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MORAVIA POLITICO

Post n°38 pubblicato il 04 Settembre 2014 da Pallavicini74
 
Foto di Pallavicini74

Rileggere Alberto Moravia, Impegno controvoglia. Saggi, articoli, interviste: trentacinque anni di scritti politici, Milano, Bompiani, 2008 è un poco come tributare un doveroso plauso ad uno dei più controversi intellettuali italiani. Tra i pochi ad essere veramente conosciuto e popolare ben al di là della soglia determinata dai lettori non occasionali - non solo per i suoi innumerevoli successi editoriali, bensì per essere stato, negli anni Sessanta, archetipo di mondani pettegolezzi - Moravia si è visto nel mezzo del guado tra il suo ruolo di intellettuale borghese di sinistra (vera sorta di pensatore organico alla classe sociale di riferimento e disorganico al partito d'appartenenza) e parafulmine delle contestazioni, più o meno giustificate, della parte più militante della sinistra culturale e politica. Nel mezzo del guardo poiché - e in quest'ottica, l'aggettivo "controvoglia" esprime alla perfezione il concetto - la sua visione del mondo, espressa chiaramente in questa serie numerosa di scritti, quasi tutti apparsi in quotidiane e riviste, soprattutto negli anni Sessanta e Settanta, non lascia spazio alla violenza degli intellettuali che considerano il militare come l'anticamera dello sporcarsi le mani. "Pacifista" delle idee culturali  verrebbe da definirlo, testimone assiduo di una concezione e di un ruolo - l'intellettuale - che egli vede definirsi nello sforzo di comprensione del mondo, con buona pace dei tanti nipotini di Marx e di quanti hanno eletto a loro mantra l'idea che, dopo il magistero del grande pensatore tedesco, compito del filosofo/intellettuale non fosse più quello di comprendere-spiegare il mondo, bensì di cambiarlo. Tracciare la linea del nuovo, iniziare al cambiamento sporcandosi le mani, ecco il senso della militanza che Moravia rifugge; ed ecco ciò che più gli viene rimproverato dall'estremità di quella che, naturalmente, avremmo potuto definire "la sua parte". Al contrario, Moravia tende a mettere il mestiere dell'intellettuale al di sopra delle parti, in alto, da un luogo d'osservazione libero e indipendente egli rivendica il proprio ruolo e il proprio mestiere. Dai primi articoli contro il fascismo alle riflessioni politiche, dalla sete di conoscenza che lo portarono a viaggiare e a scrivere di Africa, Asia, Sud America, alle sue concezioni sulle rivoluzioni culturali, c'è tutto la logica stringente e ariosa in questi scritti moraviani. Semplici da leggere, spesso scritti col piglio del reportage, gli articoli di Moravia esprimono la continua ricerca dell'ideale nell'uomo, soprattutto in quelle ideologie che propugnavano la liberazione novecentesca dalle oppressioni. Stando bene attenti - ed è cosa di grande momento - a non idolatrare l'idea a scapito dell'uomo.

 
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