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Un blog creato da CasaPoundVarese il 26/06/2009

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La verità non può essere infoibata.

Post n°25 pubblicato il 08 Febbraio 2010 da CasaPoundVarese

 
 
 

Combatterai la banca

Post n°24 pubblicato il 14 Gennaio 2010 da CasaPoundVarese

 
 
 

Crisi? Non per le banche

Post n°23 pubblicato il 12 Gennaio 2010 da CasaPoundVarese

di Gianni Petrosillo - 08/01/2010


Gli effetti della crisi economica non sono eguali per tutti e, soprattutto, non lo sono per le banche le
quali continuano a godere di una certa impunità e del sostegno della mano pubblica, nonostante che
gli indizi di colpevolezza, sin dal principio di questo prolungato periodo d’instabilità finanziaria,
abbiano condotto ai loro “sportelli”.
Ad ogni modo, le cose non stanno proprio così, del resto abbiamo già esplicitato le ragioni secondo
cui il crollo sistemico non possa essere sceverato o chiarito solo facendo riferimento alla sfera degli
scambi, né, tantomeno, ad elementi psicologici e moralistici come la disonestà degli operatori di
borsa, il raggiro bancario, l’avidità dei manager o, ancora, la sconsideratezza delle autorità statali di
controllo che hanno svolto male (o per niente) il loro compito, anche per carenza di un quadro di
riferimento normativo adeguato allo scopo.
Dette bestialità sono parte integrante di un piano di mistificazione ideologica che, confondendo i
livelli di comprensione e instillando nell’analisi obiettiva i germi del romanticismo economico,
impedisce di individuare le vere origini dello sconquasso finanziario della fase.
Sulla stessa lunghezza d’onda, per espressa coerenza, dobbiamo collocare i discorsi enfatici dei
leader mondiali, i quali si richiamano ad un impegno fattivo e unanime di necessaria revisione delle
norme in materia finanziaria solo per simulare l’esistenza di un precedente impianto di regolazione
che, in realtà, non ha mai avuto evidenza. Difficile, se non impossibile, riformare quel che non
esiste; si tratta di una ennesima sofisticazione semantica che svela bene lo spirito lestofantesco col
quale i nostri governanti stanno recitano la parte dei redentori.
Tutti questi elementi, chiamati in ballo per rappresentare la scena della crisi mondiale, scaturiscono
comunque da cause ben più radicate nel periodo storico che, solo in prima battuta, sono
riconducibili ai meccanismi della sfera economica. L’adozione di parametri teorici meno
“epidermici”, come quelli da noi proposti con la teoria degli agenti strategici, ci permetterà di
cogliere il senso della svolta epocale innalzato a testimonianza dal default finanziario, il quale, al
massimo, traccia i contorni di quella fondamentale transizione dal monocentrismo americano al
multipolarismo geopolitico, implicante la ridefinizione degli equilibri strategici tra attori nazionali
sul piano globale.
Se questo è verosimile occorre allora spostare, con urgenza, la cornice dei problemi, oggi ancora
impressi su uno sfondo economicistico, sulle altre sfere umane al fine di inquadrarne meglio la
genesi politica e sociale.
Stante questa situazione è evidente che le regole del gioco debbano necessariamente saltare, così
come debba venir meno la disponibilità dei singoli Stati (a prescindere dal chiacchiericcio querulo
sull’unità delle prospettive generali) ad adattarsi alle decisioni dell’ex Paese predominante, il quale
tenta, tenta sempre, di ricondurre (per ora con risultati assai modesti), i profondi cambiamenti in
corso nell’alveo di una visione più congeniale alla sua egemonia.
Gli Usa mirano ad imporre i loro interessi particolari rivestendoli di un destino universale ma
l’appeal verso questo paese, anche da parte dei suoi sempiterni alleati, dipende sempre meno dalla
sua autorità morale e sempre più dal rischio di una reazione militare: l’America parla di
globalizzazione e di collaborazione tra i governi e poi ricorre al protezionismo per recuperare
posizioni di privilegio (come nei confronti della Cina), richiama tutti al rispetto dei principi del
mercato e inonda di dollari le sue banche in difficoltà, chiede una politica finanziaria meno
predatoria (accusa rivolta ancora una volta alla Cina) e poi si fa dettare l’agenda politica dagli amici
da Wall Street. Nel frattempo, giustificandosi col pacifismo obamiano, sanzionato con un nobel alle
buone intenzioni, inasprisce i conflitti regionali con l’intento di rallentare l’avanzata di potenze riemergenti
come la Russia o emergenti come la stessa Cina. Ed è precisamente su quest’ultimi temi
che si deve concentrare la nostra attenzione per cogliere le avversità e le opportunità aperte dal
momento storico.
Solo chi è cieco di fronte all’evoluzioni del tempo multipolare può sbalordirsi dello scarto che si
genera costantemente tra intenzioni dei decisori globali, verbosamente orientate alle soluzioni
comuni in campo economico, e impossibilità di sintesi tra differenti approcci nazionali, i quali ci
risentono, inesorabilmente, del diverso “dosaggio” dei rapporti di forza sullo scacchiere
sopranazionale.
A maggior ragione non dobbiamo inseguire i vaneggiamenti dei soliti esperti che parlano di riprese,
ripresine, di exit strategy ed altre scempiaggini di stessa tipologia miranti a convincerci che dal
caos finanziario si verrà fuori grazie alle loro magiche formulette contabilistiche e alla volontà
solidale dei governi. Stiamo attenti a come si muoveranno banche e speculatori perché di riflesso,
da tutto ciò che questi otterranno o non otterranno, dedurremo l’inclinazione dei diversi Stati a
perseguire una politica di maggiore o minore indipendenza dal vecchio sistema.

