Creato da aran.banjo78 il 16/12/2012
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Post N° 2

Post n°2 pubblicato il 25 Dicembre 2012 da aran.banjo78
Foto di aran.banjo78

LA MONARCHIA CI UNISCE LA REPUBBLICA CI DIVIDE

  Francesco Crispi non aveva le travecole quando nella seduta del Parlamento del 1° Maggio del 1864 pronunciò la famosa frase: “La Monarchia ci unisce la Repubblica ci dividerebbe”, erano anni difficili quelli, proclamato il Regno d’Italia solo tre anni prima c’era il bisogno di tenerlo a briglia il nuovo Stato, le forze antagoniste erano ancora forti, si rischiava di capitolare, si rischiava lo sfaldamento del Regno specialmente al sud. Personaggio multiforme il patriota Crispi, mazziniano e repubblicano si convertì al monarchismo non per sentimento ma per buon senso. La sua conversione suscitò le ire del suo maestro Mazzini, il quale cercò di redarguirlo ma senza successo. Francesco Crispi fu garibaldino convinto, si dice che fu proprio lui ad ispirare la spedizione dei Mille ma raggiunta l’unità si rese subito conto che l’unica istituzione che potesse mantenerla era proprio la Monarchia Sabauda. Quasi 150 anni dopo il dualismo Monarchia-Repubblica sembra riprendere corpo. Abbandonate le ideologie del ‘900 con la caduta del muro di Berlino con esso le differenze politiche tra Destra e Sinistra sono andate quasi scomparendo, l’unica vera dicotomia oggi rimane quella tra Monarchia e Repubblica. Il tecnico Monti in questo ultimo anno ha più volte paragonato la difficile situazione attuale a quella del dopoguerra cioè a quella della ricostruzione post-bellica, allora la nuova Carta Costituzionale fu fondata sui valori dell’antifascismo (e quindi sorta contro qualcosa e non per qualcosa) e della Repubblica, eliminando del tutto l’alternativa monarchica (e con essa quel sentimento che legava il popolo italiano al Re e alla Patria) con legge costituzionale. Una Repubblica che poi con il passare del tempo ha logorato proprio se stessa con i disvalori della corruzione, dell’individualismo sfrenato e delle ruberie. Oggi non c’è nessun fascismo a cui contrapporsi, c’è invece l’esigenza di contrastare le nuove oligarchie del denaro responsabili di dividere il Paese tra ricchi e poveri  e colpevole di aver fatto sprofondare la classe media a livelli mai visti nella storia d’Italia. E’ il momento di rifondare il nostro Paese con una nuova Carta Costituzionale in senso monarchico, per renderlo più unito e più giusto, di rifondare il Regno d’Italia, ma non in nome dell’anti-qualcosa o qualcuno, ma per qualcosa. Per l’Italia e per gli italiani. Oggi come allora l’Italia rischia lo sfaldamento ed è proprio di quel buon senso che ebbe Crispi e cioè quello di capire che solo la Monarchia è capace di tenere unito il Paese che gli italiani avrebbero bisogno. Italiani convertitevi!!!

 
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Monarchia

Post n°1 pubblicato il 16 Dicembre 2012 da aran.banjo78
Foto di aran.banjo78

PERCHE' VOGLIAMO LA MONARCHIA?

