Creato da provad il 15/09/2010

Scontri di principii

filosofia e politica internazionale

 

 

La deformazione della lingua - come nasce la neolingua orwelliana

Post n°126 pubblicato il 10 Marzo 2018 da provad
 

Sono molte le novita' portate dalle recenti elezioni politiche italiane. Tra queste ce n'e' una che mi ha colpito soprattutto per le polemiche che ha suscitato, e che mi ha portato a riflettere su di un problema che ritengo centrale nella societa' moderna. Si tratta dell'elezione nelle file della Lega del senatore di colore Toni Iwobi.

Toni Iwobi Si tratta del primo senatore di colore della Repubblica Italiana, cosa assolutamente rimarchevole. Ancora piu' rimarchevole il fatto che sia stato eletto nelle file della Lega, partito che viene tacciato piu' o meno apertamente di razzismo. Naturalmente la cosa non ha mancato di suscitare un certo stupore. Il calciatore Balotelli e' quello che si e' stupito piu' di tutti, ed ha apertamente criticato il neosenatore. A questo link si puo' trovare un riassunto della polemica.

La polemica a mia avviso si presta ad una riflessione su come certi termini, come in questo caso razzismo, abbiano subito un'evoluzione per finire ad indicare qualcosa di diverso dal loro significato originale. Il razzismo e' un termine che comincia a prendere forma ed essere utilizzato nella seconda meta' del XIX secolo, ma la sua connotazione politica diventa evidente nella prima meta' del XX secolo quando in Europa si affermano idee politiche come il nazismo ed il fascismo. Definizioni di razzismo se ne possono leggere tante, ma tutte concordano sul fatto che il razzismo determini una discriminazione sociale basata sulla diversita' di razza.

E' chiaro quindi che un senatore nero, il primo eletto in italia ed eletto nelle file di un partito "razzista", faccia suonare qualche campanello. Nelle orecchie di Balotelli il campanello e' suonato in maniera forte e fastidiosa: come si permette il senatore Iwobi di farsi eleggere proprio nelle liste della lega? Le parole di Balotelli sono state riportate dagli organi di informazione come se si fosse trattato di una normale reazione. Non passa proprio per la mente di Balotelli, ma anche dell'opinione pubblica, l'idea che forse non e' vero che la lega sia un partito razzista, e che l'elezione del senatore Iwobi possa definitivamente essere una smentita dell'infamante accusa. No, Balotelli non mette in dubbio che la lega sia razzista, ed in questo modo carica il termine razzismo di un altro significato, che non e' piu' quello originario. Nel significato originario del razzismo e' impensabile che accada una cosa del genere: provate a pensare ad un ipotetico senatore ebreo nel parlamento nazista, e chiedetevi se sarebbe stato possibile eleggerlo. E' totalmente possibile invece oggi.

Questo processo di modifica del significato delle parole mi ricorda molto la neolingua Orwelliana, che serviva ad impedire l'espressione di idee e pensieri non approvati dal grande fratello. Oggi stiamo assistendo al processo di nascita di una neolingua, in cui i termini vengono svuotati del loro significato originario, pur mantenendo la loro connotazione negativa (in questo caso, ma in altri casi potrebbe essere positiva). Il nuovo significato tuttavia non e' precisamente definito, volutamente. Perche' se fosse definito anche la carica emotiva associata finirebbe per essere modificata, o addirittura svuotata. Cio' che e' interessante e' che il tutto avviene senza che l'opinione pubblica sollevi un dito. Alla gente non gliene frega niente. Sono tutti occupati a lamentarsi delle cose che non vanno, o a godersi quelle che poche che vanno. Intanto il nostro stesso vocabolario viene saccheggiato e deformato da gruppi di portatori di interesse che usano questo strumento per dirigere il pensiero delle masse. Quello che sta avvenendo per il termine razzismo, sta avvenendo anche per altre parole. Termini come democrazia, come uguaglianza, o concetti come diritti dell'uomo o liberta' di espressione stanno via via abbandonando i significati originali, ma non per abbracciarne di nuovi, ma per rimanere li', indefiniti, senza un preciso significato, e lasciando che la loro carica emotiva svuotata di significato prenda il controllo.

Occorre impedirlo, ma come?

 

 

 
 
 

Islam, Comunismo, Fascismo: un confronto

CONFRONTO TRA IDEOLOGIE CHE ISPIRANO SISTEMI POLITICI

 

COMUNISMO

ISLAM

FASCISMO

Paese simbolo in cui l'ideologia è nata e si è sviluppata

Unione Sovietica

Arabia Saudita

Italia

Come l'ideologia è giunta al potere

Rivoluzione popolare

- Azioni di guerra e depredazione

- Sterminio di tribù nemiche (Banu Quraiza)

- Elezioni politiche

- Intimidazione degli avversari politici con la violenza (squadre fasciste)

Libro simbolo dell'ideologia

Il Capitale di Karl Marx

- Il Corano

- I detti del profeta Maometto (Hadith)

Mein Kampf (variante nazista)

Altri paesi dove l'ideologia è al potere o lo è stata

- Paesi dell'est europeo alleati dei sovietici

- Cina

- Cuba

- Corea del Nord

...

Iran (Variante sciita)

Oltre 50 paesi facenti parte dell'OIC (Organization of Islamic Conference)

Germania (variante nazista

Spagna

Portogallo

Cile

Punizione per chi abbandona l'ideologia o per chi la critica in modo esplicito prevista dallo stato simbolo

Internamento in un Gulag

Pena di morte per gli apostati

Pena di morte per i bestemmiatori (critici dell'islam)

Incarceramento

Gruppi terroristici ispirati all'ideologia

-Brigate Rosse

- Rote Armee Fraktion

- Action Directe

....

