Creato da goldfinger85 il 31/07/2007

Read my mind

"Non ho mai creduto che sia possibile distinguere gli uomini in due categorie, angeli e diavoli. Siamo tutti medi peccatori"

 

 

Veltroni telefona a Berlusconi. Bertinotti lascia.

Post n°56 pubblicato il 14 Aprile 2008 da goldfinger85
 
Tag: Politik

SCRUTINIO SPRINT - Nulla a che vedere con gli intoppi di tante precedenti consultazioni. Per non dire delle più recenti, quelle del 2006, con la lunga notte elettorale contrassegnata da improvvisi rovesciamenti di fronte sull'esito del voto. Lo scrutino delle schede è stato questa volta di una rapidità che non è sfuggita a molti osservatori. Alle 22,30, quindi ad appena sette ore e mezzo dall'apertura delle urne, sono state scrutinate 56.259 sezioni su un totale di 60.048, grazie al flusso continuo di dati dal Viminale.


VELTRONI SI CONGRATULA CON BERLUSCONI- Il segretario del Pd Walter Veltroni ha annunciato di aver telefonato "com'è buona prassi nelle democrazie occidentali" a Berlusconi per "dargli atto della vittoria alle elezioni" e congratularsi con lui. "Io non condivido i toni pessimistici sulle valutazione dell'affluenza: abbiamo chiesto agli italiani di tornare al voto dopo due anni e ha votato l'80%", ha aggiunto. "Abbiamo ottenuto un risultato importante - ha poi sottolineato Veltroni - "Noi siamo partiti da un distacco a settembre di 22 punti e progressivamente sono stati recuperati in quella che continuo a definire una grande rimonta politica ed elettorale che ci consente oggi di portare in Parlamento e di insediare nel paese la più grande forza riformista che l'Italia abbia mai avuto. Rispetto alle previsioni in Senato abbiamo avuto un incremento di 6-7 punti percentuali, e alla Camera spero possa andare meglio. Abbiamo ottenuto il voto giovanile". Inoltre  "La nostra decisione di andare da soli ha aperto una nuova stagione. Ora si apre una stagione di opposizione nei confronti di una maggioranza che avrà difficoltà a tenere insieme ciò che è. Non sappiamo quanto durerà, perchè le differenze programmatiche permangono. Il Pdl dovrà sciogliere la contraddizione di non aver voluto scegliere se essere un partito o solo una coalizione elettorale". Intanto Paolo Bonaiuti, portavoce di Silvio Berlusconi, commenta a Sky tg 24 la telefonata fatta da Walter Veltroni al leader del Pdl dopo la sua vittoria alle elezioni: "Un gesto leale, onesto, apprezzabile, destinato a fare chiarezza".

DIMISSIONI DI BERTINOTTI E BOSELLI- "La competizione per la governabilità", il voto utile "ha prodotto uno svuotamento a sinistra senza che si producesse una crisi della destra che permettesse al Pd di compensarla e quindi di accedere al governo". E' uno dei passaggi dell'analisi di Fausto Bertinotti, commentando a caldo il voto all'Hard Rock Cafè, prima di raggiungere gli studi di "Porta a Porta". La conclusione è che: "E' finita male in tutti i modi", cosa che per Bertinotti dovrà comportare "una discussione nel campo del centro e della sinistra"."La mia vicenda di direzione politica termina qui, purtroppo con una sconfitta. Non cambio la mia decisione di continuare perchè la mia vita è impegnata nella politica". Fausto Bertinotti, come promesso, conferma che abbandona la prima linea di battaglia politica pur non ritirandosi a vita privata. "Proseguirò da militante, nei ruoli che mi saranno dati", ha aggiunto commentando i risultati elettorali. Anche Boselli ha annunciato che lascia la guida del Partito Socialista. Attacca però Walter Veltroni: "Ha spalancato del governo le porte a Berlusconi e gli ha consegnato il Paese per 10 anni". Boselli, commentando i risultati delle elezioni, sottolinea che siamo di fronte "alla più grande sconfitta dal '48 ad oggi.

CASINI: "AUGURI A BERLUSCONI" - Il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini ha ribadito che il suo partito non voterà la fiducia al governo Berlusconi. "Siamo sempre stati fedeli agli impegni presi: faremo un'opposizione costruttiva. Auguri al Pdl".

(fonte La Repubblica.it)

 
 
 

Al voto al voto!!