    Il problema Monarchia-repubblica resta per noi ancora aperto e le motivazioni che ci spingono a sostenere democraticamente la riforma istituzionale del nostro Paese, ponendo al vertice dello Stato la figura del Sovrano, sono molteplici.
    Potremmo cominciare da quelle storiche, a partire da quel giugno 1946 in cui venne messa in scena una drammatica vittoria di un fronte repubblicano supportato
dai poteri forti internazionali... ma non dal popolo italiano! Questa fondamentale parte della nostra storia patria viene molto spesso liquidata come se si fosse svolto un tranquillo e "democratico" referendum. Di tranquillo e democratico ci fu ben poco a cominciare dai manifestanti monarchici vilmente ammazzati per le strade di Napoli, passando per i giochi di prestigio eseguiti con le schede elettorali dal mefistofelico duo Togliatti-Romita... Al giorno d'oggi nessuno dotato di un minimo di intelligenza e di coscienza storica mette più in dubbio che quello della repubblica sia stato un "parto pilotato" (per utilizzare le parole di Massimo Caprara, segretario particolare del "Migliore") e questa violenza attuata nei confronti della volontà popolare ancora oggi chiede giustizia.
    Ma non c’è solo il passato, anzi: un monarchico deve in primis guardare verso il futuro perché sa che il suo fine ultimo è quello di avere al vertice dello Stato un Sovrano e non un presidente.
    Perché nel XXI secolo dobbiamo sostenere con tutte le nostre forze la Monarchia?
Per cominciare analizziamo la figura del Sovrano. Viene ad essere un vero e proprio punto di riferimento per tutti, il simbolo dell’Unità della Patria a cui ci si affeziona perché (oggi grazie al contributo dei media) lo vediamo nascere, crescere fino al giorno in cui ci rappresenterà ufficialmente, momento in cui la simpatia e l’affetto si trasformeranno in profondo rispetto.
    Il Sovrano è una garanzia maggiore rispetto ad un rappresentante eletto poiché, sin dalla nascita, è destinato alla sua carica istituzionale ed il suo iter di crescita sarà segnato da un’educazione che lo renderà consapevole e lo metterà quotidianamente di fronte alle problematiche e ai doveri che il suo ruolo comporta. Il principale interesse privato del Re è il perseguimento dell’interesse pubblico, visto che la garanzia e la probabilità di conservare la corona per sé e per i discendenti sono tanto più alte quanto maggiore è la coincidenza tra azione regia e bene pubblico; mantenimento del trono e benessere civile quindi coincidono. Per questo è necessaria una Monarchia ereditaria, la forma istituzionale in grado di assicurare al meglio (per qualità e quantità) l’autonomia dello Stato e delle sue strutture essenziali (forze armate, diplomazia, magistratura, alta amministrazione).
    Siamo arrivati al problema centrale. Il Monarca, come punto di riferimento di tutta la Nazione, vera ed unica forza super partes, ci assicura la sua indipendenza dai centri oligarchici di potere volti (per definizione) ad agire nell’interesse di una parte rispetto al resto. Il Sovrano è l’unica Autorità che nasce con una legittimità non “partigiana”, lega a sé in un vincolo d’onore le grandi strutture dello Stato non per subordinarle (per esempio la magistratura giudica applicando le leggi in autonomia rispetto anche alla Corona stessa) ma per sottrarle alle suggestioni ricorrenti delle parti in nome di una superiore legittimità. Come simbolo e come referenza istituzionale, la monarchia è perciò l’espressione suprema e più stabile, duratura nel tempo e sottratta agli scossoni della successione, del principio generalistico nella esperienza collettiva. L’Istituto monarchico, in quanto basato sulla successione ereditaria, sottrae il vertice dello Stato al conflitto o comunque al gioco degli interessi particolaristici, siano essi fondati sul numero (il che significa conquista del vertice statuale mediante il voto, sia esso parlamentare oppure popolare), sulla ricchezza o sulla pressione massmediale. Lo Stato 
dovrebbe essere il luogo istituzionale dell’interesse comune come rappresentante del “tutto” rispetto alle “parti”; la maggiore garanzia per rispecchiare questo concetto è uno Stato Monarchico.
    In Italia abbiamo visto che, salve due sole eccezioni (Enrico De Nicola e Luigi Einaudi, di simpatie monarchiche), il presidente della repubblica, che dovrebbe essere la massima autorità super partes, si è dimostrato essere comunque il rappresentante di una fazione che ha contribuito ad eleggerlo e alla quale è debitore. Oltre a questo si potrebbe fare una critica a questa repubblica, analizzando la crisi nella quale da troppo tempo (forse da sempre?) si trova. Ma questo è un punto che ogni cittadino della repubblica italiana riesce ad approfondire benissimo da solo!
 
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