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RETROUVAILLES

Post n°1157 pubblicato il 27 Settembre 2014 da atapo
 

 

IL GURU

 


 

All'inizio del 1976 lavoravo nel tempo pieno del Comune di Bologna, ospitavo in pancia il primogenito che doveva nascere in febbraio e avevo appena saputo di aver superato la prova scritta del concorso magistrale per insegnare nella scuola statale, ricordo ancora l'emozione di quando aprii la lettera che mi comunicava la notizia e la votazione altissima...

O la va o la spacca, mi dissi, devo ASSOLUTAMENTE vincerlo questo concorso e tra i primi posti, in modo da avere una sede vicina, in città, ora che sta per arrivare anche un figlio!

Stavo per imbarcarmi in un'impresa titanica: quella volta fu un CONCORSONE: dopo la prova scritta c'era l'obbligo di frequentare un corso quadrimestrale di aggiornamento didattico ed esercitazioni laboratoriali, con prova scritta ed orale alla fine. Chi l' avesse superato avrebbe poi dovuto sostenere un'ultima prova orale su un sacco di materie teoriche e pratiche, tipo pedagogia, legislazione, storia della scuola, igiene scolastica ecc. Tutto questo finì a metà agosto...

Un lavoro improbo, ma da quel corso quadrimestrale ebbi veramente un'ottima formazione, come non ne ho mai più avuta in tutto il resto della mia carriera...

Tralascio i salti mortali che feci per frequentarlo, mio figlio che nacque giusto nella settimana di interruzione tra i primi due periodi, io che andavo alle lezioni prima con una pancia enorme poi con mia madre che mi teneva il bimbo (non erano concesse molte assenze, pena l'annullamento...), gli incontri con altri colleghi con cui si lavorava in gruppo che si tenevano sempre a casa mia, così da poter accudire meglio mio figlio... Ho ricordi quasi drammatici di quei mesi, ma, come capita col passato difficile, rivissuti ora nella memoria con un alone di eroismo... Per la cronaca, riuscìì nel mio intento e l'anno successivo ero di ruolo a Bologna in una scuola abbastanza vicina a casa mia.

Dunque, tra i vari insegnanti di quel terribile corso c'era come coordinatore U.S.: era un direttore didattico che di nome conoscevo già perché scriveva sulla rivista scolastica a cui ero abbonata. Inoltre l'insegnante con cui stavo lavorando nel tempo pieno (quella che fece la staffetta partigiana) diversi anni prima era stata sua collega quando erano entrambi maestri e me ne aveva raccontato con entusiasmo...

Ebbene, fin dalle prime lezioni mi piacque moltissimo, me ne innamorai, dal punto di vista professionale s'intende, e per me diventò più che un insegnante, ma un amico, il vero MAESTRO che mi aiutava a scoprire come insegnare, come stare con i bambini, come organizzare il lavoro, che tipo di scelte fare... E questo accadeva a tutti coloro che facevano parte del mio corso, il suo entusiasmo era contagioso, tutti ci sentivamo destinati a fare grandi cose se avessimo vinto quel maledetto concorso! Non era più faticoso seguire le lezioni, studiare, ritrovarci e confrontarci tra noi, sentivamo che in quelle ore stavamo veramente crescendo professionalmente. Lui era capace di essere per noi l'insegnante serissimo e insieme il nostro amico di appena qualche anno di più, era diventato un idolo per tutti coloro che lavoravano, in qualche modo, con lui.

Naturalmente io in casa ne parlavo moltissimo e mio marito era diventato geloso, poi scoprì che questo... innamoramento era molto collettivo allora lo chiamava un po' sprezzantemente “il vostro guru” e forse il termine era azzeccato...

Lui ci parlava di come organizzava la sua scuola, ci portava i giornalini che pubblicavano le sue classi secondo la pedagogia attiva di Dewey e Freinet, ci invitava ad andare a visitare la sua scuola, cosa che per me in quel periodo era impossibile: non avevo tempo nemmeno per respirare!

Una volta vinto il concorso il nostro rapporto non si interruppe, anzi diventò ancora più personale, perché, dietro suo invito, io gli scrivevo di come stavo impostando il lavoro in quei primi anni, gli esponevo dubbi e gli chiedevo consigli, lui mi rispondeva e ci scambiavamo i giornalini preparati dagli alunni. Mi fece iniziare anche una bellissima corrispondenza tra la mia classe e una parallela della sua scuola, che durò per tutti i cinque anni e in quinta finalmente le due classi si incontrarono... Insomma continuò ad affiancarmi in quei primi anni di lavoro nella scuola statale.

Poi mi trasferii a Firenze. Ricordo che gli scrissi ancora, stavolta demoralizzata per la realtà fiorentina in cui mi trovavo a lavorare, che mi pareva arretrata anni luce rispetto a ciò che avevo costruito e lasciato a Bologna... Lui mi incoraggiò ancora, mi diede la spinta per non arrendermi, mi stimolò a mettere a frutto ciò che di importante avevo assimilato fino ad allora e ad avere pazienza. Come sempre, aveva ragione lui...

Cessò la nostra corrispondenza, io ero subissata dalla nuova vita fiorentina.

Lo rividi anni dopo a Bologna alla fiera del libro per ragazzi: mi riconobbe e ricordava tutto di me e della mia esperienza, chiacchierammo come se ci fossimo salutati il giorno prima.

Qualche giorno fa mi è tornato alla mente, insieme a tante cose di quegli anni. Come si usa oggi, l'ho cercato su Facebook: c'è, e non sembra cambiato per nulla: i capelli li aveva già bianchi, il sorriso sornione è sempre quello! Naturalmente è in pensione, ha una decina d'anni più di me, ma mantiene contatti col mondo scolastico bolognese, con progetti europei, viaggia in Francia...

E' raro che io chieda l'amicizia a qualcuno, soprattutto se non ho grandi rapporti, ma con lui... gliel'ho chiesta quasi senza rendermene conto, ero troppo contenta di averlo ritrovato! Chissà se mi avrebbe ricordato... Ebbene sì! Mi ha accettato tra gli amici, dicendomi che lui frequenta poco facebook, ma che è contento di aver ripreso il contatto. Ne sono stata contenta anch'io...

 
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