immagine

 

Email CAT

immagine

                                     antifascistavt@libero.it

 

Area personale

 

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Tag

 

Archivio messaggi

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 
Citazioni nei Blog Amici: 4
 

Ultimi commenti

Mi scuso per la mia risposta che non ha senso…: Vorrei...
Inviato da: girasolenotturno
il 29/04/2008 alle 23:26
 
Non amo definirmi con ideologismi, di cui troppa gente fa...
Inviato da: Anonimo
il 30/03/2008 alle 21:24
 
Auguri per una serena e felice Pasqua...Kemper Boyd
Inviato da: Anonimo
il 23/03/2008 alle 15:27
 
Auguri di un felice, sereno e splendido Natale dal blog...
Inviato da: Anonimo
il 25/12/2007 alle 21:42
 
Provate a fare un commento su questo blog di un becero...
Inviato da: Anonimo
il 28/07/2007 alle 16:31
 
 

FACEBOOK

 
 

Chi può scrivere sul blog

Tutti gli utenti registrati possono pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
I messaggi e i commenti sono moderati dall'autore del blog, verranno verificati e pubblicati a sua discrezione.
 

Ultime visite al Blog

borghettivaleriogiulio.tiradrittiDOCTRIXdixi5marcociullo94santinlpatriziolazzarinidonnini.f_fleons25angbel2009martinellipadpclsienasandro_milionigu.paskarimu
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

No Nazi

immagine
 
Creato da: antifascistavt il 06/07/2006
Coordinamento Antifascista della Tuscia

 

 

Post N° 60

Post n°60 pubblicato il 03 Marzo 2008 da antifascistavt
 

GIORNATA DELLA MEMORIA E GIORNO DEL RICORDO

di Claudia Cernigoi

Dopo l'istituzione del Giorno della Memoria per il 27 gennaio (anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz da parte dell'Armata Rossa sovietica), le associazioni irredentistiche degli esuli istriani hanno tanto fatto e brigato da ottenere, nel 2004, che il 10 febbraio, cioè a pochi giorni di distanza da questa ricorrenza, venisse istituito il "Giorno del Ricordo" (si noti qui anche la similitudine linguistica tra "ricordo" e "memoria"), "dell'esodo e delle foibe", ricorrenza istituita anche con il beneplacito di buona parte del centrosinistra, soprattutto i DS. A tre anni di distanza da questa "operazione", possiamo vedere gli effetti che essa ha avuto sulla scena politica e culturale italiana (ma anche internazionale).

