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Quattro dita nel naso

Post n°224 pubblicato il 01 Dicembre 2009 da le_corps

La bimba è stata messa in punizione, la bimba l’hanno chiusa sul balcone. L’hanno nascosta nel pozzo, nel secchio del pozzo; c’era una fune attaccata al secchio, una fune per scendere nel pozzo, ma qualcuno l’ha presa e se l’è messa in tasca: qualcuno se l’è presa, e ha portato via la fune.
La bimba è giù nel pozzo, la bimba è su sul balcone, messa in punizione senza una ragione.
La bimba ha gli occhi chiusi. Ha gli occhi chiusi e muove il naso: il naso non dà vertigine, il naso sente l’aria ma non vede l’alto e non vede il basso. Tutto quell’alto e tutto quel basso potrebbero spaventare, la bimba messa in punizione.
La bimba ha gli occhi chiusi e muove il naso, muove il naso e tiene le mani in grembo: è il posto più caldo il posto più sicuro che ha, il grembo; e con le mani si accarezza le mani tenendole strette, al caldo, al caldo del grembo.

 La bimba è sola. È sola e muove il naso in cerca di compagnia, di un odore di quando era bimba, bimba prima della punizione. Chiusa fuori e chiusa dentro senza una ragione. Ma la bimba fa la bimba, e si fida, e non chiede spiegazione. Non urla non piange, non si lamenta dal secchio giù nel pozzo né dall’angolo su sul balcone.

Aspetta. E nell’attesa tiene gli occhi chiusi perché sa che gli occhi ingannano, che si prenderebbero gioco di lei: le farebbero credere ciò che non è, le farebbero credere che ciò che lei vede è ciò che è. Così, le farebbero credere che potrebbe cadere che potrebbe non risalire, le farebbero credere che è senza scampo, nella trappola di un pericolo ineludibile; le farebbero vedere che è piccola con le sue mani piccole, che è sporca con i suoi piedi scalzi e ferita con le sua gambe tagliate: le farebbero credere che quello che vede è quello che è. Gli occhi sono ingannatori.

Allora lei li spegne, e annusa.
La bimba è sola col suo naso, in compagnia degli odori del suo naso: l’odore avvolgente del rosmarino e quello penetrante del legno marcio. Le sue narici si dilatano per catturare effluvi, tutti gli effluvi del pozzo e del balcone, e poi altri, più lontani, per catturare tutti gli effluvi del mondo, e tutti i ricordi passati tutti i ricordi futuri; le narici si aprono si tendono ma non riescono ad accoglierli tutti; allora lei stacca le sue piccole mani dal caldo del grembo e comincia a catturare effluvi con le mani: il naso indica le mani fermano, e con le dita inizia a filare fili di odori e con le dita e con i denti ad intrecciarli, li avviluppa gli uni agli altri, e sono tanti e sono lunghissimi.
Le sue piccole mani filano una treccia lunghissima che risale il pozzo. È una treccia resistente. La carrucola inizia a cigolare, il secchio barcolla, cif ciaf fa l’acqua del pozzo e saluta il secchio, che sale, sale su.
Le sue piccole mani filano una treccia morbidissima che arriva fino a terra. È una treccia persistente. Il vento inizia a sibilare, sibila una canzone di prima della punizione, e lei ride e ad occhi chiusi scivola, ma non vede il basso, e non vede l’alto.
Lei non vede: sente.
Sente l’odore della risalita e della discesa, sente l’odore di uno spazio aperto dove correre e cadere, dove cantare e tacere. Un odore che è impossibile a dirsi, un odore nuovo, insperato: l’odore di tutti gli odori del mondo.
Quello che non vedi è tutto quello che c’è da odorare – si disse la bimba, senza chiedersi se avesse un senso, un’altezza o una profondità. Se lo disse ad occhi chiusi, lei che era in punizione senza una ragione.

 



 

 
Rispondi al commento:
Utente non iscritto alla Community di Libero
V il 02/02/10 alle 22:54 via WEB
una volta, quella bambina ha fatto di quegli odori dei bracciali. lo ha fatto per ricordasi di tutto, di tutto quello che non vedeva eppure c'era. tra un filo e l'altro, tra una ciglia e l'altra. c'era. e c'era anche lei e aveva tanto tempo, giusto il tempo di quell'ingiusta punizione.
 
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