- Al Qaeda

- ISIS

....

- Ordine Nuovo

- N.A.R.

Soggetti i cui diritti sono particolarmente lesi nei paesi dove l'ideologia è adottata

- Liberi imprenditori

- Liberi pensatori

- Donne

- Gay

- Liberi pensatori

- Liberi pensatori

- Ebrei (particolarmente nella variante nazista)

Fondatore / Ideologo principale

Karl Marx - XIX secolo

Maometto - VII secolo

Mussolini XX secolo

 

Posizione verso i diritti universali dell'uomo

I diritti universali dell'uomo non sono ne' umani ne' universali ma sono i diritti della borghesia

I diritti universali dell'uomo sono inaccettabili in quanto sono un retaggio della cultura cristianoebraica. Viene elaborata una dichiarazione alternativa: i diritti dell'uomo nell'islam (una sorta di rielaborazione della sharia)

La dichiarazione dei diritti universali dell'uomo nasce proprio in reazione al fascismo ed al nazismo, dopo la fine della II guerra mondiale, come strumento per evitarne gli errori e gli orrori

Diffusione attuale nel mondo

In forte declino dopo la fine dell'Unione Sovietica. Ancora presente in Cina (dove pero' si stanno facendo scelte di mercato), Cuba, Venezuela, Nord Corea, Laos, Vietnam

Oltre 1 miliardo di musulmani assicurano il dominio dell'ideologia islamica in una cinquantina di nazioni. Presenza di minoranze consistenti ed in espansione in buona parte dei paesi occidentali.

Ideologia quasi estinta, presenza ormai solo a livello di sporadici rigurgiti

 
 
 

Le riflessioni di Padre Samir

Post n°124 pubblicato il 02 Giugno 2017 da provad
 

Padre Samir Khalil Samir e' un sacerdote cattolico residente in Egitto, e pertanto conosce molto bene l'islam. Ecco le sue riflessioni apparse recentemente in un bell'articolo apparso su Asia News:

Il primo punto, fondamentale, è che è assolutamente falso dire che l’Isis non deriva dall’islam e non si ispira all’islam stesso. Anzi, esso si ispira alle fonti più autentiche dell’islam, che sono il Corano e la tradizione musulmana basata sulla vita di Maometto, i detti e i fatti ispirati da lui, chiamati la Sunna e gli Hadith. Questo non significa che il Corano è un testo incentrato solo sulla violenza: esso comprende sia la violenza che la non violenza, a seconda del periodo e della vita di Maometto.

Storia e tradizione suddividono la vita di Maometto in due tempi: il primo alla Mecca, la città natale, dal 610 al 622; il secondo a Medina, in seguito alla fuga, che va dal 622 alla sua morte l’8 giugno 632. Nella prima fase egli cerca la strada della convivenza e il discorso è positivo, sebbene non privo di critiche, anche verso i cristiani. Nella seconda fase, quella più importante, dopo i primi due anni caratterizzati da incontri anche con gli ebrei dai quali ha imparato a conoscere qualcosa della Bibbia, egli prende le distanze. E dà il via alla lotta contro la più importante tribù giudea, le Banu Qurayzah, arrivando a uccidere fra i 600 e gli 800 uomini, mentre le donne e i bambini vengono ridotti in schiavitù e condivisi fra i combattenti.

In seguito inizia una nuova fase in cui Maometto attacca una tribù dietro l’altra, per assoggettarle alla sua visione. Da qui si vede come sin dall’inizio il progetto islamico sia globale, spirituale e religioso di un solo Dio che fa e decide della nostra vita, ma che riguarda anche la sfera politica. L’obiettivo è la creazione della Umma, la nazione musulmana, che include anche un progetto economico, culturale, materiale, e che abbraccia tutto: dal mangiare al vestirsi, al modo in cui ci relaziona con le persone, etc., tutto è previsto.

Vi è poi un ultimo punto, un principio essenziale emesso nel Corano: siccome i musulmani stessi hanno notato che vi erano delle contraddizioni fra un versetto e l’altro, hanno emesso il principio secondo cui le ultime rivelazioni, i versetti più recenti cancellano gli anteriori, in base al principio arabo dell’abrogante e dell’abrogato. Quindi i versetti più combattivi, quelli più violenti, cancellano i precedenti più toleranti. Se nei precedenti si parla di amicizia, poi si dice il contrario, alla fine prevale quest’ultima posizione.

Questo è anche il modo di procedere dell’Isis: sceglie come ogni musulmano i passi del Corano o della tradizione Maometto che più gli convengono. La tradizione è divisa in due punti: uno i detti di Maometto (Hadith), una raccolta che ne comprende migliaia, e che sono riconosciuti come validi in due enciclopedie di epoca medievale (i Sahih di Bukhari e di Muslim). Quanto ai fatti, l’altro elemento, sono ciò che ha fatto Maometto in vita. Se qualcosa manca nel Corano, viene integrato con i detti e i fatti del profeta. Un aspetto equiparabile, per i cristiani, alla Rivelazione nella Bibbia e nel Nuovo Testamento.

Il Corano stesso è stato oggetto di discussione per almeno cinque secoli: secondo alcuni il Corano è “increato”, cioè opera divina; secondo altri è “creato”, cioè opera di Maometto, ispirato da Dio. Alla fine, alcuni autori nell’XI° secolo hanno stabilito la natura divina del Corano, che è il riferimento di ogni islamico, il quale va a cercare nei versetti tardivi e nei fatti e nei detti di Maometto la fonte della verità. Questa è la teoria islamica.