Innanzitutto vediamo che già da metà gennaio, cioè in prossimità del Giorno della Memoria, le associazioni degli esuli riempiono il calendario di proprie iniziative che, stante la vicinanza delle date e stante il fatto che, vuoi per capacità organizzativa, per spirito combattivo, per disponibilità di fondi, o chissà per quali altri motivi, sono molto più numerose e visibili di quelle indette per il 27 gennaio, mettendo di fatto in secondo piano quelle relative a questa ricorrenza.
C'è però una differenza di fondo nell'atteggiamento di chi si occupa delle due "giornate". Mentre nelle intenzioni di chi ha ideato la Giornata della Memoria e di chi per celebrare questa giornata organizza convegni, dibattiti, iniziative culturali lo scopo era quello di ricordare ciò che è stato (la follia guerrafondaia e criminale del nazifascismo) affinché la storia non si ripeta e non vi siano più genocidi e violenze, la stessa cosa non la rileviamo nelle iniziative indette dalle varie associazioni di "esuli istriani" per il 10 febbraio (e parliamo qui della Lega Nazionale ed anche delle Comunità istriane).
Chi ha avuto modo di sentire o di leggere le testimonianze dei sopravvissuti dai lager nazifascisti (e diciamo nazifascisti perché anche il fascismo ha avuto i propri lager, pensiamo solo a quello di Gonars che si trovava a pochi chilometri da Trieste, circostanza spesso ignorata dagli stessi antifascisti), sa perfettamente che nella memoria di essi non c'è posto, di norma, per l'odio, per il rancore, per il desiderio di vendetta. Nella maggior parte dei casi, chi ha vissuto sofferenze indicibili, preferisce dimenticare, cerca l'oblio e per questo lascia da parte i sentimenti di odio che invece tengono vivo il dolore del ricordo.
Se andiamo invece a seguire le iniziative per il Giorno del Ricordo (10 febbraio), vediamo che la maggior parte di esse non sono finalizzate al superamento della fase storica che ha portato al Trattato di pace (perché il 10 febbraio è quello del 1947, quando l'Italia finalmente siglò il trattato di pace con il quale venivano sanciti i nuovi confini sorti dopo la seconda guerra mondiale), ma al reiteramento di una propaganda irredentistica, che partendo da dati storici falsi (come l'ingigantimento delle cifre degli "infoibati", cioè di coloro che, nell'allora Venezia Giulia furono uccisi, per vari motivi, tra i quali anche fatti di guerra, dai partigiani jugoslavi o condannati a morte come criminali di guerra dai tribunali jugoslavi), e dalla ripetizione della vecchia teoria (un tempo solo fascista) che il trattato di pace fu in realtà un diktat per l'Italia, ribadisce la teoria degli "ingiusti confini", delle "terre rubate" e conclude con lo slogan "volemo tornar".
Ora non ci dilungheremo sulla questione delle "foibe", perché fin troppo spesso ne abbiamo parlato su queste pagine; diciamo solo che quelli che vengono fatti passare per "infoibati sol perché italiani" nella maggior parte dei casi si possono inserire nella categoria dei "morti per cause di guerra", ricordando che nel corso della seconda guerra mondiale sono morte milioni di persone, a causa di una guerra che è stata voluta ed iniziata (cosa che pochi ormai ricordano) dalla volontà imperialistica dei regimi nazifascisti. È stata l'Italia fascista ad invadere, senza dichiarazione di guerra, ed a spartirsi, assieme ai propri alleati, la Jugoslavia, devastandola e provocando orrende stragi di civili; sono stati i regimi nazifascisti che hanno dichiarato guerra al mondo intero, perché volevano prendere il controllo di esso, e, dato che fortunatamente per i destini del mondo, la cosa non gli è riuscita e sono stati sconfitti (anche grazie al contributo di sacrifici delle varie resistenze europee, tra le prime quella jugoslava), alla fine del conflitto hanno dovuto pagare, in termine di perdita di territorio, questa sconfitta.
Così entriamo nel merito della questione che più è dibattuta in questi giorni nei convegni organizzati per il 10 febbraio: la questione degli "ingiusti confini".
Se, come abbiamo sentito dire spesso in vari convegni cui abbiamo assistito, il diritto italiano sull'Istria e su Fiume era dato dal fatto che questi territori erano stati annessi in seguito alla prima guerra mondiale (dove Fiume, ci si lasci dire, è stata annessa all'Italia con un colpo di mano in barba al trattato di pace ed al diritto internazionale), volendo seguire questa logica (che non è quella di "sangue e di suolo" che altri proclamano), dobbiamo accettare anche il fatto che in seguito ad un altro conflitto altri confini sono stati tracciati e territori che erano stati conquistati grazie ad una guerra vinta, sono poi stati tolti per una guerra (d'aggressione, ricordiamolo) perduta.
