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UN BUCO NEL CIELO - CAP. V

Post n°1352 pubblicato il 11 Luglio 2012 da non.sono.io

Leonor rimase per un po’ sulla soglia di casa, fino a quando non vide Salvo sparire inghiottito dalla città. Ogni tanto lanciava un’occhiata al buco nel cielo con la speranza che sparisse da solo o che, colpito da un diverso taglio di luce, mostrasse la sua reale natura di nuvola. Ma non successe, così Leonor tirò un sospiro profondo e tornò dentro.
Accese la Tv per vedere se qualche telegiornale dava notizie riguardo il misterioso fenomeno, però nessuno sembrava occuparsi della faccenda, nemmeno su internet c’era un qualsiasi accenno al buco nel cielo. Questo rese l’assunto ancora più inquietante. Come poteva essere possibile che i mezzi di comunicazione non dessero risalto ad un accadimento così clamoroso? “Se nemmeno una persona avverte il pericolo, vuol dire che il pericolo non c’è”, le aveva detto Salvo. Ma lei con questa frase non era per nulla d’accordo. La gente di solito è troppo impegnata a sopravvivere per accorgersi dei pericoli. E’ un come un gregge che ha in mente solo l’idea di pascolare e aspetta il cane pastore che abbai per iniziare a provare paura. Il cane lo sa, e abbaia quando gli fa più comodo.  In quel momento Leonor provò un forte desiderio di farsi una doccia, di andare a riposare e lasciare che le idee gli si schiarissero nell’attesa che passasse la sbornia. Così provò a non pensare al buco nel cielo, e ci riuscì così bene che si rilassò fino a credere che non ci fosse nessun foro a squarciare il cielo, che andava tutto bene e che quella sarebbe stata una giornata normalissima. Mentre si lavava trovò anche la leggerezza per canticchiare, e continuò a farlo anche asciugandosi i capelli. Poi per sbaglio, in un momento che stava soprapensiero, si avvicinò di nuovo alla finestra e allora tutto l’equilibrio che era riuscita ad ottenere, scivolò via come acqua in una grondaia. Tornò l’inquietudine.
Le sembrava che da quando era apparso quello spazio vuoto nel cielo, anche il suo cuore si fosse bucato, e che da quel foro entrassero raffiche di vento gelato. Una stretta nervosa allo stomaco la costrinse a sedersi. Si sforzò di riprendere il controllo della situazione e quando lo ebbe faticosamente fatto, iniziò a vestirsi.
La sua vita, anche quella mattina, sarebbe trascorsa come sempre. Sarebbe andata a lavorare in fabbrica come tutti i giorni, avrebbe coperto il suo turno e poi tornata a casa per la sera, si sarebbe cucinato qualcosa di veloce e poi sarebbe andata a dormire, proprio come accadeva quotidianamente. Solo che quella sera, una volta finito di lavare i piatti, prima di mettersi il pigiama, si sarebbe riaffacciata alla finestra come era solita fare. E a quel punto lo avrebbe visto di nuovo, quel buco spaventoso nel cielo, che le avrebbe ricordato quanto fragile fosse la sua esistenza e conseguentemente gli equilibri che la tengono in piedi. Avrebbe taciuto, proprio come tutti, per non guardare in faccia una realtà impossibile da accettare, dove la normalità diviene un’eccezione e la mostruosità un’abitudine come un'altra, un qualcosa da scartare e da scambiare con una visione virtuale ma accettabile delle cose. Sarebbe bastato distrarsi con una scusa qualsiasi e la mente, aiutata dalla naturale propensione ad evitare le sofferenze, avrebbe scacciato quella macchia dal suo futuro.
Le sarebbe piaciuto sapere quando era apparso il buco nel cielo. La sera prima, almeno fino a quando non era uscita di casa per andare alla festa, era sicura non ci fosse ancora. O forse si sbagliava. Mica uno osserva il cielo tutti i momenti, e anche quando lo fa non sempre vede quello che in verità c’è. In qualche modo però, era sicura che il buco si fosse formato di notte, come nelle fiabe, e che lei non se ne fosse accorta solo perché ubriaca, e come lei tutti gli altri commensali. Di notte è più facile nascondersi per una cosa già oscura di per sé.
Finì di vestirsi e si diresse in fabbrica. Lei ci provava con tutte le sue forze ma le rimaneva difficile non tornare a mirare il foro nel cielo. Sembrava un problema solo suo. La gente, proprio come aveva avuto modo di osservare prima, ignorava il problema, o almeno così pareva. Le scene di una quotidianità conclamata si ripetevano in maniera grottesca mentre il cielo dimostrava l’intenzione di voler crollare sopra l’umanità. Leonor pensava che se neanche un fatto del genere riusciva a distrarci dalle quotidiane incombenze, allora sul serio non c’era più scampo per questa civiltà. Forse sarebbero morti tutti, da un momento all’altro. Chissà cosa sarebbe uscito fuori da quel buco. O magari lo scopo di quella falla non era far entrare qualcosa, bensì far uscire noi. Questo pensiero sembrò troppo ridicolo perfino a lei, che faticò a trattenere una risata solitaria per l’assurdità della tesi. “Un’uscita d’emergenza dal mondo”, disse a voce alta quasi volendo testare l’infondatezza del ragionamento semplicemente pronunciandolo. E scuotendo la testa in segno di disapprovazione entrò in fabbrica.

 
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cloudonmyhead
cloudonmyhead il 13/07/12 alle 11:12 via WEB
L'uscita di emergenza è bloccata :))
 
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