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L’opera lirica è un posto dove

 un uomo viene pugnalato ed,

 invece di morire, canta.

 

 

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Magda Olivero

Post n°30 pubblicato il 18 Settembre 2009 da peonia99
 

 

Maria Maddalena Olivero,Magda per la sua mamma prima, e per il suo pubblico dopo nasce a  saluzzo il 25 marzo del 1910 in una famiglia di magistrati.  Cominciò i primi studi del canto con esito disastroso,pur avendo gia' intrapreso studi musicali di pianoforte armonia e composizione, ma durante una audizione presso l’EIAR di Torino, il Maestro Gerussi, accompagnatore della scuola di canto del baritono Antonio Cotogni, decise di prendersi cura della giovinetta.
I primi sei mesi furono tormento e sacrifici fino alle lacrime, poiché pur impegnandosi, non riusciva a “sostenere” le note.In un' intervista ricordera' il periodo dicendo:
"Il meno che mi sentissi dire era Patata!Mai dire che non ce la fai, piuttosto crolla per terra, ma dopo e non prima di aver superato ostacoli” . Debutta nel 1932 alla radio e successivamente in teatro ma nel 1941 anno del suo matrimonio sembra lasciare le scene definitivamente. Dieci anni dopo, nel febbraio del 1951, Magda Olivero torna di nuovo a calcare le scene interpretando con grande successo al Teatro Grande di Brescia Adriana Lecouvreur, opera che sarà sempre tra i suoi cavalli di battaglia. Da quel momento la sua carriera va in crescendo, inizialmente in Italia e in Europa, privilegiando il repertorio pucciniano e verista, poi  negli Stati Uniti dove il successo è travolgente e la critica sostiene che la sua Medea è l'unica che possa affiancarsi a quella della Callas (fu omaggiata con un applauso della durata di 20 minuti )                                                      Il ritiro dal palcoscenico avviene nel 1981, a Verona, ma la sua carriera non s'interrompe: le sue esibizioni in pubblico continuano fino all'inizio degli anni '90..  Nell'aprile 2009, a 99 anni compiuti, nella grande sala di Palazzo Cusani di Milano, Magda Olivero intona «Paolo, datemi pace» dalla Francesca da Rimini , sbalordendo il pubblico presente (la registrazione dell'evento è reperibile su YouTube. 

 

 

 
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MARIA CALLAS: curiosita'

Post n°29 pubblicato il 17 Settembre 2009 da peonia99
 

 

 

