Di origine contadina, a vent'anni divenne membro del comitato direttivo del Fascio dei lavoratori di Prizzi.
Fu socialista assai influente nel palermitano e mantenne rapporti epistolari con il sindaco corleonese Bernardino Verro e svolse un'intensa attività politica e sindacale tra i contadini, accanto ai quali condusse coraggiose battaglie per il miglioramento dei contratti agrari e sostenne aspre lotte per l'assegnazione delle terre incolte.
Nel 1900 fu nominato presidente della Lega di miglioramento di Prizzi e, nel 1907, presidente del locale Circolo socialista.
Subì numerosi attentati in seguito ai quali, anziché desistere, intensificò sempre più le sue lotte giungendo anche a denunciare pubblicamente gli assassini del segretario della Lega, Giuseppe Rumore, che era stato ucciso il 22 settembre 1919. Conscio del pericolo che egli stesso correva, soleva affermare anche nei pubblici comizi che sapeva bene di dover fare la stessa fine di Rumore e che, nonostante ciò, aveva preparato il suo testamento politico, che doveva segnare la punizione finale dei suoi avversari.
Fu fatto uccidere a fucilate da gabelloti mafiosi, suoi principali antagonisti, e la sua morte va inquadrata in quel tentativo reazionario di soffocare le rivendicazioni contadine che avevano avuto inizio già nei primi anni del secolo ed aveva provocato l'omicidio di Luciano Nicoletti, un coraggioso bracciante corleonese. E’ morto assassinato il 29 febbraio 1920.
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