Così abbiamo sentito il professor Raoul Pupo, che sicuramente non è uno storico "neofascista", sostenere che in realtà il trattato di pace del 1947 non è stato firmato con l'Italia, ma sopra l'Italia, perché alla fine della guerra l'Italia non esisteva come soggetto politico internazionale e quindi non aveva alcuna possibilità di negoziare, con i vincitori della guerra, i propri confini. Questa interpretazione, che è un po' una variante del concetto di diktat, però non tiene conto di una cosa fondamentale: che l'Italia non era stata aggredita da nessuno degli Stati che vinsero la guerra, e che il fatto che l'Italia aveva perso la guerra era la mera conseguenza del fatto che l'aveva iniziata. L'attribuzione dell'Istria alla Jugoslavia, sostiene Pupo, rientra nella logica geopolitica di "accontentare" Tito, all'inizio concedendogli i territori che aveva militarmente conquistato, e successivamente per "tenerselo buono" in funzione antisovietica.
Ma al di là del diritto di "conquista" (che, come abbiamo visto prima, viene di solito fatto valere per i territori annessi dopo la prima guerra mondiale dall'Italia), queste interpretazioni di Pupo non tengono conto di altre cose. Che i territori istriani, ad esempio, non sono "italiani" per diritto di "sangue e di suolo", dato che la popolazione è mistilingue, con predominanza di sloveni e croati all'interno e di istro-veneti sul litorale. Perché quindi dovrebbe essere "naturale" che questi territori dovessero rimanere all'Italia piuttosto che alla Jugoslavia, tenendo anche conto che l'Italia doveva risarcire danni di guerra di non poca entità al Paese che aveva invaso?
Una volta sancito, in queste conferenze "storiche", che i confini sono, tutto sommato, ingiusti, i vari relatori vanno ad analizzare la questione dell' "esodo" degli istriani. Diciamo subito che, a parer nostro, un "esodo" che si prolunga per vent'anni non può essere un "esodo" causato da "pulizia etnica". Citiamo a questo proposito la testimonianza del giornalista Fausto Biloslavo, di passata militanza nel Fronte della gioventù, che si è più volte autopresentato come "nipote di infoibato e figlio di esule", che nel corso di un intervento ha spiegato che il nonno paterno, di Momiano, dovette fuggire a Trieste "rocambolescamente" all'arrivo dei partigiani, "perdendo tutto", e la moglie poté raggiungerlo assieme ai figli appena nel 1954. Dunque la famiglia rimase per nove anni a Momiano, sotto il "regime titino", che evidentemente non li "infoibò", né li espulse, nonostante con tutta probabilità il nonno fosse stato coinvolto con il regime fascista, se aveva dovuto filare via in fretta e furia abbandonando moglie e figli.
Ma queste contraddizioni stranamente non vengono rilevate da chi ascolta. Del resto, il racconto di Biloslavo non si discosta molto, per coerenza, da altre interpretazioni "storiche". Il professor Pupo, ad esempio, sostiene che all'inizio il "regime jugoslavo" aveva fatto una distinzione tra italiani assimilabili al "regime" (operai, contadini, proletariato in genere) ed altri non assimilabili (i ceti più elevati), che furono cacciati fin dall'inizio. Ammesso e non concesso che questa interpretazione sia attendibile, non passa per la mente dello studioso che si fosse trattato di una "epurazione" politica e di classe e non etnica? Che furono indotti ad andarsene i possidenti, che avrebbero perduto, con il socialismo, i loro possedimenti, nonché i fascisti, esattamente come accadde per sloveni e croati che non si identificavano nel nuovo sistema di governo? Pupo sostiene poi che successivamente, dopo la svolta del Kominform, anche gli italiani che erano rimasti furono cacciati via, perché tutti simpatizzanti per l'URSS, in questo modo sarebbe stata completata la "pulizia etnica": questa ci sembra ancora più fuorviante come interpretazione. Se ciò che sostengono questi studiosi, cioè che la comunità italiana fu interamente espulsa, con le buone o con le cattive, dalla Jugoslavia, fosse vero, oggi non avremmo in Istria una comunità italiana forte, compatta, ricca di istituzioni culturali, cosa che pure viene invece rivendicata da quegli stessi rappresentanti degli esuli che prima parlano di pulizia etnica e poi del fatto che gli italiani in Istria sono tuttora numerosi e presenti, senza rendersi conto che la seconda cosa escluderebbe la prima.
La comunità italiana in Jugoslavia ha sempre goduto di diritti specifici, a cominciare dalle scuole, per proseguire con il bilinguismo e con i seggi garantiti nei vari parlamenti. Se questo significa pulizia etnica, cosa dovrebbero dire gli sloveni d'Italia, che se oggi hanno le scuole con lingua d'insegnamento slovena è solo grazie al fatto che sono state istituite dagli angloamericani e poi conservate in base ad una precisa clausola contenuta nel Memorandum del 1954, mentre tutti gli altri diritti sono ben al di là di venire?
Ma è proprio grazie alle mistificazioni degli argomenti storici che alla fine emergono i contenuti che sono, a parer nostro, più preoccupanti, e che possono essere sintetizzati nello slogan "volemo tornar" che tanto spesso viene citato in queste rassegne, e sui quali contenuti ritorneremo, per un approfondimento, in un prossimo articolo.