E ora qualche “curiosita'” quà e là:
1) Perchè Maria non volle più vedere nè sentire la madre Angelina dopo la tournèe messicana del 1950 ?
Perchè riteneva che dopo avere fatto molto poco per lei prediligendo la sorella più magra e più carina, cercasse solo di “sfruttare” il suo raggiunto successo e il matrimonio agiato chiedendole soldi e altro....”se non ce la fa da sola si butti dalla finestra” fu la sua ultima frase riferita alla madre nel corso di una intervista resa nel 1954.
2) Perchè nel 1954 Maria non volle più incontrare la Pia Meneghini, sorella di suo marito, che le era sempre stata accanto dal suo arrivo in Italia ?
Perchè Pia non presenziò ad una sua recita per partecipare alla comunione della nipote dicendole al telefono che lei, a differenza sua, e fu questa la frase che la fece arrabbiare, era attaccata alla sua famiglia.
3) Come fece a dimagrire in quel modo in pochissimo tempo ?
Le versioni divergono perchè lei non disse mai nulla, secondo il marito la sua grassezza era dovuta ad una disfunzione, secondo la cognata fece in Svizzera una cura ormonale pericolosissima, secondo altri ingerì volutamente il verme solitario. Lei non lo disse mai...
4) Come fece ad ingraziarsi la potente Elsa Maxell, nota lesbica ?
La sedusse senza concedersi, arrivata a NY si rese conto che era troppo “importante” il suo appoggio (la Maxell era una “tebaldiana”) e ne divenne amicissima, quando non le servì più la scaricò in malo modo e distrusse le lettere d’amore che la pettegola le aveva inviato.
5) Come nacque la rivalità con la Tebaldi ?
Fu nel corso di una delle prime tournèe in Sudamerica, tutti gli artisti scritturati fecero un concerto dove ognuno poteva cantare solo un aria, quando fu il suo turno la Tebaldi fece due bis, Maria non la perdonò mai, sempre in quella tournèe fu protestata dopo una Tosca e sostituita con la Tebaldi, da allora inziarono le interviste incrociate al vetriolo, finchè affermò che paragonare la Tebaldi a lei era come paragonare la coca cola allo..champagne.
6) Perchè nel 1958 ruppe sia con la Scala che con il Metropolitan ?
La Scala la cacciò dopo la sua rinuncia a cantare ad Edimburgo la prevista quinta recita di Sonnanbula per andare ad una festa al Lido di Venezia e il Met la protestò perchè si rifiutò di cantare il previsto Macbeth dopo Lucia.
7) Perchè allentò il suo rapporto con Visconti ?
Perchè prese le difese di Zeffirelli con cui aveva lavorato nel Turco di Roma, quando Visconti tentò di fargli intorno terra bruciata per gelosia professionale verso il suo ex-scenografo. 
Perchè lasciò il marito di colpo e dopo 12 anni ?
Perchè finalmente a 37 anni aveva scoperto il sesso con Onassis, pare che con Meneghini non avesse mai provato un orgasmo.
9) Chi furono i primi musicisti a capire la sua grandezza ?
Tullio Serafin che le fece cantare una sera Walkiria e una sera i Puritani e Siciliani, sovrintendente del Comunale di Firenze, che le fece cantare il repertorio giusto sostituendo ai suoi fino a quel momento abituali Wagner e Turandot. Traviata, Lucia, Armida etc. insomma il “belcanto” italiano.
10) Quali altri amori ebbe la Callas ?
Platonici Visconti e Pasolini, reali l’impresario Bagarozy quando ancora stava a NY e quindi Giuseppe Di Stefano, che lasciò due anni prima di morire, perchè lui non si decideva a lasciare la moglie perchè avevano una figlia gravemente malata.
11) Come furono i suoi rapporti con le due principali sue epigone degli anni ’60 e ’70 ovvero Joan Sutherland e Montserrat Caballè ?
Ottimi, la prima fu da lei stessa proposta al Covent Garden come futura Norma dopo le recite del 1952, ove la giovane australiana cantava nel defilato ruolo di Clotilde, la seconda fu da lei istruita a Parigi quando Montserrat doveva debuttare in Norma e quindi, quando la Caballè fu scritturata sempre a Londra per le riprese della sua celebre Tosca di Zeffirelli, fu lei a telefonare al regista per dirgli che non poteva pretendere che la Caballè indossasse i suoi costumi (vista la diversa taglia...).
12) Perchè trascorse gli ultimi anni di vita segregata in casa a Parigi e passando le serate con la servitù ?
Perchè dopo la morte di Onassis, che aveva continuato a frequentare anche dopo il suo “ingiurioso” matrimonio con Jackie Kennedy, non aveva più voglia di vivere e perchè aveva capito, nel corso dell’ improbabile “rientro” con Di Stefano nel 1974 e 1975, che la sua voce era ormai irrecuperabile.
13) Come mai parlava così bene 4 lingue senza inflessioni straniere ?
Primo perchè era straordinariamente portata ad imparare i giusti accenti, poi perchè aveva vissuto tanto a NY (inglese) e anche in Grecia negli anni della adolescenza (greco), quindi 12 anni in Italia a Verona e a Milano (italiano), e quindi a Parigi dal 1959 alla morte (francese).
14) Fu lei a lanciare la moda dei barboncini ?
Si, Toy e un altro erano i suoi due fedeli compagni che si portava sempre dietro anche in aereo.
15) Quali furono le sue principali “mattane” ?
Tante, basti pensare che una volta fece arrivare di urgenza a Vienna, dove stava cantando Lucia, una amica da Milano perchè si era dimenticata un quadretto di madonnina che portava sempre con se e un’altra volta scagliò un portacenere in faccia all’impresario Pinto che la aveva protestata dopo una Tosca.