DAL BLOG DI MARCELLO FOA NE IL GIORNALE ON LINE
A fine anno non leggo mai le previsioni economiche per l’anno nuovo. Raramente sono affidabili.
Gli esperti pensano di prevedere il futuro guardando esclusivamente nello specchietto retrovisore,
come se la strada percorsa fino a quel momento dovesse continuare all’infinito. E questo spiega, tra
l’altro, perchè quasi nessuno ci azzecchi.
Quel che mi ha colpito in questi primi giorni del 2010, dando un’occhiata ai titoli e ascoltando
scampoli di trasmisionni radiofoniche e televisive, è la ripetitività delle analisi. Tutti parlano di
“ripresa lenta”, di “exit strategy”. Tutti sono pronti a darci lezioni, soprattutto gli esperti che hanno
esaltato il capitalismo finanziario e speculativo anglosassone, presentandolo come la panacea dei
nostri mali.
Oggi quegli stessi signori avvertono che l’Europa è vecchia, che non sa adeguarsi alla
globalizzazione e, con accenti colpevolisti, ammoniscono a “rimettere in ordine i bilanci statali”,
come ha fatto ad esempio il vicesegretario dell’Ocse, l’italiano Pier Carlo Padoan, in una recente
intervista, secondo cui “sarà necessario aumentare le tasse per riequilibrare i conti”.
Notate l’ipocrisia: questa crisi non è stata provocata da forsennate spese dei singoli Stati, ma dalla
necessità di coprire le voragini provocate dalle banche. Missione compiuta, dicono gli esperti. Il
sistema è salvo.
Ma nessuno, né l’Ocse, né il Fmi, né la Banca mondiale accenna a quella che dovrebbe essere una
regola di buon senso. Se il sistema è davvero salvo, a pagarne i costi dovrebbe essere innanzitutto
chi ha provocato il dissesto, dunque certe ben note banche di Wall Street, che operano in tutto il
mondo.
E invece tutto è tornato come prima; anzi peggio di prima, come dimostrano i bonus da 140 miliardi
di dollari elargiti quest’anno proprio da quelle banche. Il vero potere è rimasto nelle loro mani, anzi
è persino aumentato, perché ora hanno la certezza che qualunque errore commettano, gli Stati non
le lasceranno fallire.
L’importante è che l’opinione pubblica non se ne avveda. Chi bada più a loro? Nessuno: dobbiamo
gioire per la ripresina ed essere pazienti, mettendo mano al portafoglio. Ce lo dicono i soliti guru. Ci
hanno mazziato e ora ci distraggono. Ammansiti a dovere.
O sbaglio?
ilsole24ore NEW YORK – Non è stato un regalo gradito quello che ha ricevuto Goldman Sachs dal
New York Times il giorno di Natale: il quotidiano ha rivelato retroscena inediti dell’operazione
Baucus, ideata già alla fine del 2006 da Jonathan Egol un giovane di 39 anni considerato un astro
nascente dell’istituto. L’idea: impacchettare in strumenti “sicuri”, mutui immobiliari sempre più
rischiosi, subprime inclusi, per poi venderli ai clienti. Chi comprava fidandosi del marchio Goldman
non sapeva che la Banca, oltre a scaricare un rischio, stava già scommettendo contro lo stesso
strumento, contribuendo alla caduta del mercato. Più gradito il regalo del Financial Times, che ha
invece nominato Lloyd Blankfein, il numero uno di Goldman, uomo dell’anno 2009. Una nomina
tuttavia sospetta vista la vicinanza dei vertici dell’Ft a quelli di Goldman e visto che la stessa
Goldman considerò tempo fa di acquistare il giornale
.
La vicenda del “doppio gioco” sui CDO (Collaterized Debt Obligations) di Goldman era nota e ne
abbiamo scritto ampiamente su queste pagine. Ma non c’erano ancora i nomi o i dettagli. Secondo il
Times altri facevano la stessa cosa, Morgan Stanley o fondi come Tricadia, che faceva capo a Lewis
Sachs, che svolge oggi consigliere speciale del segretario al Tesoro Tim Geithner. Goldman però fu
la più aggressiva nella vendita, e, soprattutto, nello scommettere contro i suoi strumenti. Altri, ad
esempio il fondo di J.Paulson scommettevano su una caduta del mercato immobiliare in modo
aggressivo, ma non contro i propri clienti. Una differenza etica e di “trasparenza” non da poco. E
per Goldman, già nell’occhio del ciclone per aver accumulato profitti ingenti grazie a operazione di
trading favorite dagli aiuti dello stato e per aver stanziato miliardi di dollari da distribuire in bonus
ai banchieri, si apre un nuovo fronte nella sua crisi di immagine.

