Creato da angi137 il 26/08/2010
"Solo la penombra permette di ammirare la beltà..." J.Tanizaki

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Angela Fabbri

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Mandragore e innesti

Post n°56 pubblicato il 01 Febbraio 2015 da angi137
 
Foto di angi137

Questo articolo è uscito nel n.69 della rivista "graphie" in occasione della mostra itinerante di Marisa Zattini "di-segni - o dell'indole della Res".

 

MANDRAGORE E INNESTI

La mandragora, magica radice, panacea di ogni male, non si può acquisire sventatamente. C'è in essa il grido della pazzia, va raccolta con cautela, maneggiata con le "dita medicinali", pollice e medio, distillata con sapienza.

La mandragora è viva, metafora di un'esistenza che si nasconde lasciando fuori un ciuffo di foglie spampanate e un fiore illusorio, perché quello che conta veramente è la radice nascosta, la potenza segreta che solo i sapienti, e non senza fatica, potranno acquisire.

Ma sarà poi veramente così? Perché per gli uomini tutto è umano e la nostra mente è predisposta a vedere volti nelle rocce, forme nelle nuvole e storie nelle stelle. Allora con poco stupore dalla radice germina la coscienza, e dall'animale la pianta e dalla pianta l'umano. In fondo la scienza, che così puntigliosamente e giustamente ha sempre cercato di classificare il mondo, non ci sta dicendo altro che questo: siamo fatti degli stessi atomi che bruciano negli infiniti soli, della stessa polvere che vaga smarrita per il vuoto siderale. Siamo fatti delle stesse sostanze che formano l'universo e vita e non vita sono solo stadi momentanei della nostra esistenza potenzialmente immortale.

Allora anche le antiche metamorfosi ovidiane tornano ad avere un senso e la mirra piange lacrime profumate e l'alloro tende le sue dita al cielo e zanne di lupo crescono in un volto di uomo. Fusti e foglie gemmano la loro vitale energia da animali e uomini. E la mandragora grida e col suo grido ci ricorda quanto siamo fragili e quanto siamo potenti; quanto al positivo della ragione si contrapponga sempre il negativo, la lastra impressa dall'istinto: carta bianca e nero acciaio, maschio e femmina, c'è sempre un'altra dimensione, un'altra realtà da cogliere guardando "attraverso lo specchio".

Lo spettatore è invitato,come Alice, a ricordarsi che dentro i gesti quotidiani più banali - cogliere un fiore, lasciarlo cadere - c'è sempre una storia.

 

 

 
 
 
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