 

 
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MARIA CALLAS: i suoi cani

Post n°28 pubblicato il 16 Settembre 2009 da peonia99
 

 

Maria Callas, nel corso della sua vita, ha avuto 4 cani. Il primo è stato Tea, un poodle (la razza che noi comunemente chiamiamo “Barbone” o “Barboncino”) di taglia grande.

Lo vediamo nelle immagini della Callas nella sua casa di Verona , poi al tempo di un famoso articolo dedicato a Maria apparso su Time ottobre 1956 è apparso anche  Toy .
In quell’articolo, il direttore della rivista racconta come il corrispondente George De Carvalho,fosse a Roma per raccogliere notizie sulla Callas e infine cita il desiderio di avere un barboncino nano  il piccolo poddle che poi sarà praticamente con la Callas.
“Ho incontrato Maria Callas un paio di volte ma direi tanti tanti anni fa. L’ho incontrata a Venezia, credo, forse era l’occasione del Festival del Cinema.
E’ stata ospite anche di una trasmissione musicale che avevo fatto in rai, però proprio ospite nel senso che è venuta a cantare in una mia trasmissione questo non è mai avvenuto, perché naturalmente i divi a quel livello non si prestavano mai ad una cosa di questo genere.
Però c’è una cosa molto molto interessante che forse non tutti sanno. Vi ricordate il cagnolino che aveva la Callas , un barboncino ecco in tutte le fotografie ecco pensate che il cagnolino gliel’ho portato io. La storia è andata così: era stata intervistata da un giornalista famoso per un settimanale Americano e questo qui aveva intervistato anche me e avendo saputo che stavo per partire è venuto e mi ha portato questo cagnolino dentro un sacchetto e ha detto “ Senti, sai che lei ci tiene molto agli animali e soprattutto ad un cagnolino come questo, non sappiamo come fare per farglielo arrivare, ma siccome tu parti glielo puoi portare ?” Allora io ho preso questo cagnolino l’ho messo in un sacchetto, eh capito? E forse non si poteva portare in quel modo perché l’ho tenuto nascosto tra le gambe nell’aereo mentre viaggiava e quando sono arrivato all’aereoporto è venuta una persona a ritirarlo perché sapeva che io arrivavo con questo cagnolino e poi questo cagnolino l’ho visto diventato adulto in molte fotografie, il famoso barboncino che accompagna sempre la Callas.”
Intervista concessa per il programma radiofonico “Viva Maria “ di Radio 3 nel settembre 1997

I due cani staranno insieme nella casa di Milano e a Sirmione  poi all’avvento di Onassis Tea sparisce, l’ultima foto risale all’aprile del 1959 a Sirmione. I cani  non erano presenti durante la famosa crociera con Onassis e al suo ritorno è probabile che Tea sia rimasta poi a Meneghini . Separate le case, Milano a lei , Sirmione a lui, con tutta probabilità anche i cani furono divisi.
Toy lo ritroviamo in giro per Milano con la sua padrona in immagini del settembre del 1959, dopo la crociera, ai  primi segnali di tempesta sull’affare Callas- Onassis- Meneghini. Toy lo ritroviamo anche a Madrid e, sempre nel 1959 all’eliporto di Bresso con l’aereo galleggiante di Onassis.
L’ultima foto che ho di Toy risale al luglio del 1962, reputando la nascita nel 1956 , ha quindi 6-7 anni . Quando morirà? Non so dirvi. Nel 1965 appaiono   altri due cani , pare dono di Onassis : Pixie e Dyedda che credo sopravviveranno anche se molto vecchi alla stessa Callas. C’è un brano, forse lo conoscete, tratto da un’intervista fatta dalla Callas a Lord Harewood, nel 1969 in cui la cantante “duetta” con uno dei due cani.

