è sembrato di essere ritornato alla preistoria, ma non si fece meraviglia. Da sempre, passato, presente e futuro si fondono. Il futuro è già nel presente ed il passato vive ai giorni nostri. Soddisfatto, il Dott. Romeo ritornò in Agenzia rinfrancato. Ormai aveva delle carte da giocare…e le avrebbe giocate fino in fondo. La mattina successiva il Dirigente dell’Agenzia era già sul Ponte Coperto di Pavia alle quattro mezza. Sapeva che era un sacrificio. Sapeva che a quell’ora avrebbe sopportato un freddo pungente, ma non voleva perdersi l’avventura. Le prime due mattine non è successo niente, ma alla terza mattina è stata tutta un novità. Innanzi tutto sono passate parecchie automobili. Una in particolare era rossa fiammante. E’ stata la stessa che alle ore sei si è fermata ed  il conducente ha fatto una domanda al cinquantenne. “Lei è il Dott. Romeo?” Il Dirigente dell’Agenzia rispose affermativamente. Il Signore che aveva posto la domanda continuò. “Ho un messaggio per Lei. La Signora che avrebbe dovuto essere con me ha avuto un contrattempo e non ha potuto essere presente. Se si fida, può salire sulla mia automobile ed io la porta dalla Signora” Il Dott. Romeo accettò. Dopo quattro ore di viaggio l’automobile con il Signore e il Dott. Romeo entrarono nel parcheggio di un lussuoso Albergo svizzero. Ad accogliere il cinquantenne c’era la Signora Evelin. Come il fatto sia avvenuto, per il Dott. Romeo, è rimasto un mistero… ma non ha voluto approfondire. Certe cose sono fatte così e così devo rimanere. Da quel momento la creatività del cinquantenne non sarebbe mai più venuta a mancare. Per il Dott. Romeo c’era sempre Evelin. - Questo è il racconto 734, scritto dal 2 settembre 2012. Un racconto al giorno per… il piacere di chi scrive… e di chi legge. Non resta che continuare per raggiungere il racconto numero 1000 (mille)… con la speranza di riuscirci. Dino

 
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L'IMPORTANZA DELL'AMICIZIA racconto (525) di Dino Secondo Barili

Post n°15249 pubblicato il 05 Settembre 2014 da dinobarili
 

Intrigo …

…a Pavia

(Queste storie, anche se raccontate come vere, sono

 frutto di fantasia. Pertanto non hanno nulla a che

vedere con persone o fatti realmente avvenuti)

