Messaggi di Marzo 2015
Post n°1393 pubblicato il 31 Marzo 2015 da non.sono.io
Quando l’idraulico si è accorto che, nonostante la sua spiegazione, il mio sguardo è rimasto sintonizzato sul nulla cosmico, allora mi ha invitato a salire sulla scala. Prima di quel momento avevo sempre pensato che lo sciacquone fosse una cosa naturale come la pioggia, che l’acqua scendesse a tergere i miei residui organici con la stessa logica con la quale il vento erode le rocce plasmandole a suo piacimento. Lo sciacquone, per ognuno di noi, è una di quelle cose che iniziano ad esistere veramente solo quando non funzionano più, come certe relazioni, o quei parenti lontani che morendo ti fanno venire in mente che in un’epoca indefinita della tua vita hanno avuto a che fare con te. |
Post n°1392 pubblicato il 29 Marzo 2015 da non.sono.io
La prima cosa strana è che ci si risveglia sempre al buio. Non è mai giorno quando si aprono gli occhi per la prima volta in una giornata, ma neanche notte. Non è un’oscurità fisica, piuttosto è come se lo sguardo, riemergendo da un pozzo profondissimo, volesse evitare la luce diretta per disabitudine e si rendesse cieco per un po’. Diciamo. |
Post n°1391 pubblicato il 25 Marzo 2015 da non.sono.io
In classe siamo solo tre alunni: io, un ragazzo dell’est e un africano. I due non parlano l’italiano e il professore, un uomo con i capelli unti che sta a un passo dal potere essere definito anziano, si esprime solo in inglese. Il corso è un full immersion. Quando entra saluta velocemente, poi accende un registratore e senza nemmeno accertarsi se stiamo ascoltando o no, si immerge nel proprio telefono cellulare. Il ragazzo dell’est fissa la parete con gli occhi sgranati e la bocca semi aperta, come in preda a una visione mistica. L’africano scrive su un quaderno di Sponge Bob e non alza nemmeno la testa. Io osservo il professore e poi gli altri due. Non capisco neanche una parola del dialogo che proviene dal registratore. |
Post n°1390 pubblicato il 24 Marzo 2015 da non.sono.io
Per colpa di una di quelle inesplicabili contingenze del destino sono nato nel millenovecentosettantadue. Appena tre anni prima Armstrong aveva passeggiato sulla luna, ma io me lo sono perso. In compenso ho vissuto interamente la guerra fredda, il terrorismo, la crisi del petrolio, i primi successi di Baglioni. E la mia infanzia è trascorsa così, ad evitare i proiettili delle BR, a rotolarsi nell’erba contaminata dall’uranio sfuggito da una centrale ucraina e ad ascoltare Orietta Berti cantare che non voleva dare i suoi figli in pasto ai russi e agli americani. Credevo di rifarmi nell’adolescenza, ma appena l’ho pensato è crollato il muro di Berlino e con lui il Comunismo, almeno ufficialmente. Sarò io a portare sfiga? Non ho avuto il tempo di rispondermi perché subito dopo è arrivata Tangentopoli, un’altra crisi, la disoccupazione, una delle prime maximanovre, lo sciopero dei monopoli e la relativa scomparsa delle sigarette negli scaffali dei tabaccai. Intanto avevo trovato il mio primo lavoro, che durò sei mesi, e allora dovetti vendermi la mia collezione di Dylan Dog per pagare le rate della macchina. A quel punto ero convinto che ormai le avevo passate tutte. Dio misericordioso ha ascoltato le mie parole e volendo punire la mia prosopopea ha inviato Berlusconi, uno dei cavalieri dell’apocalisse, quello più inutile. Cristo a volte esagera, lo sappiamo tutti, per questo esistono le bestemmie. Nonostante tutto, un po’ mi ero sistemato ed ero riuscito a mettere da parte qualche Lira, infatti siamo passati all’Euro che ha dimezzato i miei averi, giusto affinché non mi abituassi troppo ad un’esistenza decente. |
Post n°1389 pubblicato il 23 Marzo 2015 da non.sono.io
Quando mi strapparono via il primo dente, avevo poco più di ventisette anni. Il dentista, me lo ricordo bene, era un personaggio dalla battuta sciocca, al quale puzzava il fiato come avesse mal digerito un topo di fogna morto da parecchio tempo. Questo mi avrebbe dovuto far per lo meno sospettare qualcosa riguardo al suo senso critico, e invece andavo ai suoi appuntamenti con la disperazione di chi vuol solo togliersi una pena provando a scacciarla con un dolore minore. Ero giovane, convivevo con una ragazza che di lì a poco avrebbe fatto la stessa fine del mio premolare, ma quell’amore, a quei tempi, non mi faceva sufficientemente male per farmi capire che era cariato. Il dottore invece era uno di quelli che scuotono la testa, di quel tipo che parlano della tua bocca come fosse da lei che dipendono le sorti della tua esistenza. Iniziò con l’estrarmi un dente, poi un altro e un altro ancora, dopo per fortuna giunse l’estate e io con la scusa che dovevo partire fermai quella strage di innocenti. Non mi augurò buone vacanze, in compenso mi ammonì che avrei sofferto le pene dell’inferno a causa dell’ultima sua vittima che incoscientemente avevo lasciato in vita. Quel dente sopravvisse stoico altri tre anni, come la Terra rispetto alle previsioni maya. |
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