Creato da PituGuli il 23/10/2008

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"Per favore, no!"

Post n°4 pubblicato il 29 Ottobre 2008 da PituGuli

Adesso si parla di referendum. Ci mancava solo questo. E "per favore no!"
Per carità, idea legittima; ma pessima. Perché di tutto avrà bisogno la scuola, tranne che di una nuova guerra di religione nella quale ha tutto da perdere e niente da guadagnare. Perché? vediamo gli scenari possibili, che sono ovviamente tre:


Il referendum non "passa", cioè non raggiunge il 50% dei votanti (probabile)
La gran parte degli elettori di destra non andrebbe alle urne (e si parla di una base di partenza del 60% dell'elettorato), e in ogni caso smuovere il culo alla maggioranza degli italiani per decidere se ci vogliono uno o tre maestri è impresa improba, e per una serie di ottimi motivi.
Questa sarebbe la certificazione che della scuola non frega veramente granché alla maggioranza degli italiani. Il che spunterebbe l'argomento principe dei contestatori della riforma (e di chi è seriamente interessato alla qualità dell'istruzione).
A questo punto, il Governo avrebbe mano libera verso ogni sorta di riforma e determinazione: soprattutto lo libererebbe definitivamente dall'obbligo del confronto con operatori della scuola e di ogni altra forma di riflessione, esattamente come è successo con la fecondazione assistita, di cui infatti nessuno parla più.
In ogni caso il referendum un risultato lo otterrebbe: arroccare le due parti politiche sulle rispettive posizioni, perché la posta in palio sarebbe ben altra che non i moduli o i grembiulini; e buonanotte al confronto tanto auspicato proprio dalla sinistra.

Il referendum "passa" e vince il no (discretamente possibile)
Buonanotte davvero: per un paio di decenni di didattica non si parlerebbe più, tanto per cominciare. Anche un ipotetico futuro governo di sinistra avrebbe i suoi impacci a dribblare il risultato di un referendum fresco di non più di tre anni, a iniziare dal semplice dato politico che sarebbe lo sconfessare le fresche scelte dell'elettorato. Senza contare il fatto che di presentarsi alle elezioni mettendo un programma una "restaurazione" della scuola vorrebbe dire più o meno un suicidio, e nessun politico sarà così scemo da rischiarlo. Per cui la scuola verrebbe in ogni caso lasciata a se stessa, e di sicuro lasciata com'è, coi suoi grossi problemi e le sue ambasce.
Se poi consideriamo l'uso che ne farebbe il Governo, che a quel punto avrebbe mano libera, col mandato degli elettori, beh, ci si pensi bene... anzi benissimo.
Si consideri che la stragrande maggioranza degli elettori di destra voterebbe No per fedeltà allo schieramento

Il referendum "passa" e vince il sì (molto poco probabile)
I sondaggi di partenza dicono che, oggi, una buona metà degli italiani vedono di buon occhio il maestro unico, e anche ammesso che tutti i contrari vadano alle urne e vincano, cosa si otterrebbe? Il Governo avrebbe facilissimo gioco a dire "Ok, questo significa rimettere nella scuola una baracca di soldi, per trovare i quali si dovranno alzare le tasse". La tassa dei maestri: ci si immagina? (Argomento tra l'altro che farà perdere il referendum in partenza).
E cosa si otterrebbe in ogni caso? Una scuola (e una Università) che resta quella attuale: che non forma adeguatamente, e che non potrà più essere toccata. E' questo che si vuole? E' questo quello di cui la scuola ha bisogno?
In ogni caso, sarebbe la vittoria di una parte su di un'altra, con buona pace di parla - ancora - di dialogo, di scuola di tutti: diventerebbe una scuola di classe al contrario, vista come "nemico" da quasi la metà dei cittadini italiani.
A vincere sarebbe soltanto il PD, che di fatto diventerebbe nume tutelare della scuola, su cui costruirebbe le basi per una (possibile, ma tutt'altro che certa) rivincita elettorale. E allora la domanda è: sarebbe un referendum per l'istruzione o per il suo uso da parte di un partito politico? Posso capire Veltroni, capirei meno insegnanti e operatori scolastici...
Perché se poi le elezioni le rivince la destra, per la scuola sarebbero cazzi amarissimi, esattamente come se il referendum desse i primi due risultati sopra descritti. E se qualcuno è così ingenuo da pensare che una eventuale vittoria della sinistra porterebbe chissà quali innovazioni e risorse nella scuola, allora farebbe meglio a riverdersi le politiche scolastiche dei sette anni di Prodi: tante chiacchiere, e i risultati che son sotto gli occhi di tutti... 
Se poi si conta sull'appoggio della Chiesa per vincere, si pensa forse che lo farebbe così, agratis, per amore della libertà della didattica? Beh...

Per cui, dati causa e pretesto, il referendum no, "per favore no!"
Partita chiusa allora? E perché mai? Il bello viene adesso. Il Governo ha imposto il suo decreto, motivandolo con (ottime) ragioni economiche e col solenne impegno a potenziare il tempo pieno. Bene, è il momento di stringerlo sui fatti, di incalzarlo sulle promesse... Ma se gli si concede il vantaggio di mettersi all'angolo, col referendum, allora la partita 9 su 10 è chiusa davvero.

 
 
 
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