La differenza sostanziale tra i verbi ser (essere) e estar (stare), è che il primo indica una condizione permanente, come essere umani per esempio, mentre il secondo determina una condizione in qualche modo transitoria, come l’essere belli. E gli spagnoli sono molto rigidi nel fare questa distinzione. Un madrileno, per esempio, non dirà mai soy enamorado (sono innamorato), come invece direbbe un giovane spasimante italiano, piuttosto affermerà estoy enamorado (sto innamorato), perché considerano l’amore una condizione temporanea, a priori. Il verbo estar, naturalmente si usa con tutti gli altri sentimenti, ma anche nella condizione della morte.
Tutto ciò, normalmente, provoca nello studente italiano un certo sconquasso filosofico perché, forse per la prima volta in vita sua, si trova a dover chiaramente catalogare le cose che passano da quelle che, al contrario, restano. La nostra lingua in questo un po’ ci coccola, nascondendoci la verità prima che lei giunga contundente per conto proprio.
Non vi allarmate dunque se, dopo aver letto queste righe, vi scoprirete a pensare: “sto con te?” o “sono con te?”, “sto male?” o “sono male?”, “sto vivo?” o “sono vivo?”.
Passa subito.