 
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MARIA CALLAS: biki

Post n°27 pubblicato il 16 Settembre 2009 da peonia99
 

 

Forse non tutti sanno che Maria Callas fu, come si dice oggi nel linguaggio della moda, la testimonial di Biki e la fece conoscere al mondo con quel suo strano soprannome – trasformazione esotica di “Bicchi”, come la chiamava Giacomo Puccini, il quale intendeva così dire birichina. In realtà Biki per l’anagrafe era Elvira Leonardi Bouyeure . Biki che ricordiamo sempre con in testa un grande turbante di seta aveva insegnato alla divina Maria che: “no, in casa, di sera, non si tiene un cappello dalla tesa larga di velluto”. Maria dimostrò anche in questo di avere un grande talento, le antenne sono un gran dono: si vestiva ormai come se lo avesse fatto da sempre, con gusto innato, di uno chic incredibilmente naturale. Biki voleva essere chiamata “sarta”, il termine che preferiva, perché odiava quello di stilista. Vestì anche Luisa Baccara, l’ultima compagna dell’indebitatissimo Gabriele D’Annunzio, che la pagò con questa lettera elogio: “Biki, le pieghe, gli intervalli, il tessuto pieno e il merletto aereo, le cuciture, gli orli sono elementi del ritmo esatto, dell’incognito indistinto e perciò della poesia.” Biki, insieme a Germana Marucelli e a Jole Veneziani: le sarte regine, la sarte del nascente stile italiano, una grande pioniera del Made in Italy. Nel 1936 Biky aprì la prima boutique a Milano e in seguito, nel 1950, un’ altra a St. Morirz. Nel 1962 seguirono altre boutiques, una a Portofino e una a Milano, mentre estendeva la sua attività oltre all’Alta Moda anche a borsette e profumi. E’ stata anche tra le prime sarte di Alta Moda ad allearsi con l’industria: dal 1960 al 1966 firmò per il Gruppo Finanziario Tessile la linea Cori. Muore il 25 febbraio 1999 all’età di 92 anni ma sino all’ultimo continuò ad essere la” modosa” lavorando nell’atelier di Sant’Andrea.  Verso la fine dell’anno 1951, Wally Toscanini presentò a Biki una persona destinata ad avere una parte dominante nella sua esistenza: Maria Callas. “Se dovessi mettermi a vestire una donna cosi diventerei pazza”, disse Biki a un divertito Alain, curioso di sentire la cronaca della serata che lei aveva trascorso in casa Toscanini, dove Wally aveva organizzato uno dei soliti incontri per musicisti e musicofili, dopo la rappresentazione alla Scala. La sera del 7 dicembre, in casa Toscanini, era dunque stata invitata come ospite d’onore Maria Callas, una giovane cantante che stava affermandosi sulla scena internazionale. La ventottenne Maria aveva appena debuttato alla Scala nei “Vespri Siciliani”, sostenendo il ruolo di Elena, diretta da Victor De Sabata. Il pubblico elegantissimo della première l’aveva attesa con un certo scetticismo, affatto impressionato dai successi che lei aveva ottenuto all’estero. Ma il lunghissimo applauso, che le tributò dopo il bolero che conclude l’ultimo atto, testimoniò quanto la sua interpretazione fosse stata apprezzata. “che estensione prodigiosa dei toni, che agilità tecnica, che fenomeno!” , dissero gli intenditori. Anche Biki, che aveva assistito alla prima, era rimasta impressionata dalla voce dalla padronanza scenica di Maria Callas, ma trovandosi vicinissima a lei, nel salotto di via Durini, la figura goffa della cantante l’aveva impressionata anche di più. “mi colpiva il contrasto tra l’immagine che avevo ammirato sul palco e quella che adesso vedevo nella sua verità quotidiana”, continuo Biki nel suo racconto ad Alain ( genero di Biki) . “Mi colpiva l’importabile “mise” che Maria era riuscita a mettere insieme. Talmente grassa! E con un cappello, di sera, in casa! Dalla larga tesa di velluto nero. Alla sua giacchetta mancavano almeno cinque centimetri per chiuderla sul petto. Della camicetta meglio non dire. La gonna lunghetta non riusciva a coprire le gambe grosse e le scarpe erano di vernice nera, a barca, con uno stretto cinturino che non donava certo alla linea dei suoi piedi. La borsa, anche questa di vernice nera, era grossa come la sporta della spesa. Ma la cosa che mi ha procurato un vero choc sono stati gli orecchini. Hai presente i mosconi che si noleggiano per le gite in mare a Venezia? Ebbene, alle orecchie di Maria Callas brillavano due lunghi pendenti con ingombranti mosconi.“D’oro?”, rise Alain. “Ma no, di plastica!”