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Il fatto inverosimile di Genova

Post n°561 pubblicato il 26 Novembre 2014 da pedro_luca
 
Tag: Brevi

Due bambini.
In giardino il piccolo corre tra gli alberelli cercando di nascondersi, il nonno trotterella ansimando e, mentre finge di rincorrerlo, lo chiama per nome. Tra i due, quello più piccolo, quello che più assomiglia ad un bambino è il nonno.
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Il fatto inverosimile di Genova.

Era stato Ginetto, il barbone che viveva, o meglio, trascinava la sua misera vita ai margini della società e della stazione ferroviaria di Porta Principe, a Genova, ad accorgersi di quel ragazzo che si era sistemato dietro al magazzino, vicino al suo posto, quello che lui usava per dormire. La luce del mattino non aveva ancora illuminato le oscure mura di quel caseggiato che Ginetto, smaltita la sbornia della sera prima, s'accorse dei cartoni sotto cui s'era sdraiato il nuovo arrivato. Non sapeva chi fosse, era la prima volta che vedeva quel giaciglio di fortuna in quel luogo. Si avvicinò a quel misero riparo cartaceo più per la voglia di bere o di scroccargli un po' di fumo che per curiosità. Solo che quello non rispondeva ai richiami. Scostò il foglio che lo ricopriva e vide un biondino, avrà avuto si e no vent'anni, stava rannicchiato contro la parete, ed il suo viso, nonostante un pallore incredibile, aveva un'espressione serena. Tra le mani teneva stretto al cuore un mazzo di tre rose rosse stranamente ancora fresche. Il suo corpo era gelido e dal petto non proveniva più il respiro della vita. Ginetto ne aveva visti di ragazzi andarsene ancor giovani ma mai nessuno dall'aspetto così pulito ed ammodo. Quello sicuramente non faceva parte del suo mondo, oppure era talmente nuovo dell'ambiente che ancora non ne aveva preso le sembianze. Senza motivo cercò di prendergli quei tre fiori ma la rigidità delle mani non gli consentì di prenderne nemmeno uno. Quella primavera ebbe un andamento strano, molto piovosa ma per niente fredda, e quando dissero a Ginetto che dagli esami utopici risultava che il ragazzo era morto per il freddo lui non ci credette. Nessuno credeva in quel responso. Com'era possibile morire per il freddo con un clima simile ? Considerando poi, che tra l'altro, era giovane e, come risultò dagli esami effettuati, in ottima salute. Tutto sembrava così incredibile, innaturale, inverosimile.
Gina guarda la luce che filtra dalla finestra ed illumina il foglio di giornale con la foto di un giovane sconosciuto trovato morto presso la stazione Principe di Genova. E' appena stata ingessata ad una gamba per una caduta da ciclomotore, il giovane che stava alla guida non ha avuto conseguenze ed ora se ne sta nel corridoio a raccontare l'accaduto agli amici. Lei sa che non dovrebbe trovarsi lì, lei sa che avrebbe dovuto essere altrove. Lei, da Roma, sa, è l'unica che sa quanto freddo ci fosse, alla stazione Principe, quella calda notte primaverile.
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Pensierino della sera

Nuvola passeggera, tu che attraversi il blu da mattina a sera, ti chiedo di dirmi dov'è l'anima vera, se sta bene e non è poi tanto sola. Tu sorridi e non parli, che io devo trovar in me l'eco d'una risposta sincera.

 
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