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Giochiamo con l'amore: c'è una formula magica?

Post n°8 pubblicato il 11 Settembre 2006 da cuorediafano
 

E' possibile definire razionalmente il sentimento umano meno razionale?

- Mi vuoi bene?

- Si, ti voglio bene.

- Tanto?

- Tantissimo! Quanto?

    Domanda imbarazante e difficile. Per questo forse Federico De Roberto, in un suo libro dedicato all'Amore, riservò un intero capitolo alla chimica dell'affetto, della simpatia, della passione, analizzando le varie reazioni e distillando il suo ragionamento negli alambicchi del paradosso. Ecco, in breve, la singolare teoria. i vari elementi costitutivi dell'amore, secondo Federico De Roberto, si riducono ai seguenti: istinto - apprezzamento della bellezza - solidarietà - pietà - curiosità - poesia - simpatia. Trovato che una sostanza è composta in un dato modo, i chimici ne danno la formula dell'acqua, per esempio, la quale è composta di due parti di idrogeno e una d'ossigeno, è H2O. Una formula di questo genere più complicata, noi potremmo assegnare all'amore. Chiamiamo dunque I l'istinto, l'amore sensuale, e b l'apprezzamento della bellezza, condizione di I (adoperiamo le maiuscole per i fattori dell'amore e le minuscole per le loro condizioni); quindi la formula bI rappresenterà l'amore sensuale. Col segno s indicheremo la simpatia, condizione o coefficiente dell'amore morale, della solidarietà e con S questa solidarietà, il sentimento essenziale dell'amore, l'affetto. Avremo dunque la formula sS alla quale bisognerà aggiungere il gruppo (che chiuderemo tra parentesi) dei sentimenti di vanità V, più gratitudine G, più pietà Pi, più proprietà Pr, più curiosità C, gruppo animato dal sentimento della poesia Po, che metteremo dall'altro lato della parentesi. Il sentimento sarà dunque espresso da sS(V G Pi Pr C) Po. E sommando istinto e sentimento avremo così bI + sS(V G Pi Pr C) Po la formula generale dell'amore come dovrebbe essere. Ma quante volte è così? Amore importa amare ed essere amato; di fronte alla formula dell'amore provato bisognerà mettere quella dell'amore fatto provare. Esso deve quindi essere perfetto nel soggetto e nell'oggetto, o meglio nei due oggetti, nei due elementi della coppia, in modo che le due formule corrispondano in tutto e si possa tra loro mettere il segno dell'eguaglianza, così bI+sS (V G Pi Pr C) Po=bI+sS (V G Pi Pr C) Po. Ma il tipo dell'amore maschile e quello dell'amore femminile - anche quando siano entrambi integrali, cioè composti di tutti gli elementi del vero amore, e siano anche, presi isolatamente, bene equilibrati - non sono più paragonabili l'auno all'altro. In genere le diversità si possono così rappresentare: Tipo dell'amore maschile: bI+sS2 (V G2 Pi Pr C) Po2. Tipo dell'amore femminile:    bI+sS (V2 G Pi2 Pr C) Po, perché l'istinto è più forte nell'uomo e così l'affetto; più forte invece nella donna è la vanità. Nell'uomo una dose maggiore di poesia, senza contare le altre meno precise differenze degli altri fattori. Ora evidentemente, tra queste due formule è impossibile porre il segno dell'uguaglianza. Si noti frattanto che noi qui abbiamo adoperato l'esponente 2 non per dire che i fattori sui quali è posto entrano elevati al quadrato in confronto di altri, ma soltanto per indicare che sono predominanti. Gli esponenti variano da persona a persona, da circostanza a circostanza: di qui una straordinaria varietà. Passiamo agli esempi. Se voi avete amato con tutte le forze del vostro cuore, coi migliori e con i veri  sentimenti d'amore, una donna sensualmente apatica che vi ha riamato un po' per pietà un po' per verità avremo da parte vostra: bI + sS (G P) Po e da parte di lei: b+ V2Pi2. Ora, com'è possibile che tra questidue amori ci sia una lontana rispondenza? Alro esempio. Se voi, donna innamoratissima, vi siete perduta per un dongiovanni, il vostro amore, integro e buono, anche perchè mancante di proprietà, ha la formula: bI + sS (V G Pi C) Po mentre quello del vostro seduttore bI (V G Pr C), cioè sarà stato senza poesia, senza simpatia nè solidarietà, e avrà avuo un eccesso di sensualità e proprietà. Questo il metodo suggerito da F. De Roberto che ha impiegato nella psicologia i metodi della chimica. Un tentativo nuovo non ardito: tutto è pesato, misurato, analizzato con il freddo raziocino di un tedesco. Invece lo penso più di mezzo secolo fa un napoletano figlio di siciliani.

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