. “Eppure“, riprese Biki dopo qualche momento, “quella donna ha avuto il potere di affascinarmi. Ha qualcosa di indecifrabile addosso che sconcerta. Si capisce, guardandola, che è capace di vivere forti passioni. Una protagonista nata, un temperamento vibrante di emozioni… Basterebbe un nulla. Qualche chilo in meno…” Per alcuni giorni Biki e Alain non parlarono più di Maria Callas , poi una mattina il commendator Battista Meneghini, marito della cantante, telefonò all’atelier di via Sant’Andrea 3. “Signora Biki vorrei un appuntamento con lei. Mia moglie Maria ha espresso il desiderio che sia lei con suo genero Alain a occuparsi di vestirla.” Biki non seppe cosa rispondere e, per prendere tempo, invitò Meneghini a passare un momento da lei: “Così ci spiegheremo un po’ meglio e lei mi dirà di che cosa ha bisogno esattamente”. Biki e Alain ricevettero il commendatore con una cortesia estrema. “Lei immaginerà”, disse Biki, “quanto ci sentiamo lusingati dal fatto che sua moglie, di cui abbiamo grande ammirazione e stima, abbia voluto pensare a noi per il suo guardaroba. Solo che, se lei volesse accettare un nostro consiglio, meglio sarebbe per giovare alla figura della signora, e per meglio far risaltare l’abbigliamento, che la signora Callas… perdesse qualche chilo…Se questo non sarà difficile o a danno della sua voce.” Meneghini sembrava già preparato a questo tipo di accoglienza e rassicurò i suoi interlocutori.“Abbiamo già cominciato una cura ad hoc, una speciale dieta che in breve tempo riporterà Maria a una linea più armoniosa, senza danno per la sua salute. Naturalmente sarà una cosa graduale…” Biki notò che Meneghini aveva detto “abbiamo” al posto di “Maria ha” e questo le fece comprendere con chi avrebbe dovuto misurarsi d’ora in avanti. Maria aveva manifestato un desiderio, ma in realtà chi decideva era lui. Trascorse qualche mese prima che Maria Callas tornasse. Poi, in una bella giornata di prima estate del 1952, Maria Callas accompagnata dal marito, salì la scala di vetro che dal pianterreno dell’atelier di Biki in via Sant’Andrea al 3 portava al piano superiore. Biki e Alain vedendo il suo incedere e la sua immagine che si rifletteva nella luminosità delle fiancate della scala, compresero subito la potenza del suo fascino, la capacità di Maria d’esser presente in ogni luogo come se fosse su un palcoscenico. La Callas era una vera bellezza greca, con una figura da Giunone e una gestualità naturalmente imperiosa. La sua testa importante si reggeva sul collo lungo come quella di una statua classica e la folta capigliatura bruna donava al colore olivastro dell’incarnato. Gli immensi occhi scuri guardavano pensosi, il naso dava un taglio severo dell’espressione, ma la bocca carnosa raccontava dalla generosità del suo cuore e dei suoi sensi. L’amicizia è come l’amore , nasce in seguito a un colpo di fulmine e si rende per facili strade: la parzialità della istintiva preferenza reciproca consentì subito a Biki e a Maria di superare in modo naturale ogni formalità e le indusse presto alla confidenza. E prima ancora di conoscere le intenzioni di Biki sull’assunzione del ruolo di creatrice dei suoi abiti, Maria seppe d’avere incontrato un’amica sincera. Le ragioni per cui Biki si sentiva attratta da Maria si potevano forse ricondurre all’affinità che esisteva tra questi due esseri. Entrambe animate da un indomabile senso di conquista, entrambe dotate di uno spirito indipendente, di una sensibilità esasperata che trovava requie solo nell’espressione del proprio talento. “Adesso, la responsabilità di disegnare un abito per te diventa sovrumana”, disse Biki a Maria, quando questa arrivò scortata dall’immancabile Meneghini. Maria si schermì, come se ancora non potesse comprendere tutta la forza del personaggio che stava creando su di sé. Biki e Alain guardavano la diva, che in un anno era riuscita già a dimagrire un po’ , e a tratti scambiandosi occhiate, annuivano. “La vestiremo di leopardo e di zibellino. Di raso porpora, raso oro e grandi gonne e ampie stole”, mormoravano, ed era, per ora, la loro maniera migliore di amarla. Tempo dopo Maria era in partenza per l’America. “come farò a sapere se questo sta bene con questo?”, chiese Maria a Biki, con una certa ansia, indicando il mucchio di abiti piegati e pronti per essere messi nei bauli aperti nella sua stanza da letto. “Risolveremo anche questo problema, vedrai”, e Biki comandò al domestico di chiamare Alain dall’atelier. Alain arrivò, Biki gli spiegò il problema di Maria e, poco dopo, fu offerta alla cantante la migliore delle soluzioni. “Maria, dovrai custodire gelosamente i bigliettini che adesso ti prepareremo”, e osservando l’insieme dei capi, degli accessori e della biancheria, stilarono una serie di appunti. “Metterai il vestito numero 2 con il cappello numero 3 oppure 5, ma solo con le scarpe numero 6 e la biancheria numero 10…Metterai la gonna numero 3solo con la camicia…” Fu poi compito della guardiarobiera attaccare dei minuscoli numeri ai vari capi. Maria fu in questo modo tranquillizzata e sicura di essere sempre all’altezza delle serate newyorchesi. Eccola allo specchio , mentre si aggiusta la stola di seta, immancabile accessorio del suo guardaroba. “A quei tempi c’erano solo due persone che sapevano portare la stola in quel modo: Maria Callas e il cardinale di Milano Montini, che sarebbe divenuto papa Paolo VI”.

