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SCAMBIO

Post n°677 pubblicato il 02 Maggio 2011 da atapo
 

 

BIENVENUE, REIMS !

Mi avevano invitato. Ed io sono stata contenta di accettare.

Stamattina, mi è sembrato di tornare indietro nel tempo, a quel tempo e a quegli anni pieni di entusiasmo e di vita, di esperienze incredibili...

Nella mia ex-scuola, una collega (ed amica) che continua ad insegnare il francese nella sua classe, quest'anno ha la quinta ed è riuscita ad organizzare, con la sua classe e la classe parallela, la settimana di scambio con la città di Reims. Sarà l'ultima volta che accade, perchè la collega a giugno va in pensione, poi non resterà più nessuno nella scuola a prendersi gli onori (pochi) e gli oneri (molti) di imbarcarsi in simili imprese.

Stamattina nel giardino eravamo immersi nell'atmosfera un po' eccitata che ben conosco, mentre aspettavamo l'arrivo del pullman con i bambini e gli insegnanti francesi: i maestri a ripetersi gli innumerevoli dettagli di un'organizzazione che non è mai del tutto definita e al riparo dagli imprevisti, gli alunni a fare una ricreazione diversa dalle altre, con qualcuno sempre di vedetta alla cancellata per scorgere prima di tutti il grande pullman o la fila degli ospiti in arrivo. E infatti i bambini li hanno visti prima di noi adulti: allora l'emozione aumenta, si taglia col coltello, improvvisamente tutti si raggruppano...mentre gli altri entrano, la fila diventa gruppo anche per loro, ugualmente emozionati. Chi ridacchia, chi si nasconde...mi sento tirare il braccio da qualcuno che mi chiede agitato: “Maestra, non mi ricordo più come si dice...”

Noi insegnanti ci scambiamo saluti, presentazioni e domande di rito sul viaggio...e intanto qualche piccolo coraggioso (più spesso coraggiosa, le donne sono le prime anche qui) lascia il gruppo protettivo e si avvicina ad un nuovo amico a cui magari era scappato il primo sorriso...e nel modo istintivo e misterioso che hanno i bambini di entrare in relazione con i coetanei il ghiaccio comincia a sciogliersi ed è iniziata l'avventura di una settimana insieme! Nell'auditorium gli Italiani hanno cantato per dare il benvenuto agli ospiti, poi ci sono stati i saluti del dirigente, dell'insegnante organizzatrice, poi finalmente tutti a tavola, dove immagino che, come tutte le altre volte, i piccoli Francesi si innamoreranno della pasta all'italiana e chiederanno il bis e oltre...


Provengono da Reims, che è gemellata con Firenze, per cui gli scambi anche di bambini della scuola primaria si organizzano abbastanza facilmente: questa classe proviene dalla stessa scuola con cui io feci l'ultimo scambio, gli insegnanti arrivati oggi conoscono l'insegnante che venne nove anni fa, la quale sarebbe quell'amica ora in pensione che mi ospitò l'anno scorso a Perpignan. Coincidenze della vita!

L'ingresso della mia scuola è ornato di bandierine e coccarde coi colori dell'Italia e della Francia. Mentre stamattina le guardavo, una anziana bidella mi diceva: “Si ricorda, maestra, quando gli scambi li organizzava lei...che belle feste! Che spettacoli!”

Già, che tempi!

In nove anni nei quali insegnai il francese a tutte le classi della mia scuola (prima che la Moratti mi defenestrasse per mettere obbligatorio solo l'inglese), ben sei volte organizzai scambi delle classi quinte con scuole di città francesi, con la cooperazione del Comune di Firenze e la collaborazione degli insegnanti di classe.

Qualcuno in giro diceva, soprattutto all'inizio: “Ma sono troppo piccoli, cosa vanno a fare? Conoscono così poco la lingua, cosa gli serve?”