Post n°54 pubblicato il 13 Aprile 2008 da goldfinger85
 
Tag: Politik

Oggi finalmente si vota. Nella quotidiana rassegna stampa vi propongo un editoriale di oggi di Eugenio Scalfari, fondatore de La Repubblica,  dal titolo OGGI POSSIAMO CAMBIARE IL PAESE.

Sole e nuvole si alternano nei cieli d'Italia in questi giorni di un aprile che trattiene ancora una coda d'inverno ma preannuncia col verde dei prati e il profumo dei fiori la più dolce stagione dell'anno. Così ci auguriamo che sia anche per la società italiana, appesantita dai tanti fardelli del passato ma desiderosa di riprendere slancio e di lavorare per un futuro meno avaro di speranze e di risultati.

Vedo che la preoccupazione maggiore di molti osservatori delle vicende politiche, giunti alla scadenza della campagna elettorale, si appunta sul dopo elezioni. Quale che sia l'esito, vinca l'uno o l'altro dei due principali competitori, si teme che dalle urne non esca una netta vittoria e di conseguenza un governo più affannato a durare che capace di affrontare i problemi di fondo che incombono sull'Italia, sull'Europa e sul mondo intero.

Si ripropone a questo punto un tema con il quale siamo alle prese da quindici anni, cioè dall'irruzione di Silvio Berlusconi nella politica: quello della sua legittimità, quello dell'anomalia da lui introdotta nella democrazia italiana e della sua demonizzazione da parte di quella metà del Paese che non si riconosce in lui e lo considera a tutti gli effetti il nemico pubblico numero uno.

Questo diffuso sentimento di delegittimazione che provoca inevitabilmente un'analoga reazione, condizionerà la fase politica successiva al voto? Renderà ancora più arduo governare? Spingerà il vincitore a esercitare vendette e discriminazioni contro i perdenti? Trasformerà l'autorevolezza in autoritarismo seguendo uno schema purtroppo frequente nella nostra storia?

La maggior parte degli osservatori indipendenti riconosce a Walter Veltroni d'aver condotto una campagna elettorale misurata e responsabile, senza toni di rissa, senza attacchi scomposti all'avversario, innovativa ed equilibrata sugli impegni assunti con gli elettori. Il timore che si fa strada in queste ore di pausa e di attesa, anche di fronte alle frequenti incontinenze del leader di centrodestra, è che questo clima possa radicalmente cambiare.

L'esperienza dei due anni passati, durante i quali l'opposizione di centrodestra non ha fatto altro che puntare sulla "spallata" per sgominare l'esile maggioranza di Prodi al Senato pesa giustamente nel ricordo di quanti seguono con attenzione le vicende della politica.
Non potendo chiedere a Berlusconi di correggere la sua natura, lo chiedono a Veltroni: quale che sarà la sua posizione post-elettorale, spetterebbe a lui e sopportare con inesauribile pazienza gli spiriti animali dell'avversario.

Doppio gravame per Veltroni e per quella metà del paese che non si riconosce in Berlusconi: blandirlo in caso di vittoria dei democratici, sopportarlo se fosse lui a prevalere di poco senza imitare quanto lui stesso fece. Chiedere che i democratici ed il loro leader si assumano questa duplice responsabilità significa considerarli come la parte politica più responsabile. Per certi aspetti suona come un titolo di merito, per altri somiglia ad una "mission impossible": fare da punching ball non piace a nessuno e non sta scritto in nessun luogo che sia sempre e comunque utile al Paese.

In realtà - chi lo conosce bene lo sa - non è un fascista e neppure un dittatore nel senso militaresco del termine. Non è spietato. Non è xenofobo. Non è razzista. Berlusconi è un pubblicitario. Un venditore. Venderebbe qualunque cosa. Sia detto senza offesa per i pubblicitari di professione: lui è pubblicitario nell'anima, venditore nell'anima.

Quando vende patacche (e gli accade spesso) si convince rapidamente che la sua patacca vale oro zecchino. Perciò è bugiardo con la ferma convinzione di dire sempre la verità. Come tutti i venditori bugiardi è un imbonitore. Come tutti gli imbonitori è un demagogo. Non ha il senso della misura. Strafà. Non rispetta nessuna regola perché le regole le fa solo lui. Guardate l'ultimo atto della sua campagna elettorale, venerdì sera. Pochi minuti alla mezzanotte. Matrix, cioè casa sua, Canale 5. Conduttore Enrico Mentana.