Le radici dell’Isis nella Sharia

Da questo punto di vista, tutto ciò che fa l’Isis [o Daesh, nel suo acronimo arabo], fin alle sue azioni più brutali, possiede sempre una fonte chiara in questa raccolta, all’interno del Corano stesso o nella vita di Maometto. Questo vale per le prese di posizione di al-Azhar, o come per la decisione assunta da un leader dello Stato islamico, il quale è investito dalla Sharia.

Come è possibile sapere se questo fatto è legittimo, sotto il profilo islamico? In ogni Paese esiste un imam, un gran muftì (quello che emette una fatwa), specialista della legge islamica, il quale afferma se una opinione è più o meno corretta. A livello nazionale, il gran muftì viene nominato dal governo. Anche l’Isis ha un suo muftì, un dotto della legge islamica, che dice cosa è lecito e come agire. Ogni cosa, a torto o a ragione, ha un suo fondamento nella tradizione islamica. Un leader musulmano può fare una scelta opposta, ma ugualmente lecita in chiave islamica. Nel Corano abbiamo spesso l’una e l’altra posizione.

Ecco un esempio, relativo al caso del pilota giordano, Maaz al- Kassasbeh, finito nelle mani dell’Isis, chiuso in gabbia e bruciato vivo. Al- Azhar, per bocca dell’imam al-Tayyeb, ha detto che questo gesto è contrario all’islam perché in un detto di Maometto, si dice che bruciare qualcuno è un castigo proprio di Dio, e solo Dio può decidere se uccidere qualcuno per mezzo del fuoco. Tuttavia, vi è anche un altro detto di Maometto quando egli si pronuncia in merito a due uomini sorpresi a compiere un atto sessuale fra loro (il tema dell’omosessualità). La sua risposta è che debbano essere bruciati e i loro corpi abbandonati nel deserto, perché siano mangiati dalle bestie. Chi sceglie l’uno e chi l’altro, ma entrambi sono leciti: ecco l’ambiguità di fondo.

Oggi non vi sono dubbi sul fatto che le azioni commesse dall’Isis siano disumane, su questo punto gran parte dei musulmani è d’accordo. La maggioranza afferma che questo non è più islam, non è umano e sono anche convinto che la maggioranza dei musulmani non è d’accordo con l’Isis. Tuttavia, non si può dire che ciò che fanno non è islamico; si può dire che non si è d’accordo e poi le motivazioni secondo i riferimenti di ciascun musulmano, ma loro risponderanno con i loro argomenti. Non vi è affatto bisogno di dimostrare che l’Isis sia barbaro, ma quando si afferma che non è il vero islam qui emerge la difficoltà: possono fare questi gesti disumani anche perché all’interno degli insegnamenti ordinari si trovano queste posizioni.

Mancata opera di reinterpretazione del testo coranico

Il punto di fondo è la mancata opera di reinterpretazione del testo coranico, oltre che dei detti e dei fatti del profeta Maometto. Il buon senso ci dice che un testo non è possibile comprenderlo al di fuori del suo contesto. Ma il contesto in questo caso è l’Arabia del settimo secolo; interpretare non significa affermare il contrario, ma contestualizzare il detto o il fatto e capirne il senso oggi, quale sarebbe il suo intento nel contesto attuale.

Vivendo in Arabia, in quel periodo, non vi erano tribunali e infrastrutture statali che vi sono anche oggi. La legge era la parola di

Maometto, visto che è il capo spirituale e umano, e la violenza era parte ordinaria della vita delle persone e un mezzo per la risoluzione dei problemi. Anche la violenza in famiglia era autorizzata e prescritta, come nel caso in cui si afferma nel Corano che l’uomo esercita l’autorità sulla donna e deve correggerla (Corano 4, 34).

Un altro detto proclama che la donna è lacunosa in quanto a intelligenza e fede salda (al-Nisā’ nāqiṣāt ‘aqlan wa-dīnan). Da qui il fatto che, ancora oggi, in Egitto le donne non possono essere giudice, poiché la donna sarebbe emotiva e il suo ragionamento non sempre concorde. E poi, dal punto di vista religioso, perché ha il ciclo mestruale e in quel periodo essa è impura e non può praticare la preghiera o il digiuno, ed è dunque religiosamente imperfetta!

La parola di Maometto corrispondeva alla mentalità dell’epoca, come nel caso del Levitico 15, 19-23 e più generalmente del giudaismo; così, quando partorisce un maschio è impura durante 40 giorni, e quando partorisce una femmina lo è durante 80 giorni (cfr Levitico 12, 1-8). Da qui la festa del 2 febbraio, 40 giorni dopo il 25 dicembre, con la purificazione di Maria. Questa tradizione viene applicata ancora oggi nella Chiesa copta ortodossa, da molte donne, tanto che dopo aver partorito la donna non può avvicinarsi all’eucaristia per 40 o 80 giorni. Questo per far capire che non sto attaccando l’islam, ma che siamo al cospetto di una questione di carattere universale, oggi ancora valida.

L’islam deve ripensare la sharia

Stando così le cose, non si può dire un aspetto sia con certezza inserito o meno nella legge islamica. Si tratta di ripensare ogni dettaglio della legge, ma questo è uno sforzo poco praticato dagli imam; lo hanno fatto tanti intellettuali, a migliaia del mondo islamico, lo scrivono e lo dicono in radio e in televisione, lo ha detto espressamente il presidente egiziano al-Sisi all’inizio del suo mandato, quando ha incontrato gli imam all’università di al-Azhar. Egli ha affermato la necessità di una rivoluzione islamica all’interno dell’islam, ovvero di ripensare tutta la nostra religione e le nostre norme. Le sue parole hanno ricevuto un applauso universale, nel dicembre del 2014, ma sono rimaste disattese e a distanza di due anni e mezzo non è stato fatto nulla. I libri sono gli stessi, con gli stessi commenti, e gli intellettuali protestano, ci sono scontri ma nessun cambiamento concreto.