Nel tempo , disegnare e realizzare abiti per Maria Callas divenne per Biki e Alain un rito sempre più affettuoso ed esaltante. Ma anche consolatorio, scandito sui ritmi della felicità della diva e su quelli delle sue disillusioni. Raso color miele con profili di zibellino per la serata in onore di Charles De Gaulle all’Opéra di Parigi, tutto leopardo per un abito lungo da sera, velluto cremisi per un concerto, raso nero per  rispondere al volere di chi voleva che lei mettesse in risalto la sua figura di donna sofisticata, grandi cappe per avvolgere le spalle, scollature con immense maniche a farfalla per stupire gli americani, cuoio nero in un mantello foderato di zibellino per i pomeriggi viennesi. E spesso Biki e Alain si producevano in un idea, nuovissima, come una lunga coda “quadrata” che un creatore di moda come Yves Saint Laurent ammirò fino a dire pubblicamente: “Ah, che meraviglia, vorrei averla inventata io…”

Gli abiti di Maria facevano scalpore, incantavano le folle, erano oggetto di innumerevoli articoli sulla stampa di tutto il mondo. Con lo scorrere degli anni, il guardaroba della Callas si arricchì di fantastici modelli, costruiti in tessuti preziosi e colori superbi, dal rosso fuoco al turchese, al giallo oro, al profondo nero. “Come porta gli abiti Maria Callas, nessuna mannequins potrà mai eguagliarla”, raccontava Biki alle amiche. “E come porta i foulard!… Con regalità, legato intorno al collo con una disinvoltura inimitabile…”
Venne poi per Maria Callas il giorno di Aristotele Onassis.
Biki, devi venire in mio soccorso“, telefonò un giorno Maria da Parigi. “Dovrai prepararmi un guardaroba intero per partecipare a una crociera organizzata dal miliardario Aristotele Onassis sul suo yacht Cristina.”
“Bene, mi fa piacere. Allora la prima volta che verrai a Milano passerai a vedere i disegni.”

