Tag CloudCerca in questo BlogCitazioni nei Blog Amici: 791 TagCerca in questo BlogUltimi commentiContatta l'autore
TagTag CloudMenuChi può scrivere sul blog
Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
I commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione. Citazioni nei Blog Amici: 791 Cerca in questo Blog |
Messaggi del 16/05/2015
Post n°8288 pubblicato il 16 Maggio 2015 da psicologiaforense
lo stato del disperato è una specie di penombra. Fino a un certo punto egli sa bene, davanti a se stesso, di essere disperato; se ne accorge in se stesso, come ci si accorge di star covando una malattia; ma non vuole proprio ammettere qual è la malattia. In un momento gli è diventato quasi chiaro di essere disperato, ma poi, in un altro momento, gli sembra che il suo malessere abbia un'altra causa, che derivi da qualcosa di esteriore, da qualcosa fuori di lui; e se questo cambiasse, egli non sarebbe disperato....
DISPERAZIONE. S. Kierkegaard ha dedicato una grande attenzione all'esperienza della disperazione, da lui definita come la «MALATTIA MORTALE» tipica dell'essere umano. Tutte le altre, fisiche o spirituali, infatti, non conducono alla morte. Ma questa sì. La disperazione non consiste in uno stato d'animo passeggero. Essa è un atteggiamento profondamente radicato nell'anima di un individuo e consiste, in ultima istanza, nel «voler disperatamente sbarazzarsi di se stesso». Questa disperata volontà si può manifestare in due modi solo apparentemente opposti: il non voler essere se stessi e il voler essere a tutti i costi se stessi in modo sbagliato. Non sempre la disperazione è consapevole. Certo, ci sono le sconfitte, che rivelano l'inconsistenza di ciò a cui si cercava di aggrapparsi; ma è facile, allora, attribuire la propria infelicità al fatto di non aver raggiunto i propri obiettivi, piuttosto che alla loro intrinseca incapacità di soddisfare le nostre attese. Perciò, nota Kierkegaard, di solito lo stato del disperato è una specie di penombra. Fino a un certo punto egli sa bene, davanti a se stesso, di essere disperato; se ne accorge in se stesso, come ci si accorge di star covando una malattia; ma non vuole proprio ammettere qual è la malattia. In un momento gli è diventato quasi chiaro di essere disperato, ma poi, in un altro momento, gli sembra che il suo malessere abbia un'altra causa, che derivi da qualcosa di esteriore, da qualcosa fuori di lui; e se questo cambiasse, egli non sarebbe disperato. Oppure egli, - sostiene Kierkegaard- forse con distrazioni o in altri modi: per esempio lavorando e affaccendandosi a scopo di distrazione, cerca di mantener davanti a se stesso una certa oscurità intorno al suo proprio stato, però in modo che non si rende perfettamente conto di farlo con l'intenzione precisa di farlo apposta per creare confusione e sconcerto.
Post n°8287 pubblicato il 16 Maggio 2015 da psicologiaforense
"Der Katzenfresser" ("il divoratore di gatti") si rifiuta di fare castrare i suoi gatti perché, devono finire nel suo piatto... Va da sè che "Der Katzenfresser" è ligio nel rispettare i metodi di uccisione dei propri felini che prevedono, per legge, lo stordimento e il dissanguamento. Bastonare o annegare l'animale in una fontana sono metodi barbari che la Svizzera non tollera... IL GATTO FINISCE NEL PIATTO
Perché proibire di mangiare carne di gatto quando possiamo tranquillamente cibarci di cavalli, conigli, mucche, agnelli, eccetera? E' questa la domanda che si pongono in molti dopo aver appreso dal quotidiano "St. Galler Tablatt" della passione per la carne di gatto di un contadino appenzellese che ha raccontato di non far castrare i suoi micetti perché risulterebbero, a suo dire, più saporiti quando vengono cucinati. NOTA INTEGRATIVA “Basta alla carne di cane e di gatto in Svizzera”. L’associazione animalista Sos Chat Noraingue ha raccolto oltre 16mila firme e le ha consegnate al Parlamento elvetico perché il commercio e il consumo di carne di gatto e di cane vengano vietati in Svizzera. La carne di cane viene principalmente utilizzata per realizzare delle salsicce, mentre quella di gatto, soprattutto durante il periodo natalizio, verrebbe consumata in famiglia e cucinata come il coniglio. «Una barbarie inaccettabile» sottolinea l’associazione che nel 2013 era riuscita a ottenere il divieto di commercio di pelli di gatto. Gli animali domestici non sarebbero considerati derrate alimentari e, dunque, non potrebbero teoricamente essere vendute o mangiate. Ma non esistendo una legge che ne imponga il divieto formale, non sono neanche previste sanzioni. Non è la prima volta che un’associazione animalista svizzera prova a modificare la legge sulla protezione e tutela degli animali: nel 1993 il Parlamento elvetico rigettò una richiesta di vietare il consumo di carne di animali domestici.
|
Inviato da: Nuvola_vola
il 09/01/2019 alle 19:15
Inviato da: moltiplicazeri
il 16/12/2018 alle 17:51
Inviato da: monellaccio19
il 01/11/2018 alle 07:57
Inviato da: Brillante.Nero
il 06/09/2018 alle 23:51
Inviato da: casadei.lisetta
il 24/04/2018 alle 10:49