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I DUBBI DEL PORTIERE

Post n°968 pubblicato il 15 Settembre 2010 da non.sono.io
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In teoria si tratta solo di non far passare il pallone, poi ti giri e ti accorgi che la porta è dieci volte più grande di te che sei solo un uomo con i guanti. Ti metti in posizione con le gambe flesse e gli occhi ridotti a fessura per infocare meglio le traiettorie incalcolabili del caso e tentare di dargli una probabile direzione. Davanti al portiere la vita e le sue regole si muovono con l’intenzione continua di mettere alla prova le sue abilità; dietro di lui c’è solo un buco enorme da tappare.
Si resta in silenzio, magari per tutta la durata della partita che a volte sembra non voler finire mai. Da quaggiù il campo sembra solo un prato e le figure che corrono su quell’erbetta tagliata ad arte e che sudano senza altro scopo se non quello di continuare a calpestare quel prato, diventano la proiezione di un film già visto. Ora andiamo avanti noi, poi loro ci ruberanno la palla e mi verranno incontro. Sembrano facili, da quaggiù, le regole di questo campo. Così facili che posso permettermi di distrarmi. Il cielo che sventola le sue nuvole appena un pò più il alto di questa porta, accoglie le urla degli spettatori paganti ma non gli risponde. Non gli importa niente a lui chi di noi vincerà, e se ci penso bene, neanche a me.
Ma io sono un portiere, l’unico in questa isola verde abitata da gente che pensa con i piedi a poter usare le mani. Sono io l’unico a poter fermare la palla e tutto quello che gli gira intorno, e ho voglia di gridarglielo in faccia a quel sacco di cuoio gonfiato di aria che non può farmi nient’altro che un gol. Ma allora, allora perché mi suda la fronte nel vederlo avvicinarsi così tanto, perché questa paura che mi indebolisce le ginocchia fino a farle tremare, perché guardo il pallone ma penso al mare?
I dubbi del portiere durano il tempo che ci impiega un arbitro a fischiare il rigore. E allora fletto le gambe e serro lo sguardo per infocare meglio quella maledetta traiettoria del destino. Porto le braccia avanti e mi frappongo al vuoto.

Dannazione.
Hanno segnato pure stavolta.

 
 
 
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