Prima di lui aveva parlato Veltroni per cinquanta minuti. Lui era stato brevemente intervistato da Mimun per il telegiornale delle 20. Poi si era ritirato nello studio del direttore e di lì aveva ascoltato il "récit" del suo avversario. Infine è arrivato il suo turno e ha impiegato gran parte del tempo a ribattere gli argomenti di chi l'aveva preceduto con molta enfasi e parecchi insulti.

Tanto Veltroni era stato pacato e raziocinante tanto lui ha mostrato i denti e la rabbia, ma fin qui niente di speciale, il bello, anzi il bruttissimo, è venuto dopo quando il suo show era terminato, Mentana aveva dichiarato chiusa la trasmissione e aveva cominciato ad illustrare il modo di votare correttamente con davanti un tabellone che riportava un facsimile di scheda elettorale.

Lui non se n'era andato dallo studio, era sempre lì ma fuoricampo. A un certo punto, nello stupore generale, è rientrato in campo, si è sostituito a Mentana ed ha indicato lui il modo di mettere la crocetta sulle schede. Prima che accadesse il peggio, che in realtà stava già accadendo, Mentana ha chiamato la pubblicità e l'indebito spettacolo è stato oscurato. Quest'episodio rivela meglio di qualunque discorso la natura del personaggio e dei suoi spiriti animali.

L'Economist ha scritto che Berlusconi è inadatto a governare una nazione. "Unfit". Non è un insulto e neppure una demonizzazione. Semplicemente una constatazione. "Unfit". Inadatto. Metà degli italiani, da Casini fino a Bertinotti passando per i democratici, la pensano esattamente allo stesso modo e così pure i governi e il Parlamento europei.
Si dirà: contano i voti che usciranno dalle urne. Giustissimo, contano i voti e solo i voti. Resta un Paese diviso in due non soltanto per differenze politiche ma anche da un giudizio sulla persona: "unfit", inadatto, imbonitore, demagogo, venditore di patacche. Metà del Paese pensa questo, ne ha conferma tutti i giorni e sarà molto difficile che cambi idea.

Ci sono infinite altre prove della sua "unfitness" oltre alla miseranda scenetta a Matrix. La più rivoltante è la proclamazione di Mangano, il finto stalliere di Arcore ad eroe. Non si capisce quale tipo di eroismo sia stato il suo, ma sappiamo che è stato condannato a tre ergastoli per associazione mafiosa.

Sappiamo anche che Dell'Utri è in qualche modo connesso a un tentativo di taroccare le schede degli italiani all'estero: un mafioso latitante in Argentina gli ha telefonato proponendogli quell'imbroglio ma Dell'Utri ha risposto di non esser lui la persona adatta e l'ha indirizzato al responsabile del suo partito per gli elettori all'estero, senza però informare di quel contatto né la magistratura né il ministero dell'Interno. Mentre brogli veri si preparano, il leader già ora, in via preventiva, manda in scena una campagna contro i brogli supposti per precostituirsi un alibi in caso di sconfitta elettorale come già fece per tutti i due anni del governo Prodi. "Unfit".

Sostiene di aver lasciato nel 2006 i conti pubblici in perfetto ordine. La controprova sta nelle cifre a causa delle quali siamo stati per due anni messi sotto processo dall'Europa e ne siamo usciti solo dopo le leggi finanziarie di Paoda-Schioppa.

Sostiene anche di aver realizzato il suo "contratto con gli italiani" per l'85 per cento durante gli anni del suo governo, ma in realtà non ha realizzato se non il 15 perché nessuna delle proposte è diventata legge pur disponendo di 100 voti di maggioranza alla Camera e 50 al Senato. Quei voti servivano ad approvare le leggi a suo personale beneficio, dall'abolizione del falso in bilancio alle norme giudiziarie che accorciavano i tempi di prescrizione dei processi, alla Gasparri che ha mantenuto in vita Retequattro contro le reiterate sentenze della Corte.

"Unfit". Si potrebbe e forse si dovrebbe continuare, ma a che pro? L'altro giorno ho ricevuto una lettera da un lettore che mi rimprovera perché - dice lui - ho un pregiudizio contro. Io non ho pregiudizi contro e neppure a favore. Esamino la realtà e conosco le persone.
Lui è inadatto.

