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UN FIORE INQUIETANTE

Post n°1684 pubblicato il 01 Giugno 2020 da atapo
 

 

Rosa è una rosa è una rosa...”

(Geltrude Stein, 1913)

 


 

Il Covid aveva proibito i viaggi e, per lungo tempo, anche i lavori di ristrutturazioni edilizie: unendo le due proibizioni a noi era stata bloccata la possibilità di continuare (e soprattutto finire) i lavori nella casa in montagna. Dopo la sosta invernale mio marito era andato una volta a fine febbraio, poi stop. E se non finisce lui l’impianto elettrico al primo piano i muratori non possono tornare a tinteggiare le pareti.

Appena riaperte le “frontiere” provinciali (per fortuna Firenze e il paese di montagna sono nella stessa regione!), io ricordai al marito che era il caso di darsi una mossa, prima che i muratori si impegnassero in lavori più grossi da altre parti, chissà quanti gliene erano rimasti a mezzo! Però la malasorte si è accanita e abbiamo passato alcune settimane in ansia per le coliche renali del marito, finché la situazione non si è normalizzata niente montagna, naturalmente! Per fortuna i muratori sono ancora lì che ci aspettano, ma solo da poco lui si è fidato a salire e a passare un giorno intero lassù a lavorare.

- Prima o poi vengo anch’io. - gli ho detto - Voglio vedere a che punto siete.- Ma mi interessava anche godermi un po’ di primavera lassù.

Il PRIMA è capitato presto, quando al ritorno serale di venerdì il marito si è accorto di aver dimenticato lassù gli asparagi e le fragole che aveva comperato al piccolo supermercato locale: prodotti a chilometri zero!

Che fare? Lasciarli là fino a lunedì? Peccato farli sciupare, soprattutto le fragole sono delicate…

Gli ho proposto di salire insieme sabato, ma con calma, non per lavorare, per fare una gita, passare un po’ di tempo tranquilli all’aria buona e recuperare la spesa. E così abbiamo fatto, con partenza nel primo pomeriggio appena dopo pranzo. Avevamo invitato anche figli e nipoti, ma erano tutti insieme a Montelupo per una grigliata in giardino: siamo stati molto contenti del loro ritrovarsi.

Il tempo dapprima un po’ grigio poi si è schiarito e lassù era davvero molto bello e luminoso, l’aria fine e leggera: la casa ora all’interno sembra un’altra, con i muri di tutti i piani ripuliti, livellati, imbiancati. Quando io avevo iniziato a raschiare le pareti, quasi un anno fa, in alcune stanze erano riaffiorate, sull’intonaco più antico dell’inizio del 900, delle decorazioni floreali che, se avessimo avuto un ricco conto in banca, sarebbe stato interessante mantenere e far restaurare… ma è stato tutto grattato via e ricoperto dal bianco. Pazienza. In una stanza però abbiamo mantenuto un arco di mattoni sopra la finestra, che si era rivelato togliendo l’intonaco. Già mi sembra di respirare meglio, la sento più abitabile, anche se il materiale da lavoro è sempre sparso dappertutto… ma spero sia ancora per poco!

La meraviglia della primavera è all’esterno: il bosco di robinie sul versante dietro è fiorito di fitti grappoli bianchi, il prato è punteggiato di fiorellini colorati tra cui il giallo dei ranuncoli spadroneggia. Anche il sambuco ha i suoi grappoli bianchi e i lamponi iniziano a maturare; peccato che davanti sia cresciuto il solito muro impenetrabile di ortiche, che l’estate scorsa dovetti “abbattere”.

Nel terreno terrazzato davanti alla casa da diversi mesi abbiamo accettato la proposta di un uomo che abita lì vicino, il quale ha sfoltito i polloni che ormai creavano una boscaglia, facendo respirare gli alberi principali, e in una parte sta facendo l’orto. Ci sono patate, fagioli, pomodori, insalate… quando in estate andremo lassù darà qualcosa anche a noi.

Gli avevamo detto di lasciare l’alberello di agrifoglio e alcuni alti cespugli: uno di lillà e altri di rose, che non avevo mai visto fiorite: stavolta finalmente era la stagione giusta e ho scoperto che uno è di roselline selvatiche bianche leggermente rosate, l’altro è stato una vera sorpresa: ha grandi rose di colore rosso quasi fucsia con un numero incredibile di petali, sembrano palloncini, sono strapiene di spine, non avevo mai visto una varietà simile! Il profumo è intenso, quasi con una punta di limone, tutto l’insieme è davvero affascinante, un po’ misterioso lì, in un semplice orto di montagna: un fiore simile starebbe bene in un giardino di principi…

Naturalmente appena tornata a casa ho cercato su internet notizie su questa strana rosa partendo dalle immagini: prima ho scoperto che fa parte delle rose “centifolia”, varietà “rose antiche”, ma avevo dubbi sul nome, perché c’erano diverse foto somiglianti. Poi ho avuto un colpo di fortuna: su una rivista in casa, in un articolo su una donna che coltiva fiori ecc ecc. c’era proprio la foto della MIA rosa, inequivocabile coi suoi petali affollati, il suo colore carico e le sue spine fino sulle brattee che proteggono i boccioli, ma, soprattutto, c’era il nome: rosa William Lobb. Così poi ho cercato le notizie a colpo sicuro: varietà creata in Francia alla metà del XIX secolo, una pianta robusta (per fortuna, dico io), una pianta “inquietante” viene definita in un articolo.

Senz’altro affascinante, come sarà finita lassù? Chi l’avrà messa? Da quanto tempo? Il cespuglio è parecchio grande. Ah, se potesse raccontarmi la sua storia!

Mi piacerebbe provare a farla attecchire anche nel giardino qui a Firenze, chissà che non ci provi, tra l’erba ne ho scoperti alcuni piccoli getti appena nati.

Non vedo l’ora di tornare lassù a rivederla, è la stagione di piena fioritura e fiorisce solo una volta, dopo andrà un po’ potata… sono rimasta sedotta da questa signora enigmatica e affascinante.

 
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