Quando Manzoni tralascia il prosieguo del menage familiare tra Lucia e Renzo, instillando, da par suo ironicamente, la certezza della noia e della litigiosità, dipinte come una diuturna realtà nelle più regolari coppie abbarbicate alla vita di tutti i giorni, esprime, in simil-quotidiano, una delle antinomie più dibattute, e non solo sul foglio bianco. Pensare che l'apice della felicità, il momento magico da immortalare (possibilmente mantenendolo eternamente vivo), beh, questa pia illusione, dicevo, sia uno stato di grazia, la manifestazione della perfezione e dell'ottimale del rapporto, è la manifestazione più palese del senso del fatuo che pullula in noi. Altro che scherzo, il Chisciotte che s'impuntava contro i mulini a vento era, al confronto, un degno realista! Fermare l'attimo, scattare l'istantanea dell'amore come condizione eterna da condividere in una infinita luna di miele, ecco a cosa anela l'appassionato di soap-opera nei rapporti personali: "ghiacciare" la perfezione in un'eternità d'incanto. Noia senza fine, omicidio delle personalità! Quanto sarebbe noioso vivere se tutto ciò fosse davvero possibile; per nostra fortuna - nostra, del genere umano - trattasi di una mera chimera sentimentale di chi ha fatto palesemente male i propri conti; e per fortuna! Quotidianamente cambiamo, giornalmente ci strutturiamo un poco. Talvolta in una direzione, talaltra in un'altra. Sarebbe un fare a pugni con la propria indole identitaria, con la naturalità dell'umano, pensare di stabilirsi lì, in un determinato momento, in un preciso istante storico. Nessuna data, per quanto epocale, potrà descriverci totalmente e definitivamente. Noi cambiamo un poco, continuamente. E ringraziare se dico "noi" per semplificare, giacché ogni "io" è una lotta infinita tra tanti. L'immagine perfetta per definirci, illustrarci, è la sismologia applicata all'umano: siamo perennemente in scossa, una pentola che bolle e borbotta ad libitum. Ogni tanto si dà il caso d'un gran botto, poi c'è l'assestamento. Ce ne accorgiamo a distanza di anni quando, ripensando al nostro passato, a ciò che ne rimane - la memoria - in un momento di particolare lucidità diacronica e di sospensione del rumore in sottofondo dell'accorrere della vita, ci sorprendiamo mutati, diversi, su altre posizioni. Ecco ciò che mi sento di dire rispetto al sentimento del tempo che mi prende quando penso al diverso modo che avverto ora d'intendere Ungaretti rispetto ai tempi del liceo. Tanto lo amavo allora, quanto sono mosso a deciso fastidio ora, soprattutto per le sue opere successive all' Allegria. Questo a dire come non esista una verità trascendente il tempo, bensì abbisogni una sana e continua rilettura di ogni istante. Essere vivi, con tutte le conseguenze della biologia addosso. E abbasso alle cariatidi del "sempreuguale"...
Inviato da: tecaldi
il 27/01/2016 alle 14:32
Inviato da: hatterinavampira
il 05/12/2014 alle 00:08
Inviato da: Pallavicini74
il 01/12/2014 alle 18:18
Inviato da: hatterinavampira
il 30/11/2014 alle 23:57
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il 30/11/2014 alle 23:15