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Post n°58 pubblicato il 14 Febbraio 2008 da antifascistavt
 

Comunicato inviato alla stampa dai Giovani Comunisti

Non è nuova la pratica intimidatoria delle frange fasciste della nostra zona.

Dopo quattro anni in cui abbiamo vissuto episodi ben più gravi e allarmanti nella nostra città e nella nostra provincia, come pestaggi, aggressioni con armi da taglio e incendi nelle sedi politiche di partito, si continuano a manifestare, senza la condanna dell’amministrazione comunale e con la tiepida presa di posizione di alcuni schieramenti politici, manifestazioni oltraggiose di odio, come quelle a cui abbiamo assistito ultimamente, dopo la giornata del Ricordo.

Giornata, per altro, strumentalizzata per i vari motivi che sono stati esposti puntigliosamente e storicamente dall’ANPI e da alcune persone intervenute sulla stampa locale.

Giornata a cui anche noi avevamo dedicato un intervento sui giornali, ma al quale pochi hanno dato risalto.

La situazione che si è venuta a creare non fa altro che avvalorare la tesi del “contentino” voluto dare alla destra per “pareggiare” i conti con la giornata della Memoria…squallido risultato!

Data la vicinanza dei due eventi poi, neanche a dirlo, la giornata dedicata ai crimini compiuti in nome di un ideale razzista, pianificati ed orchestrati politicamente da uno Stato, passa quasi in secondo piano; soprattutto a causa della grande rincorsa al riarmo in preparazione della giornata del…“Riscatto”, più che del Ricordo.

Fatto sta che, a dire palesemente come sono avvenuti certi fatti storici e in che tipo di contesto si siano verificati (cioè parlare storicamente di un episodio) si rischiano intimidazioni ed insulti…

Esprimiamo perciò solidarietà all’ANPI, associazione vicina a noi e che conta tra i nostri iscritti alcuni aderenti e chiediamo l’immediata cancellazione, da parte del comune, di quelle scritte oscene come di tante altre che l’amministrazione locale pare (come è sempre parsa) restia a togliere.

Coordinamento provinciale dei Giovani Comunisti di Viterbo

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

scritte naziste sotto la sede dell'ANPI di Viterbo

Post n°57 pubblicato il 13 Febbraio 2008 da antifascistavt
 

“Partigiano verme”, “W Adolf Hitler”, “A.N.P.I. siete solo merde”; questa è la trascrizione delle scritte fatte da mano ignota stanotte sulle mura sottostanti la nostra sede (http://www.tusciaweb.it/notizie/2008/febbraio/13_11naziste.htm). Volendo si potrebbe pure credere al caso ma non è affatto peregrina l’ipotesi che questo attacco sia il frutto delle posizioni da noi espresse in merito al Giorno del Ricordo, quando, unica realtà associativa e politica del Viterbese, abbiamo tenuto alti i valori della Resistenza e dell’Antifascismo, così messi a repentaglio dall’accoglimento in sede istituzionale di tesi un tempo appannaggio del neofascismo e del nazionalismo razzista e antislavo (http://www.tusciaweb.it/notizie/2008/febbraio/9_22anpi.htm). Le leggi razziali nel 1938 non erano giuste solo perché l’allora capo di stato le firmava ad occhi chiusi o perché tutti gli organismi preposti le rispettarono e applicarono con zelo. Il clima di conformismo attuale non deve costringerci a ripensamenti, semmai deve invitarci ad agire con più energia. Siamo i principali eredi della lotta partigiana, la lotta di chi avrebbe potuto benissimo rintanarsi in casa oppure fare il ben equipaggiato e accasermato “ragazzo di Salò” e invece si è unito alla Resistenza mettendo a repentaglio la propria vita, finendo spesso deportato, torturato e ucciso dai nazisti e dai loro fedeli servitori fascisti. Se vogliamo essere degni testimoni di quel sacrificio, al quale dobbiamo tutto, non possiamo certo temere queste avversità.     

 Noi continueremo perciò a denunciare l’assenza di ogni contestualizzazione in merito alle foibe e, in generale, alle questioni balcaniche, ricordando la politica di persecuzione prima e di sterminio poi attuata dal fascismo ai danni delle minoranze slave, in Italia così come in Jugoslavia

Sia ben chiaro: una scritta di per sé lascia il tempo che trova ma in questo caso siamo soltanto dinanzi ad uno della serie di episodi verificatisi nei giorni addietro in tutt’Italia, Viterbese compreso. Si pensi allo striscione apparso a Tarquinia a ridosso della Giornata della Memoria e a quello appeso sopra la sez. PD di Vallerano l’altro giorno. Ormai non si contano più le violenze e le intimidazioni perpetrate da gruppi fascisti, nel silenzio più assoluto, a danno dei singoli e delle sedi delle associazioni e dei partiti democratici, che attorno al Giorno del Ricordo vedono un’impennata. Proprio gli attacchi contro le sezioni PD dimostrano che a poco serve sottoscrivere solennemente le istanze revisioniste-strumentali.