 
 
 

CPI BRINDISI: SAGOME DAVANTI LE BANCHE PER PROMUOVERE IL 'MUTUO SOCIALE'

Post n°22 pubblicato il 12 Gennaio 2010 da CasaPoundVarese

Brindisi, 10 Gennaio 2010 – “Strozzato dal mutuo della casa: non sarebbe successo col mutuo sociale”. Questo il testo del manifesto affisso su delle sagome raffiguranti uomini strozzati dalla propria cravatta e appese oggi davanti gli istuti di credito della città dai militanti di Casapound Italia-Brindisi.

L' azione mira a sensibilizzare le istituzioni e l' opinione pubblica sul problema dell' incapienza dei redditi mensili delle famiglie rispetto alle rate del mutuo sulla prima casa.Nelle immediate vicinanze delle sagome è stato affisso un manifesto che recitava “La tua amica banca ti tradirà” a sottolineare che oggi la stabilità dei lavoratori dipendenti è minata dal principio della flessibilità e dai morsi della crisi economica.
 
La proposta di legge di “Mutuo Sociale”, elaborata da Casapound Italia e che è stata recepita - tra l'altro - all'unanimità dal consiglio comunale di Viterbo, parte dal presupposto che ogni famiglia italiana possa soddisfare il bisogno primario di ripararsi attraverso il riconoscimento di un diritto ad una proprietà della casa di abitazione che sia "conformata", ossia ottenuta senza filtri speculativi. Per questo non è prevista l'interposizione degli istituti di credito privati ma di un ente pubblico, mentre è possibile la sospensione della rata nel caso di perdita della fonte di reddito, come a esempio nel caso di licenziamento.
 
www.casapounditalia.org
www.iltridente.altervista.org

 
 
 

Banche: le nuove commissioni fino a15 volte più costose per i clienti

Post n°21 pubblicato il 30 Dicembre 2009 da CasaPoundVarese

Hanno sostituito il «massimo scoperto» Banche: le nuove commissioni fino a15 volte più costose per i clienti Lo afferma l'Antitrust in una segnalazione inviata al governo, al Parlamento e alla Banca d'Italia ROMA - Peggio di prima. Le nuove commissioni bancarie che hanno sostituito la commissione di massimo scoperto si stanno rilevando più costose per i clienti. Lo afferma l'Antitrust in una segnalazione inviata al governo, al Parlamento e alla Banca d'Italia, al termine di un monitoraggio effettuato sulle condizioni alla clientela applicate da sette maggiori istituti bancari, valide anche per le banche dei rispettivi gruppi. COSTI - Secondo l'analisi dell'Antitrust, per gli scoperti transitori di conto corrente si è verificato un innalzamento dei costi per i correntisti. In particolare per lo scoperto è emerso che, considerando importi e durate del "rosso" rappresentativi di un comportamento medio dei correntisti privi di fido, le nuove condizioni economiche si presentano in cinque casi peggiorative in una misura che varia da circa il doppio sino a quindici volte. In un sesto caso le condizioni sono risultate equivalenti a quelle vigenti con il precedente regime normativo, mentre solo in un caso sono più vantaggiose. Per i clienti che possono contare invece sul fido la situazione ha subito un sostanziale peggioramento rispetto alla semplice applicazione della commissione di massimo scoperto fino all'entrata in vigore della legge 102 del 3 agosto 2009, in base alla quale l`ammontare del corrispettivo omnicomprensivo per il servizio di messa a disposizione delle somme non può superare lo 0,50%, per trimestre dell`importo dell`affidamento, a pena di nullità del patto di remunerazione. La modifica, sottolinea l’Antitrust, ha così ridotto le precedenti aliquote trimestrali variabili dallo 0,90% al 1,50% trimestrale, oppure aliquote annue ricomprese tra il 3,60% e il 6%. Si trattava di aliquote che, secondo le verifiche effettuate dall`Autorità, risultavano sempre peggiorative della commissione di massimo scoperto quando gli utilizzi delle somme avvenivano entro il fido e più vantaggiose solo quando si verificava uno sconfinamento rispetto alla somma affidata, penalizzando così i comportamenti dei clienti virtuosi. Nei casi in cui il massimo utilizzo nel trimestre era pari al fido, gli importi addebitati a seguito dell`applicazione della commissione di massimo scoperto e dell`applicazione delle commissioni sostitutive invece coincidevano. Le nuove commissioni, evidenzia ancora l’Antitrust, avevano inoltre una struttura regressiva, risultando mediamente più penalizzanti per i clienti che avevano un fido minore. Con la legge dello scorso agosto invece le nuove commissioni sono diventate più vantaggiose, ma solo a partire da un ammontare di utilizzo del fido stesso superiore circa alla metà.

da www.corriere.it

 
 
 
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