Venderebbe la Cupola di San Pietro al primo che ci creda. Purtroppo molti ci credono. Forse gli inadatti sono adatti ad una parte di questo Paese il quale, non a caso, è in declino. L'altro ieri l'Ocse ha dimostrato che il nostro declino ha toccato il culmine nel quinquennio 2001-2006. È proprio il quinquennio del suo governo. Sarà magari un caso ma è un dato di fatto e coi dati di fatto non si può polemizzare.

Il pareggio elettorale non ci sarà, o vince uno o vince l'altro. Ma al Senato questa regola vale di meno. Può accadere che uno vinca con una maggioranza relativa e non assoluta. Oppure con una maggioranza di pochissimi voti come fu per Prodi. Tuttavia chi vince anche per un solo voto dovrà governare perché questa è la regola in democrazia.

Veltroni ha proposto un patto di "lealtà repubblicana" che significa un'opposizione che controlla, propone alternative, ma non paralizza l'azione del governo votato dalla maggioranza. Berlusconi ha rifiutato questa proposta.

Questo è lo stato dei fatti. Voglio ancora una volta ricordare la frase di Petrolini a chi l'aveva fischiato.
Disse: "Io nun ce l'ho cò te ma cò quelli che te stanno vicino e nun t'hanno buttato de sotto". È la terza volta che la cito perché descrive splendidamente la situazione e mi sembra una buona chiusura nel giorno in cui andiamo a votare.

Si è creato in queste ultime ore un sommovimento nella pubblica opinione che ricorda quanto avvenne nel 1991 con il referendum di Mario Segni: un voto corale che fece saltare la Prima Repubblica ormai logora e dominata da una logora casta. Questo stesso sentimento può prevalere domani. Domani
si può voltar pagina e aprire un ciclo nuovo che rimetta la politica al livello di un'Italia desiderosa di cambiare. Non sprecate questa grande occasione. Siate popolo sovrano perché è questo il vostro giorno.

 
 
 

Visti da lontano

Post n°53 pubblicato il 12 Aprile 2008 da goldfinger85
 
Tag: Politik

Manca un giorno al voto!! Oggi consueto sabato di riflessione. E per riflettere meglio pubblico alcuni passi di articoli della stampa estera dedicati all'imminente tornata elettorale.

LE MONDE - LE RETOUR DE BERLUSCONI? (http://www.lemonde.fr/europe/article/2008/04/12/le-retour-de-berlusconi_1033862_3214.html#ens_id=999907)

Si assisterà ad un nuovo episodio del film che l'Italia politica gioca dall'inizio degli anni 1990? Il ritorno al potere di Silvio Berlusconi appare agli osservatori molto probabile dopo il mandato interrotto del centro-sinistra, conseguenza della defezione di una delle piccole formazioni che hanno la pratica di vendere le loro voci al miglior offerente. Tuttavia, questo scrutinio potrebbe portare un cambiamento. Anche se la destra si presenta dietro un fantasma, nella persona di Berlusconi rinvigorito dalla prospettiva d' una nuova vittoria, la sfera politica italiana è in cambiamento. Il rifiuto di Walter Veltroni di allearsi con la Sinistra Arcobaleno rischia di costargli il potere, ma può contribuire a fare progredire il bipartitismo in un paese famoso per le sue coalizioni contradittorie e transitorie. Sarebbe un progresso immenso, che dovrebbe essere consolidato da una riforma della legge elettorale. Il governo di centro-sinistra guidato da Romano Prodi non ha agito in maniera riprovevole. Infatti ha saputo avviare riforme coraggiose che la coalizione precedente, guidata da Berlusconi, aveva trascurato. Ma il ritorno agli affari del "Cavaliere" , l' uomo più ricco d'Italia, non è una buona notizia né per l'Italia né per l' Europa. Ogni volta che ha occupato Palazzo Chigi, Silvio Berlusconi ha fatto vergogna ai suoi concittadini ed ha ostacolato l' integrazione europea.

