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FAMIGLIA E PAZIENTE DEPRESSO, COSA FARE?, SCIENZA DELLA VITA, PSICHIATRIA, PSICOLOGIA, DEPRESSIONE, ATTACCHI DI PANICO

Post n°8055 pubblicato il 21 Ottobre 2014 da psicologiaforense

La prima cura per il depresso sono i suoi familiari. Famiglia come luogo naturale di cura e di contenimento. Famiglia come risorsa ineliminabile.

 
CONVIVERE CON UN PAZIENTE DEPRESSO: ISTRUZIONI PER L'USO

 

Ad evitare errori psicologici talora molto pericolosi, è opportuno tenere presenti alcuni princìpi molto generici, ma di valore pratico, su come va trattato il depresso a livello psicologico.

IL DEPRESSO NON VA ANZITUTTO FRUSTRATO; è carente d'amore e questo amore non gli va negato; in preda alla disperazione, come si trova, deve essere scaricato da ogni responsabilità, decisione, attività; inutili le cosiddette « distrazioni» vissute - qualunque esse siano - come impegno angoscioso da chi, nelle forme più gravi, ha il solo desiderio di regredire alle fasi uterine, che tenta di realizzare rifugiandosi nel letto o nelle fantasie di morte.
 
MAI FARE APPELLO ALLA COSIDDETTA «BUONA VOLONTÀ» (“fatti coraggio e reagisci”, ecc.)  in quanto significa aumentare inutilmente i sentimenti di colpa. Anzi, nelle fasi più gravi della malattia, il malato va aiutato a realizzare pienamente il ruolo di «malato» che gli compete, non diversamente da un grave infartuato o tubercolotico, e deve essere consigliato a fare ancor meno di quanto non sentirebbe di fare: cioè spesso nulla. Solo durante la convalescenza è opportuno modificare questo atteggiamento e incoraggiarlo e sollecitarlo a riprendere gradualmente iniziative, cioè a riaffrontare la vita.

Il depresso va ascoltato con pazienza, con benevolenza e comprensione nelle sue doglianze e lamentele, nelle sue pretese ed esigenze di una rapida guarigione, nelle sue proteste più o meno esplicite perchè questa non si realizza immediatamente, spesso nei suoi rimproveri angosciosi quasi i parenti ne fossero i responsabili. Occorre fare attenzione che questo atteggiamento, più o meno mascheratamente aggressivo del malato, non provochi reazioni negative o punitive da parte dei familiari, i quali devono invece mantenere un atteggiamento fermo e conseguente, ma sempre oblativo e affettuoso. 

Assistere in famiglia  il depresso è avere a che fare con un paziente  estremamente esigente, ma assai poco gratificante, e, salvo eccezioni, inadeguatamente riconoscente dopo la guarigione.

 
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Commenti al Post:
monellaccio19
monellaccio19 il 21/10/14 alle 12:50 via WEB
Se per te è motivo d'orgoglio, sappi che ho copiato il tuo interessante post. Ne farò materia di studio, apprenderò, recepirò tutto ciò che mi riguarda. Naturalmente tutto avverrà sotto lo sguardo vigile del 51%. Se ci saranno delucidazioni e puntualizzazioni da richedere, vi sentire per un consulto telefonico...a spese nostre ovviamente. La parcella invece, a spese...tue!!!! Buon pranzo cara.
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 21/10/14 alle 12:52 via WEB
Vedo che ci sono problemi su LIBERO, non riesco a pubblicare questo post in modo presentabile. Funziona solo il vecchio Editor...
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 21/10/14 alle 13:09 via WEB
In questo particolare settore della patologia il familiare dovrebbe accettare, e capisco che è quasi una vocazione francescana, questo scomodo ruolo molto simile a quello del genitore: dare cioè tantissimo per ricevere molto poco.
(Rispondi)
 
giuliana.a10
giuliana.a10 il 21/10/14 alle 13:22 via WEB
Io ne ho avuto esperienza diretta. Fortunatamente il neurologo ha saputo trovare la cura giusta e l'inferno è durato "solo" circa due mesi.
(Rispondi)
 
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 21/10/14 alle 13:45 via WEB
Gli antidepressivi provocano una guarigione lenta, costellata talora da frequenti e ripetute oscillazioni negative, che possono presentarsi anche a 30 e più giorni dall'inizio del trattamento, ma che comunque non devono assolutamente proscrivere la continuazione della cura se appaiono contemporaneamente manifesti i segni delle influenze eutimiche dei medicamenti
(Rispondi)
 
