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SCELTI PER VOI, MASSIMO GRAMELLINI, IL PRESIDE DIRAMA UNA CIRCOLARE , BUONA EDUCAZIONE

Post n°8434 pubblicato il 06 Ottobre 2015 da psicologiaforense

Le principali formule di saluto sono “Ciao”, in contesti informali e confidenziali, “Buongiorno” e “Buonasera”, in contesti formali, “Salve”, quando si intende restare sul vago, e “Arrivederci” o “Buonanotte”, come forme di commiato, ecc...   Il saluto segue le regole delle presentazioni cioè lo dà la persona più giovane alla più anziana, la meno importante alla più importante, l’uomo alla donna....


Dirigente scolastico deve emanare una circolare  per chiedere agli studenti di salutarsi e salutare docenti e  personale dell'istituto.

La mattina del primo ottobre il professor Tommaso Bertelli, preside dell’istituto «Pralormo» di Empoli, ha scritto una circolare in cui si vede costretto ad invitare i suoi 1675 studenti a salutare. Buongiorno, salve, ciao: quei lubrificanti esistenziali che per strada o in ufficio sono rimasti in pochi a maneggiare, e quei pochi guardati con sospetto, come se dietro la formula di cortesia si nascondesse un secondo fine indicibile o un’invasione della privacy.  


La notizia -scrive Massimo Gramellini-  mi ha sconvolto per vari motivi. Intanto per il numero degli studenti. Ho fatto ancora in tempo a crescere in scuole dove il preside regnava su una bottega di allievi che tutti conosceva e di cui conosceva tutto, non ancora su un’azienda di medie dimensioni. E poi perché pare che il suo sermoncino abbia funzionato. Che i ragazzi abbiano cominciato a salutare chiunque capitasse a tiro: i compagni, i bidelli, persino i professori. E che il loro umore ne abbia tratto giovamento. Quindi non è che prima non volevano farlo. È che proprio non sapevano che si potesse fare. C’è voluta una circolare per informarli dell’esistenza di questa strana pratica che sta alla base della convivenza tra esseri umani mediamente evoluti. Qualcuno di loro ne aveva sentito parlare di sfuggita, in casi eccezionali addirittura in famiglia, di sicuro mai alla televisione. Ma l’avrà associata a un’ammissione di debolezza o a una sdolcinatura, rimuovendola immediatamente. Finché un giorno, grazie a una circolare del preside, ha scoperto che la buona educazione non è buona perché melensa. È buona perché fa bene.  

 
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