Bisogna dunque andare al punto essenziale e chiedersi da dove deriva tutto quello cui assistiamo oggi. Tutto proviene da una interpretazione islamica e coranica, una esegesi che risale a un grande imam che viveva nell’ultimo quarto del 1700, Muhammad ibn Abd al- Wahhāb, il quale ha dettato la linea e fondato la scuola wahhabita, che è quella dell’Arabia Saudita, del Qatar e di altri Paesi.

Il regno saudita è oggi l’unica nazione al mondo senza Costituzione perché, dicono, la nostra Costituzione è la Sharia islamica. Ma di cosa si tratta? E chi ha il diritto di interpretarla? Per forza l’imam. E siccome la seguono dalla formazione dello Stato, negli anni ’30, la applicano con l’approvazione di imam i quali stabiliscono cosa è giusto e cosa no. Ad

esempio, che a un ladro venga tagliata la mano; e che un apostata, colui che abbandona la fede musulmana, venga ucciso e ancora una donna adultera sia lapidata.

In questo senso, l’atteggiamento di Cristo mi pare il più umano e divino: vedi il caso dell’adultera (Giovanni 8, 1-11), quando la folla citando Mosè afferma che va lapidata. Gesù non contesta l’affermazione, ma risponde che chi è senza peccato scagli la prima pietra. Alza la testa e non vede nessuno. Il primo ad andare è il più anziano. Poi dice alla donna: “Nessuno ti ha condannata?” “Nessuno, Signore!”. “Neppure io! Va e non pecca più!” Questo significa ripensare la fede, questo è il vivere la vera religione, senza condanne. La libertà religiosa è uno dei diritti fondamentali dell’uomo, sancito all’articolo 18 della “Carta Universale dei Diritti Umani”, ed è per questo che i Sauditi non hanno voluto firmarla.

Gli attentatori, quanti seguono l’ideologia jihadista, sono convinti di far bene, di essere nel giunto. La maggioranza degli imam e dei fedeli musulmani sono convinti che le parole contenute nel Corano sono le più perfette che vi siano. Vi è anche chi riflette, chi fa domande, ma il livello culturale, il pensiero critico in genere non esiste e si prende tutto alla lettera. In questo anche l’imam di al-Azhar sembra giocare: quando parla con gli Occidentali e il papa dice che l’islam significa “Salām” (pace), ma è una menzogna perché islām vuol dire in se stesso “sottomissione” a Dio. E questo, in un certo senso può essere bellissimo, ma dall’altro è pericolosissimo, perché si finisce per prendere tutto alla lettera.

Quindi, anche chi pensa che l’Isis stia sbagliando, non lo dice, soprattutto fra gli imam, perché rischia di essere contraddetto partendo proprio dal Corano. Come ha suggerito al-Sisi, come hanno proposto tanti pensatori musulmani fin dal Medioevo, ci vuole una riforma che oggi non è più procrastinabile.

Conclusione

È in atto una lotta fra tendenze fondamentaliste, fra wahhabismo, salafismo, Fratelli musulmani in Egitto (a Minya, teatro degli ultimi attacchi anti-cristiani, sono soprattutto gruppi della Fratellanza anche se hanno dichiarato l’affiliazione allo SI) che poi possono confluire nell’Isis.

Ma cosa è l’Isis? Dalla parola stessa, si parla di “Stato Islamico dell’Iraq e della Siria”. E perché questi due Paesi? Perché entrambi sono retti da Sciiti, quindi l’estremismo sunnita vuole fare loro guerra. Questo fanatismo viene da Sunniti che si contrappongono agli Sciiti e poi finiscono per allargare il campo del nemico.

Riflettiamo sul perché attaccano anche in Francia e Inghilterra: lo fanno perché da almeno 50 anni l’Europa è considerata come miscredente, atea e sotto questo aspetto è vero che il Vecchio Continente sta diventando sempre più non laico - che è un elemento positivo -, ma anti-religioso. Una evoluzione evidente in Francia, forse meno in Italia. Siccome lo Stato islamico non tende a fare distinzioni, allora affermano che tutto l’Occidente è cristiano e il cristianesimo rappresenta una forma nascosta e malcelata di ateismo, di non credenza.

Nel Corano c’è una parola per identificare il non credente: Kāfir. E secondo il Corano il kāfir deve essere ucciso. Gli ebrei e i cristiani, almeno in un primo momento, non erano considerati Kāfir, ma visti come credenti imperfetti e quindi tenuti a pagare la tassa (Jizya) per convivere con i musulmani. Di contro, il Kāfir non può vivere fra i musulmani e ha due alternative: convertirsi all’Islam o essere ucciso. Se questi fanatici dell’Isis chiamano Ebrei e Cristiani kuffār (plurale di kāfir), rivendicano il diritto di uccidere, come hanno fatto con gli Yazidi, massacrando i loro uomini e prendendo le donne come schiave.

Cosa possiamo fare? Malgrado tutto, devo considerare i musulmani come miei fratelli, che attraversano da secoli (ma soprattutto negli ultimi 50 anni) la crisi più forte della loro storia. Devo essere per loro un amico fraterno, suggerire loro che anche noi cristiani abbiamo dovuto ripensare tante cose. Alcuni lo fanno, ma è il pensiero e il sistema giuridico nel suo complesso che deve essere riveduto; e ciò significa, in primis, separare la politica dalla religione. Far capire che sono prigionieri di alcune norme, e che la fede è una questione personale. La vera laicità l’ha portata Cristo, non la rivoluzione francese: “Date a Cesare ciò che è di Cesare, date a Dio ciò che è di Dio” (Matteo 22, 21 = Luca 20, 25; cfr Marco 12, 13-17).