“Ma c’è fretta, perché la crociera parte il 22 luglio…”
“Non abbiamo nemmeno quindici giorni, allora… Ma che cosa pensi di avere bisogno?”
“Di tutto, amica mia, di tutto, dagli abiti da sera ai costumi da bagno…”
Biki non si scompose. Raccolse la sfida. Comprendeva che il guardaroba doveva essere all’altezza di una crociera. La cantante si lasciò consigliare, guidare da Biki e Alain che riuscirono, in tempi record, rinforzando lo staff delle lavoranti, rimanendo in piedi anche la notte, a realizzare il più bel guardaroba da crociera che una diva avesse mai posseduto. Per il giorno, completi pantalone resi eleganti da corte gonne, aperte sul davanti, che si dovevano indossare sopra, abiti lunghi, scollatissimi, con stole importanti, prendisole sofisticati, costumi da bagno che mettevano in risalto la nuova silhouette di Maria, abiti da giorno leggeri come nuvole, e foulard, cappelli e accessori..
A Biki toccò anche di vestirla per le sue ultime apparizioni in pubblico, negli anni ‘70, per le sue estreme concessioni del canto di un cigno che orgogliosamente stava decidendo di ritirarsi dalle scene. Era iniziata per Maria Callas l’epoca dell’espiazione e della solitudine. Nella sua casa di Parigi, dove negli ultimi anni della sua esistenza viveva con l’unica compagnia della cameriera Bruna e dello chauffeur Ferruccio, pagava il suo tributo al dolore, rifaceva i conti con un destino che tutto le aveva dato e tutto le aveva tolto.

 
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MARIA CALLAS: i gioielli

Post n°26 pubblicato il 15 Settembre 2009 da peonia99
 

                    

 

Giovanni Battista Meneghini acquistò molti gioielli per la moglie presso la ditta Faraone di via Montenapoeleone. Alcuni le furono regalati in occasione delle sue prime, e ricevettero il nome delle opere cantate. Per Lucia di Lammermoor ebbe in dono una “parure di brillanti”: collana, bracciale e anello; per Ifigenia in Tauride l’anello con brillante taglio marquise acquistato nel luglio 1957 per 32 milioni di lire; per La Traviata una parure di smeraldi: collana bracciale, anello e orecchini; per Medea una parure di rubini: bracciale, orecchini e collana acquistata nell’aprile 1956 per quasi 25 milioni di lire. Poi un anello con un enorme smeraldo il cui saldo risulta fosse dovuto entro la fine di dicembre 1956. 

 

Questa spilla in diamanti della fine degli anni quaranta,  fu uno dei primi acquisti di notevole pregio che si vide indossare da Maria già nel 1952 durante un’intervista per la BBC di Londra dove era in scena per delle rappresentazioni di Norma. Tra il 1954 e il 1956 saranno diverse le occasioni in cui questi bellissimi diamanti illumineranno la figura della Cantante, indossandoli sia come spilla appuntata al petto che come ornamento per l’acconciatura, e non solo, anche in scena sopra un abito come per quello di Traviata.

 

 

 

 Nel corso della sua vita e’ doveroso ricordare un anello con uno splendido esemplare di smeraldo Columbia di oltre 37 carati il cui saldo di pagamento presso la gioielleria Faraone risale al Dicembre del 1956, ma al dito della Divina già dai primi anni cinquanta sia in occasioni mondane che sul palcoscenico. Il gioiello in esame è riaffiorato per poco tempo alla visione dei curiosi durante l’asta avvenuta a Sotheby’s-Ginevra il 17 novembre 2004, dove è stato venduto per 140.000 euro.

 
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