racconto del Sabato

525

L’importanza dell’amicizia

E’ noto che per vivere bene (specialmente in periodo di crisi) è indispensabile l’amicizia, avere tanti amici. E’ altresì risaputo che l’amicizia non si “compra al mercato”… è un “reciproco affetto costante e operoso tra persona e persona”. Soprattutto è “un rapporto” che si costruisce nel tempo. Non si diventa amici da un giorno all’altro come quando si va al mercato “a comprare le mele”. Ne parlavano ieri mattina, tre pensionati in un Bar di Piazza della Vittoria a Pavia. Alfredo, 80 anni, Michele, 75 anni, Giovanni, 71 anni. Il discorso era stato tirato in ballo da Giovanni il quale era un po’ arrabbiato con una sua coetanea e vicina di casa: Elvira. L’Elvira, 71 anni, vedova, si lamentava in continuazione perché era sola, e nessuno la guardava e chiacchierava con lei… nemmeno Giovanni (suo vicino di casa) che conosceva da una vita. Il coetaneo e vicino di casa aveva le sue buone ragioni. Giovanni, ogni volta che sentiva la stessa lamentela si arrabbiava dentro di sé, ma non diceva niente. Ieri mattina, invece, era sceso dal letto con il piede sinistro ed aveva risposto per le rime alla vicina di casa. “Elvira, è inutile che ti lamenti ora. Sei sola perché lo hai voluto tu… e se devo essere sincero, ti sta pure bene. Quando eri giovane, bella e piena di vita, guardavi tutti dall’alto in basso… come tu fossi la regina in persona… (compreso il sottoscritto). Anzi, se qualche volta mi azzardavo a salutarti … mi guardavi come dire “ma tu chi sei?”. Poi gli anni sono passati… la bellezza è sfiorita… i casi della vita sono stati tanti… Ora… non ho più tempo io… a chiacchierare con te. Vado a chiacchierare con i miei amici Alfredo e Michele con i quali ho condiviso molte ore nel corso degli anni. Con loro ho parlato di tutto. Ci siamo confidati nei momenti in cui era necessario uno sfogo.” L’Elvira era rimasta male, ma, in fondo, se la era cercata. Michele colse la palla al balzo. “Hai ragione, Giovanni. Molte persone, anziché lamentarsi, dovrebbero farsi l’esame di coscienza. Vedere cosa hanno seminato nella vita. Ricordi Candido? Quell’impiegato di quell’Ente Pubblico che faceva fatica a guardarti in faccia? Tutte le volte che ponevi una domanda … faceva fatica a far uscire le parole di bocca? Ora è in pensione. Lo vedo sempre solo, testa bassa, che cammina per Corso Cavour. Non ho mai visto una persona rivolgergli la parola. Se fosse stato un più umano. Se fosse stato meno superbo e più disponibile verso le persone… oggi, forse, qualcuno potrebbe rivolgergli un saluto. Anzi, ho visto persone che quando lo incrociano, fanno finta di soffiarsi il naso e lo ignorano come fosse lebbra. Non si dice di essere amici di tutti e con tutti… si tratta di avere un minimo di umanità. Se, poi, ci sono gli amici ben vengano… Diceva un proverbio asiatico: “Un uomo è fortunato quando ha pane e amici.” Alfredo, 80 anni, non aveva ancora parlato… ma non aveva perso una parola. Volle dire la sua. “In tanti anni ho imparato una lezione … gli amici sono come la salute… ci si accorge della loro importanza… il giorno in cui vengono a mancare” (525)

 
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GRANDI DONNE di Teresa Ramaioli