WALTER VELTRONI, "HOMO DEMOCRATICUS"  (http://www.lemonde.fr/europe/article/2008/04/11/walter-veltroni-homo-democraticus_1033526_3214.html)

Così si intitola il ritratto che il quotidiano francese francese dedica al candidato del Pd che "ha percorso le 110 province d' Italia, in pullman verde, lontano dalle camice aperte e delle battute prive di gusto del suo avversario politico, l'animale da palcoscenico Silvio Berlusconi. Lo stile di Veltroni è modesto: occhiali da intellettuale, voce ferma e pacata, prudente, raramente sorridente (...) Il nuovo eroe che suscita l'infatuazione popolare è un animale politico appartenente ad un genere molto nuovo per l'Italia: un 'Homo Democraticus' che definisce il suo partito come un partito "non di sinistra ma riformista, di centrosinistra", più vicino al modello americano o alla terza via di Blair che al socialismo europeo: "Un partito democratico americano all'italiana". (da Repubblica.it)

EL MUNDO - EL SONADOR PRAGMATICO (http://www.elmundo.es)

Il ritratto dedicato da 'El Mundo' al leader del Pd si intitola "Il sognatore pragmatico". "Per i suoi sostenitori è un uomo flessibile ed elastico. I suoi detrattori, tuttavia, lo accusano di essere ambiguo e prudente. Ma a 52 anni ...non ci sono dubbi del fatto che Walter Veltroni è uno dei pochi politici ancora in grado di illudere in qualche modo il disgustato elettorato italiano di centrosinistra". Il quotidiano ricorda che Veltroni non è mai stato candidato a guidare il governo. Anche a Silvio Berlusconi il sito del quotidiano spagnolo dedica un breve ritratto. "Più vite di un gatto", è il titolo dell'articolo sul leader del Pdl. "Qualunque altro paese sviluppato sarebbe sotto shock davanti alla prospettiva di veder salire al potere per la terza volta non consecutiva in due decenni lo stesso uomo. Ma l'Italia, un paese che vive al ritmo di quasi un governo l'anno dalla fine della seconda guerra mondiale -osserva El Mundo- non si sorprende più di nulla". (da Repubblica.it)

NEW YORK TIMES - BERLUSCONI, RUNNING AGAIN, IS NO LONGER PROMISING "ITALIAN MIRACLE"

Il New York Times dedica oggi un ampio articolo alle elezioni italiane, titolando "Berlusconi si presenta ancora, ma non promette più il miracolo italiano". Berlusconi non promette più miracoli per un'Italia sempre più bloccata, scrive oggi il New York Times. Rimangono le "pagliacciate", come quando ha finto di morire dopo aver mangiato una mozzarella, "ma oltre ai denti superbianchi, molti dei tratti distintivi di Silvio Berlusconi sono spariti". "Non vi sono più le grandi promesse, l'Italia, sembra dire, è così malata che nemmeno il potente Berlusconi è sicuro di poterla curare".(da Repubblica.it)

TIMES - SILVIO BERLUSCONI SCORES OWN GOAL BY INSULTING FRANCESCO TOTTI (http://www.timesonline.co.uk/tol/news/world/europe/article3729646.ece)

"Con la vittoria alla sua portata alle elezioni italiane di domani, Berlusconi ha commesso un errore potenzialmente disastroso attaccando Francesco Totti" durante il comizio davanti al Colosseo, scrive oggi il Times di Londra in un articolo sulle elezioni di domani. Berlusconi era partito bene, ottenendo applausi quando aveva detto che il Pd non era altro che il vecchio Pci. Ma poi, nota il quotidiano, il suo annuncio dell'ingresso di Ronaldinho al Milan è stato accolto da fischi e Berlusconi "ha peggiorato le cose attaccando Totti".

'Una vittoria elettorale di Silvio Berlusconi farebbe forse piu' notizia e magari sarebbe più divertente, ma non c'è alcuna garanzia che se lui andasse di nuovo al potere l'Italia vedrebbe i miglioramenti di cui ha bisogno. Il Paese deve perseguire le riforme con ferma determinazione e rinnovato vigore. Gli italiani farebbero bene a votare per Walter Veltroni, il diavolo che non conoscono, piuttosto che per un diavolo che già hanno sperimentato". Si conclude così, con un esplicito appello al voto per il Pd, l'editoriale del Times. (da Repubblica.it).

 
 
 

Il vento sta cambiando

Post n°52 pubblicato il 11 Aprile 2008 da goldfinger85
 
Tag: Politik

Mancano due giorni al voto. Oggi si chiude la campagna elettorale. Ieri è stata la volta dell'alleanza elettorale del PDL al Colosseo a Roma in un'atmosfera imbarazzante, con poca gente (gli organizzatori parlano di 40mila persone), un flop incredibile taciuto dai principali organi di informazione che purtroppo non si sono arresi di fronte all'evidenza di una chiusura di una campagna elettorale di un candidato premier per niente partecipata (il leader de La Destra, Storace, ha parlato di flop clamoroso: "Al massimo 5mila persone"). Questa sera invece toccherà al Partito Democratico a Piazza del Popolo a Roma. Dopo i successi di Napoli, Bologna e Milano (gli organizzatori parlano di 100mila persone) il tour elettorale di Veltroni, che ha toccato 110 provincie italiane ricche di entusiasmo nell'Italia Viva (questo il messaggio sul pullman verde del viaggio elettorale), che si conclude nella capitale dove si attende una sorpresa dall'America (forse un messaggio video di Obama).