 


 
 
 

"Drive them out!"

Post n°123 pubblicato il 22 Maggio 2017 da provad
 

Sono passati 8 anni da quando il presidente americano neoeletto Barack Obama si rivolse al mondo musulmano con un discorso pronunciato al Cairo che fece la storia. Obama voleva riallacciare i rapporti con il mondo musulmano, "a new beginning between the United States and Muslims around the world".

Questo nuovo inizio doveva partire dal riconoscimento dell'Islam come religione di pace, e dalla visione del terrorismo islamico come di una piccola minoranza di persone che male interpretava i dettami dell'islam.

Il discorso venne farcito da citazioni prese dal Corano, reminiscenze personali sull'islam da parte del presidente, riconoscimenti del rapporto storico tra islam ed America ("So let there be no doubt: islam is a part of America"). L'intervento americano in Iraq fu dipinto come un errore a cui porre fine tramite un rapido ritiro, poi avvenuto. Se pensiamo oggi a cosa e' dell'Iraq senza gli americani, un paese diviso ed in preda all'ISIS, non mi pare si possa dire che il ritiro sia stato un grande successo.

Fu annunciata la chiusura del carcere di Guantanamo, mai avvenuta nonostante le tante promesse.

Fu proposta la democrazia come strumento per costruire stati moderni e pacifici. Oggi vedendo cosa resta dopo la primavera araba, guerre e dittatori in Siria, in Egitto, in Libia. Forse solo la piccola Tunisia fa eccezione a questo stato di cose.

Fu riaffermata l'importanza della tolleranza religiosa. Ed anche qui, a distanza di 8 anni, gli attentati contro le minoranze religiose in Egitto e nelle regioni occupate dall'ISIS non ci fanno intravedere niente di buono.

Insomma, le parole di Obama rilette oggi suonano vuote ed inutili, bocciate dalla Storia.

Ora c'e' un nuovo presidente americano neoeletto, e guarda caso anche lui fa il suo esordio internazionale con un discorso pronunciato alla stessa platea, questa volta in Arabia Saudita. Il linguaggio di Trump e' molto diverso da quello di Obama. Prima di tutto ci sono gli interessi comuni, c'e' il business. Si annunciano 400 miliardi di dollari di investimenti, di cui 110 di acquisti di armi da parte dell'Arabia Saudita. Sono soldi che creano posti di lavoro, che portano sviluppo, questa e' la visione di Trump.

Sulla lotta al terrorismo, c'e' l'affermazione a mio avviso importante che i paesi musulmani devono condurre la lotta contro l'estremismo religioso. Viene ricordato che le vittime dei terroristi sono, oltre che innocenti occidentali, anche tantissimi innocenti musulmani. Vengono nominate le organizzazioni terroristiche con il loro nome, Hamas, Hezbollah, ISIS, Al Qaida. Incredibile che Hamas e Hezbollah siano state incluse nella lista.

Si afferma che l'ideologia terrorista non puo' essere ricondotta a Dio, "Terrorists do not worship God, they worship death". La battaglia non e' tra religioni, o civilta'. La battaglia e' tra chi opprime ed uccide gli uomini, e tra chi li vuole proteggere. "This is a battle between Good and Evil".

Piu' importante ancora, la responsabilita' di questa battaglia non e' dell'America, ma dei Paesi mediorientali. L'America puo' dare una mano, ma le carte da giocare le hanno i Paesi mediorientali, Arabia Saudita in testa. "Drive them out". Cari amici mediorientali, sta a voi decidere il vostro futuro, afferma Trump.

A mio avviso un grandissimo discorso, davvero eccellente, dove l'America fa tutto quello che gli chiede il mondo libero, essere leader, senza essere il decisore unico. Ciascuno faccia la sua parte che l'America fara' la sua. Dio benedica Trump, e l'America.

 
 
 

L'Italia batte un colpo nello scontro dei principii

Post n°122 pubblicato il 16 Maggio 2017 da provad
 

Finalmente l'Italia si fa viva e batte un colpo nello scontro di principii in atto a livello planetario. Ed e' un bel colpo, come documenta questo articolo apparso su Repubblica.it.

In pratica la Cassazione ha stabilito ieri che un uomo di fede Sikh, che desiderava girare per l'Italia portando a spasso, per motivi religiosi, un coltello con una lama lunga 20 cm, non ha diritto di farlo.

Ci sono diverse ragioni per cui questa e' una buona decisione. Primo, e ovviamente, si ribadisce che per portarsi in giro certi pezzi di ferro occorre un porto d'armi. Secondo, ed ancora piu' importante, si afferma che la religione non e' una giustificazione accettabile per nessun tipo di comportamento sanzionato dalla legge italiana. Finalmente in questa sentenza si e' evitato di conferire ad una religione uno status particolare, degno di essere protetto e salvaguardato, per il solo fatto di essere una religione. Finalmente con questa sentenza si e' affermato il principio che le religioni non sono tutte uguali, perche' i principii che esprimono non sono tutti uguali, e che talvolta all'interno di talune religioni vengono espresse idee semplicemente inaccettabili in un consesso moderno e democratico.

Io penso che dobbiamo ringraziare quest'uomo per aver permesso all'Italia di segnare un punto. Forse questa sentenza fara' scuola. Forse da oggi quando qualcuno invochera' la propria religione a protezione del proprio diritto di calpestare i diritti dell'uomo incastonati nella nostra costituzione, ci sara' un tribunale a ricordargli che non puo'. Lo spero.

