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Messaggi del 10/10/2016

 

SI COMINCIA A FARE SESSO A 11 ANNI, MA SULLA SESSUALITÀ GLI ADOLESCENTI SANNO POCHISSIMO

Post n°8718 pubblicato il 10 Ottobre 2016 da psicologiaforense

Un’analisi amara, ironica, allarmante e tremendamente reale. L’autore il prof. Emilio Arisi, la curatrice Maria Luisa Barbarulo...

GLI ADOLESCENTI E IL SESSO. INDAGINE SHOCK


Lo studio racconta degli adolescenti, dei loro dubbi, delle loro paure negli insinuosi meandri della vita affettiva e sessuale che iniziano ad affrontare.
•La paura di una gravidanza indesiderata
•le informazioni  distorte e fantasiose riguardo ai metodi contraccettivi, e specialmente la contraccezione d’emergenza
•la “non conoscenza” del funzionamento del corpo in generale e dell’apparato riproduttivo in particolare
•la scoperta della sessualità a volte ingenua a volte ardita.

“Il progetto di questo e-book – ha raccontato la curatrice – è partito lo scorso anno all’indomani dell’approvazione della pillola a base di ulipristal acetato come farmaco senza obbligo di prescrizione medica (SOP): il primo contraccettivo d’emergenza senza ricetta, approvato in ben 26 Paesi d’Europa, disponibile in Italia. Una rivoluzione copernicana che responsabilizza le donne di fronte alla contraccezione d’emergenza: oggi, infatti, è la donna a decidere di assumere la pillola del giorno dopo se ritiene di aver avuto un rapporto a rischio di gravidanza ed è indispensabile, quindi, che sia consapevole di questo rischio.”

Nel nostro Paese solo il 14% delle donne fertili ricorre a contraccettivi di tipo ormonale e più o meno analogo è il dato statistico relativo all’uso del preservativo: e tutte le altre? La risposta è allarmante: “il coito interrotto sembra farla da padrone. E, in questo quadro, sorprende sapere –ha detto il prof. Arisi – che la contraccezione d’emergenza in Italia benché lievemente aumentata negli ultimi anni resta al di sotto di un terzo di quanta se ne usi, ad esempio, in Francia”.

Con il focus sempre attento all’educazione ai sentimenti e alla salute, SMIC ha raccolto in questo e-book le risposte che i ragazzi e le ragazze cercano su questi temi con l’obiettivo di fornire informazioni corrette e sintetiche, che possano essere lette, rilette, ricercate e condivise in qualunque momento.

“Una lettura di queste poche pagine – ha affermato il prof. Emilio Arisi – potrà essere utile anche ai genitori e agli insegnanti, perché possano vedere meglio dentro i comportamenti dei nostri adolescenti, e possano, se vogliono, modificarne il risultato. Una riflessione sulle domande contenute in questo volumetto potrebbe essere anche di stimolo a coloro che dovrebbero finalmente decidere di inserire un curriculum sull’educazione sentimentale, sessuale e riproduttiva nelle scuole italiane, modulandola secondo il grado e la capacità di apprendere. Questo è in realtà ciò che più manca in Italia, ed è questo che crea ogni giorno dei vuoti, un flusso continuo di “mettiche”, nei nostri giovani.”

Per dare un seguito concreto a tutto questo, la SMIC ha voluto creato un ulteriore progetto pilota di comunicazione, dal titolo INFORMIAMICI, che coinvolge diversi licei su tutto il territorio nazionale in cui saranno i ragazzi stessi, opportunamente educati e formati a divenire il veicolo di informazione dei loro compagni.
Un primo passo a cui inaspettatamente molti professori contattati hanno aderito con entusiasmo, forse proprio perché in diretto contatto con le problematiche sessuali degli studenti, che segna l’inizio di un percorso collettivo teso a migliorare la propria vita intima e sociale.

Volume scaricabile anche di seguito: 200 e più domande e risposte def.pdf

 
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ISCRIZIONI NELLE SCUOLE BRITANNICHE: IL MODULO DISTINGUE TRA BIMBI ITALIANI, NAPOLETANI E SICILIANI

Post n°8717 pubblicato il 10 Ottobre 2016 da psicologiaforense

DIMMI DOVE SEI NATO E TI DIRÒ  CHI SEI


Agli italiani della Gran Bretagna che vogliono iscrivere i figli a scuola, cosa che si fa un anno prima, oltre alla nazionalità, viene chiesta anche la provenienza regionale. Oltre alla nazione di appartenenza gli italiani sono stati divisi tra italiani, napoletani e siciliani. Finora le categorie presenti sul sito governativo (che poi riportava a quello della scuola) erano sempre state molto chiare e semplici: britannico bianco, scozzese, irlandese o gallese; bianco europeo o altre nazionalità. Ora al posto di bianco europeo sono state aggiunte diverse opzioni e quando si arriva all’Italia compare questa scritta: Italian (Any Others), Italian (Napoletan) e Italian (Sicilian).

Il governo si è affrettato a spiegare che si tratta di un mero sondaggio volto proprio ad evitare che vi siano discriminazioni nelle iscrizioni.

