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TRAVESTIMENTI

Post n°1415 pubblicato il 28 Febbraio 2017 da atapo
 
Tag: memoria

COSE DA CARNEVALE

 

i bambini azzurri e la nave del Tempo

 

Un amico nel suo blog ha parlato in questi giorni dei travestimenti nei suoi Carnevali passati: argomento carino, che strappa un sorriso… Chi si maschera come sceglie? Cosa vuol trasmettere col suo travestimento? Ma vuol trasmettere qualcosa o soltanto un po' di allegria? Ci si potrebbe studiare sopra e probabilmente qualcuno l'ha già fatto.

Leggendo ho ripensato ai travestimenti dei miei Carnevali, da quando ero Atapina

Credo fossi piccolissima quando la mia mamma mi confezionò un vestito da olandesina, di un bell'azzurro vivace, con la cuffietta d'ordinanza: non ho nessuna foto di quella volta, ho solo un ricordo di tanto azzurro addosso, di tanti “Come sei bella” dei parenti e della mia grande gioia. Che durò solo quell'anno, si cresce in fretta! E con quel vestito leggero quasi di sicuro mi sarò ammalata, come mi succedeva spesso d'inverno. Così negli anni dopo il massimo era un cappello da fata che si doveva accontentare del cappotto, anche perché un vestito intero da fata sarebbe costato troppo… e noi eravamo poveri.

Finchè (andavo già a scuola) arrivò il costume da cinese, anzi il mezzo costume perché c'era solo il cappello a cono largo col codino incollato dietro e un'enorme casacca a fiori di tessuto rigidissimo (forse era plastica), che potevo indossare coprendo strati di maglioni. Per il resto pantaloni qualsiasi andavano benissimo. Immagino fosse stato molto a buon mercato, non mi piaceva nemmeno tanto, ma quello era e basta. Dicevano per convincermi che si intonava benissimo con i miei occhi neri un po' allungati, e io mi rassegnavo senza molto entusiasmo: o quello o niente, davanti ad altre mie amiche più benestanti e con abiti più importanti, soprattutto da fata, che rimase la mia passione segreta e insoddisfatta. E per qualche Carnevale fui cinese...

Poi non ricordo di essermi più mascherata fin verso i vent'anni, quando per una festa tra amici diventai una donna del west sempre in economia: il cappello da cow boy di cartone e un gonnellone cucito da mia mamma con vecchie fodere nere e lucide: facevano il loro effetto!

Da mamma travestivo i figli, io no, le mamme a quel tempo erano serie… Solo un anno fummo invitati, tutta la famiglia, ad una festa mascherata di altre famiglie del quartiere. Il tema era: LA PUBBLICITA'. I miei figli si arrangiarono facilmente, io rischiai di non andare perché mio marito non voleva saperne di mettersi in maschera, finalmente lo convinsi a fare il mandriano ( se la cavava con poco) ed io mi travestii da mucca (sempre cose di recupero o di cartone): facevamo la pubblicità di una caramella o cioccolata svizzera che andava di moda allora.

Ma le maestre si possono permettere di giocare! E come maestra il Carnevale era una delle feste che preferivo: con la classe, o le classi se avevo la fortuna di collaborare con altri, si preparavano spettacoli, quindi i costumi di scena, oppure maschere e travestimenti. Sempre con materiali di recupero da assemblare con fantasia, sempre su un tema dato che spesso era attinente a qualcosa che stavamo studiando quell'anno.

Ricordo che una volta il tema fu: IL CAPPELLO e ognuno creava il suo copricapo dalle fantasie e ornamenti più improbabili. Un'altra volta fu: I CIBI e ogni bambino si trasformò in un alimento. Un anno ci trasformammo in una tribù pellerossa, con lo stregone e le danze. Ed io… mi divertivo molto e quasi sempre preparavo anche il mio travestimento in tema con i bambini. Il più fantasioso fu il penultimo anno della mia carriera: erano in seconda, gli avevo letto un brano da “L'uccellino azzurro” di Maurice Maeterlinck, parlava dei bambini del futuro che devono ancora nascere e hanno con sé i progetti, le invenzioni, i loro destini. E' un racconto molto suggestivo, i bimbi indossarono lunghi sacchi celesti e semitrasparenti addobbati con qualcosa che loro avrebbero voluto per il futuro. Io diventai IL TEMPO, che nella storia decide quando i bambini dovranno nascere: avevo una lunga coperta con sole, luna, stelle e pianeti, una maschera dorata metà sole metà luna, un lungo bastone e grossi orologi in cima e al collo…

Sì, lo confesso, travestirmi mi piace molto! E' uno dei motivi per cui amo fare teatro: ogni personaggio ha il suo costume, il suo trucco, a me intriga il momento in cui insieme al regista decido cosa mettermi, come pettinarmi e truccarmi, anche l'abito deve trasmettere emozioni al pubblico ed io… divento meglio un nuovo personaggio! E dopo lo spettacolo mi piace conservare gli abiti, anche improbabili, che ho preparato e utilizzato.

Potrei dire che è Carnevale ogni volta che salgo sul palcoscenico!

 
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