 
 
 

Siamo tutti religiosi

Post n°121 pubblicato il 02 Marzo 2017 da provad
 

Ebbene si', siamo tutti religiosi. Anche gli atei. Anche quelli che detestano le religioni. Anzi, forse questi ultimi piu' di tutti.

Quello che intendo dire e' che le religioni possono essere definite in molti modi, ed a mio parere uno dei modi possibili e' fare riferimento ai principii sulle quali sono fondate. E' possibile pensare alla religione come ad un insieme di principii guida, penso soprattutto ai principii morali, ma non solo, sui quali la religione stessa e' fondata. L'adesione ad una determinata religione comporta quindi l'adesione ai suoi principii guida, con tutte le conseguenze che essi comportano.

Il fatto e' che non e' possibile fare a meno di principii guida, per cui anche se un individuo non professa alcuna religione riconosciuta, purtuttavia sara' latore di principii guida, ovverosia di convinzioni profonde ed indimostrabili - perche' questa e' la natura dei principii - attraverso le quali avra' costruito una propria moralita'. In questo modo e' possibile affermare che tale persona sara' religiosa di una religione propria, individuale, senza etichetta ne' definizione. Una religione che magari in parte sara' comune a quella di altri individui, magari comune anche in toto, ma senza un nome. E' possibile ipotizzare che tale individuo possa periodicamente cambiare alcuni dei suoi principii, e questo e' paragonabile a chi cambia religione.

Per molte persone la nozione di principio stessa e' alquanto confusa. Alcune persone fanno riferimento a dei principii in modo inconsapevole, senza rendersene conto. Ma questo non significa che non ne abbiano. Manca a volte la capacita' di guardarsi all'interno e di capirsi.

Un caso particolare e' costituito da chi ritiene di non aver nessun principio guida, di ritenere tutto negoziabile. Ebbene, questa affermazione si autocontraddice, perche' non aver nessun principio e' anch'esso una forma di principio. Questa e' la categoria dei relativisti, molto popolosa in questo periodo storico, i cui appartenenti fanno della contraddizione la propria caratteristica principale.

Alla fine siamo tutti religiosi, ognuno si sceglie la propria religione, quella che piu' gli si confa'. Tuttavia ammiro chi si fa una religione personale, io con le mie modeste capacita' non ne sarei mai in grado. Ho estremo bisogno dell'aiuto dei grandi uomini del passato che hanno tracciato le vie che percorro.

 

 
 
 

La battaglia di idee che si svolge in Occidente

Post n°120 pubblicato il 01 Febbraio 2017 da provad
 

L'elezione di Trump, e i suoi primi dieci giorni da presidente degli Stati Uniti, sono stati una scossa tellurica avvertita in ogni angolo del globo. L'Occidente e' profondamente diviso su Trump e sulle sue politiche, da una parte abbiamo il gran chiasso provocato dai suoi oppositori politici, appoggiati da una grande fetta dei mezzi di comunicazione mondiali. Dall'altra parte abbiamo quella che e' pur sempre una maggioranza, ancorche' piuttosto silenziosa, di cittadini americani che Trump lo hanno eletto proprio per fare cio' che sta facendo, appoggiati da una massa di sostenitori altrettanto silenziosi in tutto l'Occidente. E' lo stesso popolo che nel Regno Unito ha votato per la Brexit, quindi maggioritario, ma che non gode ne' di buona stampa, ne' di megafoni televisivi, e nemmeno per la verita' li desidera.

Era da parecchio tempo che non si vedeva una spaccatura del genere, l'ultima e' stata negli anni 60 e 70 del secolo scorso. In realta' la spaccatura di allora cavalcava due situazioni, da una parte fu messa in crisi una certa visione della societa' in cui i rapporti tra genitori e figli erano compressi all'interno di certe regole di comportamento che penalizzavano la liberta' dei figli ed esaltavano l'autorita' genitoriale. Questo tipo di situazione non era piu' sostenibile, ando' in crisi, ed il risultato fu una notevole ridistribuzione di compiti e di responsabilita' all'interno delle famiglie piu' rispettosa della personalita' e dei diritti dei figli. L'altra situazione invece si giocava sulla critica feroce del modello capitalista a favore di quello comunista, e a distanza di tanti anni possiamo tranquillamente affermare che quella spaccatura si risolse non con un cambiamento della societa', ma anzi con una riaffermazione dei principii che la regolavano e con il rifiuto della critica e della proposta comunista.

Quali furono i motivi di tali rifiuto? A mio avviso vanno ricercati nella violazione dei diritti dell'uomo che la proposta comunista comportava. Violazione che si concretizzava a volte nel metodo del cambiamento - basti pensare ai gruppi terroristi nati in quei tempi - ma soprattutto nella proposta stessa, incapace di accettare la libera espressione della critica, da qualunque parte provenisse. Basti pensare ai regimi comunisti ed al modo in cui tali regimi soffocavano l'opposizione politica. Il comune denominatore quindi di entrambe le situazione furono i diritti dell'uomo, in un caso il cambiamento comportava un maggior rispetto dei diritti dell'uomo - ed il cambiamento fu accettato - nell'altro caso il cambiamento implicava un minor rispetto dei diritti dell'uomo - e fu rifiutato.