Ho assistito in prima persona ad un comizio di Veltroni alcuni giorni fa ed è stato davvero entusiasmante ed emozionante. Una piazza gremita che ha ascoltato le parole semplici con cui il leader PD spiegava le proposte per cambiare rotta al nostro Paese. Un discorso durato circa un'ora, in cui solo cinque minuti sono stati dedicati al "leader del principale schieramento avverso" che poi sono stati ripresi dai media ,mentre il restante tempo è stata un'immersione pacata nella realtà italiana e dei suoi tanti problemi che l'affliggono, rivolgendosi soprattutto ai giovani, quei tanti giovani che affollavano la piazza con bandiere e cartelli con lo slogan SI PUO' FARE e sono la vera forza di questo partito su cui il leader ha scommesso tanto. 

E'dunque tempo di cambiamento. Di un'Italia che ha bisogno di una persona seria al governo, non un barzellettiere che fa gara con se stesso alla battuta più grossa come se partecipasse a LA SAI L'ULTIMA? L'Italia si merita di più di un candidato che loda Vittorio Mangano, definendolo un eroe mentre - Cinque volte arrestato per assegni a vuoto, truffa, traffico di droga, "testa di ponte della Mafia al Nord", come lo definì il giudice Borsellino ucciso dalla mafia (come riporta Giorgio Bocca in un articolo pubblicato oggi su la Repubblica dal titolo Il peccato originale) era tutt'altro che un eroe. L'Italia ha bisogno di un leader che non mette in discussione le istituzione fondamentali del Paese, come il Quirinale, ma che ne abbia profondo rispetto. Nè ha bisogno di un leader alleato a chi si erge portavoce degli interessi del Nord, disprezzando il Sud, pronto a imbracciare i fucili, e che inneggia alla guerra contro Roma Ladrona ma allo stesso tempo in quella Roma Ladrona parcheggia le proprie auto blu e siede su uno scranno del Parlamento o su una poltrona di un Ministero. L'Italia ha bisogno di VOLTARE PAGINA! L'Italia non si merita Silvio Berlusconi ma un leader serio come Walter Veltroni. IO MI FIDO DI TE!!

 
 
 

Berlusconi il demiurgo

Post n°51 pubblicato il 10 Aprile 2008 da goldfinger85
 
Tag: Politik

Mancano tre giorni al voto. Mentre il Financial Times definisce "Profoundly depressing" (profondamente deprimente) un ritorno alla guida del Paese di un "altro inefficace governo" guidato dal leader Pdl, o il Wall Street Journal scrive "Ovunque i guai legali avrebbero distrutto la carriera di Berlusconi, invece potrebbe essere rieletto",  il capo comico (definito così dal quotidiano britannico Telegraph - http://www.telegraph.co.uk/opinion/main.jhtml?xml=/opinion/2008/04/09/do0907.xml) Berlusconi snocciola la futura squadra di governo: infatti dopo aver fatto i nomi dei futuri ministri Tremonti e Prestigiacomo (wow che novità!) , ora annuncia Stanca (altra assoluta novità!), già ministro dell'Innovazione (?) nel precedente governo di centro-destra (se annunciasse in toto l'esecutivo dell'era 2001/06 farebbe prima, tanto è lo stesso!). Piuttosto Berlusconi è alle "COMICHE FINALI", come ha affermato l'ex discepolo Casini e chi ha la memoria lunga ricorderà bene che questa espressione fu già usata dal discepolo prediletto Gianfranco Fini, all'indomani dell'invenzione del cosiddetto "partito del predellino", dove seccamente affermò che "Comportarsi come sta facendo Berlusconi non ha niente a che fare con il teatrino della politica: significa essere alle comiche finali. Sia chiaro che non esiste alcuna possibilità che An si sciolga e confluisca nel nuovo partito di Berlusconi" (fonte Il Giornale 10/12/07). Il demiurgo Berlusconi, che vuole ridisegnare a suo piacimento l'arco istituzionale, nonchè la storia della Repubblica Italiana, è in balia di un vero e proprio delirio di onnipotenza. A questo proposito pubblico un illuminante editoriale di oggi del direttore di "la Repubblica", Ezio Mauro.