Il fascismo iniziò così, con le aggressioni, in nome dell’italianità, alle Case del Popolo e alle Camere del Lavoro, nonché alle sedi di cultura slava presenti a ridosso del confine orientale. Negli anni ’20 quella violenza venne sottovalutata. I dirigenti sindacali e politici della sinistra perlopiù tentarono di minimizzarne il portato, convinti di essere dinanzi ad un fenomeno passeggero. Allora fecero così, e oggi?

 

Smrt fazismu – Slaboda narodu

(Morte al fascismo – Libertà al popolo)

 

Silvio Antonini

Segretario e portabandiera

ANPI Comitato Provinciale Viterbo

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Sulle FOIBE

Post n°56 pubblicato il 13 Febbraio 2008 da antifascistavt
 

Lettera aperta sul Giorno del Ricordo ai rappresentanti dei partiti e agli amministratori appartenenti al centrosinistra nella provincia di Viterbo.

Anche quest’anno, come succede dal 2004, sarete invitati a partecipare in vari modi alla celebrazione del Giorno del Ricordo “in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata e delle vicende del confine orientale”, sollecitati non senza quel po’ di provocazione da colleghi di centrodestra che si rivolgono a voi con l’espressione facciale di chi vi sta rivelando chissà quali incontestabili e imbarazzanti verità sui vostri trascorsi.

Forse in questi giorni il mondo politico è preso da ben altre preoccupazioni ma, a quattro anni dalla sua istituzione, il Giorno del Ricordo dovrebbe aver ampiamente dimostrato quali fossero le necessita più impellenti dei suoi propugnatori: mettere in secondo piano la Giornata della Memoria contrapponendole fatti per nulla paragonabili al genocidio nazifascista, per di più riportati con una ricostruzione storica assai discutibile.

In questi anni, a Viterbo, siamo intervenuti più volte per denunciare certe imprecisioni, chiamiamole così, tramite comunicati e iniziative pubbliche, e ogni volta è accaduto che qualcuno del centrodestra rispondesse invocando obiettività e ammissioni di colpa, senza però entrar nel merito di quanto da noi documentato, mentre il centrosinistra - perché negarlo? – in genere ha preferito concedere, ignorando la perniciosità di certe assurde equiparazioni. 

Evitiamo qui di rievocare tutte le tappe che ci hanno portato oggi a mettere sullo stesso piano la “foiba” Basovizza e il campo di sterminio di Auschwitz, di contestare per l’ennesima volta asserzioni e cifre sparate sulle decine, se non centinaia, di migliaia di “italiani infoibati con la sola colpa di essere tali dai criminali slavo-comunisti”, o di tentare contestualizzazioni: si può ormai disporre di un’amplia e dettagliata bibliografia in merito; basta solo un po’ di buona volontà.

Mi appello quindi direttamente a voi politici del centrosinistra, che vi ispirate ai valori dell’Antifascismo e della Resistenza, affinché:

- Ogni qualvolta vi vengano sottoposti documenti di respiro storico, a maggior ragione se comportano scelte atte a gravare sui contribuenti, prima di apporre firme chiediate ai colleghi del centrodestra di citare le fonti alle quali hanno attinto per la redazione dei medesimi, onde verificarne serietà e attendibilità in nome d’una, seppur minima, validità storiografica (casuale è qui ogni riferimento alla discussa mozione Udc dei viaggi premio a Basovizza, approvata dal Consiglio Provinciale e basata, a detta degli stessi consiglieri Udc, su “informazioni prese da internet”).  

- Diate un contributo nelle vostre sedi e con gli strumenti che avete a disposizione per fare luce sulle vicende del confine orientale. Perché vi sia maggiore chiarezza occorre non omettere o censurare nulla, anche riguardo la politica antislava del fascismo, la sanguinosa aggressione nazifascista ai Balcani e le responsabilità nell’avvio della pratica delle infoibazioni.