Io mi sono accorta, e con me tutti i colleghi e le famiglie che hanno vissuto queste esperienze, che sono state invece molto importanti per la crescita di quei bambini: la lingua straniera è solo una delle motivazioni, quel poco che gli avevo insegnato e le letterine della corrispondenza con i coetanei erano sufficienti per inserirsi tra i compagni, poi i giochi, le amicizie e gli amori hanno fatto il resto... Ma alla fine delle due settimane, soprattutto dopo quella passata in Francia, erano tutti cresciuti, più sicuri, più autonomi... e più felici! Dicevo loro che quella era come la prova di iniziazione che si faceva in certe società: chi la superava sarebbe stato pronto per andare alla scuola media.

E per le famiglie che accettavano di imbarcarsi nell'impresa, dovendo organizzare anche loro alcuni momenti, per esempio una festa tutti insieme, una gita, delle ore in cui ognuno si portava a casa un piccolo francese...ecco, era motivo per stare insieme, collaborare, iniziare rapporti anche con le famiglie dei corrispondenti: ci furono casi in cui poi la famiglia italiana e quella francese si ritrovarono anche dopo, nelle vacanze...Diverse famiglie alla fine dell'esperienza mi ringraziavano dicendo: “Non credevamo che fosse così bello!”

Insomma, in quegli anni era diventata quasi un'abitudine per la nostra scuola: chi non riuscì a partire, fu per motivi gravi. I più piccoli non vedevano l'ora di crescere e chiedevano: “Anche noi, vero, andremo in Francia?” Ma anche se erano piccoli, cercavo che partecipassero indirettamente all'esperienza: lasciavamo sempre qualche ricreazione in cui stavano tutti insieme in giardino, grandi e piccoli, Fiorentini e Francesi. E soprattutto coinvolgevo tutte le classi nello spettacolo d'accoglienza, in cui ognuna presentava una canzoncina o una scenetta. Ecco perchè la bidella ricordava gli spettacoli...

E quando ci si lasciava, qui o là, gli ultimi saluti nelle stazioni o attorno ai pullman erano sempre annegati nelle lacrime.

Ricordo città, volti di bambini, cerimonie di benvenuto di sindaci e direttori, feste con cibi caratteristici ( in Normandia 27 torte di mele, una per bambino, tutte diverse una dall'altra!!!), scambi di metodi, materiali, esperienze con colleghi...

Nessuno scambio assomigliò ad un altro, ognuno ebbe le sue caratteristiche:

a Dieppe terra di Normanni, con l'emozione della prima volta,

a Dunkerque, dove fummo inseriti in un programma di festeggiamenti per l'Unione Europea e rappresentavamo l'Italia insieme a classi provenienti da tutta l'Europa,

a Vaivre-Vesoul, per due anni consecutivi perchè entrambi partner di un progetto Comenius, paese in cui ormai mi sentivo di casa e dove abbiamo fatto rinascere l'interesse per la lingua e la cultura italiana nei discendenti di nostri emigranti,

a Parigi dopo un interessante lavoro di ricerca comune sui giardini poi...Parigi è sempre Parigi,

infine a Reims, dove tutto era facilitato dal suo gemellaggio con Firenze, terra che mi ha lasciato ricordi impensati di bellezze naturali e artistiche. Potrei scrivere a lungo solo raccontando di questi viaggi e di quanto sono stata arricchita da queste esperienze: il mio amore per i viaggi, per conoscere il mondo e per incontrare altre persone è stato senz'altro alimentato e si è rafforzato in quegli anni entusiasmanti...

Allora quando le colleghe mi hanno invitato, nei giorni scorsi, sono stata ben contenta di accettare. Mi avevano chiesto se volevo anche partecipare nei prossimi giorni a qualche visita guidata col gruppo, ma per me sono troppo faticose, fu uno dei motivi per cui dovetti lasciare l'insegnamento. Invece tornerò volentieri con loro giovedì nel tardo pomeriggio, quando faranno la festa tutti insieme, musica, danze e buona cucina a volontà, organizzato dalle famiglie.

Sempre che nel frattempo non diventi più indispensabile il mio ruolo di nonna...


l'angelo che sorride, sulla Cattedrale di Reims

 

 
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