NIENTE PASTICCI CON QUESTA DESTRA di Ezio Mauro

L'attacco al Quirinale era previsto, ma non così presto, non con questa violenza impolitica, nemmeno con questa improvvisazione istituzionale e costituzionale. E invece ieri Berlusconi, quasi cedendo al crescendo di frenesia che scambia per politica, ha apertamente ipotizzato che la sua vittoria alle urne possa portare addirittura all'uscita di scena del capo dello Stato Giorgio Napolitano, costretto a dimettersi per conformarsi in fretta e furia al nuovo ordine, anzi alla nuova era.

Non eravamo ancora giunti fin qui, nel punto più basso della Repubblica, dove si confondono ambizioni e istituzioni, con il demiurgo che dà gli ordini e le massime cariche dello Stato che si devono adeguare. Il Quirinale, di cui si è misurata nei fatti in questi anni travagliati la funzione di garanzia e di tutela della Costituzione, era rimasto fuori dagli appetiti di lottizzazione, inserito in un gioco istituzionale più alto, a cui si misuravano con rispetto anche le legittime ambizioni dei leader. La cosa grave, è vedere un uomo che ambisce a guidare il Paese fissare per convenienza personale e calcolo privato la scadenza anticipata del settennato della massima magistratura, dopo nemmeno due anni dal suo inizio. La cosa gravissima, è la meschinità impolitica della motivazione: la destra, ha detto il Cavaliere, potrebbe anche pensare di "dare" una Camera all'opposizione se il presidente della Repubblica "decidesse di dimettersi" per "fare un gesto nei confronti della nuova situazione italiana" che dovrebbe nascere da una vittoria del Popolo delle Libertà.

Non sono dunque bastati due cicli da Premier del Paese, la doppia conquista di Palazzo Chigi, per trasformare il Capo della destra italiana in un uomo di Stato.

A quattro giorni dal voto, Berlusconi trascina il presidente della Repubblica (salvo poi, come ormai sempre, correggersi) nella battaglia elettorale, come se l'urgenza di prendere il suo posto ascendendo al Quirinale facesse premio su prudenze politiche, doveri istituzionali, galateo costituzionale. La lotta in corso tra destra e sinistra non è per la conquista del governo, come avviene ovunque in Occidente, ma per l'ascesa al potere supremo e incontrollato. Tanto che la vittoria di Berlusconi determina da sola, nel destino della Patria redenta, uno scarto d'epoca e una nuova gerarchia delle istituzioni: che possono soltanto conformarsi alla moderna presa dello Stato. È ancora e sempre, in questo senso, una concezione tecnicamente rivoluzionaria, che fa ogni volta ricominciare la storia dall'anno zero di ogni nuovo avvento berlusconiano.

Se Berlusconi vince, dunque, non c'è un nuovo governo come ovunque in democrazia, ma "una nuova situazione italiana", perché la vittoria - la riconquista - disegna un nuovo ordine, secondo un'interpretazione schiettamente populista della lotta politica, del confronto tra i partiti, del libero gioco tra maggioranza e opposizione. Di più: il destino personale del Cavaliere scandisce il destino delle istituzioni, fissa i tempi degli organi costituzionali, rompe e riordina la continuità repubblicana. La biografia del leader offerta come moderna ideologia della destra.

Ma a questo punto, c'è ancora qualcosa da dire, e non solo a Berlusconi. Chi sosteneva che destra e sinistra in Italia sono uguali, che Pd e Pdl hanno lo stesso programma e lo stesso linguaggio, che dunque Veltrusconi è la soluzione obbligata e perfetta per risolvere i problemi italiani, oggi improvvisamente tace. È bastato che i sondaggi - unica religione riconosciuta nel paganesimo vagamente idolatra di Berlusconi - rendessero incerto l'esito della contesa, almeno al Senato, e soprattutto mostrassero l'erosione del distacco che la destra aveva accumulato qualche mese fa, per far risuonare la vera lingua del Cavaliere, il suo dizionario politico, la cultura profonda che lo domina.