Oggi siamo in una situazione che per certi aspetti ricorda quella di allora, e come allora penso che sia importante analizzare i due fronti della spaccatura osservando le implicazioni sui diritti umani, perche' potrebbero predire quale degli schieramenti l'avra' vinta. Lo schieramento Trumpista, chiamiamolo cosi', e' schierato sostanzialmente a difesa dei confini dello stato, che vengono irrobustiti mediante la costruzione di un muro fisico, oppure mediante il blocco di un certo tipo di immigrazione proveniente da certi paesi ritenuti a rischio. Il fatto nuovo di questa situazione e' che la divisione concerne sostanzialmente il rapporto tra popolazioni di stati diversi, non il rapporto tra persone all'interno. Io credo che la carta dei diritti dell'uomo possa e debba senz'altro essere applicata a persone appartenenti allo stesso stato, sia a livello di rapporti interpersonali, sia a livello di rapporti tra le persone ed il governo, sia a livello di rapporti tra le persone ed altre entita' quali societa', associazioni ecc.. tutte facenti parte dello stesso stato. Ma quando si parla di rapporti tra persone di uno stato e governi e/o persone di altri stati la carta dei diritti dell'uomo trovi applicazione molto piu' difficilmente. Quali diritti puo' infatti ognuno di noi rivendicare ad esempio verso governi dei quali non facciamo parte? Quali responsabilita' i governi del mondo di devono assumere verso ognuno di noi? Sono argomenti aperti sui quali e' possibile discutere.

Innanzitutto pero' dobbiamo osservare che tra stati diversi ci possono essere relazioni diverse, e che tali relazioni possono influenzare notevolmente le relazioni che afferiscono a persone di stati diversi. Se due stati sono in guerra tra loro, che diritti puo' rivendicare un individuo appartenente ad uno stato rispetto al governo di uno stato contro cui e' in guerra? Non molti mi pare, anzi. Se invece due stati sono alleati o fanno addirittura parte di uno stesso organismo politico sovranazionale come la UE, le cose sono diverse. In linea di principio dobbiamo comunque riconoscere che l'appartenenza a stati diversi puo' rendere impossibile l'utilizzo della carta dei diritti dell'uomo come documento che regola i rapporti tra un governo e persone non soggette all'autorita' di tale governo in quanto appartenenti a stati diversi. Per questo motivo non mi scandalizza minimamente la politica Trumpiana. Ogni stato e' libero di regolamentare l'immigrazione come meglio crede, e di adottare politiche piu' o meno permissive. Tutto cio' non lede, mi pare, i diritti dell'uomo, per i motivi che ho spiegato.

Inoltre va fatta anche un'altra osservazione. Lo schieramento antiTrumpista si avvale di mezzi di comunicazione molto potenti, e non si fa problemi a dare voce alla propria protesta con manifestazioni e raduni piu' o meno chiassosi. Finche' si rimane entro i limiti del chiasso non c'e' nessun problema. Ma gia' negli anni 60 e 70 questo limite fu valicato e si passo' all'uso della violenza come metodo per affermare le proprie idee. Questo metodo e' gia' fallito una volta, e io credo che fallira' ancora. O almeno lo spero.

 
 
 

La democrazia e' in pericolo

Post n°119 pubblicato il 21 Novembre 2016 da provad
 

La vicenda dell'elezione di Trump e' una di quelle che da' da pensare. Il ruolo giocato dai grandi poteri economici, politici ed editoriali durante tutta la campagna elettorale americana e' stato di demonizzazione nei confronti del candidato repubblicano, di sottostima e detrazione deliberata delle sue possibilita' di vittoria, di agevolazione dei candidati avversari, dapprima nelle primarie del partito repubblicano ed in seguito nelle elezioni presidenziali. Pensiamo agli innumerevoli sondaggi che hanno preceduto le primarie ed in seguito le presidenziali. A Trump veniva sempre assegnata una posizione di sfavorito. Pensiamo ai 3 dibattiti televisivi testa a testa  sostenuti dai due candidati in avvicinamento alla data delle elezioni. Ogni volta Hillary Clinton e' stata data per vincitrice, o netta vincitrice del dibattito. Alla fine abbiamo scoperto che la verita' era un'altra. Viene da chiedersi come sia possibile che sia potuto accadere un tale stravolgimento della percezione popolare, che poi ha premiato Trump.

Io penso che non sia una caso, una strana fatalita', ma che dietro a tutto cio' ci sia un metodo. Un metodo ed anche una tattica che possiamo osservare spesso non solo negli USA ma anche in Italia, ed in Europa. Ci sono poteri forti che possiedono una certa omogeneita' ideologica e che sono in grado di fare rete, di supportarsi a vicenda, in modo da costituire un esercito compatto a difesa di determinate idee politiche. Questi poteri forti controllano una larga parte dell'economia, dell'editoria ed ovviamente anche del potere politico. Si muovono come un branco coordinato, che in caso di necessita' scatta sulla preda. Gli obbiettivi del branco vengono designati all'interno del gruppo e poi condivisi tramite la rete. Trump era uno di questi, ed e' stato letteralmente massacrato da quando ha avanzato la sua candidatura, ma l'obbiettivo fortunatamente non e' stato raggiunto grazie alla forza della democrazia americana. Ma la forza del branco e' tale che non c'e' nulla che possa ritenersi abbastanza forte da sottrarsi alla caccia, nemmeno la democrazia stessa.