StregaM0rgause
StregaM0rgause il 21/10/14 alle 13:28 via WEB
ne ho avuto esperienza diretta con una amica di famiglia: la resistenza dei familiari tutti è stata breve, poi la clinica psichiatrica. dal primo ricovero è un tornare a casa e ripartire; l'ho ascoltata per parecchio tempo e capisco i familiari, neppure l'amore più grande potrebbe resistere. naturalmente esistono diversi livelli di patologia depressiva... ciauuu
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 21/10/14 alle 14:09 via WEB
Sì, le manifestazioni cliniche della depressione sono le più varie. Psicosi depressiva, stupore malinconico, depressione ossessiva, depressione delirante, depressione di Cotard, depressione mascherata, depressione ciclotimica, depressione involutiva, depressione da cause organiche, depressione da farmaci, depressione reattiva ad avvenimenti esterni, depressione psicogena, depressione neurotica (nevrosi depressiva), ecc...
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 21/10/14 alle 14:39 via WEB
Oggi disponiamo di nuovi farmaci antidepressivi molto efficaci. Si può dire che essi ricopiano il modo di evolvere spontaneo della depressione verso la guarigione, solo abbreviandone i tempi. Anche il tipo di "normalizzazione" che producono non ha più quel senso di artificiosità "come sentirsi drogato" (anche se gradevolmente) che determinano invece i "vecchi" IMAO
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job1111
job1111 il 21/10/14 alle 15:21 via WEB
I familiari si occupano del loro congiunto, lacerando il velo della presunta incomprensibilità della patologia psichiatrica, mettendo sulla scena persone, dando senso e significato ai loro comportamenti, alla loro espressività, ai loro gesti:se il malato psichiatrico ha un atteggiamento di rifiuto oppure di resa, di ritiro o di aperta aggressività nei confronti del mondo circostante, la famiglia lo accompagna vive con lui queste dimensioni che, da soggettive e individuali, divengono condivise.
(Rispondi)
 
psicologiaforense
psicologiaforense il 21/10/14 alle 15:53 via WEB
Hai proprio ragione. Poi ci sarebbero molte altre osservazioni da fare, per esempio su "PAZIENTE DESIGNATO", ecc... ma non è questa la sede.
(Rispondi)
 
maraciccia
maraciccia il 21/10/14 alle 16:54 via WEB
Allora si..campa cavallo..ma io sto benissimo!! e ho chi mi coccola. Argo. Comunque a parte gli scherzi, ora reagisco bene, è la vita che quello che è! Prenderla per e corna non è stato mai semplice..ci riusciremo anche stavolta. Piuttosto hanno aggiugiunto un balzello in più sulla tassa per fare l'esame d'avvocato.., e ora capisco perchè pochissimi lo passano al primo colpo!!
(Rispondi)
 
maraciccia
maraciccia il 21/10/14 alle 17:21 via WEB
buon pomeriggio..e buon lavoro Principessa
(Rispondi)
 
maraciccia
maraciccia il 21/10/14 alle 17:25 via WEB
letto tutto con molta attenzione..grazie
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zanna1999
zanna1999 il 21/10/14 alle 18:18 via WEB
Questo è un ottimo post. Dovrei farlo leggere a qualcuno ma so già che è tempo perso… Spesso il paziente viene scaricato alle spalle degli dottori e se qualcosa non va la colpa è loro..Buona sera , Giuliana :-)
(Rispondi)
 
chiaracomeilsole1
chiaracomeilsole1 il 21/10/14 alle 19:58 via WEB
Io nel tunnel ci sono finita ed è terribile, anche perché ero sola, con una figlia adolescente da crescere, non ho praticamente più parenti e gli amici non sanno cosa fare. Toccato il fondo ho cercato chi mi potesse aiutare. Non avrei scommesso un centesimo su di me, ma ora mi sembra di essere nata per la prima volta. La cosa più difficile è trovare le persone giuste che ti possano aiutare, io non mi sono fermata all'aiuto di un medico, ho cercato anche chi mi aiutasse interiormente. Ho avuto così modo d'incontrare persone meravigliose, persone che mi hanno aiutata senza averne un ritorno in denaro, solo la mia gratitudine.
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DJ_Ponhzi
DJ_Ponhzi il 22/10/14 alle 12:29 via WEB
bel post e molto interessante, buon pomeriggio a tutti!
(Rispondi)
 
PaulineDumas
PaulineDumas il 23/10/14 alle 00:08 via WEB
Frasi del tipo: fatti coraggio, prova a reagire, sei stata a letto al buio tutto il giorno o vedrai che passerà, mi hanno sempre sollecitato a voler replicare con un ceffone invece ho preferito il silenzio. E' una malattia, la depressione, che non viene capita, ma capisco anche che non è semplice vivere con un depresso. Ed è anche vero che non è un paziente riconoscente. Un bel post. Grazie.
(Rispondi)
 
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