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.... più che una band, uno stile di vita... Diario di una psicopatica projectomane...

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"Non sarò mai una ragazza pop"

Post n°84 pubblicato il 17 Settembre 2007 da proprojectologa
 

Stationary traveller

Probabilmente l'ho sempre saputo. Certe cose le capisci da subito.

Ero sempre troppo grassa, troppo bassa, troppo timida. E avevo troppe tette.. sì va bhè.. fino a 12 anni. Pregai Dio di farmele rimanere così... cacchio, poteva non ascoltarmi!

Ero e sono anticonformista, per nascita, questione di Dna, ma nonostante ciò passavo innosservato.

A 6 anni ascoltavo solo liscio e a 10 musica italiana anni '60. Durante un'estate in Calabria trovai una vecchia musicassetta di mia zia, Let it be.

Ma per un certo periodo mi uniformai alla massa. Era il 1993. Impazzavano le boy band e il mio "sistema immunitario" non resse, si dovette arrendere al "virus Take That". Fu una malattia lunga, guarii solo nel 1996, anno dello scioglimento e di prima ragioneria.

A 14 anni mi trovai di fronte un bivio. Presi la strada apparentemente più facile che si rivelò la più distruttiva. Non mi accorsi che percorrendo quella via mi sarei ritrovata in un cunicolo. Una galleria lunga, stretta e buia. Non ero più troppo grassa, troppo bassa, troppo timida. Recitai una parte che non mi apparteneva.

Ma rimasi sempre e comunque anonima.

Nell' estate del '97, per la prima volta da quando avevo iniziato il mio cammino, l'altro sesso si accorse che c'ero anche io. Senza mai chiedersi chi fossi realmente. Come biasimarlo, non volevo scoprirmi troppo. Non ero più all'interno di un cunicolo, ora mi trovavo nel bel mezzo di un labirinto.

Ero forse uscita dal tanto odiato anonimato?

Il '99 fu l'anno del jazz. Mi iscrissi ad un corso di canto. L'insegnate era stata allieva della Danila Satragno, ex-corista di De Andrè. Ma non erano anni in cui la conoscenza era a portata di mouse. Non era tutto semplice come ora. Se solo pronunciavo la parola jazz ai miei amici mi sentivo rispondere "Che palle!". La mia carriera canora terminò presto. Giusto il tempo di un'autunno. Ne soffrii. Ma ciò che mi fece soffrire di più fu il non aver resistito alle pressioni esterne. "Chi ti credi di essere, Elisa?".

No, ero sempre la solita anonima.

Poi amore, maturità, lavoro, tradimenti… mi continuai a sentire per anni solo un numero. Il labirinto si trasformò in un vortice, poi in un burrone. Il vuoto era lì. La terra franava ma non ero intenzionata a salvarmi.

Parecchi anni passarono… Un angelo in jeans e camicia una sera mi sussurrò in un orecchio che dai miei occhi poteva intravedere una fiammella. Lo presi per pazzo. Mi ricordò che non sarei mai stata un semplice numero. Che non sarei mai stata realmente anonima. Che qualcuno sicuramente avrebbe portato un pezzetto del mio "sole" nel cuore.

Finalmente non c'erano più tunnel, labirinti, vortici, burroni.

Sì, forse non sarò mai una ragazza pop… ma chi se ne importa… ora sono un donna prog!

 
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