AGGIORNAMENTO DEL 12 OTTOBRE 2016.


Siete italiani, napoletani o siciliani? L’incredibile domanda fa parte di un questionario che alcune scuole della Gran Bretagna hanno inviato alle famiglie dei nuovi alunni per l’anno scolastico iniziato da circa un mese. L’iniziativa aveva, in teoria, uno scopo non discriminatorio: stabilire l'area linguistica di appartenenza dei figli di immigrati per poter fornire sia ai bambini, sia eventualmente ai genitori, la necessaria assistenza nell’apprendimento dell’inglese.
Analizzando il modulo, si notano suddivisioni anche per i vari tipi di lingua punjabi, cinese, arabo. E l’elenco contiene una categoria anche per il sardo (sardinian), considerato una lingua a parte. Ma quale che fosse l’intento, il risultato è stato comunque di far sentire i nostri connazionali come se venissero “schedati” in base all’origine regionale. Come se esistessero almeno tre tipi di cittadino italiano: l’italiano-italiano, l’italiano-napoletano e l’italiano-siciliano. Qualche famiglia italiana ha segnalato la cosa alla nostra ambasciata di Londra e la protesta è stata immediata.
“L’Ambasciata d’Italia nel Regno Unito è intervenuta per richiedere la modifica di talune categorizzazioni regionali riferite all’Italia comparse sui moduli online per l’iscrizione scolastica in alcune circoscrizioni in Inghilterra e nel Galles”, afferma una nota dell’ufficio stampa della nostra sede diplomatica. “I codici presentati per la selezione dell’appartenenza etnica, utilizzati sui siti di alcune circoscrizioni scolastiche, indicavano infatti una scelta fra ‘italiano’, ‘italiano – napoletano’ e ‘italiano-siciliano’. L’Ambasciata ha protestato con le autorità britanniche, richiedendo la rimozione immediata di tali categorizzazioni”. Nella nota verbale di protesta si ricorda che “l’Italia è dal 17 marzo 1861 un Paese unificato”: un commento all’insegna dell’understatement inglese, cioè senza bisogno di gridare, da parte della nostra ambasciata, che in parole semplici suonerebbe come una tirata d’orecchi al ministero d’Istruzione britannico, non lo sapete che l’Italia non è più un’espressione geografica?
A caricare ulteriormente la polemica deve aver contribuito anche la decisione, solo pochi giorni fa, di escludere i ricercatori non britannici da un progetto sulla Brexit alla London School of Economics. Con la differenza che questa volta il Foreign Office britannico non ha esitato a chiedere scusa all'Italia "deplorando l'accaduto" e assicurando "un intervento perché vengano subito rimosse queste categorizzazioni non giustificate e non giustificabili". Il Foreign Office, tra l'altro, ha fatto sapere che "verificherà per quale motivo, in pochi e isolati distretti scolastici, siano state introdotte queste categorizzazioni, che peraltro non avevano alcuna volontà discriminatoria, ma semplicemente miravano all'accertamento di qualche ulteriore difficoltà linguistica per i bambini da inserire nel sistema scolastico inglese e gallese".
Alle scuse del Foreign Office segue la dichiarazione di un portavoce per esprimere il "rammarico" causato a Downing Street dall'errore "storico". “Il governo britannico - spiega anche il portavoce - acquisisce informazioni linguistiche come parte del censimento scolastico per assicurarsi che gli studenti di madrelingua diversa dall’inglese possano ricevere la migliore istruzione possibile nel Regno Unito. Ci è stata segnalata la presenza di uno storico errore amministrativo nei codici linguistici in uso fin dal 2006. Anche se tale errore non ha avuto alcun impatto sull’istruzione ricevuta dagli alunni italiani nel Regno Unito, il governo britannico esprime il proprio rammarico per l’accaduto e per le offese da questo eventualmente arrecate. Il ministero dell’Istruzione britannico ha modificato i codici in questione e da oggi tutti gli allievi di madrelingua italiana saranno classificati sotto un unico codice”.
Soddisfatto l'ambasciatore Pasquale Terracciano: "Si evita così il montare di una polemica su quello che è stato un errore dovuto a ignoranza e superficialità da parte di qualche isolato distretto scolastico più che a una reale volontà discriminatoria. E' importante evitare l'insorgere di equivoci nella fase delicata del post-Brexit". Prima delle scuse del Foreign Office, l'ambasciatore era stato molto duro nel denunciare "iniziative locali motivate probabilmente dall’intenzione d’identificare inesistenti esigenze linguistiche particolari e garantire un ipotetico sostegno. Ma di buone intenzioni è lastricata la strada dell’inferno, specie quando diventano involontariamente discriminatorie, oltre che offensive per i meridionali”.
Mentre il sottosegretario al ministero dell’Istruzione italiano, David Faraone, si era detto incredulo per il fatto che "ancora oggi siamo costretti ad affrontare pregiudizi di questo tipo. La scuola italiana ha superato da tempo questi stereotipi e in Italia, come nel Regno Unito, si deve lavorare per l’integrazione e la formazione delle generazioni future”.

 
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