In due giorni, Berlusconi ha chiesto la perizia psichiatrica per i magistrati che indagano, si è rifiutato di sottoscrivere un patto bipartisan di lealtà repubblicana, ha accusato di comunismo il suo avversario, ha denunciato brogli elettorali prossimi venturi, fino all'attacco al Quirinale e alla denuncia della "mancanza di un regime di piena democrazia nel nostro Paese" perché la sinistra "occupa" tutto. Mentre il suo amico più fidato, costruttore di Forza Italia - Dell'Utri - ha annunciato che la destra dopo la vittoria riscriverà i libri di storia per espellere la Resistenza, e ha indicato agli elettori plaudenti la fulgida figura dello stalliere mafioso Mangano, definendolo (con l'esplicito consenso del leader) un "eroe" perché "condannato in primo grado all'ergastolo" non ha fatto dichiarazioni "contro di me e Berlusconi". Poco importa che i magistrati inquirenti lavorassero in nome del popolo italiano, e al servizio della Repubblica.

Questa "destra reale" che si è infine palesata, non è una novità, ma una costante del quindicennio. La novità è che qualcuno lo dimentichi, ipotizzando le "larghe intese" tra Veltroni e Berlusconi come esito auspicabile del voto. A vantaggio di chi? Non certo del Paese e del quadro repubblicano, che vedrebbe insediato e garantito dal concorso della sinistra il populismo come progetto politico per la nazione, così come vedrebbe il conflitto d'interessi sanato per collusione ed elusione, le leggi ad personam rivalutate come strumento propedeutico alla nuova era consociativa. Proviamo a dire le cose come stanno, o come dovrebbero stare in una normale democrazia dell'alternanza.

1) Chi vince, governa. Non importa quanto grande, o minimo, sia lo scarto. Oggi siamo di fronte ad un bipartitismo che si contende la guida del governo, più altri attori politici. Se Berlusconi prevale, formerà il suo gabinetto, qualunque sia la difficoltà di costruire e reggere una maggioranza governante, e la stessa cosa dovrà fare Veltroni in caso di vittoria. Chi perde, va all'opposizione, possibilmente senza denunciare brogli (come fa il Cavaliere ogni volta che è sconfitto) e preparando la rivincita.

2) La responsabilità politica ed istituzionale davanti alla palese urgenza di alcune riforme (prima fra tutte la legge elettorale, ma anche i regolamenti delle due assemblee elettive, il bicameralismo perfetto, la riduzione del numero di deputati e senatori) va garantita a pari titolo da maggioranza e opposizione.
Ma questa responsabilità si esercita sul piano parlamentare, non su quello del governo. Come dice la lezione della Costituente, ci si confronta anche duramente per mezza giornata dai ruoli divisi e distinti di chi governa e chi si oppone, e per l'altra mezza giornata si collabora in Parlamento cercando di ridare efficienza e funzionalità alle istituzioni con le riforme necessarie.

3) In caso di pareggio, perché chi prevale in una Camera non è riuscito a prevalere nell'altra, si apre uno schema di gioco inedito. Ma in questo caso non è a Berlusconi, alla sua presunta mano tesa, all'improvvisa e necessitata sua buona volontà che il Pd dovrà rispondere. Ma ad un altro soggetto: il Capo dello Stato, che diventa arbitro di una partita senza vincitori, e dunque esplora - nella sua responsabilità non di parte - le soluzioni più utili per sbloccare con le riforme un sistema inceppato e improduttivo, in modo da portare il Paese alle urne con uno schema che consenta agli elettori di decidere davvero, e permetta la governabilità.

Sono tre punti chiari e semplici. Il Paese ha bisogno di chiarezza, di scelte nitide, di responsabilità distinguibili e precise. Ha bisogno, come ogni democrazia normale, che ci sia una destra e una sinistra. Chi punta a confonderle, ha già accettato un destino berlusconiano per l'Italia, che può ancora farne a meno.

 
 
 
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La paura e' soggettiva. Può essere...
Inviato da: baronesandro1973
il 26/05/2015 alle 10:48
 
Paura che porta alla pazzia..............999
Inviato da: portobello8
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Domani parto per le vacanze! Torno l'8 settembre!...
Inviato da: Oxumare81
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Beh che fine hai fatto di nuovo???
Inviato da: Anonimo
il 10/05/2008 alle 12:11
 
Ciao, va tutto bene, gold? Buon inizio di settimana! Silvia
Inviato da: shiondgl
il 05/05/2008 alle 18:03
 
 
 
 
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