Come dicevo, la tattica e la forza del gruppo e' quella di coordinarsi e di portare gli attacchi in modo da ottenere il massimo beneficio. Si e' sempre detto che l'unione fa la forza, ed e' normale che in una democrazia venga tutelato il diritto di riunirsi e di fare gruppo. Il problema nasce quando questi gruppi utilizzano tattiche diffamatorie, palesemente false, distorsive della realta' in modo subdolo, e pesante. Diffamare non e' certo consentito dalla legge, eppure questi gruppi usano spesso questa tattica per portare acqua al loro mulino, forti della loro rete, del loro numero, del fatto che si muovono in branco come dei lupi pronti a colpire. Qui sta la minaccia per la democrazia. Qualcuno dei soliti appartenenti a codesti gruppi ha gia' cominciato a piazzare i primi attacchi. L'obbiettivo e' quello di sottrarre ai cittadini lo strumento che ha reso loro possibile l'elezione di Trump, il voto. L'idea e' che non a tutti i cittadini dovrebbe essere consentito di votare. L'idea e' che per avere il diritto di voto occorra in qualche modo qualificarsi secondo criteri precisi. Si tratta di un'idea in questo momento totalmente inaccettabile, ma i poteri forti non demordono, conoscono la "finestra di Overton" e sanno come trasformare un'idea inaccettabile in una accettabile e largamente diffusa. Lo hanno gia' fatto in passato ribaltando la percezione comune su argomenti quali il matrimonio tra persone dello stesso sesso per esempio, e in molti altri casi. Il prossimo bersaglio grosso e' la democrazia stessa.

Cosa possiamo fare per difenderci? Non lo so. L'elezione di Trump stessa e' stata un colpo tremendo a questi poteri forti. Hillary poteva contare su quasi il doppio dei finanziamenti di Trump (oltre 1,3 miliardi di dollari spesi in campagna elettorale), ed oltretutto Trump ha usato in buona parte fondi propri. La verita' e' che un uomo con le idee di Trump non avrebbe mai potuto vincere per totale mancanza di fondi, se non fosse stato ricco come Trump. Ma nonostante la sua elezione, i poteri forti si stanno riorganizzando. I giornaloni non hanno mai smesso di attaccarlo. Si levano forti accuse di razzismo, di xenofobia, di fascismo. Si usa la falsita' per attaccare Trump e per metterlo in cattiva luce. Il popolo, anche nell'era di internet, e' sempre lo stesso. Come ai tempi del fascismo vero, a volte basta un fiammifero perche' prenda fuoco. Le proteste contro Trump non accennano a placarsi, sebbene ancora non abbia potuto prendere alcuna decisione di governo. La mia paura e' che lo vogliano eliminare fisicamente.

 
 
 

Trump da' inizio a una nuova era

Post n°118 pubblicato il 10 Novembre 2016 da provad
 
Tag: trump

Con Trump eletto come presidente americano, l'inimmaginabile diventa realta'.

Scrivo queste righe pervaso da un senso di gioia. Mai avrei potuto immaginare che quell'uomo di cui questo modesto blog si e' occupato a dicembre u.s sarebbe potuto diventare presidente degli Stati Uniti d'America. D'altronde come si poteva pensare? Tutti i sondaggi lo davano sfavorito, sempre, in qualsiasi circostanza. Sembrava gia' impossibile che potesse vincere la nomination repubblicana. Aveva contro una buona fetta del suo stesso partito. Aveva contro persino commentatori di tradizione repubblicana riveriti da questo blog, come Daniel Pipes. Perfino David Goldman di Asia Times ci ha messo un po' ad abbandonare al suo destino il candidato Ted Cruz, preferito a Trump fino all'ultimo istante, fino al suo ritiro dalla corsa alla nomination. Per tutti questi mesi opinionisti e sondaggi ci hanno spiegato che Trump non avrebbe mai potuto diventare presidente. Ed ora che lo e' diventato, ancora non ci credo.

Trump rappresenta per me la speranza che solo dall'America poteva arrivare. Rappresenta la forza del singolo cittadino che lotta disperatamente per non affogare in un mondo che e' governato da forze ostili che non gli lasciano la possibilita' di parlare. Basta guardare ai sondaggi che fino all'ultimo hanno dato vantaggi consistenti ad Hillary. Certe opinioni non vengono lasciate filtrare nemmeno a livello di sondaggio. La forza dell'establishment politico, economico ed informativo impone sulla popolazione una tale pressione ed un tale condizionamento che nulla viene lasciato filtrare se non ha uno scopo preciso. Le elezioni sono ormai l'unico strumento reale che e' rimasto al popolo per esprimersi, ancora non sono riusciti a levarlo. Ma ci stanno provando. Prepariamoci perche' ci proveranno sempre di piu'. Vorranno levarci anche questo ultimo strumento. Gia' si sono levate voci in questo senso, e queste voci non faranno altro che aumentare.

Ora pero' torniamo a Trump, non voglio guastarmi questo momento felice. Donald con la sua elezione si e' sbarazzato in un colpo solo di tutto l'establishment politico, democratico e repubblicano,  che ha mandato avanti il paese nonche' il mondo. Con le sue idee sono sicuro che sara' in grado di imprimere una svolta decisiva, una nuova era appunto, sia all'interno degli USA, sia all'esterno. Anzi, per quanto mi riguarda, soprattutto all'esterno. Finalmente una persona capace di vedere il re nudo e di dirlo senza paura. Prepariamoci alla presidenza piu' importante di tutta la storia del dopoguerra.

L'ultima preghiera la rivolgo a Donald. Stai attento, perche' ti vogliono fare la pelle. Ci proveranno in tutti i modi. Sii prudente, circondati di persone fidate, e prendi tutte le misure precauzionali possibili. Senza di te torniamo nella merda da cui proveniamo.

 
 
 

Relativismo: piedi ben piantati per aria

Post n°117 pubblicato il 26 Luglio 2016 da provad
 

Guardate questo video eccezionale che spazza via completamente il relativismo e tutto il suo armamentario ideologico, con tutte le sue conseguenze e declinazioni, come il multiculturalismo, il pensiero debole, e le loro scimmiottature che vanno tanto di moda oggi.

Francis Beckwith e Greg Koukl, autori di "Relativism, feet firmly planted in mid air",  spiegano e distruggono il relativismo cosi':

 
 
 
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