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Creato da: brancaleone.f il 20/03/2012
Pubblicazioni scientifiche di Ferdinando Brancaleone

 

 

Tempo e Malinconia (di Ferdinando Brancaleone)

Post n°1 pubblicato il 20 Marzo 2012 da brancaleone.f

 

TEMPO E MALINCONIA 

 

   All'individuo, compreso tra la nascita e la morte, come afferma K. Jaspers, la temporalità compete per una necessità interiore, nel duplice senso di tempo vitale e di  coscienza del tempo.

   Il tempo vitale ha una periodicità che coincide con la curva della propria vita e risulta scandito dagli eventi fisiologici, i quali rappresentano il substrato delle modificazioni di ogni individuo, da cui dipende l'esperienza soggettiva del tempo e, quindi, la coscienza del tempo.

   All'interno della coscienza del tempo il "passato"  fonda e sostanzia il "presente". Senza il passato non ci sarebbe presente. Il passato, quindi, non è mai definitivamente passato, non perché lo si può ricordare o  rappresentare, ma perché ogni individuo è il suo passato, riprendendolo e incarnandolo, attimo per attimo, attraverso lo stile dei propri atti, in cui è rintracciabile la propria identità unica, irriducibile e irripetibile.

   Il "presente", a sua volta, nella prospettiva della coscienza del tempo, si configura come un nulla, la cui paradossale durata e continuità ha il potere di far coesistere il "non più" del passato e il "non ancora" del futuro [...].

  Il "futuro", poi, in quanto "non ancora", è un ulteriore "nulla", che esiste solo per l'attesa umana. Esso è connotato da un ulteriore paradosso, costituito da un duplice non-essere: il "non-esserlo-ancora" di ciò che l'individuo attende e la continua e incombente possibilità di "non-esserlo-mai".

   Per questo motivo, nella dimensione della coscienza del tempo,  il futuro è permeato da un vissuto di "trepidazione", che diventa maggiormente evidente quando l'individuo percepisce che l'avanzare del passato, attraverso il presente, rende impossibili (annullandole) tutte le possibilità irrealizzate, tutti i percorsi che potevano dischiudersi ai lati del sentiero percorso.

   In ciò si connota, specificamente, secondo K. Jaspers, la tipica storicità dell'essere umano, in cui le decisioni future danno al passato un senso definito, nella prospettiva di un certo avvenire, in base al quale si dirà, a cose fatte, che il passato ne era la preparazione.

   E. Husserl, per parte sua, aveva affermato che l'uomo è l'essere che è in grado di darsi, rispettivamente, un passato, un presente ed un futuro, rispettivamente attraverso la retentio, la presentatio e la protentio, che costituiscono le "modalità con cui la coscienza si intenziona", ossia una sorta di "forme a priori" della temporalità (nel senso di coscienza del tempo), che Ludwig Binswanger illustra nel modo seguente: "Mentre parlo, dunque nella presentatio, ho già delle protensioni, altrimenti non potrei terminare la frase; allo stesso modo ho, 'durante' la presentatio, anche la retentio, altrimenti non saprei ciò di cui parlo"(1).

   E' proprio a partire da queste tre modalità costitutive della temporalità vissuta, che Binswanger poté affermare che, a livello psicopatologico, il "malinconico" risulta fondamentalmente imprigionato nella retentio senza alcuna capacità protentiva (incapacità di darsi un futuro), mentre il "maniaco" vive in un'assoluta presentatio, praticamente senza (o con scarsissime) capacità ritentive e protensive.

   Il "turbamento" di una (o più) delle tre modalità temporo-intenzionali (retentio, presentatio, protentio), secondo Binswanger, genera il turbamento di "tutto il 'processo', tutto il flusso o il carattere di continuità non solo della temporalizzazione, ma anche e soprattutto del 'pensiero' in generale"(2).

  Relativamente all'analisi dell'importanza e della pregnanza del fenomeno-tempo come elemento determinante del vissuto esistenziale umano (sia "sano" che "patologico"), è da annoverare il fondamentale contributo del Volume di E. Minkowski "Il tempo vissuto. Fenomenologia e psicopatologia"(3).

  Dal punto di vista della "coscienza del tempo" (e sulla linea di K. Jaspers), Minkowski ribadisce che ciò che realmente conta non sono le categorie logiche con cui il tempo viene oggettivato, ma il modo con cui il tempo viene vissuto e sperimentato dal singolo individuo.

   In questo ordine di idee, sussiste, secondo Minkowski,  una sostanziale differenza qualitativa tra "passato" e "futuro", specialmente in quanto il futuro porta con sé una creatività di cui il passato non può che essere privo.

