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Odissea nella sanità pubblica

Post n°322 pubblicato il 28 Luglio 2017 da carlopicone1960
 
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Chi è sopravvissuto indenne alle miriadi di pratiche che bisogna espletare, se ci si rivolge alla sanità pubblica, può capire. Che sia un insignificante intervento di chirurgia cutanea o il sottoporsi ad una terapia più importante per contrastare una malattia infettiva; la vaccinazione obbligatoria, per cui i tempi d'attesa si allungano fino a diradarsi completamente, o l'asportazione di un menisco, la strada da percorrere prima di avere la possibilità di cure adeguate è lunga ed irta di ostacoli. Almeno qui in Campania.

Così può accadere di dover presentare e ripresentare l'impegnativa del medico di famiglia, quasi sempre errata nei codici e nella forma, guarda caso proprio ogni volta che uno avrebbe diritto all'esenzione per una determinata prestazione. Ma finalmente ottenuta la preziosa carta, dopo file interminabili e ore ed ore del proprio tempo regalato al niente, comincia l'ancor più difficile ricerca della struttura ospedaliera più idonea con annesso medico specialista a cui affidarsi.

Mentre una spinta forte ed evidente a preferire il percorso privato si avverte provenire dagli stessi addetti alla sanità pubblica, comincia la via crucis dei Cup per prenotare la visita agognata, le analisi, l'intervento chirurgico con chi capita capita, che col tempo prendono le sembianze di autentici miraggi, confusi nell'ordinario, per non voler essere costretti a richiedere prestazioni in attività libera professionale, il più esoso regime di intramoenia. Progressivamente abbattuta ogni esenzione, c'è il ticket pieno a sconfessare la gratuità del diritto alla salute. Oggi un lontano ricordo.

Con effetti, relativamente all'Azienda ospedaliera "Moscati" dell'ultima gestione Percopo, che contrastano apertamente il senso stesso del residuo stato assistenziale garantito dal servizio sanitario nazionale, in quanto le prestazioni richieste finiscono spesso per costare molto di più rispetto al privato. Senza che anche la qualità offerta sia maggiore.

Così, nelle strutture pubbliche, trovare la disponibilità da parte del personale sanitario a fornire le giuste cure resta un enigma arduo da sciogliere, in nome di una tendenza diffusa a rivolgersi altrove, dove ci sono maggiori garanzie di efficacia.

A gravare sullo spirito di sopportazione dell'utente medio c'è poi l'assurdità della sbandierata semplificazione burocratica attraverso l'informatizzazione dei servizi. Già gli indirizzi telefonici riportati dai siti in questione risultano ben presto fasulli, e le prenotazioni on line, estese alle stesse farmacie, non funzionano come preannunciato, perché i pazienti vengono sistematicamente rimandati a ricorrere al telefono o alla presenza di persona presso l'ufficio accettazione dell'azienda ospedaliera, per ottenere di essere messi in lista d'attesa, con buona pace della digitalizzazione delle prassi.

Fra tanta approssimazione, poche sono le certezze. Innanzitutto quella di avere le conoscenze necessarie ad accelerare magicamente la procedura dei ricoveri e dei consulti, a scavalcare file interminabili di altri pazienti meno fortunati.

Allora la sorda burocrazia del sistema Asl perde di colpo le sue lungaggini estenuanti, che però continuano ad incombere sulla maggior parte dei cittadini normali fuori da clientele e familistiche segnalazioni, condannati ad accettare l'insopportabile lentezza del servizio pubblico, sempre più esiguo per efficienza e simile alle aziende private solo per i prezzi praticati.

In secondo luogo, invece della scelta autolesionistica di non curarsi purtroppo sempre più diffusa in questi tempi di crisi, conviene forse fare qualche sacrificio in più e rivolgersi esclusivamente a  centri d'eccellenza, perché con la salute non si scherza.

Certo però che veder negato il diritto all'assistenza medica, quello sancito dalla Costituzione repubblicana, fa rabbia. Come l'amara constatazione che il Welfare state è ormai solo un cimelio della storia più progressiva del nostro Paese, anch'esso avvolto dalla privatizzazione neoliberista.      

 
 
 
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