Post n°15248 pubblicato il 05 Settembre 2014 da dinobarili
 

GRANDI DONNE 

di

Teresa Ramaioli

iltuonoilgrillo
iltuonoilgrillo il 03/09/14 alle 13:36 via WEB
GRANDI DONNE----Emmeline Goulden Pankhurst nasce a Manchester il 15 luglio del 1858 figlia dell’alta borghesia britannica fu una delle maggiori esponenti del movimento delle suffragette. Terminò gli studi a Parigi nel 1877 e nell’autunno dell’anno dopo incontrò il suo futuro marito, Richard Marsden Pankhurs : un avvocato che si batteva molto per il suffragio femminile, la libertà di parola e per la riforma dell’istruzione; si sposarano l’anno successivo, e quest’ultimo divenne compagno attivo di lotte per la parità e il voto alle donne. Diede alla luce cinque figli ma nonostante ciò non rinunciò alle lotte e alla sua passione per politica. Si battè estenuamente per la parità, fu promotrice di vari gruppi, tra questi : Lega per il diritto di voto alle donne e nel 1894 riuscì ad ottenere il diritto al voto per le donne nelle elezioni locali. Nel 1903, dopo la morte di suo marito, Emmeline Pankhurst fondò l’Unione sociale politica e femminile : il principale obiettivo era quello di estendere il suffragio alle donne che fino ad allora potevano votare solo alle elezioni per i consigli municipali e quelle di contea – come definiva lei stessa un’organizzazione di fatti e non di parole- tale movimento si proponeva come forza esterna alle formazioni partitiche. Nel 1905 fu imprigionata per aver interrotto una riunione del partito liberale chiedendo che venisse posto in discussione il tema deldiritto di voto alle donne.Erano anni duri per le suffragette e le loro lotte, poichè venivano attaccate e perseguitate dai conservatori e ignorate dalla sinistra. A causa di questa indifferenza e attacchi continui le azioni delle suffragette diventavano sempre più esasperate suscitando violente reazioni dalle autorità Con lo scoppio del primo conflitto mondiale e le ripercussioni che portò in ambito economico e sociale, Emmeline convinse le altre suffragette a interrompere l’attività ed in cambio ottenne dal governo inglese la liberazione di tutte le detenute politiche. In quegli anni la sua attività continuò in vari paesi del mondo : Russia, Canada, Stati Uniti sensibilizzando la gente sull’importanza del suffragio universale e al ritorno da questi viaggi, nel 1918 la sua Inghilterra aveva concesso il diritto di voto alle donne. Sempre nel 1918 ottenne il suffragio femminile per la camera dei Comuni. Continuò ad occuparsi attivamente della politica che era in realtà la sua vera passione e morì nel 1928, ‘anno in cui avvenne il suffragio universale. Le sue lotte furono portate avanti dalle sue figlie Christabel e Sylvia. Nel suo diario, la Pankhurst parla delle differenze nell’educazione tra maschi e femmine: “L’istruzione dei maschi era considerata un argomento molto più serio che l’istruzione delle femmine. I miei genitori discutevano la questione dell’istruzione di mio fratello come un argomento di grande importanza. Si occupavano invece molto meno dell’educazione da dare a me e alle mie sorelle. In quel periodo, l’istruzione femminile sembrava avere come obiettivo principale il modo di rendere accogliente la casa.” Nel 1999 il Time la inserisce fra le 100 personalità più importanti del XX° secolo, scrivendo: “Lei formò un’idea di donne del nostro tempo; scosse la società verso un nuovo paradigma dal quale non si sarebbe più tornato indietro. Ciao teresa ramaioli

 
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LA REGGIA DI CASERTA di Annamaria Mennitti

Post n°15247 pubblicato il 05 Settembre 2014 da dinobarili
 

LA REGGIA DI CASERTA 

di

Annamaria Mennitti

annamariamennitti
annamariamennitti il 04/09/14 alle 20:43 via WEB
annamariamennitti il 04/09/14 alle 20:36 via WEB Il Palazzo reale di Caserta fu voluto dal re di Napoli Carlo di Borbone, il quale, colpito dalla bellezza del paesaggio casertano e desideroso di dare una degna sede di rappresentanza al governo della capitale Napoli e al suo reame, volle che venisse costruita una reggia tale da poter reggere il confronto con quella di Versailles. Si diede inizialmente per scontato che sarebbe stata costruita a Napoli, ma Carlo di Borbone, cosciente della considerevole vulnerabilità della capitale a eventuali attacchi (specie da mare), pensò di costruirla verso l'entroterra, nell'area casertana: un luogo più sicuro e tuttavia non troppo distante da Napoli.[4] Dopo il rifiuto di Nicola Salvi, afflitto da gravi problemi di salute, il sovrano si rivolse all'architetto Luigi Vanvitelli, a quel tempo impegnato nei lavori di restauro della basilica di Loreto per conto dello Stato Pontificio. Carlo di Borbone ottenne dal Papa di poter incaricare l'artista e nel frattempo acquistò l'area necessaria dal duca Michelangelo Gaetani, pagandola 489.343 ducati, una somma che seppur enorme fu certamente oggetto di un forte sconto: Gaetani, infatti, aveva già subìto la confisca di una parte del patrimonio per i suoi trascorsi antiborbonici. Il re chiese che il progetto comprendesse, oltre al palazzo, il parco e la sistemazione dell'area urbana circostante, con l'approvvigionamento da un nuovo acquedotto (Acquedotto Carolino) che attraversasse l'annesso complesso di San Leucio. La nuova reggia doveva essere simbolo del nuovo stato borbonico e

 
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