   In particolare, secondo Minkowski, al futuro risulta intimamente connessa quell'attività che non ha il suo contrario nella passività, ma nell'attesa: "Nell'attività tendiamo verso l'avvenire, nell'attesa, invece, viviamo per così dire il tempo in senso inverso; vediamo l'avvenire venire verso di noi e attendiamo che divenga presente"(4).

   E' in particolare nella malinconia, che, a livello psicopatologico, secondo Minkowski, si rivela in tutta la sua drammaticità tale dimensione del vissuto temporale: nella patologia della malinconia, infatti, all'attività si sostituisce il vuoto dell'attesa, dove il tempo non viene vissuto, ma piuttosto subìto.

   E' da tener presente, inoltre, che, in tale prospettiva, al futuro risulta intimamente connesso il desiderio e la speranza, attraverso cui, per Minkowski, è consentito all'uomo di oltrepassare l'immediatezza del presente, allargando la propria prospettiva all'avvenire.

   Ed è, appunto, nel (e col) desiderio che l'essere umano si pone in grado di oltrepassare il passato, attraverso l'attuazione di opere che  compongono e costituiscono l'orizzonte del suo avere. D'altra parte, però, chiudersi e limitarsi all'avere condurrebbe all'incapacità a trascendere le proprie opere, che diverrebbero, così, l'orizzonte concluso della propria identità. Come afferma Minkowski, "trovare perfetto ciò che si è creato è mettere una cosa morta là dove non c'è posto che per una cosa viva, è trasformare in deserto il campo fertile dell'esistenza"(5).

   Per altro, la chiusura verso il futuro condurrebbe inevitabilmente alla estinzione della speranza, la quale costituisce, secondo Minkowski, la "struttura portante" e peculiare della condizione umana, in quanto è su di essa che si fonda ed è resa possibile la vita come orizzonte aperto.

   E' in tale ordine di considerazioni (e sulla linea di Minkowski) che, a proposito della patologia melanconica, Eugenio Borgna ha potuto affermare che "le modalità della sofferenza malinconica, dall'angoscia all'esperienza della morte e del morire, sono tematizzate nel loro ultimo orizzonte di significato dalla terrificante esperienza del non-poter-più-sperare, e cioè della frattura della speranza come orizzonte di trascendenza"(6).

   Partendo da una prospettiva analoga a quella di Minkowski, Erwin Straus propose la distinzione tra un tempo dell'Io (Ich-Zeit) e un tempo del mondo (Welt-Zeit), che riprende e riproduce, in ultima analisi, la jaspersiana distinzione tra tempo vitale e coscienza del tempo.

   Nella depressione malinconica, secondo Straus, il tempo dell'Io sembra subire una sorta di arresto, a causa dell'incapacità e/o impossibilità di acquisire un'indipendenza dal passato ed, in conseguenza, di "liquidare" le situazioni trascorse(7). E' come se un sentimento di fatalità o una sorta di irreparabile "troppo tardi" pregiudicassero ogni abbozzo d'azione. Pur lamentandosi dell'ossessione del passato, il malinconico sembra cercare in esso un appoggio e una sicurezza nei confronti del mondo che fugge. Le sue "idee-ricordo" tendono a diventare le sue "idee-rifugio"(8).

   Nella depressione malinconica, quindi, secondo Straus, risulta spezzata la"sintonia col mondo", per cui l'individuo sembra vivere una continua sensazione di restare indietro rispetto agli avvenimenti dell'ambiente ed al corso della vita, la quale si colora di quel senso di impotenza, per cui il cammino verso  l'avvenire diventa un fatale incamminarsi verso la morte. Ed è appunto la morte che, per il malinconico, diventa il profilo della propria esistenza: "La vita in me va verso l'avvenire e io invece vado verso la morte"(9).

 


(1) BINSWANGER L., Melanconia e mania (1960), trad. it. Boringhieri, Torino, 1971, p. 33.

(2) BINSWANGER L., Melanconia e mania, Op. cit., p. 35.

(3) MINKOWSKI E., Il tempo vissuto. Fenomenologia e psicopatologia (1933), trad. it. Einaudi, Torino, 1971.

(4) MINKOWSKI E., Op. cit, trad. it. p. 89.

(5) MINKOWSKI E., Op. cit., p. 61.

(6) BORGNA E., La malinconia come metamorfosi della speranza, in "Freniatria", 1977, n. CI, 1.

(7) Cfr. STRAUS E., Das Zeiterlebnis in der endogenen Depression und in der psychopatischer Verstimmung, in Monatschrift für Psychiatrie und Neurologie, 1928, n. LX-VIII.

(8) Cfr, STRAUS E.,  Op. cit.

(9) MINKOWSKI E., Op. cit., trad. it. p. 141.

 

 

 
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