-  Vi facciate quindi promotori del superamento della cappa di censura che grava sui crimini contro l’umanità commessi dall’Italia sabauda e fascista durante le sue avventure belliche e coloniali, nonché sull’impunità che ne è seguita.

A tal proposito potreste impegnarvi affinché nelle scuole (sempre tirate in ballo per queste faccende) si proiettino film censurati come Fascist Legacy - la RAI lo ha acquistato nel 1989 senza mai trasmetterlo - e Il leone del deserto, sulla Resistenza cirenaica contro l’occupazione fascista, oppure, nel nostro piccolo, il documentario Mio fratello Gojko, intervista a Nello Marignoli, partigiano viterbese combattente in Jugoslavia.

- Vi ricordiate, in conclusione, di rendere omaggio, in nome della solidarietà e della fratellanza tra i popoli, alla Resistenza; a quella jugoslava, che ha dato un contributo di sangue fondamentale per la sconfitta del nazifascismo e quindi per la pace in Europa, così come a quella italiana, tenendo presenti le migliaia di nostri soldati che dopo l’8 settembre, rifiutandosi di continuare la guerra per il Terzo Reich e per la repubblica-fantoccio di Mussolini, si unirono alla Resistenza delle popolazioni balcaniche, inquadrandosi nelle varie Brigate Garibaldi o entrando direttamente nell’EPLJ (Esercito Popolare di Liberazione Jugoslavo).

In 20mila caddero, sul campo, fucilati, morti per stenti o decimati dal tifo petecchiale. Proprio questi combattenti cancellarono col loro sacrificio l’onta dei crimini commessi dall’aggressione fascista in quelle terre.

Distinti saluti

Silvio Antonini

Segretario e portabandiera

Anpi Comitato Provinciale Viterbo

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 

Anno Antifascista

Post n°55 pubblicato il 03 Gennaio 2008 da antifascistavt
 
Foto di antifascistavt

Auguriamo a tutt* un anno antifascista...

Tanti auguri

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
« Precedenti Successivi »
immagine
 

Antifascismo militante

immagine

 

FIRMA ANCHE TU

 
Petizione Contro l'intitolazione della Circonvallazione a Giorgio Almirante

Il giorno 19/07/2006 il sindaco di Viterbo ha intitolato una parte della circonvallazione di Viterbo a Giorgio Almirante.

Almirante è stato uno dei redattori della rivista “La difesa della Razza” caratterizzata da feroce e becero razzismo ed antisemitismo.

Militante attivo della Repubblica sociale di Salò che, alleata dei nazisti, torturava e massacrava i cittadini italiani democratici, è stato, dopo la guerra, tra i fondatori dei Movimento Sociale Italiano, diventando poi segretario dello stesso partito. Il MSI di Almirante, si caratterizzò anche come organismo politico che mitizzava la dittatura mussoliniana e che esaltava anche le dittature contemporanee, come la dittatura greca dei Colonnelli, la dittatura militare Turca e il colpo di stato cileno, mentre denigrava ed offendeva il movimento antifascista e la democrazia repubblicana italiana. Il MSI di Almirante si rese protagonista inoltre di una miriade di aggressioni contro studenti, operai e militanti democratici con conseguenti ferimenti ed omicidi.

Lo stesso Almirante partecipò attivamente all’attacco violento contro la facoltà di giurisprudenza insieme al collega Caradonna.

Almirante ancora protagonista di un inquietante episodio collegato alla strategia della tensione. Viene infatti incriminato per favoreggiamento del terrorista Cicuttini, autore della strage di Peteano. Si salverà con l’amnistia.

La storia politica di quest’uomo, si chiude senza alcun riconoscimento delle battaglie civili che hanno contribuito alla costruzione della democrazia italiana.

Intitolare a questo personaggio una via di una città italiana, significa quindi offendere chi è morto lottando contro i nazifascismi ed offendere chi ha speso la propria vita per costruire e rafforzare la democrazia italiana.

Chiediamo rispetto per l’Italia. Chiediamo che questa targa sia rimossa dalle vie della città di Viterbo.

Per aderire inviate via e-mail il vostro nome e cognome all’indirizzo antifascistavt@libero.it

Iniziativa appoggiata dal Coordinamento Antifascista della Tuscia

 

 

 

 
 

Antonio Gramsci

immagine 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963